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Lorenzo Cattoni, 39 anni, imprenditore agricolo, padre. Agli arresti domiciliari per violenza contro la ex moglie, le tende un agguato e la uccide a colpi di accetta. Condannato a 24 anni per omicidio aggravato, patteggia 2 anni e 8 mesi per maltrattamenti

Cortesano (Trento), 22 Febbraio 2021


Titoli & Articoli

Il femminicidio nel “baito” in campagna: la furia di Lorenzo Cattoni che ha ucciso Deborah con l’accetta, lui è al Santa Chiara ma dovrebbe sopravvivere (l’Adige  – 22 febbraio 2021)
E’ stato un femminicidio annunciato, quello che si è consumato oggi a Maso Saracini, vicino a Cortesano, nei sobborghi di Trento. PerchéLorenzo Cattoni, 39 anni, ha colpito con ferocia con l’accetta la ex moglie Deborah Saltori di 42 anni dopo anni di violenze, testimoniate dalle “ammonizioni” che lo avevano raggiunto da parte del Questore, e dopo il suo recente arresto e custodia cautelare ai domiciliari presso i suoi genitori, a Nave San Rocco, per lo stesso motivo.
Cattoni – che versa in gravi condizioni al Santa Chiara dopo aver tentato il suicidio subito dopo il delitto – era una persona come ce ne sono tante: agricoltore, alpino, papà. Insieme a lui Deborah aveva provato a costruire una famiglia: lei aveva già tre figli (dai 4 ai 17 anni) da un precedente matrimonio, poi era arrivato il quarto, il loro bambino. per il quale Cattoni aveva un amore viscerale. E forse proprio per il divieto impostogli dal giudice di rivedere il piccolo è nata la sua furia omicida.
Non l’ha affrontata in casa, ma nel loro “baito” in campagna, che Cattoni si era costruito da solo, e dove le foto dei momenti felici li ritraggono a mangiare, in grigliate estive. E nel baito aveva anche gli attrezzi. Anche l’accetta, che ha usato per colpire la ex: le ha tranciato la carotide, provocandone la morte pressocché istantanea.
L’allarme è stato lanciato da un passante che ha notato il corpo dell’uomo a terra verso le 15.30 di questo pomeriggio. Ora il 39enne è ricoverato all’ospedale Santa Chiara di Trento. Secondo le ultime informazioni l’uomo ha una grave emorragia ma dovrebbe sopravvivere.
Il femminicidio – hanno ricostruito gli investigatori della Squadra Mobile guidata dal vicequestore Tommaso Niglio – è avvenuto proprio fuori dalla baracca degli attrezzi che l’uomo utilizzava per lavorare in campagna. Cattoni, che era agli arresti domiciliari a casa dei genitori a Nave San Rocco, ma aveva il permesso di assentarsi per lavorare, solo pochi mesi fa era stato arrestato dalla Squadra Mobile della Questura di Trento perché negli ultimi quattro anni – secondo quanto avevano verificato gli investigatori – aveva più volte malmenato e vessato, fisicamente e psicologicamente, Deborah Saltori. Lo scorso novembre la donna si era presentata al pronto soccorso con una frattura composta dell’orbita sinistra, ma non aveva voluto dire ai medici come se la fosse procurata. Sul posto erano però arrivati i poliziotti della Squadra Mobile, allertati dal personale sanitario. Il drammatico racconto della 42enne si era quindi trasformato in una vera e propria denuncia, mai fatta prima per paura di ritorsioni. Gli episodi violenti, aveva raccontato, erano iniziati nel 2016, anche durante la gravidanza. Gli episodi più gravi erano avvenuti nel 2017, quando la donna – aveva raccontato lei alla polizia – era stata colpita al naso con dei pugni, e nel 2019. Ma a novembre 2020 Deborah Saltori aveva deciso di denunciare dopo essere stata colpita con un pugno.
“Rischiamo di non trovare più parole adatte, non scontate, di fronte alle uccisioni di donne. Eppure io credo che dobbiamo fermarci e trovarle. Dobbiamo interrogarci come maschi, come cittadini, come istituzioni. Due donne uccise in meno di due mesi in Trentino. A dicembre Agitu, oggi Deborah. Oggi è successo in un sobborgo di Trento, dentro la nostra comunità, in un luogo che può sembrare più sicuro di altri. E invece no. La strage non si ferma, ogni giorno. Rischiamo di viverla come lontana da noi ma non è così. Dobbiamo fermarci e capire come possiamo curare una società malata di violenza che produce maschi violenti che ammazzano mogli, compagne, fidanzate. Lo dobbiamo ad Agitu, a Deborah e alle loro famiglie”, ha scritto il sindaco di Trento, Franco Ianeselli.

Femminicidio Trento, Deborah Saltori uccisa dall’ex marito: lui era già stato arrestato per violenze (Corriere della Sera – 22 febbraio 2021)
La vittima aveva 42 anni e quattro figli. L’uomo, Lorenzo Cattoni, 39 anni, era ai domiciliari a casa dei genitori e poteva allontanarsi solo per lavoro. Il questore lo aveva anche ammonito
Una donna di 42 anni, Deborah Saltori, è stata uccisa dall’ex marito, Lorenzo Cattoni, sembra utilizzando un’accetta con cui l’ha colpita alla carotide. È avvenuto a Cortesano, in zona Maso Saracini, frazione di Trento. L’uomo ha poi tentato il suicidio. È il secondo femminicidio del giorno, dopo il delitto di Ferrara. L’undicesimo dall’inizio dell’anno. Le indagini sono affidate a i carabinieri.
La tragedia. L’uomo, che era agli arresti domiciliari a casa dei genitori a Nave San Rocco, a circa 15 chilometri da Trento, ma poteva assentarsi per lavorare , era già stato ammonito dal questore di Trento due volte per violenza domestica, anche nei confronti di una precedente compagna.
I precedenti. Solo pochi mesi fa era stato arrestato dalla Squadra Mobile della Questura di Trento perché negli ultimi quattro anni — avevano verificato gli investigatori — aveva più volte malmenato e vessato, fisicamente e psicologicamente la sua compagna, madre di quattro figli minori, di cui tre avuti da una precedente relazione. I rilievi sono ancora in corso. Sul posto ci sono gli agenti della Squadra Mobile coordinati dal vicequestore Tommaso Niglio ed il pubblico ministero Carmine Russo.

Debora Saltori attirata nella trappola mortale: «Ho l’assegno per te ma devi venire a prenderlo» (La voce del Trentino – 24 febbraio 2021)
«Ho l’assegno in mano per te, ma devi venire a prenderlo tu». Con questo messaggio Lorenzo Cattoni avrebbe attirato in un trappola mortale la povera Debora Saltori assassinata a Cortesano con due fendenti, dritti alla carotide, scagliati con un’accetta. Per la donna, morta sul colpo, non c’è stato nulla da fare. È morta così Debora Saltori, 42 anni, originaria di Vigo Meano, piccolo sobborgo rurale a pochi chilometri dal nostro capoluogo.
A ucciderla il marito Lorenzo Cattoni, di tre anni più giovane, che si trovava agli arresti domiciliari dal 2 dicembre per maltrattamenti ai danni proprio della moglie e che avrebbe poi cercato di togliersi la vita con un coltello: ora è in rianimazione all’ospedale in condizioni gravi, ma pare che se la caverà.
Il corpo della donna è stato scoperto alle 15.30 da un contadino che mentre stata attraversando una campagna per raggiungere il proprio appezzamento, ha visto il corpo sanguinante di Lorenzo Cattoni, fuori dal capanno nella sua proprietà. Poi gli inquirenti arrivati nel capanno dove l’uomo custodiva gli attrezzi hanno scoperto il macabro dramma nella sua interezza. Per terra, privo di vita, c’era anche il corpo di Debora, 42 anni, mamma di quattro figli di 17, 16, 14 anni e il più piccino di 4 anni e mezzo, avuto proprio con Cattoni.
Ora però gli uomini della Squadra mobile, guidati da Tommaso Niglio e la Procura di Trento, con il procuratore capo Sandro Raimondi e il sostituto Carmine Russo, contestano all’uomo, oltre all’omicidio, anche la premeditazione. Secondo le prime ricostruzioni, dai messaggi che i due si sarebbero scambiati nelle ore precedenti, sarebbe stato Cattoni ad attirare nella trappola la moglie, con la quale era in corso una causa di separazione. La prima udienza si sarebbe svolta fra pochi giorni. La donna attendeva l’agognata separazione ufficiale per andarsene lontano da Meano e dimenticare questa violenta e drammatica storia. Voleva insomma voltare definitamente pagina.
Cattoni avrebbe scritto di raggiungerla nel suo campo perché le avrebbe voluto dare un assegno per il mantenimento del bimbo. Una volta lì, i due hanno discusso probabilmente per l’ennesima volta; quindi i colpi letali. A quel punto l’uomo si sarebbe procurato delle lesioni profonde con un coltello, perdendo i sensi e accasciandosi al suolo. Il copione, se l’ipotesi venisse confermata, si rivela sempre lo stesso che le cronache italiane fanno emergere purtroppo ogni giorno. Delle violenze che si ripetono nel tempo, dei tentativi di ricomporre la situazione, ed infine spesso gli epiloghi tragici dove a rimetterci sono quasi sempre loro, le donne.
Cattoni, agli arresti domiciliari per episodi di violenza su Debora, ma anche sulla precedente compagna, poteva muoversi fino a 15 chilometri da casa. Quell’appezzamento era infatti uno dei pochi luoghi in cui il 39 enne poteva recarsi in quanto luogo di lavoro, perché pendeva sul suo capo un’accusa di maltrattamenti ai danni della moglie per la quale era costretto dallo scorso 2 dicembre ai domiciliari (a casa dei genitori di lui).
Secondo gli inquirenti, Deborah avrebbe subito per anni le violenze di Lorenzo: pugni, percosse, calci. Negli atti si parla di ossa nasali rotte, di decine di giorni di prognosi messi a referto, di distorsioni cervicali. Durante una lite, riportavano le carte — «nonostante la donna fosse incinta» lui non avrebbe esitato «a gettarla fuori di casa» e a gettarle «gli effetti personali dal balcone». Un giorno sarebbe arrivato addirittura ad «afferrarla per il collo colpendola con delle testate» e un’altra volta le avrebbe inferto un pugno alla schiena e uno violento all’occhio.
Una conoscente aveva tristemente previsto: «Un giorno lui è uscito dal bar urlando che l’ammazzava e così è stato». Ma gli episodi non sarebbero finiti li. Nelle ultime ore infatti emergono dal suo inquietante passato altri episodi di violenze e minacce anche nei confronti di altre persone, in un caso di parla anche di un possibile tentativo di sequestro.
Lorenzo Cattoni dopo uno dei tanti episodi di violenza era stato «ospite» per 20 giorni del carcere di Spini di Gardolo dove aveva avuto dei colloqui con psicologi e professionisti. Uno di loro spiega che «Anche all’interno del carcere Lorenzo Cattoni era una personalità molto inquietante e corrosa dall’odio e il rancore verso tutti. Il suo carattere era molto arrogante, prepotente e violento». Ce ne sarebbe stato abbastanza per tenerlo rinchiuso qualche tempo per aiutarlo a riflettere ma invece….

 

Corriere del Trentino – 15 giugno 2021

La lettera dell’ex marito di Deborah Saltori: «Chiedo scusa a tutti, non so perché l’ho fatto» (l’Adige – 16 giugno 2021)
Lorenzo Cattoni, che ha ammesso davanti ai giudici di aver colpito e ucciso la donna, il 22 febbraio scorso a Cortesano, ha consegnato al pubblico ministero una lettera scritta in carcere.
«Chiedo scusa – è il senso della missiva – ai familiari di Deborah, ai miei figli, alla mamma, al fratello». L’indagato sostiene di voler ancora bene alla ex compagna, addirittura scrive di amarla ancora, di sognarla tutte le notti dalla sua cella del carcere, di ricordare la povera Deborah tutti i giorni pregando.
Cattoni ricorda di aver sempre fatto tutto il possibile per sostenere la sua famiglia. Sottolinea di aver acquistato con i suoi soldi una casa a Gazzadina e di averla intestata per la metà proprio a Deborah. Ma anche nella lettera Cattoni non spiega perché abbia ucciso la donna che sostiene di aver amato. «Ho visto l’accetta – ha scritto – e l’ho colpita alla testa vedendola cadere. Poi il buio».
Cattoni intende ora mettere a disposizione i suoi beni – già sottoposti a sequestro – in favore del figlio e vuole cercare di riparare per quanto possibile al danno, enorme anche dal punto di vista economico, arrecato alla famiglia. Da un punto di vista giudiziario il procedimento penale è ancora aperto in attesa dei risultati finali dell’autopsia. Cattoni è accusato di omicidio volontario pluriaggravato. La procura gli contesta infatti la premeditazione.
In quest’ottica Deborah Saltori sarebbe stata vittima di una sorta di imboscata: attirata nella baita di Cortesano con l’intento di uccidere la ex compagna. Inoltre la procura contesta anche le ulteriori aggravanti del coniugio e dell’aver agito con crudeltà.
Accuse che se dovessero essere confermate potrebbero portare ad una condanna all’ergastolo. Non è escluso che la difesa possa chiedere – ma per ora pare non l’abbia fatto – anche una valutazione di natura psichiatrica, anche perché Cattoni in passato aveva seguito dei percorsi con lo psicologo.

Prima di ammazzare Deborah, Lorenzo Cattoni l’ha picchiata brutalmente per anni: patteggia la pena di 2 anni e 8 mesi (l’Adige – 26 giugno 2021)
Testate in faccia, calci nelle costole, botte quando era incinta e davanti ai bambini piccoli, una volta l’ha buttata giù dalle scale: nel processo il racconto agghiacciante di un seviziatore seriale. E poi, l’omicidio: «Non so perché l’ho fatto, mi è girata così la testa»
Quattro anni di botte, umiliazioni psicologiche, violenze domestiche anche quando la donna era in gravidanza: i maltrattamenti in famiglia sono stati l’anticamera di un omicidio. La situazione deflagra il 22 febbraio scorso quando Lorenzo Cattoni uccide con un colpo d’accetta la ex compagna Deborah Saltori. Neppure lui in sede di interrogatorio ha saputo spiegare il perché di quel delitto, davanti al pm che gli chiedeva perché ha risposto: «semplicemente mi è girata così la testa». Ma un perché va ricercato anche nei maltrattamenti e nelle lesioni che la donna aveva subito e forse troppo a lungo sopportato. Per questi reati Cattoni, assistito dagli avvocati Luca Pontalti e Stefano Ravelli ha ha patteggiato davanti al giudice Claudia Miori 2 anni e 8 mesi.
Siamo solo al primo capitolo di una vicenda giudiziaria che potrebbe portare l’imputato fino ala pena dell’ergastolo se dovesse passare la linea della procura che contesta l’omicidio volontario pluriaggravato.Pesante è anche il capo di imputazione per il procedimento di maltrattamenti e lesioni. Con condotte che l’accusa definisce «reiterate nel tempo» e «noncurante della presenza dei figli minori della vittima e del suo stesso figli minore, maltrattava la compagna convivente anche nel periodo in cui questa si trovava in stato di gravidanza.
Di più: secondo l’accusa, l’imputato «rendeva impossibile una prosecuzione serena della vita domestica». «In particolare – precisa il capo di imputazione -«trasferitosi a vivere con la compagna prima nell’abitazione di Nave San Rocco e poi nell’abitazione di Meano, nonostante la donna fosse incinta del loro bambino, a seguito di una lite, non esitava a buttarla fuori di casa e le gettava gli effetti personali dal balcone». Violenze che proseguivano anche dopo la nascita del piccolo. «Dopo la nascita di (omissis), frequentemente aggrediva Deborah afferrandola per il collo o colpendola con delle testate». In particolare il 14 maggio 2017 «colpiva Deborah con pugni all’occhio e al naso». Nell’anno 2019, malgrado un’operazione chirurgica subita da Deborah, sferrava un calcio alla donna appena convalescente».
Gli episodi di violenza proseguivano anche nel 2020: «Nel corso dell’estate/autunno buttava la compagna dalle scale». La povera Deborah era costretta a subire anche umiliazioni e soprusi: il 13 novembre 2020 (siamo cioè a tre mesi dall’omicidio) Cattoni, «dopo aver sputato nel lavandino appena pulito, alla reazione della compagna, le torceva con forza il braccio e la colpiva con un pugno alla schiena per poi, subito dopo, rompere il computer della giovane (omissis) ed altre cose della medesima e sferrare un violento pugno sull’occhio di Deborah che aveva osato prendere le difese della figlia».
Le lesioni sono documentate da due referti medici con prognosi di guarigione non da poco: 20 e 30 giorni.
Il resto di questa tragedia familiare, purtroppo, è stato già scritto. Deborah, assistita dagli avvocati Marco Vernillo e Antonio Saracino, il 26 novembre 2020 sporge querela contro Cattoni che finisce agli arresti domiciliari, con possibilità di coltivare la campagna di Cortesano ma con il divieto assoluto di frequentare l’ex compagna. Invece, come aveva fatto anche in altre occasioni, spinta dalla necessità di avere da Cattoni un contributo per il mantenimento del figlio, il 22 febbraio, sollecitata dall’ex compagno, Deborah sale alla baita. I due bevono un caffè, chiacchierano, poi Deborah va a salutare le caprette nel recinto. Al suo rientro nella baita Cattoni – questo almeno è quanto dichiara l’imputato – vede un’accetta conficcata nella parete di legno. L’afferra e colpisce a morte la povera Deborah Saltori.

Omicidio Saltori. Uccise ad accettate l’ex moglie, madre di 4 figli: condannato a 24 anni di carcere (il Gazzettino – 19 maggio 2022)
Lorenzo Cattoni, 40 anni, è stato condannato dalla Corte d’Assise di Trento a 24 anni di carcere per l’omicidio volontario pluriaggravato dell’ex-moglie Deborah Saltori, avvenuto, nell’abitato di Cortesano, a Trento, il 22 febbraio del 2021.
L’uomo ha confessato il delitto.. La corte ha accolto la richiesta del pubblico ministero, Marco Gallina, escludendo le aggravanti di premeditazione e crudeltà. Deborah Saltori è stata uccisa a colpi di accetta in località Masi Saracini. L’uomo, che era agli arresti domiciliari a casa dei genitori a Nave San Rocco, a circa 15 chilometri da Trento, ma poteva assentarsi per lavorare, ha tentato di togliersi la vita dopo il delitto. Pochi mesi prima Cattoni era stato arrestato perché nei quattro anni precedenti aveva più volte malmenato e vessato, fisicamente e psicologicamente la sua compagna, madre di quattro figli minori, di cui tre avuti da una precedente relazione. In aula erano presenti il fratello e la zia di Deborah. Non era presente Cattoni.

Femminicidio Deborah Saltori: uccisa da uno scatto d’ira di Cattoni (La voce del Trentino – 4 agosto 2022)
Sarebbe stato uno scatto d’ira incontrollato dell’ex marito, in quel primo pomeriggio del 22 febbraio 2021, a determinare la fine della vita di Deborah Saltori. La donna, il22 febbraio 2021, è stata uccisa con un’accetta: con dei colpi alla testa e alla giugulare nella zona di Maso Saracini da parte dell’ex marito, Lorenzo Cattoni. L’uomo – che aveva poi confessato di aver commesso il delitto – è stato condannato in primo grado a 24 anni di reclusione dalla Corte d’Assise di Trento.
Lo psichiatra – successivamente – non aveva evidenziato nel 40 enne la presenza di patologie riconosciute, anche se lo aveva descritto come una persona non equilibrata e dalla personalità “incompleta”.
Tuttavia, cinque giorni prima del delitto, Cattoni era stato da una psicologa: come affermato poi da quest’ultima, l’uomo avrebbe avuto delle difficoltà nel trattenere e contenere la rabbia.
Una situazione certamente non semplice da gestire, quella di Cattoni, lontana dal far presagire al peggio, nonostante pochi mesi prima l’uomo fosse stato arrestato dalla Squadra Mobile della Questura di Trento a causa di maltrattamenti fisici e psicologici verso la compagna. Tanti segnali, tanti dettagli, una situazione che andava avanti da anni. Come spesso accade – e in Italia i numeri di maltrattamenti e violenza all’interno di una coppia sono davvero preoccupanti – alla base di questi scatti d’ira non c’è mai una sola motivazione, ma una serie di frustrazioni accumulate, sommate all’incapacità di reagire in modo costruttivo e non violento. Quante volte, dopo un episodio di violenza o un femminicidio, l’uomo ha affermato di voler bene alla propria compagna e di essere dispiaciuto di averla uccisa? Di non sapere cosa gli passava per la testa in quei terribili momenti? Di tentare addirittura il suicidio quando di comprende la gravità delle proprie azioni?
Anche nel caso Cattani-Saltori ci si è ritrovati davanti ad una persona che si trovava a non saper gestire una storia naufragata (Deborah Saltori non voleva più dare possibilità a Cattoni nonostante le dispiacesse aver sporto denuncia; mentre Cattoni era invece in un limbo dove violenza e sentimento erano sullo stesso piano). Cattoni ha confessato da tempo di aver commesso il delitto: tuttavia, ancora adesso non riesce a trovare una spiegazione, un qualcosa di scatenante che ha fatto sì che quel giorno tutta la rabbia accumulata prevalesse. Perché come più volte ripetuto, quel giorno non era successo nulla per cui Cattoni avrebbe potuto “scattare” in modo così violento. L’azione è stata inaspettata e non programmata. Per questo motivo, la Corte d’Assise di Trento ha affermato che la morte di Deborah è stata causata da uno scatto d’ira improvviso dell’ex marito.

Uccise l’ex moglie, niente sconto di pena per Cattoni (il T quotidiano – 27 luglio 2023)
Delitto di Cortesano, sentenza non impugnata: è irrevocabile
Poco più di un anno fa, a maggio 2022, Lorenzo Cattoni era stato condannato dalla Corte d’Assise di Trento a 24 anni di carcere, ritenuto colpevole dell’omicidio volontario pluriaggravato della moglie Deborah Saltori, uccisa a colpi d’accetta e coltello. Delitto, questo, che l’agricoltore aveva confessato e che era avvenuto a Cortesano, frazione di Meano, nel febbraio 2021. Ma la sentenza di primo grado non è stata impugnata dalla difesa del 41enne e, decorsi i termini previsti per procedere, è diventata definitiva. Irrevocabile. Circostanza, questa, che ha permesso agli stessi legali dell’uomo, gli avvocati Luca Pontalti e Alessandro Meregalli, di chiedere alla stessa Corte il riconoscimento, in vista di un possibile sconto di pena, del vincolo della continuazione in relazione ai due procedimenti diventati definitivi. O, meglio, al reato di omicidio e a quello, precedente, di maltrattamenti in famiglia. Accusa, quest’ultima, per la quale l’uomo era finito agli arresti domiciliari e aveva patteggiato due anni e otto mesi a giugno di due anni fa, quindi a omicidio consumato.
Ma i giudici popolari e togati di Trento non hanno inteso riconoscere il vincolo: a loro dire non ci sarebbe stato un disegno criminoso comune ai due reati, almeno ai tempi dei maltrattamenti. Insomma, l’agricoltore di Cortesano non avrebbe pensato o programmato di uccidere la compagna quando, in balia dei suoi scatti d’ira, la aggrediva fisicamente e verbalmente, anche con pugni sferrati in pieno volto, anche quando lei era in attesa del loro bimbo. Maltrattamenti, questi, durati quattro anni, che però, a detta della Corte d’Assise, non sarebbero stati il preambolo dell’omicidio. Nessuna connessione insomma. Di qui il mancato riconoscimento del vincolo della continuazione che ha visto sfumare la possibilità di uno sconto di pena per Cattoni. I suoi legali però sono convinti che ci siano i presupposti tanto che hanno annunciato il ricorso alla Corte di Cassazione.
L’omicidio «d’impeto». Per il tribunale di Trento quel maledetto pomeriggio del 22 febbraio 2021 Cattoni, «persona sottomessa, preda di discontrollo degli impulsi», aveva agito «con dolo impeto, per uno scatto d’ira incontrollato». Senza, quindi, premeditazione. Aveva insistito per vedere Deborah Saltori — nonostante fosse ai domiciliari proprio per i maltrattamenti — nei suoi campi, nel “baito” di Cortesano dove era autorizzato a lavorare. La scusa era quella di darle l’assegno di mantenimento del figlio. Per i giudici «non è dato conoscere il motivo scatenante della furia omicida». Di certo, in balia di sostanze, Cattoni ha infierito sulla 42enne, con un colpo di accetta e con quattro coltellate, tentando poi di suicidarsi. «Mi è girata così la testa, c’avevo troppo piena» era stata la confessione dell’uomo finito in carcere e condannato anche a risarcire i parenti e i quattro figli della donna con oltre un milione di euro (parti civili assistite dagli avvocati Marco Vernillo e Tommaso Fronza).


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