Giovanni (Gianni) Murru, 46 anni, tabaccaio, padre. Uccide l’ex moglie con dieci coltellate alla gola davanti alle figlie. Condannato a 30 anni
Iglesias (Sud Sardegna), 2 Marzo 2017
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Federica, 32 anni, uccisa dal marito folle di gelosia “a coltellate alla Rambo”. Choc a Iglesias (Leggo – 4 marzo 2017)
Un fendente alla gola, poi almeno altri nove, lei stramazza al suolo e cade sulle scale in una pozza di sangue. I vicini sentono le urla di un litigio furibondo, l’ennesimo dopo la separazione che lui non accettava, e trovano la donna a terra in un lago di sangue. Nel frattempo le tre bambine piangono e urlano disperate chiuse in una stanza.
I vicini chiamano il 113 e gli agenti del commissariato trovano e arrestano in flagranza Giovanni Murru, disoccupato 46enne di Iglesias (Provincia Sud Sardegna) poco distante dalla sua casa, dove ha appena ucciso l’ex moglie, Federica Madau di 32 anni. Si consumato così l’omicidio della giovane donna originaria di San Gavino (Ca), madre di tre figlie, colpita dalla furia omicida dell’ex marito con almeno 10 coltellate, tutte alla gola nella sua casa di via San Salvatore ad Iglesias. Velocissimo il soccorso del 118, allertato dai vicini e dalla Polizia, ma purtroppo inutile nonostante il disperato tentativo dei medici di suturare le ferite e tamponare le emorragie. ARRESTATO IL MARITO La velocissima corsa dell’ambulanza verso l’ospedale cittadino non è riuscita ad evitare la morte alla Madau, che ha cessato di vivere in sala operatoria. Lui è stato arrestato in flagranza poco lontano da casa sua e interrogato dagli agenti del Commissariato di Iglesias e dagli uomini della squadra Mobile,coordinati dal dirigente Alfredo Fabbrocini e dal vice Davide Carboni.
Sul posto il Pm Danilo Tronci e il medico legale Roberto Demontis, che ha eseguito una prima ricognizione sul cadavere della Madau.
“L’HO UCCISA ALLA RAMBO”, IL MARITO HA CONFESSATO IL DELITTO Ha ucciso la moglie con dieci coltellate alla gola, dopo averla chiamata per affidarle le bambine. È quanto emerge dalle indagini condotte dalla Squadra mobile di Cagliari e dagli agenti del Commissariato di Iglesias dopo l’omicidio di Federica Madau, di 32 anni, compiuto ieri sera a Iglesias dal marito dal quale si stava separando. Giovanni ‘Gianni’ Murru, di 46 anni, ha utilizzato un coltello, alla ‘Rambo’ come egli stesso lo ha definito, colpendo con forza tanto da rompere il manico dell’arma. Davanti alla Polizia e al magistrato ha confessato di aver ucciso la donna.
SI SENTIVA RESPINTO DALLE FIGLIE Si erano separati a dicembre dopo una furibonda lite culminata con le botte e negli ultimi due mesi, a seguito di un accordo stipulato con gli avvocati, poteva tenere le tre figlie dalle 15.30 alle 19.30, poi aveva l’obbligo di affidarle alla madre. Giovanni Murru non si dava pace anche per questo: avvertiva un certo distacco dalle figlie, si sentiva allontanato e respinto e attribuiva la colpa alla moglie.
È quanto emerge dalla confessione dell’uxoricida da cui si apprendono anche i particolari del delitto. Ieri sera intorno alle 19.30, Murru ha chiamato Federica dicendole di passare a prendere le bambine, ma aveva già in mente di discutere con lei. Secondo quanto accertato dagli investigatori, ha chiuso in casa le bimbe, portando via le chiavi, e quando ha aperto la porta alla moglie l’ha subito aggredita afferrandola per le spalle e la testa e spingendola sulle scale, poi si è avventato su di lei con il coltello. La separazione era avventura a dicembre: Murru era geloso, sosteneva che la compagna avesse un’altra relazione. A gennaio la donna aveva presentato una denuncia per l’ennesima aggressione avvenuta in casa e poi sedata con l’arrivo dei carabinieri.
Iglesias, uccise la moglie a coltellate e ora scrive: “Mi sono trasformato in una bestia” (Fan Page – 18 febbraio 2018)
La lettera è stata consegnata dal legale di Giovanni Murru al Gup Ermengarda Ferrarese nell’udienza per l’omicidio della moglie Federica Madau, 32 anni: “Quel maledetto giovedì dovevo venire in chiesa e invece mi sono trasformato in uno schifoso assassino”.
Poco meno di un anno fa, esattamente il 2 marzo 2017, Federica Madau, 32 anni, moriva uccisa dal marito Giovanni Murru, 46 anni, dopo essere stata colpita con 20 coltellate al culmine di una violenta lite per gelosia nella loro casa di Iglesias, nel Sud della Sardegna, e davanti agli occhi increduli delle loro tre figlie di 4, 6 e 9 anni. Nelle ultime ore proprio il killer ha inviato dal carcere una lettera, di cui sono stati pubblicati alcuni stralci in anteprima dall’Unione Sarda, in cui per la prima volta ricorda quanto successo quella sera.
“Quel maledetto giovedì dovevo venire in chiesa e invece mi sono trasformato in bestia feroce”, si legge nella missiva, in cui Murru si definisce senza mezzi termini “uno schifoso assassino”. La lettera in questione è stata consegnata dal legale dell’uomo al Gup Ermengarda Ferrarese nell‘udienza nel quale il procuratore Danilo Tronci ha formulato le accuse di omicidio aggravato dalla premeditazione e dal rapporto di coniugio. Il killer parla anche della moglie Federica in un passaggio del testo: “Se non mi amava più – ha sottolineato – e se ha fatto quello che ha fatto sicuramente in parte è colpa mia, forse non sono riuscito a darle ciò che voleva, forse non sono riuscito ad amarla come desiderava”, riferendosi alla decisione della donna di separarsi da lui pochi mesi prima del delitto. Murru ha scelto il rito abbreviato, condizionato alla nomina di un consulente per accertare l’incapacità assoluta al momento del fatto, soluzione, questa, che consente all’imputato di beneficiare della riduzione della pena di un terzo rispetto a quella prevista, ma comporta che il giudizio si basi sui risultati delle indagini già svolte (in questo caso quelle della polizia di Iglesias) senza ulteriori prove.
Uccise moglie, altra lettera da carcere (Ansa – 3 giugno 2018 )
L’uomo prova a descrivere le sensazioni provate dalla vittima
A distanza di tre mesi dalla lettera dal carcere nella quale Giovanni Murru, l’uomo di 46 anni arrestato per aver ucciso con dieci coltellate la moglie, Federica Madau, di 32 anni, ricordava quel tragico 2 marzo dello scorso anno, definendosi “uno schifoso assassino”, spunta un nuovo scritto. La prima missiva raccontava il giorno dell’omicidio visto con i suoi occhi, ora ripercorre le ultime ore della moglie parlando in prima persona dal punto di vista di Federica, come rivela L’Unione Sarda. Così l’uomo, in carcere con l’accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione e dal rapporto di coniugio e in attesa della sentenza del rito abbreviato prevista per il 22 giugno, prova ad esprimere quelle che, secondo lui, sono stati i pensieri della moglie quel tragico giorno.
“Cerca di farmi cadere il cellulare con un colpo, però io sono più veloce di lui, metto il cellulare in tasca e gli do una ginocchiata. Peccato, l’ho preso solo di striscio – scrive il quotidiano citando la lettera – gli rido in faccia perché appena porto le bambine dai miei vado in caserma e lo denuncio di nuovo, finirà in galera questo bastardo”.
Federica uccisa con 10 coltellate, il marito: “Sono uno schifoso assassino” (La Nuova Sardegna – 23 giugno 2018)
Giovanni Murru è stato condannato a trent’anni di reclusione per aver ucciso la giovane moglie, madre di tre bambini
Ha ucciso la moglie con dieci coltellate alla gola, non ci sono attenuanti se non lo stato di delirio provocato dalla gelosia: per Giovanni Murru (47 anni) di Iglesias il conto della giustizia fa trent’anni di carcere, che il gup Ermengarda Ferrarese gli ha inflitto applicando lo sconto della pena previsto per il giudizio abbreviato. Senza quello sarebbe stato ergastolo. Nessun dubbio sui fatti, zero incertezze anche sul movente che ha spinto Murru ad assassinare Federica Madau (32 anni) da cui si era separato due mesi prima del delitto: è stato lui stesso a confessarlo, non reggeva l’addio della moglie.
Tutto in pochi minuti, quella sera del 2 marzo dell’anno scorso: Murru aveva trascorso la giornata coi figli di quattro, sei e nove anni. Alle 20.30 la telefonata alla moglie: «Vieni a prenderli». Lei è arrivata, lui l’ha afferrata per i capelli e l’ha trascinata oltre il portoncino di casa, fino al sottoscala. Dopo ha impugnato un grosso coltello che stava sulla lavatrice e con quello l’ha colpita una decina di volte, di punta e di taglio, sempre alla gola e al collo. Sangue dappertutto, la donna riversa immobile sulle scale. Il seguito è polizia, arresto, autopsia, la confessione postuma di un uomo accecato dalla prospettiva che la moglie potesse avviare una relazione effettiva con un altro.
Non era la prima volta che i due litigavano: nei mesi precedenti c’erano state denunce, carabinieri, minacce. Un rapporto minato dalle ossessioni di Giovanni Murru e finito nel peggiore dei modi possibili. Forse ci sarebbe spazio per il rimpianto, forse qualcosa si sarebbe potuta fare per difendere la donna da quella furia umana, che – si sapeva – non lesinava botte e atteggiamenti violenti. Ma si spera sempre che non si arrivi al sangue, poi però il sangue arriva e si parla di femminicidio.
Al processo, appena prima che il pm Danilo Tronci esponesse la richiesta di condanna per omicidio aggravato, l’uxoricida ha fatto consegnare dal difensore Gianfranco Trullu una lettera dove si fa strada un’idea vaga di pentimento, attraverso la coscienza di quello che ha fatto: «Quel maledetto giovedì dovevo venire in chiesa e invece mi sono trasformato in bestia feroce, uno schifoso assassino». Poi l’ammissione, dove traspare la ragione, se una ragione può esserci, del suo gesto assassino: «Se non mi amava più e se ha fatto quello che ha fatto sicuramente in parte è colpa mia, forse non sono riuscito a darle ciò che voleva, forse non sono riuscito ad amarla come desiderava». Quindi il richiamo ai figli, alla consapevolezza che senza di lui sarebbero stati finalmente bene, seguiti e amati. Ma senza più madre e padre. (di Mauro Lissia)
Uccise la moglie con dieci coltellate: condanna a 30 anni di galera al tabaccaio Gianni Murru (Sardegna Live – 19 giugno 2019)
Un episodio orribile, accaduto il 2 marzo 2017. Federica Madau, 31enne, fu uccisa senza alcuna pietà
In Corte d’Assise d’Appello a Cagliari, presieduta al magistrato Gemma Cucca, confermata la condanna a 30 anni di carcere per Gianni Murru, il tabaccaio di Iglesias che massacrò Federica Madau, la moglie che aveva deciso di separarsi.
La storia Una folle gelosia ma soprattutto la paura di vedersi allontanare le tre figlie di 4, 6 e 9 anni. Questo il movente che secondo gli inquirenti ha armato la mano di Giovanni Murru, noto Gianni, 46 anni di Iglesias, da giovedì sera rinchiuso nel carcere di Cagliari-Uta per aver ucciso con dieci coltellate la giovane moglie, Federica Madau, di 32 anni, che da quell’uomo violento si era separata nel dicembre scorso. L’uomo fu arrestato dalla Polizia poco dopo il fatto con l’accusa di omicidio: davanti agli agenti e al magistrato di turno ha subito confessato: “L’ho uccisa, stava allontanando da me le bambine”.
Un omicidio annunciato: a dicembre la coppia aveva litigato violentemente, tanto da far intervenire i carabinieri. Quella terribile lite, innescata dalla pazza gelosia dell’uomo che accusava la moglie di tradimento, era sfociata in una denuncia per percosse, nella separazione e nell’ accordo legale sulle figlie: dalle 15.30 alle 19.30 affidate al padre, il resto delle ore alla donna.
L’arresto della Polizia Una decisione che sembrava aver tranquillizzato gli animi. Gianni Murru, invece, avrebbe continuato a covare rancore nei confronti di quella che stava per diventare la sua ex. Negli ultimi giorni, secondo quanto avevano ricostruito dagli investigatori della Squadra mobile di Cagliari, coordinati all’epoca dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini, e dagli uomini del commissariato di Iglesias, guidato da Fabrizio Figliola, il 46enne avvertiva un certo distacco dalle figlie, si sentiva allontanato da loro e di questo accusava la moglie. Forse pensava di perderle una volta terminate le pratiche della separazione, un pensiero che giovedì sera ha armato la sua mano.
“Un omicidio premeditato”, avevano detto gli investigatori. Intorno alle 19.30, l’uomo telefona a Federica per dirle di passare a prendere le bambine. La donna abita da due mesi a casa dei genitori, a poche centinaia di metri dall’abitazione del marito. Mentre Federica si incammina, Murru chiude in casa le bambine e l’aspetta. Il delitto si consuma in pochi istanti.
Alle 20.20 la donna suona il campanello, Gianni apre e sotto gli occhi di due testimoni afferra la moglie alle spalle, la prende per i capelli e la trascina all’interno, chiudendo il portoncino. La spinge sulle scale, prende il coltello tipo ‘Rambo’ che teneva sulla lavatrice nel sottoscala insieme ad altri oggetti, e si avventa su di lei. La colpisce dieci volte al collo, come confermerà l’autopsia, quasi sgozzandola. Una ferocia inaudita, tanto che rompe il manico del grosso arnese dotato di lama seghettata. I passanti sentono le urla e chiamano il 112. Il caso passa alla Polizia.
Quando gli agenti arrivano in via San Salvatore, Murru aprì il portone, lasciò cadere il coltello e si consegnò: “L’ho uccisa”. Sul posto arrivarono il pm di Cagliari Danilo Tronci, che coordinò le indagini, il medico legale Roberto Demontis, la scientifica e gli investigatori della Squadra Mobile. Il 46enne venne portato in Commissariato e anche davanti al magistrato confessa: “L’ho uccisa, ma sulla dinamica non ricordo nulla”. Stamane in Tribunale la sentenza di condanna: la difesa di Murru ha già annunciato l’intenzione di presentare ricorso contro il provvedimento di condanna in Cassazione. (di Alessandro Congia)