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Gheorghe Dimitri Sofian, 47 anni, bracciante. Già sotto processo per violenza contro la ex e per abusi sessuali su una bambina di 6 anni, uccide a coltellate la nuova compagna. Condannato a 30 anni in primo grado con rito abbreviato, pena ridotta a 14 anni in appello

Canino (Viterbo), 22 Settembre 2014

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Parla l’avvocato Serena Celestini, difensore di Gheorghe Dimitri Sofian
E’ sconvolto e non si dà pace per quello che ha fatto Gheorghe Dimitri Sofian, il 47enne di origine romeno che la sera del 22 settembre ha ucciso con almeno sette fendenti al petto la compagna, Elena Stingu, e poi ha confessato tutto prima ai carabinieri, poi al gip Francesco Rigato. E da quella notte è rinchiuso nel carcere di Mammagialla con l’accusa di omicidio volontario.
”Il mio assistito è ancora sotto shock – spiega l’avvocato Serena Celestini -, è pentito, sta male, non riesce a dormire. Sta facendo i conti con quello che ha fatto e non si capacita di aver avuto quella reazione inconsulta”. E infatti gli inquirenti, che hanno ricostruito dinamica e movente, dal principio l’hanno definito un omicidio d’impeto: l’uomo, in preda all’alcol e accecato dalla gelosia, ha litigato con la compagna dopo che la stessa aveva ricevuto un sms del suo ex compagno. Allora il bracciante si è recato in cucina, ha preso un coltello e ha colpito a morte la donna con sette fendenti tra collo, petto e torace.
“Non c’è giorno che non pensi a quella scena – continua il suo avvocato –, è molto provato, per questo in carcere è assistito costantemente da uno psicologo”. Sulla strategia difensiva l’avvocato però non si sbilancia: “Sto ancora valutando quale strada intraprendere, ma ovviamente escludo di avanzare alcuna istanza”. A breve, in ogni caso, dovrebbe aprirsi il processo che, presumibilmente, avverrà con rito immediato. Su Gheorghe Dimitri Sofian pende poi un altro procedimento, quello per maltrattamenti e abusi su minore, per cui il prossimo 19 novembre il bracciante romeno comparirà di fronte al gup. I fatti risalgono al periodo che va dal 2010 al 2012, quando il romeno era legato a un’altra connazionale. Per due anni la donna avrebbe subito botte, minacce e insulti di ogni genere da parte del 47enne. Non solo. E’ anche accusato di aver abusato sessualmente della figlioletta di lei, che all’epoca aveva sei anni. In corso d’incidente probatorio la testimonianza della bambina è risultata attendibile e ha convinto la procura a chiedere il rinvio a giudizio. ”Lui nega categoricamente – ha concluso l’avvocato Celestini –,ha sempre detto di essere innocente in merito a quest’altra accusa ma non sono io ad assisterlo in questo procedimento”.

Femminicidio di Canino, slitta il processo
Tutto rinviato al 22 maggio. Slitta la sentenza del processo che vede coinvolto Gheorghe Dimitri Sofian, il bracciante romeno di 41 anni che lo scorso 22 settembre uccise a coltellate la compagnia in preda a un raptus di gelosia. Il suo avvocato, Serena Celestini, ha infatti chiesto e ottenuto dal giudice Franca Marinelli un rinvio per permettere che l’uomo sia visitato in carcere da uno psichiatra. Il difensore potrà così valutare se esistono i presupposti per chiedere che il rito abbreviato sia legato a una perizia medica, altrimenti si procederà con rito abbreviato secco. Gheorghe, che viveva a Canino, colpì più volte la moglie Elena Stingu con un coltello dopo che lei aveva ricevuto un messaggio dall’ex marito. Alterato dall’alcol e accecato dalla gelosia, perse la testa e la pugnalò fino a ucciderla, prima di chiamare i carabinieri in un attimo di ravvedimento. Ancora oggi, secondo il suo avvocato, non riesce a darsi una spiegazione dell’accaduto.

Femminicidio a Canino, l’omicida di Elena condannato a 30 anni
È stato condannato a trent’anni Gheorghe Dimitri, il 41enne reo confesso dell’omicidio della compagna Elena Spingu, avvenuto il 22 settembre dello scorso anno. Il giudice Stefano Pepe non ha ammesso la perizia psichiatrica sull’imputato chiesta dalla difesa e, partendo dall’ergastolo, l’ha condannato al massimo della pena prevista, diminuita solo per il rito abbreviato. La pubblica accusa, invece, rappresentata dalla dottoressa Paola Conti in sostituzione del pm Stefano D’Arma, ne aveva chiesti 18, ritenendo le attenuanti generiche equivalenti sull’aggravante della gelosia come futile motivo contestata dalla difesa e perciò, stabilita la pena base in 27 anni l’ha ridotta di un terzo, sempre in virtù dell’abbreviato. Un verdetto che ha quindi lasciato amareggiato l’avvocato dell’imputato, Serena Celestini. Anche per non aver ottenuto la perizia sul suo assistito, nonostante una certificazione dello psichiatra di parte attestasse un forte disturbo della personalità, definita quasi borderline. Perizia che, se invece fosse stata accolta, l’avrebbe portata a chiedere il rito abbreviato condizionato con la nomina di un consulente tecnico d’ufficio. Delusione, poi, anche per la pena in sé, a fronte anche della richiesta della procura della Repubblica. Ora, dopo aver preso visione delle motivazioni della sentenza, che arriveranno fra 15 giorni, l’avvocato Celestini avrà un mese di tempo per presentare il ricorso in appello.
I fatti risalgono alla sera del 22 settembre di un anno fa. E proprio da quella sera, quella del brutale omicidio di Elena, il bracciante è rinchiuso in carcere dove continua a non darsi pace per la reazione inconsulta verso la compagna con cui divideva, da circa un paio di mesi, l’appartamento al civico 31 di via Giannini, a Canino. Sono le 22,30 circa quando Dimitri rientra a casa e trova Elena sul letto. Pare che lei avesse da poco ricevuto un sms da parte dell’ex marito e così iniziano a discutere fino a quando l’uomo perde la testa: va in cucina, prende un coltello e la colpisce ripetutamente al petto, al collo e al viso. Almeno 7 i fendenti che raggiungono e uccidono Elena. E proprio mentre lei è agonizzante, riversa sul letto, il 41enne ha il primo momento di ravvedimento e chiama soccorsi e carabinieri. A cui, senza neanche specificare chi fosse e dove si trovasse, avrebbe solo ripetuto, in evidente stato di alterazione, ”Ho fatto un casino”. Confessa tutto subito ai militari e poi al gip Francesco Rigato, che poi convalida il fermo. Un omicidio d’impeto per il quale ora è stato condannato a 30 anni.

Femminicidio Canino: pena ridotta a 14 anni per l’omicida di Elena
Pena ridotta in appello a 14 anni per Gheorghe Dimitri, il 41enne reo confesso dell’omicidio della compagna Elena Spingu, avvenuto il 22 settembre 2014, e condannato in primo grado a 30 anni. Lo hanno stabilito ieri i giudici della Corte d’Appello di Roma. Il procuratore generale ne aveva chiesti 20 in considerazione delle attenuanti generiche, i giudici hanno anche escluso l’aggravante della gelosia come futile motivo e ridotto quindi la pena a 14 anni di reclusione. Soddisfatto l’avvocato del 41enne, Serena Celestini: ”Felice perché i giudici hanno accolto in pieno il mio ricorso e felice, soprattutto, perché è stata applicata la legge. Soddisfazione, ovviamente, anche da parte del mio assistito che ieri era presente in aula e che, come ha fatto per tutti questi mesi, continua a ripetere di non capacitarsi di quel gesto”.
I fatti. Sono le 22,30 circa del 22 settembre di due anni fa quando Dimitri rientra a casa e trova Elena – la compagna, anche lei di origine romena, con cui divideva da un paio di mesi l’appartamento al civico 31 di via Giannini, a Canino – sdraiata sul letto. Sembra che lei avesse da poco ricevuto un sms da parte dell’ex marito e così i due iniziano a discutere fino a quando il 41enne perde la testa: va in cucina, prende un coltello e la colpisce ripetutamente al petto, al collo e al viso. Almeno 7 i fendenti che raggiungono e uccidono Elena. E proprio mentre lei è agonizzante, riversa sul letto, Gheorghe Dimitri ha il primo momento di ravvedimento ed è lui stesso a chiamare il personale sanitario del 118 e i carabinieri. Soccorsi a cui, senza neanche specificare chi fosse e dove si trovasse, avrebbe solo ripetuto, in evidente stato di alterazione, ”Ho fatto un casino”. Poi confessa tutto subito ai militari e al gip Francesco Rigato, che poi convalida il fermo.
Un omicidio d’impeto per il quale, il 23 ottobre scorso, presso il tribunale di Viterbo, il bacciante romeno era stato condannato a 30 anni. Il pm ne aveva chiesti 18 ma il giudice Stefano Pepe, che non ha ammesso la perizia psichiatrica sull’imputato richiesta dalla difesa, partendo dall’ergastolo l’aveva condannato al massimo della pena prevista, diminuita solo per il rito abbreviato. Una sentenza che aveva lasciato amareggiato l’avvocato Celestini, sia per non aver ottenuto la perizia sul suo assistito, nonostante una certificazione dello psichiatra di parte attestasse un forte disturbo della personalità, ma anche per la pena in sé, a fronte della richiesta della procura della Repubblica.
Ha quindi presentato ricorso in appello e ieri è arrivata la sentenza dei giudici che, come detto, hanno ridotto la pena a 14 anni. Si sono presi trenta giorni per depositare le motivazioni e, fra un mese circa, quindi, si saprà se il procuratore generale depositerà o meno il ricorso in Cassazione.


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