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Franco Capone, 46 anni, carrozziere, padre. Già denunciato per aver minacciato l’ex moglie con un’ascia, la uccide a colpi di pistola e si suicida accanto a lei.

Taurisano (Lecce), 29 Luglio 2013

ciurliaHa vinto il risentimento sulla rassegnazione. I figli disertano il funerale. 


Titoli & Articoli

Il Senato cancella l’arresto per stalking (Diritti Globali – 30 luglio 2013)
Nel giorno in cui un’altra donna è stata massacrata da chi pretendeva di amarla, invece di nuovi provvedimenti in loro difesa, sulle italiane arriva una nuova doccia fredda: gli stalker rischiano infatti di non scontare più la custodia cautelare in carcere o agli arresti domiciliari. Il motivo? All’interno del dl carceri in commissione Giustizia al Senato è stato accolto circa dieci giorni fa da tutta la maggioranza, con parere favorevole del governo, l’emendamento che sposta il tetto per il carcere preventivo dai 4 ai 5 anni. Peccato che per gli stalker la pena prevista, salvo casi specifici, vada da sei mesi a 4 anni.
«È l’ennesima dimostrazione che le donne e la violenza su di loro non è un argomento che interessa. È un dato di fatto che nemmeno l’allontanamento dell’aggressore, dello stalker, è un provvedimento che viene preso a sufficienza, eppure è semplice. Si lascia fare, si lascia correre e si continua a lasciarle morire». Giulia Bongiorno, avvocato, ex deputato e fondatrice di Doppia difesa, associazione per le donne vittime di maltrattamenti, è drastica. Ma non è l’unica stupita e contrariata. Sono molti ora, in commissione Giustizia della Camera quelli che chiedono a gran voce di cambiare il testo del decreto anche per evitare che si compia «l’ennesimo errore». Il provvedimento, secondo il Pd, andrebbe comunque rivisto per tornare «allo spirito originario proposto dal governo».
Dopo Cristina, inseguita e uccisa a Massa Carrara, ieri un’altra donna è stata ammazzata dall’ex marito a Taurisano in provincia di Lecce. Si chiamava Erika Ciurlia, è stata punita come altre quest’anno nel nostro Paese per aver deciso di andarsene, di chiudere un rapporto, di separarsi.
Lui, Franco Capone carrozziere, 46 anni, lei 43, collaboratrice domestica, avevano vissuto assieme un quarto di secolo mettendo al mondo tre figli prima che lei, stanca di soprusi, decidesse di separarsi. Erika un paio di mesi fa era tornata a vivere, insieme alle due figlie di 25 e 5 anni, a casa dei genitori. Il figlio diciottenne, invece, era rimasto col padre e si trovava lì quando, ieri mattina, ha sentito all’improvviso i colpi di pistola. È corso al piano inferiore della villetta e ha trovato a terra i corpi dei genitori. Franco Capone era conosciuto in paese come un uomo mite, ma, quando la moglie a maggio aveva manifestato la volontà di separarsi, si era trasformato: aveva alzato la voce, aveva impugnato un’ascia davanti agli stessi poliziotti chiamati in soccorso. Erika lo aveva denunciato e nelle settimane successive poliziotti e carabinieri avevano perquisito più volte la casa dell’uomo in cerca
di armi. Nulla. Lui, davanti agli agenti, non mostrava ira. «Io la amo — ripeteva — e non posso vivere lontano dai miei figli». Fingeva calma, ma dentro preparava lucidamente la vendetta. Secondo gli inquirenti, infatti, avrebbe premeditato il delitto. Si sarebbe procurato l’arma e poi, con tono gentile per non farla sospettare di nulla, ha invitato la moglie a casa con una scusa.

Omicidio-suicidio, s’indaga per scoprire da dove arrivi la pistola Tokarev di Capone (Lecce Prima – 30 luglio 2013)
L’arma sarà consegnata ai Ris di Roma per i rilievi scientifici. La matricola non è stata abrasa, ma è stata importata illegalmente. I carabinieri sospettano che l’uomo se la fosse procurata di recente, proprio per portare a termine l’insano gesto. Domani l’autopsia e poi i funerali, che saranno separati

Risale al 12 maggio scorso un episodio inquietante, un gesto isolato, ma che pure avrebbe in qualche modo potuto far presagire il tremendo epilogo. Franco Capone, l’uomo di 46 anni di Taurisano che ieri ha ucciso a pistolettate l’ex moglie Erika Frida Ciurlia, di 43, quel giorno, nel corso di una lite, aveva impugnato un’accetta e minacciato la donna. Erano intervenuti sul posto gli agenti di polizia del commissariato locale. Lei non aveva sporto formalmente denuncia, ma l’episodio aveva sancito, di fatto, la separazione definitiva. Erika Ciurlia era andata a vivere in casa della madre, con le figlie di 25 e 5 anni. Franco Capone era rimasto in quell’abitazione di via IV Novembre, con il figlio 18enne.

Da un’accetta, oggetto d’uso comune, acquistabile presso qualsiasi ferramenta, a una pistola, però, il passo è davvero lungo. Come se l’è procurata, Capone? E da quanto tempo l’aveva con sé? Gli investigatori dei carabinieri, ai quali sono delegate le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Giovanni Gagliotta, non hanno ancora elementi certi, ma solo impressioni. E fra queste, vige quella secondo cui Capone potesse essersi procurato l’arma da poco. Si tratta di una Tokarev calibro 7.62, con matricola ben visibile, ma comunque importata illegalmente perché non risulta censita nelle banche dati. Potrebbe averla rimediata proprio per portare a termine l’insano gesto.

Ma da dove arriva? E da chi potrebbe essersela procurata, atteso che Capone non era affatto un malavitoso? La sua fedina, immacolata, su di lui, mai un sospetto per qualche illecito. Il canale d’importazione potrebbe essere quello di armi e droga che lega l’Albania al Salento. La pistola, potrebbe quindi essere finita, almeno in prima istanza, nelle mani di organizzazioni criminali locali. D’altro canto, si tratta di una pistola fabbricata in passato nell’ex Unione Sovietica e in altri Paesi dell’Est. Più dettagli potrebbero giungere una volta che l’arma sarà analizzata dai Ris di Roma. Può darsi che si trovi in Italia da anni e che sia anche stata impiegata in passato.

I carabinieri stanno quindi cercando di capire soprattutto da quali mani sia passata, prima di giungere in quelle del 46enne. Non un’opera semplice, perché Ciurlia era molto noto a Taurisano e nel circondario, per via delle sue molteplici attività. In passato aveva lavorato come elettrauto con il fratello. Poi, avendo maturato passione per i cavalli, di recente si stava dividendo fra un maneggio e la riparazione di auto, di cui faceva anche compravendita.Insomma, una persona alla quale non mancavano le conoscenze per fari indirizzare verso determinati ambienti, eventualmente l’avesse voluto. Un altro interrogativo che si pongono gli investigatori in queste ore, è perché, ieri, la donna si fosse recata in casa di Capone. Probabilmente, un tentativo di dialogo, un appuntamento fissato per parlare e capire come andare avanti. Ma per lei s’è rivelata una trappola.


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