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Luca Bedore, 24 anni, elettricista. Strangola e soffoca l’ex fidanzata, tenta il suicidio ma poi racconta che era un gioco erotico. Condannato a 30 anni con rito abbreviato, pena ridotta a 17 e 4 mesi in appello. La Corte di Cassazione respinge il ricorso.

Noventa Vicentina (Vicenza), 4 Aprile 2010

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Titoli & Articoli

NOVENTA VICENTINA. Luca: “Così ho ucciso Luana Una lite, ho perso la testa” (Vento Violento – 5 aprile 2010)
La confessione di Luca, il giovane operaio di Stanghella, al personale del 118 dopo aver ucciso con estrema crudeltà l’ex fidanzata di Cinto Euganeo.
«Luca si era rivolto anche a me. Voleva che, in qualità di migliore amica di Luana, la invitassi a tornare assieme a lui. In realtà gliel’avevo detto che ormai aveva preso una decisione, e che io non potevo farci nulla. Gli avevo detto che non doveva sentirsi in colpa, perché lei avrebbe continuato a volergli bene». A 24 ore dal delitto è stata interrogata l’amica.
I carabinieri del reparto operativo di Vicenza stanno cercando di chiarire i contorni dell’orribile delitto che si è consumato nel giorno di Pasqua, quando Luca Bedore, 24 anni, residente a Stanghella in via Arzerini 35, ha ucciso la fidanzata Luana Bussolotto, 27 anni, residente in via Fattorelle 29 a Valnogaredo di Cinto Euganeo. Il giovane, accecato dalla gelosia per la fine della relazione che durava da due anni e mezzo, l’ha ammazzata nel nuovo appartamento che lei aveva preso in affitto, a Noventa Vicentina in via Roma 94. L’ha soffocata con un sacchetto di plastica, poi ha tentato più volte di uccidersi, senza però trovare il coraggio di andare fino in fondo.
La migliore amica. «Il giorno di Pasqua, quando sono andata nella nuova casa di Luana con Gaetano, ho trovato anche Luca – ha raccontato Chiara Tamiazzo – Ma non ci sono stati problemi, sembrava tranquillo. Certo, la corteggiava, e lei era un po’ a disagio. Lui non aveva capito, anzi non voleva capire». Chiara ha ricordato anche come l’amica le avesse spiegato quel cambiamento, nei giorni precedenti: «Voleva essere più libera, ma non di andare alla ricerca di chissà chi, semplicemente le pesava quel legame diventato ossessivo per la gelosia esagerata di Luca. Quando lei usciva con i suoi colleghi – lo hanno riferito anche tanti altri amici sentiti in caserma – voleva sapere tutto: dove era, con chi, cosa aveva fatto. Era pressante, eccessivo e per non farlo soffrire Luana aveva iniziato a rifiutare più di qualche invito. Poi era evidente, vedendoli, che stavano vivendo in due mondi diversi, sempre più lontani. Il trasloco a Noventa, per lui, rappresentava il simbolo di questa divisione». Con Chiara, i carabinieri hanno sentito anche Ketty Sinigaglia, l’amica con cui Luana doveva vedersi la sera di Pasqua: «Le ho mandato un sms verso le 18.30. Non mi ha risposto. Pensavo avesse cambiato programmi, non immaginavo una tragedia del genere».
La dinamica. Luca l’ha prima stordita stringendole le mani al collo, poi l’ha uccisa infilandole la testa all’interno di un sacchetto della spazzatura del rifiuto secco, stretto in seguito con uno strofinaccio. Infine ha tentato di uccidersi con un coltello, dando l’allarme solo al mattino successivo prima al 118, poi ai suoi genitori. Loro lo stavano cercando con il cuore in gola perché la notte non era rientrato a casa.
La confessione. La chiamata al Suem 118 giunge alle 7.45: «C’è anche la mia ragazza che è morta qui vicino a me, mentre io sto perdendo molto sangue», ha detto il ventiquattrenne all’operatore della centrale di pronto intervento. Poi ancora un’ammissione, nel momento in cui il personale medico è arrivato in via Roma 94: «Quando Luana mi ha detto che la nostra storia era finita per sempre ho perso la testa e non ho capito più nulla. Le volevo tanto bene, era tutto per me. Abbiamo litigato, ho alzato la voce e poi è successo qualcosa di strano. Come se fossi guidato da una forza interiore più forte di me. Le ho chiesto se avesse un altro e lei mi ha risposto che non c’era nessuno, ma non le ho creduto. Mi ha detto che voleva prendersi un periodo di riflessione, perché eravamo tanto giovani e voleva chiarirsi le idee, voleva rimanere sola. Mi sembrava una scusa. Allora le ho chiesto di ripensarci, ma lei è stata irremovibile. Dura. Voleva andare fino in fondo. Le ho messo le mani attorno al collo. Poi è sceso il buio. Quando l’ho vista senza vita volevo morire anch’io, ma non ce l’ho fatta. Non ho avuto il coraggio, sarebbe stato meglio».
I messaggi. Lo scambio di messaggini tra i due ex innamorati che sono stati analizzati dai carabinieri del capitano Ghinelli e del luogotenente Ferrante sono emblematici. Sono innocenti nella loro efficacia. In vista di Pasqua Luca chiama Luana. Sa che sta per prendere casa perché l’hanno vista insieme. Al ragazzo provoca ulteriore disagio. È ancora molto innamorato e teme che all’orizzonte di lei si affacci un vecchio amore. La gelosia è sempre più palese. «Luana, non so se ho capito bene, ci vediamo a Pasqua?», scrive in un sms. «Passa, ci saranno anche Chiara e Gaetano». Lui le risponde dispiaciuto. La sente un po’ fredda. È a questo punto che Luana replica: «Non so se faccio bene a invitarti per Pasqua, perché se continuiamo a vederci e sentirci che distacco è?»
La lettera. E c’è anche una lettera di quattro facciate scritta da Luca qualche giorno fa. È stata trovata dai carabinieri nella borsetta della povera Luana. «Lo sai che ti voglio tanto bene», le scrive aggiungendo di essere «pronto a cambiare e di non essere più così geloso». Questa mattina quando l’avvocato Pergola nell’ufficio del gip Eloisa Pesenti analizzerà la posizione del suo assistito, non è escluso che preannunci la richiesta di una perizia psichiatrica, magari nella forma dell’incidente probatorio, per valutare la capacità d’intendere e volere dell’omicida domenica sera.
L’indagine. Luca ora è fuori pericolo. È piantonato all’ospedale. Il pm Marco Peraro ha chiesto al gip Eloisa Pesenti la firma dell’ordine di custodia per omicidio volontario: i detective del nucleo investigativo – che ieri pomeriggio hanno sentito altri 4 amici della coppia – lo hanno arrestato con le aggravanti dei futili motivi, della crudeltà e per aver agito in un luogo chiuso. Il giovane, che è ancora intubato, sarà interrogato appena si riprenderà. Potrebbe accadere anche oggi, alla presenza del suo legale, l’avvocato Michele Pergola di Padova. Davanti al gip infatti è in programma la convalida dell’arresto. L’autopsia su Luana sarà compiuta invece nei prossimi giorni dal medico legale Andrea Galassi, alla presenza anche di un consulente della famiglia della giovane, assistita dall’avvocato padovano Fabio Pinelli. «I genitori della giovane sono distrutti – spiega il legale – Non c’erano spie che potessero far presagire un simile epilogo».

 

L’ultima telefonata di Luca: «Mamma ho ucciso Luana» (Corriere del Veneto – 8 aprile 2010)
Parla la madre del ragazzo che ha strangolato la fidanzata dopo un litigio nel nuovo appartamento di lei
«Litigavano negli ultimi tempi. Come capita alle coppie. Avevamo detto a Luca di non esagerare, invece ha combinato la cosa più grande di tutte. Era la prima notte che dormiva fuori casa, ci siamo preoccupati ma non rispondeva. La mattina di Pasquetta ha chiamato al telefono per dirci: ho ucciso Luana».
E’ mamma Ferdinanda a rompere il silenzio assordante che da due giorni regna nella casa di Luca Bedore. Ferdinanda Ferrigo Bedore racconta dalla villetta di Stanghella della notte in cui il figlio ha cambiato per sempre la sua vita diventando un assassino. Luca, elettricista di 24 anni, ha strangolato la fidanzata con cui ormai si era lasciato da un mese. Le ha infilato un sacchetto di plastica in testa e ha stretto con un canovaccio finché lei non ha smesso di respirare. Luana Bussolotto modellista di 27 anni è stata uccisa il primo giorno che trascorreva nel suo nuovo appartamento in affitto a Noventa Vicentina. E’ stato consumato nel tardo pomeriggio il delitto di Pasqua.
La telefonata Luca ha vegliato per tutta la notte il corpo della fidanzata riversa senza vita nel soggiorno del bilocale mansardato. Ha tentato di togliersi la vita pugnalandosi dopo aver compreso di aver commesso un delitto atroce. Si è risvegliato dopo aver perso i sensi e ha chiamato i genitori. Ormai era l’alba del giorno dopo. Era già Pasquetta: «Stavamo andando a Este—racconta la mamma — mio figlio ci ha chiamato sul cellulare del papà: “Gò copà ea Luana” ci ha detto. Poi ha riattaccato accettando di chiamare il 118.
La confusione ci ha travolti ed abbiamo avvisato i carabinieri ».
Ferdinanda e Tiziano hanno trovato il figlio davanti all’ingresso della casa della ragazza coperto di sangue per le ferite. Hanno visto portare loro figlio in ospedale scortato dal gazzella dei carabinieri. Ora stazionanto ogni sera davanti alla sua stanza in terapia intensiva dove Luca è piantonato per l’accusa di omicidio volontario. Si salverà. «E per lui inizierà un calvario senza fine ed anche per noi—riesce a dire Ferdinanda —. E pensare che erano stati ad un compleanno assieme, lui e Luana, giovedì. Sabato erano andati a fare la spesa per il pranzo e domenica è crollato tutto».
L’ultima lite Luca e Luana hanno trascorso il pranzo con l’amica del cuore di lei e il suo fidanzato, assieme ad altri amici. Alle sei di sera sono rimasti soli. E’ in quel momento che è scoppiata l’ultima delle loro liti. Dietro le apparenze la coppia si era lasciata già da un mese. Luca era diventato possessivo a tal punto da impedire alla «sua» morosa di andare in pausa pranzo se c’erano dei colleghi uomini. Le controllava il cellulare. E quel giorno per Luana doveva simboleggiare l’inizio di una vita libera e indipendente. L’appartamento in affitto era anche un modo per staccarsi da lui. Più piccolo, geloso e immaturo.
Dalle sei di sera di Pasqua è iniziato l’incubo. «Era la prima notte che Luca ha passato fuori casa — confessa la madre del ragazzo —. Non lo vedevamo tornare a casa, lo abbiamo chiamato ma non ha risposto più. E pensare che per noi Luana era come una figlia, veniva qui a trovarci. Alla sua famiglia abbiamo mandato le nostre condoglianze tramite il parroco».
L’amico di Luca Venerdì Santo, Luca era uscito assieme alla sua compagnia. Luana invece era andata fuori con le amiche. «Era uno che scherzava sempre, faceva versi per stare in allegria Luca — racconta un amico —. Venerdì sera siamo usciti assieme a bere una birra ed era allegro come sempre, non ha parlato di alcun problema con la fidanzata. Non sapevamo nemmeno che avessero dei contrasti. Lui adesso è in terapia intensiva e Luana non c’è più».
(di Martino Galliolo)

 

Vicenza. Uccise l’ex fidanzata, le analisi dei Ris: “Fu una morte lenta e crudele” (il Gazzettino – 29 novembre 2010)
A conclusione delle indagini per l’uccisione di Luana Bussolotto, il pubblico ministero ha contestato all’ex fidanzato della donna, Luca Bedore, 24 anni, l’omicidio volontario aggravato per aver agito con particolare crudeltà. Le modalità omicide avevano portato ad una morte lenta, arrivata solo dopo una lunga agonia della giovane. L’assassinio avvenne il 4 aprile scorso, giorno di Pasqua del 2010. Bedore, originario di Stanghella (Padova), si dovrà presentare il prossimo 14 dicembre davanti al giudice delle indagini preliminari per rispondere di aver ucciso la sua ex compagna.
La donna (originaria di Cinto Euganeo), pur volendo troncare la relazione, aveva invitato a casa per il pranzo di Pasqua Luca che poi uccise l’ex fidanzata mettendole al collo due sacchetti di plastica legati con uno strofinaccio da cucina. Dopo l’omicidio Bedore avrebbe tentato di togliersi la vita, ferendosi con un coltello in varie parti del corpo e solo la mattina successiva, dopo aver avvertito il padre, decise di chiamare soccorso spiegando ai medici che aveva ucciso la sua ex. In seguito Bedore non ha più accettato di parlare con il pubblico ministero, ma gli accertamenti svolti dal Ris di Parma lascerebbero pochi dubbi sulla sua responsabilità: sangue e impronte dell’indagato, e solo sue, sono state rinvenute nella casa della vittima, e una in particolare sui sacchetti posti sul volto della donna.

Trent’anni all’assassino di Luana (il Mattino di Padova – 31 dicembre 2010)
Il massimo della pena per Luca Bedore che ha scelto il rito abbreviato
All’esterno dell’ufficio del gip i parenti e gli amici urlano più volte «assassino» all’indirizzo di Luca, che china il capo prima di salire sul furgone della polizia penitenziaria che lo riporterà in carcere. Pochi minuti prima, sua madre e suo padre erano usciti piangendo dal portone di contrà Santa Corona. Il giudice Stefano Furlani, dopo un paio d’ore di camera di consiglio, aveva appena letto la sentenza. Luca Bedore, 24 anni, è stato condannato a 30 anni di reclusione.  E’ il massimo della pena, considerando che l’elettricista di Stanghella aveva scelto di essere processato con il rito abbreviato che garantisce uno sconto di un terzo dall’ergastolo.
Il giudice ha accolto quasi in toto le richieste del pm Marco Peraro, che aveva sollecitato una pena di 30 anni, escludendo solo l’aggravante della crudeltà. Confermate invece quelle del mezzo insidioso usato per uccidere (il sacchetto di plastica), l’abuso dell’ospitalità e il fatto che la povera Luana non aveva avuto modo di difendersi.
E’ la sentenza di primo grado per l’omicidio di Noventa Vicentina, avvenuto la sera di Pasqua, il 4 aprile scorso. E’ stata una giornata di tensione quella di ieri in tribunale, dopo il rinvio di due settimane fa. All’udienza, iniziata alle 11.30, ha preso parte la mamma della vittima, Luana Bussolotto, la modellista di 27 anni di Cinto Euganeo, mentre all’esterno attendevano gli altri parenti e un gruppetto di amici della ragazza.  L’omicidio, come ha ricostruito la procura, avvenne all’interno dell’appartamento di via Roma, dove la ragazza si era appena trasferita. Dopo il pranzo con alcuni amici, i due ex fidanzati (Luana aveva da poco lasciato Luca) restarono da soli. Lui, compreso che non sarebbe riuscito a farle cambiare idea, le afferrò il collo fra le mani, stordendola ma non uccidendola. La morte avvenne più tardi, per asfissia da confinamento: Luca le infilò in testa un sacchetto di plastica e lo strinse con un canovaccio per non farla più respirare.  E’ in sostanza quanto lo stesso giovane aveva confessato la mattina successiva, dopo aver tentato il suicidio, telefonando al Suem. Questa ricostruzione, suffragata anche dalla relazione dei Ris di Parma e da quella dei periti di parte civile, è stata ritenuta corretta dal giudice.
Bedore, dopo mesi di ostinato silenzio, aveva parlato due settimane fa davanti al giudice, con a fianco il suo difensore, l’avvocato Michele Pergola: «Fu un incidente. Volevamo fare l’amore, io le strinsi le mani al collo e chiusi gli occhi. La sentii gemere e poi me la ritrovai morta. Il sacchetto lo infilai per non vedere il suo viso, ero sconvolto. Non volevo ucciderla». Una ricostruzione che aveva provocato non poche tensioni fra i familiari di Luana.
Ieri, nella sentenza, il giudice ha riconosciuto loro una provvisionale complessiva di 360 mila euro ai genitori, Angelo e Graziosa, i fratelli Damiano e Tania, e sei cognati e nipoti della bella ragazza. L’assassino dovrà pagare anche 17 mila euro di spese legali alla parte civile. Il risarcimento sarà poi quantificato in sede civile. Per il giudice – in attesa di leggere le motivazioni – è verosimile anche il movente ricostruito dagli inquirenti: Luca, non potendo più avere Luana al suo fianco, aveva deciso che non fosse più di nessuno. La fine del loro amore per lui doveva significare anche la fine della loro vita, ma poi, uccisa la ragazza, non trovò la forza e il coraggio di farla finita. Quella mattina Luca chiamò il 118, spiegando di averla strangolata, quindi avvisò suo padre. Forse, se il giovane avesse confessato il delitto la pena di ieri sarebbe stata più mite. Ma per i familiari di Luana non cambia.

 

E’ passato un anno dall’omicidio di Luana (il Mattino di Padova – 2 aprile 2011)
Un anno senza Luana. Domani pomeriggio, alle 18, nella chiesa di Valnogaredo verrà celebrata una messa per ricordare Luana Bussolotto (nella foto), la ventisettenne uccisa il due aprile del 2010, a Noventa Vicentina, dall’ex fidanzato Luca Bedore, ventiquattrenne di Stanghella. Domenica pomeriggio, nella chiesa di Valnogaredo ci saranno tanti amici di Luana, i colleghi di lavoro della «Staff International» di Noventa Vicentina e tanta gente di Valnogaredo che si stringerà, ancora una volta, attorno a mamma Graziosa e a papà Angelo.
Graziosa e Angelo non sono mai stati lasciati soli durante questo lungo anno senza la loro Luana. Sorretti dai figli Damiano e Tania e dall’affetto di tanti amici, affrontano giorno dopo giorno la disperazione per la perdita della figlia, accompagnati da un dolore che non è destinato a placarsi. Mamma Graziosa, mossa dalla tenacia di chi vuole conoscere la verità, ha assistito silenziosa, in aula, al processo a Luca Bedore, condannato in primo grado a trent’anni per aver ucciso la giovane. Nei giorni scorsi la notizia dell’appello, proposto dall’omicida, ha scosso nuovamente la famiglia di Luana. La possibilità che il giudizio di secondo grado possa portare a una riduzione della pena per Bedore, angoscia i familiari della ragazza. «Deve pagare per quello che ha fatto e passare il resto dei suoi giorni in carcere» tuona mamma Graziosa, che continua: «Non accetto che, dopo quello che ha fatto, si permetta d’infangare il nome di mia figlia parlando di un “gioco amoroso finito male”. Il nostro dolore aumenta ogni giorno – conclude la donna – e certe affermazioni ci straziano ancora di più».
(di Sara Gattolin)

 

Uccise l’ex fidanzata il giorno di Pasqua, ridotta in appello la pena di Bedore (Corriere del Veneto – 20 gennaio 2012)
La Corte d’Assise d’Appello ha condannato il giovane a 17 anni e quattro mesi per la morte della padovana Luana Bussolotto. Aveva avuto 30 anni con il rito abbreviato

Luca Bedore (archivio)

La Corte d’Assise d’Appello di Venezia ha ridotto a 17 anni e 4 mesi di reclusione la pena per Luca Bedore, 26 anni elettricista di Stanghella (Padova), accusato di omicidio volontario per la morte della sua ex fidanzata Luana Bussolotto, 27enne di Cinto Euganeo (Padova), uccisa dal fidanzato che lei voleva lasciare nella notte tra il 4 e il 5 aprile 2010. Fondamentale per la riduzione di pena (gli erano stati inflitti 30 anni in abbreviato nel dicembre 2010) è stato il mancato riconoscimento dell’aggravante del mezzo insidioso, ovvero che ciò che ha fatto, Bedore non l’ha fatto con l’inganno per limitare i mezzi di difesa della sua vittima. Al giovane però non sono state concesse le attenuanti generiche mentre gli sono state riconosciute le aggravanti della minorata difesa e dell’abuso di ospitalità.
Perché Luca aveva ucciso la sua fidanzatanella nuova casa a Noventa Vicentina dove lei abitava da poco tempo e che aveva preso per essere più vicina al lavoro di modellista in un’azienda del gruppo di Renzo Rosso.
Quel giorno, il 4 aprile 2010, era Pasqua e Luana aveva invitato a casa sua il suo ex fidanzato. Probabilmente la volontà del 26enne di tornare con la sua ex fiamma è stata l’origine del litigio, sfociato nell’omicidio della 27enne. Trovata la mattina dopo dai carabinieri con un sacchetto in testa. Mentre Luca era in una pozza di sangue per aver tentato il suicidio. Era stato lo stesso giovane ad aver avvertito l’Arma e a consegnarsi spontaneamente alla giustizia. Che lo ha condannato a 17 anni e 4 mesi in secondo grado. «C’è soddisfazione perché l’impianto accusatorio dell’omicidio volontario è rimasto in piedi – ha commentato Fabio Pinelli, legale della famiglia Bussolotto -. Ma mi chiedo se sia equo che certi fatti di sangue possano godere dei riti speciali. Se ci sia equità nei confronti della vittima e dei cittadini».
(di Nicola Munaro)

 

«Ha tentato di infangare la sua memoria» (il Mattino di Padova – 1 marzo 2013)
La famiglia della ragazza in questi giorni ha parlato più volte in tivù , il sostegno di molte associazioni
«La sentenza di oggi dà dignità alla memoria di Luana, che dopo essere stata uccisa è stata anche oggetto di un tentativo di infangamento con l’assurda invenzione del gioco erotico». Commenta così la sentenza della Cassazione la famiglia di Luana Bussolotto. Mamma Graziosa, papà Angelo, il fratello Damiano e la sorella Tania: oltre a perdere un familiare, i quattro hanno dovuto subire un iter processuale con una condotta difensiva che ha rasentato gli eccessi dell’umiliazione. «Non possiamo che ringraziare quanti ci sono stati vicini, in particolare l’avvocato Fabio Pinelli e il responsabile delle investigazioni a cui ci siamo affidati, Emanuele Balbo».
A sostenere la famiglia Bussolotto ieri, a Roma, sono arrivati anche i rappresentanti di numerose associazioni femministe e di gruppi che si battono contro il rischio di femminicidi in Italia. Con loro, peraltro, il mese prossimo saranno organizzate delle iniziative dedicate a Luana.
La vicenda della ventisettenne è salita in questi ultimi giorni anche alla ribalta del piccolo schermo. Lunedì la famiglia è stata ospite della trasmissione di Canale Cinque, “Mattino Cinque”, mentre martedì pomeriggio Tania e Damiano avevano parlato ai microfoni de “La Vita in Diretta” di Rai Uno.
«Quando guardo una foto di Luana non riesco a non emozionarmi» ha confessato Tania «Purtroppo questo processo ha rischiato di umiliare la memoria di mia sorella. Luca aveva confessato, poi ci ha presi in giro con quelle bugie. Non capisco ancora, poi, come si possa concedere il rito abbreviato per reati del genere: doveva scontare 30 anni? E 30 dovevano essere!».
Forte la delusione anche nelle parole di Damiano: «La famiglia Bedore non si è mai fatta viva. Bastava anche una parola scritta, almeno per i miei genitori».

 

 

Le bugie di Luca: è un assassino (il Giornale di Vicenza – 21 novembre 2013)
Il delitto avvenne a Pasqua 2010 Sono così definitivi i 17 anni e 4 mesi del giudizio d’appello La strangolò con un sacchetto
Fu un omicidio volontario. Luca Bedore voleva uccidere Luana Bussolotto: non ha consistenza giuridica la sua versione dei fatti, secondo la quale la ragazza morì – per mano sua, certo, ma in maniera colposa – nel corso di un gioco erotico. Ragion per cui la pena giusta per lui sono quei 17 anni e 4 mesi di reclusione che gli erano stati inflitti dalla Corte d’Appello di Venezia nel gennaio dello scorso anno.
Sono queste le motivazioni con le quali la prima sezione penale della Cassazione, presieduta da Umberto Zampetti, ha respinto, così come sollecitato dal procuratore generale Iacoviello, il ricorso presentato dall’avv. Michele Pergola, che difendeva l’elettricista padovano Bedore, 27 anni, di Stanghella. Che così rimane in carcere a scontare la pena definitiva.
Il giovane assassinò Luana, 27 anni, stilista della Staff International, nel suo appartamento di via Roma a Noventa la notte fra Pasqua e Pasquetta del 2010. «Gli elementi indicati dalla Corte di Venezia non possono essere definiti mere ipotesi – scrive il giudice relatore Luigi Pietro Caiazzo -, ma costituiscono veri e propri dati di fatto obiettivi che sono stati correttamente interpretati, sotto l’aspetto logico, e dall’insieme dei dati è stata desunta la volontarietà dell’omicidio».
In primo grado Bedore era stato condannato a 30 anni. La pena era stata poi ridotta in Appello per il venir meno dell’aggravante del mezzo insidioso (il sacchetto di plastica infilato in testa). E quella pena è rimasta. Alla famiglia di Luana, che era assistita dall’avv. Fabio Pinelli di Padova, un risarcimento di 360 mila euro.
Quello di Bedore fu un omicidio volontario aggravato dall’abuso del mezzo di ospitalità e dalla minorata difesa della vittima che era rimasta sola nel palazzo.
È questa la soddisfazione per la famiglia della vittima: «Luana è stata uccisa da Bedore non per motivi accidentali, come sostenuto dalla difesa, né tantomeno per l’uso di pratiche erotiche anomale. È stato un omicidio e basta. E, per di più, aggravato dall’aver approfittato che la ragazza fosse sola e senza alcuna possibilità di chiedere aiuto», ha detto l’avv. Pinelli.


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