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Giorgio Meneghel, 53 anni, agricoltore. Uccide la moglie a martellate

Zeddiani (Oristano), 5 Febbraio 2022


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Daniela Cadeddu morta in Sardegna, arrestato il marito che confessa: «L’ho uccisa a martellate mentre dormiva»
È successo in via Roma, a Zeddiani, paese di poco più di mille abitanti in provincia di Oristano
«Ho ucciso mia moglie». Sono le poche parole che Giorgio Meneghel, agricoltore di 53 anni, ha detto alla centrale operativa dei carabinieri, confessando l’omicidio di Daniela Cadeddu, 51 anni, con la quale viveva da separato nello stesso stabile in via Roma, a Zeddiani, paese di poco più di mille abitanti in provincia di Oristano in Sardegna. Quando i carabinieri del Comando provinciale e della Compagnia di Oristano sono arrivati sul posto lo hanno trovato in casa con i vestiti sporchi di sangue, e in camera da letto il corpo della donna. L’uomo è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario ed è stato trasferito nel carcere di Massama (Oristano).
Meneghel entra nella camera da letto della donna e si avventa su di lei, sorprendendola nel sonno. Una, due, forse tre martellate alla testa. Daniela Cadeddu non ha il tempo di reagire, di resistere, lo confermeranno ore dopo gli accertamenti dei carabinieri che trovano una stanza in ordine, senza segni di lotta, con tracce di sangue soprattutto sulla testiera del letto. Non si sa quanto tempo trascorre dal momento del delitto alla telefonata al 112 e nemmeno cosa il 53enne abbia fatto.
Intorno alle 7:30 chiama la centrale operativa dei carabinieri e dice di aver ucciso la moglie. I militari dell’Arma arrivano in poco tempo in via Roma a Zeddiani e lo bloccano in casa, poi lo trasferiscono in caserma per l’interrogatorio, e infine in carcere. A Zeddiani arrivano la pm della procura di Oristano, Sara Ghiani, il medico legale Roberto Demontis e gli specialisti del Ris di Cagliari. Dopo l’esame esterno della salma, il corpo della vittima viene trasferito all’istituto di medicina legale del Policlinico di Monserrato, dove sarà eseguita l’autopsia, contemporaneamente inizia un dettagliato sopralluogo da parte dei militari del Ris.
Vengono ‘repertate’ le tracce di sangue, sequestrati i vestiti che l’agricoltore indossava al momento del delitto e il martello utilizzato per uccidere Daniela Cadeddu. I carabinieri della Compagnia di Oristano e del Nucleo investigativo del Comando provinciale continuano il lavoro per ricostruire dettagliatamente l’omicidio. L’uomo, davanti alla pm Ghiani, avrebbe raccontato che sta attraversando un periodo particolarmente difficile sia dal punto di vista della salute – ha detto di stare male tanto da aver perso peso e non riuscire più a lavorare come una volta – che da quello economico, dichiarando di lavorare poco o niente e non riuscire a far fronte alle uscite.
Il 53enne, che ha sempre lavorato come agricoltore e venduto i suoi prodotti in un piccolo ortofrutta nel magazzino di casa, ha anche sostenuto che la moglie aveva gravi problemi di salute. Su tutti questi aspetti si sta concentrando l’attività degli investigatori a caccia di un movente. «La nostra comunità è sconvolta, non c’era stata nessuna avvisaglia – ha detto all’Ansa il sindaco di Zeddiani, Claudio Pinna –. Non eravamo a conoscenza di particolari situazioni problematiche, non erano seguiti».

Uccise la moglie a martellate, processo in Assise a Cagliari
Sarà processato il 24 maggio prossimo in Corte d’assise a Cagliari, Giorgio Meneghel, il 54enne reo confesso dell’omicidio della moglie, Daniela Cadeddu, 51 anni, con la quale viveva da separato in casa in uno stabile di via Roma a Zeddiani, nell’Oristanese. I fatti risalgano al 5 febbraio 2022: la donna venne uccisa nel sonno a martellate, almeno due i colpi letali inferti.
Pochi minuti dopo Meneghel chiamò i carabineiri e confessò, “Ho ucciso mia moglie, venite subito”.
L’uomo, difeso dall’avvocata Francesca Accardi, questa mattina è comparso davanti alla gup di Oristano Federica Fulgheri che lo ha rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio volontario aggravato. A novembre una perizia psichiatrica aveva stabilito che l’imputato era capace di intendere e volere al momento di compiere il delitto. Nei vari interrogatori non ha mai cercato giustificazioni, consapevole dell’atrocità commessa che per lui, però, rappresentava “l’unica via d’uscita”. Un movente preciso non è mai emerso, Meneghel ha sempre parlato di difficoltà economiche, problemi di salute (suoi e della moglie) e la paura di non poter più lavorare e riuscire a campare.

Femminicidio di Zeddiani: Meneghel era in sé quando uccise la moglie che dormiva?
Il processo in Corte d’assise ruota attorno alle perizie
Quella drammatica mattina del 5 febbraio dello scorso anno, Giorgio Meneghel, che uccise a martellate la moglie Daniela Cadeddu, mentre dormiva, era in sé? Su questa domanda ruoterà il processo che si è aperto ieri davanti ai giudici della Corte di assise di Cagliari:  una vicenda ancora oggi ricordata con grande dolore. Giorgio Meneghel  dopo aver ucciso la moglie chiamò i carabinieri e confessò il delitto.
Secondo le conclusioni del perito che ha esaminato Meneghel nel corso dell’incidente probatorio, riferite in aula dal pubblico ministero Sara Ghiani,  l’uomo era capace di intendere e di volere. Differenti le conclusioni del perito della difesa, illustrate dal legale di fiducia, l’avvocato Francesca Accardi: Giorgio Meneghel non era proprio in sè, ma in lui ci sarebbe stato un possibile vizio parziale di mente.
Il prossimo 28 giugno queste argomentazioni verranno affrontate nella discussione al processo contro l’agricoltore di 54 anni che uccise la moglie, Daniela Cadeddu, 51 anni, originaria di Cabras, con la quale i rapporti  da tempo si erano deteriorati. Meneghel deve rispondere di omicidio volontario aggravato e rischia l’ergastolo. Nel processo in Corte d’assise è presente anche la parte civile, rappresentata dall’avvocato Vito Tozzi del Foro di Lecco, legale dei familiari della vittima.
Durante la prossima udienza del processo in Corte d’assise, saranno sentiti proprio i professionisti che hanno redatto le perizie sull’imputato: oltre a quello nominato in sede di incidente probatorio, l’altro del Collegio della difesa e un terzo per la parte civile. I giudici potrebbero valutare, però, la nomina di un quarto perito che li supporti in questa fase dibattimentale.

 


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