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Igor Paolinelli, 39 anni, disoccupato. Uccide la fidanzata a colpi di pistola. Ritenuto parzialmente incapace, viene condannato con rito abbreviato a 16 anni di reclusione e 3 in una casa di cura

Piazza di Brancoli (Lucca), 17 Aprile 2011

igorpaolinelli


Titoli & Articoli

Uccide la fidanzata in strada (Corriere della Sera – 18 aprile 2011)
Igor Paolinelli, 40 anni, ha confessato il delitto di Laura Giannarini, 44 anni. Le spara, poi chiama la polizia
È omicidio premeditato l’accusa per la quale è finito in carcere Igor Paolinelli, 40 anni, che la notte scorsa ha confessato di aver ucciso, poche ore prima, a Piazza di Brancoli nel comune di Lucca, la fidanzata Laura Giannarini, 44. Nell’interrogatorio, l’uomo ha parlato di un rapporto in crisi, di difficoltà legate anche alla gelosia, specie quella di lei. Lei non gli avrebbe manifestato l’intenzione di lasciarlo, semmai da un po’ sarebbe stato lui orientato verso questa direzione. Secondo quanto raccontato da Paolinelli, domenica, intorno alle 21, ha chiamato la fidanzata, dandole appuntamento vicino alla casa di lei. Poi l’ha fatta salire in macchina: i due hanno discusso per pochi minuti e poi, mentre lei si stava allontanando a piedi, lui è sceso e le ha sparato tutti i colpi – sei – della sua Smith and Wesson calibro 38 special. Non è escluso che ci sia stato il colpo di grazia.
Poi è tornato a casa e ha chiamato la polizia, accusandosi dell’omicidio. Dopo l’interrogatorio, il pm Elena Leone ha contestato Paolinelli anche la premeditazione: l’uomo aveva portato con sè la pistola. I sei colpi, ha spiegato il capo della squadra mobile di Lucca Virgilio Russo, «erano tutti potenzialmente mortali, nella parte alta del tronco e nel viso. Quattro sono davanti e due sulla schiena. Non escludiamo che ci sia stato un colpo di grazia. Non ci sono testimoni». Igor Paolinelli era incensurato. Disoccupato, ha lavorato come meccanico e come operaio, e aveva interessi nel campo immobiliare. La relazione con Laura Giannarini, nata nel Bellunese, ora badante di un anziano di Lucca, durava da circa un anno. Nell’abitazione di Paolinelli la polizia ha sequestrato quattro pistole, tutte denunciate.

L’OMICIDIO DI LUCCA Laura uccisa per gelosia, un delitto premeditato (Corriere delle Alpi – 19 aprile 2011)
Lei, stando al suo racconto, lo tradiva e lui non lo sopportava. Ma non riusciva a lasciarla e così ha deciso di troncare il rapporto nel peggiore dei modi: uccidendola
La procura non ha dubbi. Igor Paolinelli, 40 anni ancora da compiere, ha ucciso l’ex fidanzata, Laura Giannarini, 44 anni, con premeditazione e per futili motivi scaricandole addosso l’intero caricatore: sei proiettili con la sua Smith & Wesson calibro 38 special. Quattro al tronco, due su un fianco mentre cadeva a terra. Quarantacinque minuti per confessare l’omicidio davanti al sostituto procuratore Elena Leone e al capo della squadra Mobile, il vice questore aggiunto Virgilio Russo.
Il movente? La gelosia. Lei, stando al suo racconto, lo tradiva e lui non lo sopportava. Ma non riusciva a lasciarla e così ha deciso di troncare il rapporto nel peggiore dei modi: uccidendola. Le ha dato un appuntamento domenica sera verso le 21 sulla piazzetta a 200 metri dalla sua abitazione. Appena è arrivata l’ha fatta salire in auto. Hanno iniziato a discutere animatamente. Poi lei è scesa, sbattendo lo sportello lato guida. Dal cruscotto l’omicida ha preso la pistola, che aveva portato da casa con i colpi in canna, e passando dietro alla sua Fiat Marea a 10 metri di distanza le ha esploso l’intero caricatore. L’autopsia stabilirà se i due fori d’entrata all’altezza del fianco siano stati una sorta di colpo di grazia inferto mentre la donna stava cadendo a terra. A quel punto l’assassino è risalito in macchina e mentre stava tornando a casa con il cellulare ha chiamato il 113 per costituirsi consegnando la pistola, indicando il luogo dove si trovava la vittima e confessando il delitto.

E’ stata giustiziata con un ultimo colpo alla testa (Corriere delle Alpi – 21 aprile 2011)
L’autopsia conferma la prima ricostruzione. L’assassino non parla
Cinque colpi di pistola di Smith & Wesson sparati in mezzo alla strada in rapida successione, da pochi metri di distanza e con grande precisione. Poi, quando lei è finita a terra ormai morta, è stata raggiunta da un altro proiettile. Alla testa. L’autopsia eseguita dal medico legale Stefano Pierotti sul cadavere di Laura Emanuela Giannarini, 44 anni, la domestica uccisa con sei colpi di pistola dal suo fidanzato Igor Paolinelli, 40 anni da compiere il 29 aprile, ha confermato la dinamica dell’omicidio commesso domenica sera a Piazza di Brancoli.  Nel carcere di San Giorgio davanti al gip Marcella Spada Ricci, che ha convalidato l’arresto, Paolinelli (difeso dall’avvocato Filippo Tacchi) ha fatto scena muta. Si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’omicida, peraltro, in questura aveva reso piena confessione al pm Elena Leone e l’interrogatorio di garanzia era stato filmato: il dvd sarà acquisito come prova.  All’obitorio del Campo di Marte, il dottor Pierotti ha lavorato a lungo. Con lui la dottoressa Ilaria Marradi, nominata dalla difesa perito di parte. L’esame ha confermato quanto emerso dalle prime indagini della polizia. Cinque proiettili hanno raggiunto la donna al tronco, quindi è stato esploso il sesto. Il colpo di grazia, quando la Giannarini era riversa sulla strada. Il che rappresenta un’aggravante per l’omicida, avendo agito con crudeltà.  Paolinelli è accusato di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione, dei futili motivi e del porto abusivo di arma da fuoco. Ora si aggiunge un altro tassello, che dovrà essere valutato dal pm Leone.
Un omicidio provocato, a detta di Paolinelli, dal racconto della fidanzata degli incontri avuti con altri spasimanti. Accecato dall’ira, l’uomo (incensurato) ha preso la pistola che aveva nel cruscotto dell’auto, è sceso e ha sparato addosso alla vittima l’intero caricatore.  La chiave di lettura sembra essere la mania ossessiva della presenza di una forza esoterica capace di legarlo a quella donna anche contro la sua volontà attraverso una fattura impossibile da spezzare se non con l’omicidio.  L’avvocato Tacchi per la difesa ha chiesto la perizia psichiatrica sul suo assistito.

 

“Mi fa il malocchio” Uccise la ex Condannato a 19 anni (La Nazione – 31 ottobre 2012)
Igor Paolinelli parzialmente incapace di intendere e di volere
Il barbaro delitto avvenne la sera del 17 aprile 2011 a Piazza di Brancoli.Igor Paolinelli, 41enne di Ponte a Moriano,  uccise l’ex fidanzata 44enne Laura Giannarini, sparandole sei colpi di pistola calibro 38 dopo averla attirata fuori di casa con un pretesto. Fu  una fredda esecuzione, che l’omicida giustificò sostenendo che la donna gli aveva “fatto il malocchio, una fattura…” e quindi doveva liberarsene così.
Il giudice Giuseppe Pezzuti ha recepito le conclusioni dei suoi consulenti Angelo Addabbo e Giovanbattista Traverso, seondo i quali l’assassino aveva un vizio parziale di mente al momento del delitto. Da qui la quantificazione della pena in 24 anni, ridotti a 16 per lo sconto del rito abbreviato. A questo si aggiungono 3 anni di detenzione in casa di cura e di custodia da scontare dopo il carcere. Il pm Elena Leone aveva chiesto l’ergastolo e quasi certamente proporrà appello. Il giudice ha anche disposto un risarcimento ai familiari della vittima, tutelati come parti civili dall’avvocato Lodovica Giorgi: 100mila euro a ciascuna delle due sorelle e 270mila euro alla madre. Igor Paolinelli, difeso dall’avvocato Filippo Tacchi, non ha commentato la sentenza. E’ rimasto sempre in silenzio e si è fatto riaccompagnare in carcere.

La convinzione che l’ex fidanzata gli avesse fatto il «malocchio» e che nella sua mente ottenebrata l’unico modo per interrompere il «sortilegio» fosse quello di recidere il rapporto alla radice attraverso l’omicidio per il giudice è l’indice di un vizio almeno parziale di mente. Così Igor Paolinelli, 41 anni, che la sera del 17 aprile 2011 a Piazza di Brancoli uccise con sei colpi di pistola l’ex fidanzata Laura Emanuela Giannarini di 44, viene condannato in abbreviato a 16 anni di reclusione. A cui vanno aggiunti i tre anni da trascorrere, al termine della pena principale, in una casa di cura e custodia. E al termine dei 36 anni mesi previsti come misura di prevenzione accessoria le sue condizioni saranno valutate dal magistrato di sorveglianza – con la consulenza di uno psichiatra – per decidere se rimetterlo in libertà o proseguire il trattamento nella struttura.
L’accusa – retta dal sostituto procuratore Elena Leone – per l’imputato di un delitto così efferato aveva chiesto l’ergastolo anche sulla base della consulenza del del professor Mauro Mauri dell’università di Pisa che, dopo aver visitato in carcere l’omicida, nella sua relazione lo aveva ritenuto perfettamente capace d’intendere e di volere al momento in cui premeva il grilletto del revolver per ammazzare la sua ex. Il magistrato attende di leggere le motivazioni della sentenza per poi presentare appello. Ricorreranno in Appello i legali dell’imputato che chiedevano l’infermità totale di mente e la non punibilità.
Nessun pentimento. Giaccone nero, capelli con coda di cavallo, visibilmente dimagrito, l’imputato – seduto accanto al suo legale, avvocato Filippo Tacchi – ha assistito all’udienza camerale senza batter ciglio. Una sfinge priva di emozioni. Che non ha mai aperto bocca durante il processo davanti al gup e che, a un anno e mezzo dal delitto, non ha mai inviato una lettera di scuse alla famiglia o almeno due righe per esprimere rimorso e pentimento.
In aula – al momento della lettura del dispositivo della sentenza – c’erano la madre della vittima, Maria Pia Alverà, e le sorelle Nadia e Gina Giannarini tutte costituitesi parte civile e assistite dall’avvocato Lodovica Giorgi. Sono rimaste in silenzio senza protestare, come invece spesso accade in casi analoghi, nonostante l’amarezza per una condanna che ritengono «troppo lieve» in relazione alla pericolosità dell’autore del delitto e al timore che possa tornare presto libero e commettere altri crimini.
Il giudice Giuseppe Pezzuti ha liquidato alla madre 270 mila euro di provvisionale e alle figlie 100mila euro ciascuna. Soldi che non leniscono certo il dolore e che, in ogni caso, difficilmente potranno ottenere anche in caso di conferma dopo la sentenza d’Appello. Perché Igor Paolinelli è nulla tenente. «Leggerò le motivazioni e mi comporterò di conseguenza. – dice il legale di parte civile – Sono rimasta stupita nella constatare la concessione delle generiche equivalenti alle aggravanti e soprattutto l’esclusione dei futili motivi. Le mie assistite, pur nel rispetto massimo della giustizia, contestano la sentenza soprattutto perché temono che l’omicida esca prima del tempo e possa tornare a far danni».

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