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Gaetano Tripodi, 36 anni, autotrasportatore. Decapita la ex moglie e viene condannato a 30 anni. Muore in carcere. Dopo la sua morte si scopre che aveva ucciso altre due donne

Roma, 3 Maggio 2006


Titoli & Articoli

Donna decapitata, indagato l’ex marito (Gazzetta di Mantova – 5 maggio 2006)
Ha respinto con decisione ogni accusa ma gli inquirenti sarebbero certi della sua colpevolezza. Gaetano Tripodi, un autotrasportatore di 39 anni, avrebbe ucciso Patrizia Silvestri, la donna trovata decapitata martedi mattina in una stazione di servizio lungo la via Casilina a Roma. L’uomo è l’ex marito della vittima, dalla quale si sarebbe separato due mesi fa dopo dieci anni di matrimonio.
Gli uomini della mobile di Roma lo hanno fermato ieri mattina in un’area di servizio autostradale nei pressi di Forli, dove si trovava con il suo camion. Fondamentale, per l’identificazione della donna, è stato il suo cellulare, trovato dagli agenti in un taschino della camicia intriso di sangue. A determinare una svolta nelle indagini è stata proprio la scheda telefonica del portatile. Agli inquirenti è bastato un rapido controllo presso il gestore telefonico per scoprire che l’apparecchio era intestato a Patrizia Silvestri, 49 anni, residente nella capitale. Da qui all’identificazione del marito il passo è stato breve.
Dopo dieci anni di matrimonio, di recente i due avevano deciso di separarsi e la donna era andata ad abitare presso la famiglia dell’ex fidanzato della figlia, una ragazza di 20 anni nata da una relazione precedente il matrimonio e da tempo residente all’estero.
Un rapporto difficile, reso ancora più complicato dalle minacce che l’uomo avrebbe rivolto più volte alla compagna, al punto che non molto tempo fa Patrizia aveva sporto contro il marito una denuncia per violenze. Sembra che in un momento di rabbia, l’uomo sia arrivato a minacciarla dicendole che le avrebbe tagliato la testa.
Fermato nel forlivese, Gaetano Tripodi ha negato ogni responsabilità nella morte dell’ex compagna. Al sostituto procuratore Assunta Cocomello, che ieri lo ha interrogato nella questura di Forli, l’uomo ha detto di non essere stato a Roma la notte dell’omicidio e di essere partito nella tarda mattinata di ieri con il camion per un giro di consegne di ricambi d’auto in Emilia Romagna. La sua macchina, una Citroën, è stata trovata dagli inquirenti a Monterotondo Scalo, nel parcheggio della ditta di trasporti per la quale Tripodi lavora, e viene adesso passata al setaccio dalla polizia scientifica alla ricerca di tracce utili per le indagini. Stessa cosa per il camion con il quale Tripodi viaggiava e che adesso è stato posto sotto sequestro. Gli inquirenti sono convinti che l’autotrasportatore, originario di Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, menta quando afferma di non essere stato nella capitale nelle ore in cui Patrizia veniva uccisa in quel modo terribile e in queste ore avrebbero raccolto prove sufficienti che dimostrerebbero proprio il contrario. Un ulteriore aiuto alle indagini potrebbe infine arrivare ancora una volta dal cellulare della vittima. L’analisi dei tabulati potrebbe infatti dire se Tripodi l’aveva chiamata nelle ore precedenti il delitto, magari per fissarle un appuntamento.

 

Tagliò la testa alla moglie: condannato a trent’anni (il Giornale – 17 aprile 2007)
Ha ucciso la moglie, tagliandole la testa. Gaetano Tripodi, 41 anni, è stato condannato a trenta anni di prigione per l’omicidio della consorte. L’uomo, secondo i giudici, uccise a coltellate Patrizia Silvestri, di 49 anni. La sentenza è stata emessa ieri dal gup Maurizio Silvestri che ha giudicato l’autotrasportatore romano con il rito abbreviato, accogliendo la richiesta di condanna dell’imputato fatta dal pm Assunta Cocomello. Tripodi ha sempre negato di aver ucciso l’ex moglie, trovata senza vita nella notte tra il 2 e 3 maggio in una stazione di servizio nel quartiere di Tor Bella Monaca.
Alla condanna per omicidio volontario, si è aggiunta per Tripodi anche l’aggravante delle sevizie per aver tagliato la testa della poveretta. Ad incastrare l’uomo secondo l’accusa fu il traffico del suo telefono cellulare, che dimostrava che si trovava nella stessa zona in cui venne assassinata la moglie. Ancora più grave il Dna dell’uomo prelevato che è stato trovato su un mozzicone di sigaretta rinvenuto nei pressi del cadavere. Delusi della sentenza si sono detti i difensori dell’imputato, Pierluigi Mancuso e Giovanni Principato, che hanno deciso di impugnare la sentenza.
«Eravamo sicuri – ha detto Mancuso – di aver fatto emergere le grosse pecche di un’inchiesta a senso unico. Tripodi non ha mai negato di aver incontrato l’ex moglie la sera in cui fu uccisa, ma di averla lasciata, prima di partire per Forlì con il suo camion dieci minuti dopo la mezzanotte, quando era ancora viva. Le discordanze sull’orario del delitto si sono risolte a sfavore del nostro assistito». A scatenare la furia omicida sarebbero stati i dissapori tra la coppia.

 

Gaetano Tripodi, satanista decapitò moglie/ Dopo 14 anni: “Massacrò altre due donne” (il Sussidiario – 4 luglio 2020)
Gaetano Tripodi, il satanista che decapitò l’ex moglie nel 2006 a Tor Bella Monaca, avrebbe massacrato altre due donne. La sconvolgente scoperta è stata fatta dopo la sua morte in carcere. Condannato all’ergastolo per aver tagliato la testa a Patrizia Silvestri, trovata cadavere in una stazione di servizio lungo via Casilina all’alba del 3 maggio 2006, è responsabile anche di un cold case che risale addirittura al 1998. Quell’anno sulla spiaggia di Rosolina Mare vennero trucidate due donne, Elisa Marcon e la figlia adottiva Cristina De Carli. Una scia di sangue unisce dunque Roma e Rovigo secondo quanto emerso di recente. Come riportato dal Gazzettino, la sezione omicidi della squadra mobile della Questura di Roma e la polizia scientifica sono riusciti a risalire al Dna di Gaetano Tripodi, che tra l’altro si è sempre dichiarato innocente per l’omicidio dell’ex moglie, e ad attribuirgli la responsabilità di quell’efferato duplice delitto. La scoperta è avvenuta dall’analisi genetica di alcuni mozziconi di sigaretta che furono trovati sulla scena del crimine.
Gaetano Tripodi fu condannato all’ergastolo per il macabro omicidio dell’ex moglie. Un mese fa è morto in carcere per cause naturali. Come da pressi, è stato prelevato il suo profilo genetico che poi è stato caricato nella banca dati della polizia criminale che dal 2016 custodisce i profili di tutte le persone arrestate per qualsiasi crimine. Il genetista forense Enrico Maria Pagnotta al Gazzettino ha spiegato che questa era una pratica inusuale nel 2006, infatti il Dna di Tripodi fu confrontato solo con i reperti dell’omicidio di Tor Bella Monaca. Ora la procura di Rovigo ha aperto un fascicolo d’indagine, delegando ai carabinieri il compito di ricostruire il massacro in cui morirono madre e figlia. Il camionista, che all’epoca aveva fondato una setta chiamata gli “Eletti di Satana”, avrebbe quindi assassinato a sprangate in testa le due donne nel chiosco sulla spiaggia gestito dalle stesse. Di Gaetano Tripodi ha parlato l’avvocato Giacomo Marini: «Quando lo incontrai in carcere per concordare la difesa per l’omicidio dell’ex consorte era un uomo tranquillo, apparentemente incapace di tanta violenza».


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