Giuliano Luigi Bonicalzi, 80 anni, padre e nonno. Schiaffeggia e strangola la moglie ma racconta che è caduta dalle scale
Brugherio (Monza Brianza), 7 Agosto 2020
Non era un padre padrone
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“Non volevo ucciderla”. Lo ha ripetuto diverse volte Giuliano Bonicalzi, 80 anni, anche davanti al gip durante l’interrogatorio di garanzia come già aveva spiegato agli inquirenti. Un gesto legato a un “eccesso di frustrazione” – quella stretta delle mani intorno al collo – e poi le ore di agonia fino all’alba quando vedendo che la moglie non si riprendeva, lo hanno portato ad alzare il telefono e a chiedere aiuto, chiamando la nipote. La nonna è caduta e sta male, avrebbe detto alla giovane. Ma presto, i lividi intorno al collo della donna, poi trasferita in ospedale a Vimercate, hanno raccontato una storia diversa che venerdì ha portato i carabinieri di Brugherio a dare esecuzione a un’ordinanza cautelare ai domiciliari per omicidio volontario nei confronti dell’uomo.
Brugherio, strangola la moglie e lei muore in ospedale. Il marito: “Non volevo ucciderla”
Giuliano Bonicalzi, 80 anni, ha ribadito la sua versione dei fatti, spiegando anche durante l’interrogatorio di garanzia, che si sarebbe trattato di un “eccesso di frustrazione”
Nella giornata di martedì si è tenuto l’interrogatorio di garanzia per il pensionato di Brugherio accusato di aver strangolato la moglie nel letto di casa, nella villetta di via Caduti del Lavoro, causandone la morte tre giorni dopo, in seguito al ricovero in ospedale. Un contesto familiare segnato dalla sofferenza con la malattia degenerativa della donna, Rosalba Teresa Rocca, 86 anni, che ogni giorno si acuiva sempre più e ormai la costringeva a muoversi con una sedia a rotelle. Questo l’ambito in cui sarebbe maturato quello che in poche ore, con il decesso della donna, si è trasformato in un omicidio silente.
Martedì 11 agosto si è tenuto l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Federica Centonze alla presenza del pm Michele Trianni. L’uomo, difeso dall’avvocato Ivano Domenico Serlenga del Foro di Milano, ha ribadito la sua versione dei fatti, sostenendo di non avere avuto alcuna intenzione di uccidere la moglie. Dispiaciuto, anzi “mortalmente dispiaciuto” per quanto accaduto. Così lo ha descritto il suo legale che ritiene prematura qualsiasi tipo di decisione processuale e chiede che si faccia chiarezza anche sul capo di imputazione che allo stato attuale dei fatti è quello di omicidio volontario. “E’ molto provato sia per quello che è accaduto sia per la vicenda della malattia della moglie precedente” ha aggiungo l’avvocato Serlenga.
Brugherio: strangolò la moglie malata. Condannato a 20 anni
L’anziana fu vegliata tutta la notte. Alla mattina la chiamata alla nipote: “Rosalba è caduta. Non si sveglia più”
La Corte di Assise di Monza ha condannato a 20 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato Giuliano Luigi Bonicalzi, pensionato 80enne di Brugherio, per la morte della moglie Rosalba Teresa Rocca, 86enne.
L’uomo lo scorso agosto ha stretto le mani intorno al collo della donna gravemente malata dopo averla ripetutamente schiaffeggiata, poi l’ha messa a letto e l’ha vegliata tutta notte sperando che si riprendesse, fino all’alba quando ha telefonato alla nipote dicendole di chiamare i soccorsi perché la nonna era caduta e non si svegliava più. Ma i soccorritori hanno notato i segni sul collo e hanno chiamato i carabinieri. “Ho peccato di presunzione pensando di riuscire a seguire mia moglie malata da solo. Quando si è rifiutata di prendere le medicine e le ha buttate nella minestra ho perso la testa. E ora soffro giorno e notte per quello che ho fatto”.
Al processo si sono costituite parti civili contro il padre le tre figlie della coppia, che hanno ottenuto il riconoscimento di un risarcimento dei danni. La difesa dell’imputato, che si trova agli arresti domiciliari, aveva ritenuto che l’accusa potesse essere modificata in quella meno grave di omicidio preterintenzionale. Ma i giudici hanno accolto le richieste del pm della Procura di Monza Michele Trianni, che ha ritenuto concedibili al pensionato le attenuanti generiche.
Uccise in casa la moglie strangolandola, niente perizia psichiatrica: chiesti 20 anni di pena
Delitto di Brugherio: le conclusioni del pm nel processo a carico di Giuliano Luigi Bonicalzi, 81 anni. E’ scoppiato in lacrime in aula: “Mia moglie mi manca dal primo giorno, mi costa continuare a vivere”.
Uccise in casa la moglie strangolandola, niente perizia psichiatrica: chiesti 20 anni di pena. Delitto di Brugherio: le conclusioni del pm nel processo a carico di Giuliano Luigi Bonicalzi, 81 anni. E’ scoppiato in lacrime in aula: “Mia moglie mi manca dal primo giorno, mi costa continuare a vivere”.
Strangolò la moglie: chiesti 20 anni di pena
Venti anni, con il riconoscimento del massimo delle attenuanti. L’imputato (non potendo essere processato con rito abbreviato in base a una recente riforma giudiziaria) rischiava l’ergastolo. E’ la richiesta di pena avanzata dal pm Michele Trianni nei confronti dell’81enne Giuliano Luigi Bonicalzi, che nella serata del 3 agosto uccise la moglie Rosalba Teresa Rocca, 86 anni, all’interno della loro villetta di via Caduti del Lavoro, strangolandola. La richiesta del pubblico ministero è arrivata al termine di una lunga udienza durante la quale oggi, lunedì 1 marzo 2021, davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Monza presieduta dal giudice Alessandro Rossato, hanno testimoniato una nipote della coppia (che venne chiamata al telefono dal nonno la mattina successiva il delitto, parlando inizialmente di un incidente domestico), la colf ucraina e il perito di parte della difesa, un medico geriatra. Per le tre figlie dell’imputato, che si sono costituite parti civili del procedimento, sono invece stati depositati i verbali delle testimonianze rilasciate subito dopo il delitto, nel quale tratteggiano un duro ritratto del padre.
Niente perizia psichiatrica
Il legale di Bonicalzi aveva chiesto che la Corte desse l’ok all’esecuzione di una perizia psichiatrica, per seguire la via della semi o totale infermità di mente: nella sua relazione, infatti, il dottore ha parlato di una alterazione dei centri dell’autocontrollo di Bonicalzi, per il suo stato di stress stratificatosi negli anni (per le condizioni di salute della moglie, affetta di Alzheimer, e di una delle sue figlie) e la depressione, che – uniti alle conseguenze di un’ischemia – sarebbero diventati una sorta di “cocktail”, degenerando nell’azione di attacco di agosto, senza rendersi conto del danno che ha arrecato. Poi, nell’81enne, sarebbe subentrata la razionalità, con il tentativo di prestare le cure alla moglie ormai semi incosciente. La Corte, però, con la stessa contrarietà dell’accusa, ha detto no alla perizia richiesta dal legale Ivano Domenico Serlenga.
La moglie malata non voleva prendere le medicine: poi il delitto
A parlare in Aula è stato anche Bonicalzi, ex artigiano nel campo dei tendaggi per la grande distribuzione. La sera dell’omicidio la moglie (spesso in sedia a rotelle per problemi deambulatori) non voleva mangiare e prendere le medicine. In cucina ha ammesso di averle dato sette, otto schiaffi, che gli fecero uscire sangue dal naso. Portata in bagno per pulirla, Rocca si era rifiutata. A quel punto, dopo altre sberle, l’ha afferrata per il collo per sei secondi. Respirava a fatica quando la portò sul letto: le fece degli impacchi d’acqua fredda per cercare di farla riprendere. Solo la mattina successiva, sul presto, decise di allertare la nipote, che a sua volta chiamò il 118. La donna morì due giorni dopo all’ospedale di Vimercate. Confessò l’omicidio davanti ai Carabinieri che poi lo arrestarono: ma a parlare furono anche le intercettazioni ambientali all’interno della caserma dei militari di via Dante, prima che venisse interrogato.
Uccise in casa la moglie strangolandola, niente perizia psichiatrica: chiesti 20 anni di pena. Delitto di Brugherio: le conclusioni del pm nel processo a carico di Giuliano Luigi Bonicalzi, 81 anni. E’ scoppiato in lacrime in aula: “Mia moglie mi manca dal primo giorno, mi costa continuare a vivere”.
Strangolò la moglie: chiesti 20 anni di pena
Venti anni, con il riconoscimento del massimo delle attenuanti. L’imputato (non potendo essere processato con rito abbreviato in base a una recente riforma giudiziaria) rischiava l’ergastolo. E’ la richiesta di pena avanzata dal pm Michele Trianni nei confronti dell’81enne Giuliano Luigi Bonicalzi, che nella serata del 3 agosto uccise la moglie Rosalba Teresa Rocca, 86 anni, all’interno della loro villetta di via Caduti del Lavoro, strangolandola. La richiesta del pubblico ministero è arrivata al termine di una lunga udienza durante la quale oggi, lunedì 1 marzo 2021, davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Monza presieduta dal giudice Alessandro Rossato, hanno testimoniato una nipote della coppia (che venne chiamata al telefono dal nonno la mattina successiva il delitto, parlando inizialmente di un incidente domestico), la colf ucraina e il perito di parte della difesa, un medico geriatra. Per le tre figlie dell’imputato, che si sono costituite parti civili del procedimento, sono invece stati depositati i verbali delle testimonianze rilasciate subito dopo il delitto, nel quale tratteggiano un duro ritratto del padre.
Niente perizia psichiatrica
Il legale di Bonicalzi aveva chiesto che la Corte desse l’ok all’esecuzione di una perizia psichiatrica, per seguire la via della semi o totale infermità di mente: nella sua relazione, infatti, il dottore ha parlato di una alterazione dei centri dell’autocontrollo di Bonicalzi, per il suo stato di stress stratificatosi negli anni (per le condizioni di salute della moglie, affetta di Alzheimer, e di una delle sue figlie) e la depressione, che – uniti alle conseguenze di un’ischemia – sarebbero diventati una sorta di “cocktail”, degenerando nell’azione di attacco di agosto, senza rendersi conto del danno che ha arrecato. Poi, nell’81enne, sarebbe subentrata la razionalità, con il tentativo di prestare le cure alla moglie ormai semi incosciente. La Corte, però, con la stessa contrarietà dell’accusa, ha detto no alla perizia richiesta dal legale Ivano Domenico Serlenga.
La moglie malata non voleva prendere le medicine: poi il delitto
A parlare in Aula è stato anche Bonicalzi, ex artigiano nel campo dei tendaggi per la grande distribuzione. La sera dell’omicidio la moglie (spesso in sedia a rotelle per problemi deambulatori) non voleva mangiare e prendere le medicine. In cucina ha ammesso di averle dato sette, otto schiaffi, che gli fecero uscire sangue dal naso. Portata in bagno per pulirla, Rocca si era rifiutata. A quel punto, dopo altre sberle, l’ha afferrata per il collo per sei secondi. Respirava a fatica quando la portò sul letto: le fece degli impacchi d’acqua fredda per cercare di farla riprendere. Solo la mattina successiva, sul presto, decise di allertare la nipote, che a sua volta chiamò il 118. La donna morì due giorni dopo all’ospedale di Vimercate. Confessò l’omicidio davanti ai Carabinieri che poi lo arrestarono: ma a parlare furono anche le intercettazioni ambientali all’interno della caserma dei militari di via Dante, prima che venisse interrogato.
“Non picchiavo mia moglie: litigavamo, ma mai con parolacce, anche perché ho fatto dieci anni di seminario – ha spiegato Bonicalzi tra le lacrime, negando quando sostenuto dalle figlie, che invece hanno parlato di percosse che nel 2020 si sarebbero fatte più frequenti e di un genitore che creava in casa un clima di terrore e di violenza psicologica –
Ho fatto il padre, non il padre padrone. Solo una volta alcuni mesi prima presi con forza il braccio di mia moglie, lasciandole un ematoma: aveva afferrato un coltello e se lo era puntato alla gola. Mia moglie mi manca sin dal primo giorno (dopo l’omicidio, ndr): mi costa tanto continuare a vivere e sapere di averla fatta soffrire e questa cosa mi tormenta.A Dio ho detto che sarebbe stato meglio farmi castigare qui”.