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Enrico Simone Ferrari, 70 anni, operaio in pensione, nonno. Uccide la nuora a coltellate. Muore in attesa del processo

Villa di Tirano (Sondrio), 8 Aprile 2016


Titoli & Articoli

Nonno uccide la nuora a coltellate: “Non mi faceva vedere i nipotini” (Leggo – 9 aprile 2016)
«Apritemi. Dovete arrestarmi perché poco fa ho ucciso mia nuora», ha detto al piantone della caserma dei carabinieri di Tirano quando ha suonato il campanello la notte scorsa. Enrico Simone Ferrari, 70 anni, operaio in pensione, ha ammazzato a coltellate Moira Giacomelli, 43 anni, al termine dell’ennesimo litigio perché la donna, rimasta vedova dallo scorso dicembre, da tempo si sarebbe rifiutata di fare vedere i due bambini ai nonni paterni.
E ieri sera, attorno alle 21.30, la vittima sarebbe stata sorpresa dal suocero a caricare in auto alcune masserizie dall’appartamento al secondo piano di una piccola palazzina (al primo vivono i suoceri), che un tempo occupava col marito venuto a mancare all’improvviso lo scorso inverno, perché aveva deciso qualche tempo fa di tornare definitivamente a vivere nell’ abitazione dei genitori, a Sondrio, dove al momento della tragedia si trovavano i figlioletti. Alla vista della nuora con alcuni oggetti prelevati dall’alloggio è nata una violenta discussione e il 70enne, in poco tempo, ha perso il controllo e, al culmine della lite, avrebbe colpito più volte Moira con un coltello da cucina, causandone il decesso in pochi minuti.
I rapporti fra lei e i suoceri, per la verità mai risultati particolarmente buoni, secondo diverse testimonianze raccolte a Villa di Tirano, il paese della Valtellina a pochi chilometri dal confine con la Svizzera, teatro del dramma familiare, si erano ulteriormente deteriorati da quando era morto, stroncato da un infarto, Simone, il marito della donna uccisa e papà dei due piccoli che, in pochi mesi, sono pertanto rimasti orfani di entrambi i genitori. L’omicida, una volta varcato il portone della caserma dei carabinieri, ancora sporco di sangue, non ha esitato un solo secondo a confessare al capitano Luca Mechilli quanto avvenuto all’interno dell’edificio di via Sonvico.
Il suo interrogatorio, alla presenza dell’avvocato di fiducia e del magistrato di turno della Procura di Sondrio, Giacomo Puricelli, al quale ha reso piena confessione ammettendo le proprie responsabilità, è proseguito per l’intera notte, finché il pensionato è stato condotto nel carcere del capoluogo, in via Caimi con l’ accusa di omicidio volontario. L’assassino, senza esitazioni, ha fornito le indicazioni agli investigatori del Nucleo operativo della Compagnia di Tirano sul luogo dove era avvenuto l’omicidio, in breve tempo raggiunto anche da una squadra del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Sondrio per avviare i primi rilievi. I militari hanno effettuato gli accertamenti tecnici del caso volti a ricostruire l’esatta dinamica del fatto di sangue. Tuttavia le indagini volte a definire gli esatti contorni della delicata vicenda sono solo alle battute iniziali. Nelle prossime ore, nella camera mortuaria dell’ospedale del capoluogo valtellinese, verrà eseguita l’autopsia di Moira Giacomelli la quale lavorava nella Casa di riposo di Villa di Tirano, dove nel tempo aveva saputo raccogliere la stima dei numerosi ospiti che assisteva.

Moira cercò di difendersi e scappare (la Provincia Unica – 13 maggio 2016)
Depositata l’autopsia: 28 le coltellate rinvenute ma sono molte di più quelle inferte alla donna Il medico: «Non è possibile stabilire se ha agito un solo soggetto e se le ferite si devono alla stessa arma»
Ventotto coltellate inferte ma sarebbero molte di più perchè in alcuni casi i colpi hanno solo lacerato i vestiti, in altri hanno infierito più volte nello stesso punto. Si è difesa come ha potuto Moira Giacomelli dall’aggressione del suocero Enrico Simone Ferrari. La donna, 43 anni, un fisico esilissimo, con le braccia si è fatta scudo mentre il 70enne la colpiva infierendo su di lei con la lama di un coltello, lunga 13 centimetri e larga due. Ha tentato di scappare, girando le spalle al suo aggressore. Così almeno parrebbe leggendo la dettagliata relazione dell’anatomopatologa incaricata dalla Procura di stabilire le cause della morte della giovane mamma di Sant’Anna, uccisa la sera dell’8 aprile scorso a Villa di Tirano.
Un furia omicida, dunque, quella che si è abbattuta su Moira, che stride con l’immagine dell’uomo sofferente e malato di cuore (Ferrari in passato ha subito un trapianto di cuore) che la difesa si affanna a sostenere chiedendo per lui gli arresti domiciliari. Molti dei fendenti inferti dal Ferrari hanno interessato organi importanti: polmoni, milza, fegato, aorta addominale e soprattutto carotide. La coltellata alla giugulare – ma bisognerebbe parlare al plurale perchè il medico ha individuato una ferita da punta e una ferita da lama – ha fatto finire a terra Moira, che è morta praticamente dopo pochi minuti di agonia. La donna ha cercato di scappare o comunque di proteggersi, solo così si spiegano i colpi riscontrati al fianco e sulla schiena.
«Sulla base delle risultanze autoptiche – si legge testualmente nella relazione – non è possibile stabilire se le lesioni siano state inferte tutte dal medesimo soggetto e dalla medesima arma (anche se i fendenti sono compatibili con il coltello in sequestro)», afferma il medico lasciando così margini di manovra per l’inchiesta che è tuttora in corso e che dovrà escludere la presenza sulla scena delitto di altre persone. Non a caso proprio mercoledì i Ris di Parma si sono recati sulla scena del crimine per analizzare le macchie di sangue e avanzare una possibile dinamica dei fatti.
Il medico dice anche nelle sue conclusioni di non essere in grado di stabilire neppure l’esatta ora esatta del decesso, che comunque non può essere collocata prima delle 20, orario in cui Moira arrivò in quella casa per prendere un cambio d’abiti e dopo le 22, ora in cui giunsero in quella casa i soccorsi allertati dai carabinieri, che poco prima ascoltarono in caserma l’ampia confessione del suocero-killer.


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In memoria di

E’ morto Enrico Ferrari, aveva ucciso Moira (prima la Valtellina – 30 agosto 2017)
E’ spirato in ospedale a Sondalo. Si è spento al Morelli il suocero assassino
E’ morto oggi all’ospedale Morelli di Sondalo Enrico Ferrari di Villa di Tirano, l’uomo che nell’aprile del 2016 aveva ucciso a coltellate la nuora Moira Giacomelli a Villa. Ferrari, 71 anni, era ricoverato da alcuni mesi dopo il peggioramento delle sue condizioni di salute. L’uomo nel maggio scorso aveva lasciato il carcere di Opera per gli arresti domiciliari, misura concessa per le sue precarie condizioni.

Muore Ferrari, il suocero omicida. Niente processo (la Provincia Unica – 31 agosto 2017)
Reo confesso dell’uccisione a coltellate della nuora Moira, si è spento all’ospedale.
Il caso aveva sconvolto la provincia: durante una violenta lite, l’ennesima, un uomo di Villa di Tirano, Enrico Simone Ferrari, aveva ucciso a coltellate la nuora Moira Giacomelli. Poco dopo aveva confessato tutto ai Carabinieri. Era l’8 aprile del 2016. Da quel momento l’uomo, 71 anni, era accusato di omicidio e avrebbe dovuto sottoporsi al processo. Le sue precarie condizioni di salute, però, si sono fatte sempre più gravi e l’altra sera l’indagato è morto in un letto dell’ospedale Morelli di Sondalo. Il processo non ci sarà. «Estinzione del reato per morte del reo» recitano burocraticamente i documenti relativi al procedimento. Si chiude così la vicenda dell’omicidio della mamma di 43 anni per mano del nonno dei suoi due figli. Moira era da poco vedova proprio del figlio dell’omicida, Simone Massimiliano, stroncato da un’aneurisma. Un po’ il dolore per il lutto, un po’ i rapporti conflittuali con i suoceri, la donna aveva deciso di lasciare la casa dei Ferrari, a Villa di Tirano, per tornarsene a Sondrio da sua madre. Sembra che i problemi fossero soprattutto tra lei e la suocera, più che con il suocero.
Tutto sommato tra Moira e Simone Ferrari i rapporti erano anche abbastanza civili. Ma è la brace che cova sotto la cenere.
E quella sera, al primo refolo di vento, sono divampate le fiamme. I due si sono incrociati sul pianerottolo: lei scendeva per andare a lavorare (aveva il turno di notte in casa di riposo), lui stava uscendo di casa.
Come siano andate poi le cose è stato lo stesso indagato a raccontarlo al giudice che lo aveva interrogato dopo l’arresto. «Le chiesi dei miei nipoti, di come stavano e lei mi disse con aria di sfida che non dovevo immischiarmi in faccende non mie – le parole di Enrico Simone Ferrari -. E quando mi sono sentito dire che non li avrei più rivisti… ho visto nero. E l’ho uccisa». Preso un coltello da cucina, l’uomo ha colpito ripetutamente la donna, lasciandola a terra sul pavimento coperto di sangue.
Sotto choc, il suocero, a quel punto, prima ha chiamato la moglie sul cellulare e le ha detto di quello che aveva appena fatto. Poi, ancora tutto sporco di sangue, ha suonato alla caserma dei Carabinieri di Tirano e ha raccontato tutto. A quel punto sono scattate le manette. Ben presto però erano emerse le cattive condizioni di salute dell’uomo e si era capito che non avrebbe potuto sopportare un processo. E si è andati avanti da un rinvio all’altro. Fino alla notizia dell’altra sera.