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Dridi Faouzi, 52 anni, padre. Uccide la moglie a bastonate. Ergastolo

Messina, 4 Settembre 2015

dridi_faouziLei è rientrata troppo tardi e lui, che voleva tornare in Tunisia, l’ha massacrata con una ferocia inaudita. Poi le ha messo un lenzuolo addosso e si è occupato delle quattro figlie. La mattina dopo, con le valigie, si è presentato al Commissariato: “Ho fatto una sciocchezza”.


Titoli & Articoli

A Messina “picchiata e uccisa perché non avevano avuto figli maschi” (Quotidiano Nazionale – 29 giugno 2016)
Una nuova perizia medico legale è stata disposta nel processo, in Corte d’ Assise, per l’ omicidio di Omayma Benghaloum, la mediatrice culturale tunisina uccisa a colpi di bastone al culmine di un litigio nella sua abitazione di Sperone il 4 settembre 2015. Accusato di omicidio il tunisino Faouzu Dridi, marito della donna. Il processo è ormai entrato nel vivo con l’ esame dei familiari della giovane mediatrice culturale che lavorava a fianco degli agenti dell’ ufficio immigrazione della Questura in occasione dello sbarco di migranti. Anche l’ ultima sera era stata impegnata fino a tardi per l’ arrivo di una nave di migranti.
Dopo la testimonianza della madre della giovane tunisina, sentita nella precedente udienza, ieri sono stati sentiti il padre ed il fratello. Quest’ ultimo in particolare ha confermato i dissapori tra Omayma ed il marito, era deluso per il mancato arrivo di un figlio maschio, la coppia ha avuto quattro bambine.

 

Messina: processo contro l’assassino di Omayma, il Cedav onlus si è costituito parte civile (Stretto Web – 14 settembre 2016)
“Dall’aprile 2016 è in corso il processo per il femminicidio di Omayma Benghaloum, in cui il Cedav onlus si è costituito parte civile. L’assassino è il marito della donna, Faouzu Dridi. E’ stato fin qui un percorso faticoso e complesso in quanto la costituzione di parte civile è stata ostacolata dal parere sfavorevole del P.M.. La costituzione di parte civile del Cedav onlus non è un atto formale, ma fortemente politico e di civiltà, tesa a ribadire che un omicidio di una donna non è solo un fatto delittuoso con nessuna connotazione di genere, ma ci riguarda tutti e tutte. Troppe volte in questo tipo di processi in aula si trovano solo gli imputati e i loro avvocati.
Le famiglie delle vittime, spesso, non trovano nelle aule dei tribunali la presenza di donne necessarie a dargli la forza a sopportare la difficoltà di processi dove la vita della donna uccisa viene passata sotto la lente di ingrandimento molto di più di quella degli imputati.
Frasi non vere e pesanti sono state profferite dall’imputato sulla vita di Omayma, sulla sua scelta di volersi separare perché innamorata di altro uomo. Omayma era una donna lavoratrice e stimatissima da tutta la comunità, dedita al lavoro e alla famiglia. 
Se è vero che per ogni donna uccisa siamo tutte parte lesa, serve dimostrarlo anche con la presenza nelle aule dei tribunali.
La prossima udienza si terrà giovedì 15 Dicembre c.a.. Abbiamo fin ora lottato per salvaguardare il nome di Omayma e il diritto delle sue figlie di avere un futuro sereno, nonostante tutto, oggi protette in una comunità.
Abbiamo lottato perché Omayma, le sue scelte di vita, la sua forza e le sue fragilità, vengano difese e preservate e affinché la vittima e le sue scelte di vita non vengano usate come giustificazione di atti ingiustificabili.
Noi del Cedav onlus chiediamo l’aiuto di tutte le donne e di tutti gli uomini che, nella nostra città, condividono questa nostra scelta, ad essere fisicamente con noi il 15 dicembre in Corte d’Assise e nelle udienze successive per rivendicare il diritto alla libertà di tutte le donne, alla libertà di vivere. Essere in tribunale vuol dire essere ciascuna di noi Omayma ma anche …..tutte quante le donne uccise per mano di uomini, testimoni silenziose in carne ed ossa. Tutte insieme possiamo essere una forza! La forza del cambiamento della mentalità”
. E’ quanto scrive in una nota per CEDAV Onlus – Messina Avv. Carmen Currò- Presidente e l’Avv. Maria Gianquinto, costituita nell’interesse del Cedav Onlus

 

Messina, uccise la moglie nel 2015: condannato all’ergastolo (Nuovo Sud – 20 gennaio 2017)
La Corte d’Assise di Messina ha condannato alla pena dell’ergastolo Faouzi Dridi, tunisino, nel processo per l’omicidio della moglie Omayma Benghaloum, 33 anni, mediatrice culturale tunisina, uccisa nella sua abitazione di Messina il 4 settembre 2015. L’uomo e’ accusato di averla uccisa colpendola con un bastone al culmine di una lite. I giudici lo hanno condannato anche al risarcimento alle parti civili da liquidarsi in separata sede disponendo anche una provvisionale di 10.000 euro per ogni familiare costituitosi parte civile. Inoltre per il Cedav Onlus “Centro donne antiviolenza” la Corte ha liquidato una provvisionale di 2500 euro. Le motivazioni della sentenza si conosceranno tra 90 giorni. Il pubblico ministero Piero Vinci aveva concluso il suo intervento chiedendo la condanna del carcere a vita. Prima della sentenza, l’assassino ha chiesto perdono. Omayma e’ stata uccisa di notte nell’abitazione di Sperone, villaggio della zona nord di Messina. Da circa un mese lavorava a fianco dei poliziotti dell’ufficio stranieri. Quel giorno era stata impegnata fino a notte fonda per l’accoglienza di circa 800 migranti. Una volta tornata a casa era scoppiata la lite con il marito. L’uomo avrebbe manifestato l’intenzione di tornare in Tunisia. I lavori saltuari, la gelosia, l’insofferenza per quella vita avevano fatto maturare l’idea di partire. Prospettiva non gradita dalla moglie. Dopo il delito, all’alba, l’uomo insieme alle figlie si era presentato in commissariato. Quattro i figli che all’epoca dei fatti avevano dai 2 ai 12 anni.

Omicidio Omayma, confermato ergastolo per il marito (Quotidiano Nazionale – 3 ottobre 2017)
La Corte d’Assise d’Appello di Messina ha confermato la sentenza di primo grado per Dridi Faouzi che, il 4 settembre del 2015, uccise a bastonate la povera Omayma Benghaloum. Il sostituto procuratore generale Felice Lima aveva chiesto la conferma dell’ergastolo inflitto in primo grado all’uomo. Sono state quindi confermate tutte le statuizioni civili e i risarcimenti decisi dai giudici di primo grado.


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