Ernesto Cecchinato, 95 anni, ingegnere e imprenditore in pensione, pittore, padre. Uccide la moglie con un colpo di pistola al cuore e si suicida
Mestre (Venezia), 20 Ottobre 2015
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Omicidio-suicidio a Mestre, parla il tassista: “Gli ho detto: vi aspetto. Lui mi ha mandato via” (Leggo – 22 ottobre 2015)
MESTRE – Il cuore di Ernesto Cecchinato ha smesso di battere quando era da poco passata la mezzanotte. Il novantacinquenne che alle 9.50 di martedì mattina ha ucciso la moglie nella hall dell’ospedale dell’Angelo con due colpi di pistola, sparandosi poi alla tempia, ha raggiunto dunque Loredana Pedrocco. Marito e moglie, entrambi gravemente malati, avevano pianificato tutto con incredibile lucidità scrivendo una toccante lettera alle figlie, un gesto d’amore, una sorta di “dolce” testamento.
«Non vogliamo essere di peso a nessuno» c’era scritto nella lettera che Loredana Pedrocco ha sistemato nella borsetta prima di partire con il marito per Mestre. I due vivevano da alcuni anni in albergo, d’estate a Jesolo e d’inverno all’hotel Venezia di Abano Terme. L’altra mattina hanno chiamato un taxi e si sono fatti accompagnare all’ospedale di Mestre.
L’AMICO E L’ULTIMO INCONTRO Mario Michieletto, 97 anni, della nota famiglia di costruttori di strade che ancora oggi è attiva sul territorio: «Ho visto Ernesto per l’ultima volta una decina di giorni fa. Faceva freddino e quindi non ci siamo seduti sulle panchine ma siamo rimasti in macchina a parlare per oltre un’ora. Col senno di poi credo che abbia voluto quell’incontro per darmi il suo addio». Ernesto sentiva quasi ogni giorno Michieletto al telefono: «Un giorno sì e un giorno no la sua chiamata arrivava puntuale al telefono. Si lamentava continuamente negli ultimi tempi. La malattia lo aveva devastato, mi diceva che gli sembrava di essere diventato una sorta di martire ormai. E con lui anche la moglie. Si capiva che non ce la faceva davvero più a sopportare ancora molto la situazione».
IL TASSISTA E LA FRASE PREMONITRICE Francesco Pelizza, tassista di Abano che li ha portati a Mestre racconta del viaggio. «Appena scesi dal taxi, mi sono offerto di attenderli lì – ricorda con voce ancora scossa -; lui si è voltato verso di me e ha detto: vatti a prendere un caffè, non occorre che aspetti nell’atrio»…