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Davide Troilo, 32 anni, ingegnere e imprenditore, padre separato. Sequestra, picchia e accoltella l’ex fidanzata. Al giudice dice che la ragazza si è sgozzata da sola. Condannato in via definitiva a 30 anni

Pescara, 2 Dicembre 2016


Titoli & Articoli

Lei lo lascia, lui la uccide a coltellate: Jennifer muore a 26 anni (Leggo – 2 dicembre 2016)
Femminicidio questa mattina a Pescara. Si è verificato in un’abitazione del quartiere Fontanelle. Secondo le prime notizie l’uomo avrebbe litigato con la ex fidanzata 26enne, Jennifer Sterlecchini, e, nel corso della discussione, la situazione sarebbe degenerata. Preso un coltello, Davide Troilo, di 32 anni, avrebbe colpito a morte la vittima.L’omicidio in un appartamento in via Acquatorbida. Anche l’uomo, ferito in modo grave, è stato ricoverato in codice rosso all’ospedale civile del capoluogo adriatico. Sull’episodio, di cui al momento non si conoscono altri particolari, indagano i carabinieri della Compagnia di Pescara. Sul posto presenti anche i sanitari del 118.
“LEI LO AVEVA LASCIATO DA POCO” Lei lo aveva lasciato e pochi giorni fa era andata via dalla casa dove vivevano, un’ abitazione di due piani a Pescara all’angolo fra via Acquatorbida e via Vicenza. Oggi Jennifer era tornata a prendere le sue cose, i due hanno cominciato a discutere, a quel punto lui ha chiuso la porta impedendo di entrare alla madre di lei, accorsa dopo aver sentito le urla.
La ragazza è stata raggiunta da diversi fendenti, i Carabinieri l’hanno trovata senza vita sul pavimento dell’ingresso. Accanto a lei, a terra, il giovane, ferito dopo aver tentato il suicidio con lo stesso coltello, ma arrivato cosciente in ospedale. Le sue condizioni non sono ritenute gravi, tanto che potrebbe essere trasferito nella Caserma dei Carabinieri per essere ascoltato. A lanciare l’ allarme è stato un vicino di casa richiamato dalle urla della madre di Jennifer. Indagano i Carabinieri del Nucleo investigativo di Pescara, diretti dal maggiore Massimiliano Di Pietro.
LA RICOSTRUZIONE C’è stata una lite, poi lei ha preso un coltello e, in un primo momento, si è ferita da sola al collo. Questo l’inizio della ricostruzione fornita da Davide Toilo nel corso dell’interrogatorio davanti al pm. L’uomo – che ha una ditta di assistenza tecnica per ascensori – ha raccontato che la ragazza, raggiunta la casa in cui fino a pochi giorni fa i due vivevano insieme con l’intenzione di riprendere le sue cose, non avrebbe voluto restituirgli un tablet che Troilo utilizzava per lavorare.
A quel punto l’uomo si sarebbe rifiutato di restituire un computer e ne sarebbe nata una lite vera e propria. I due si sarebbero spinti a vicenda, scivolando a terra a causa del pavimento bagnato. La ragazza a quel punto avrebbe preso un coltello in cucina e, dicendo di non farcela più a vivere in quel modo, si sarebbe ferita al collo. Lui, allora, sempre secondo quanto riferito al pm, avrebbe preso un altro coltello e si sarebbe ferito al collo. La ragazza, poi, lo avrebbe colpito all’addome e lui avrebbe inferto a lei un colpo al collo in profondità ed altri sul corpo. L’uomo non ricorda gli istanti successivi. Il suo legale, Davide Antonioli, lo ha definito scosso e provato. Il 32enne ha anche pianto durante l’interrogatorio. I due erano fidanzati da circa tre anni, poi, alcuni giorni fa, la 26enne aveva interrotto la relazione.

Jennifer Sterlecchini uccisa a Pescara dall’ex Davide Troilo: segni di percosse sul corpo (Blitz – 3 dicembre 2016)
Ecchimosi e lividi. I segni di percosse sul corpo di Jennifer Sterlecchini, uccisa a 26 anni la mattina del 2 dicembre, erano evidenti. Una, due, tre e ancora altre coltellate sul suo corpo e una, fatale, sul collo. Ad infierire sul corpo di Jennifer il suo ex fidanzato, Davide Troilo, 32 anni. Un omicidio nato al termine di una violenta lite tra i due ex fidanzati, con Troilo descritto come una persona opprimente e possessiva, anche se prove di precedenti maltrattamenti e violenze non sembrano esserci.
I due giovani erano fidanzati da circa tre anni e da pochi giorni Jennifer aveva deciso di interrompere la relazione. La mattina di venerdì 2 dicembre la ragazza si reca all’abitazione che aveva condiviso con Davide per riprendere alcuni oggetti personali, ma i due iniziano a litigare. Davide chiude a chiave la porta e inizia la colluttazione, estrae il coltello e inizia a pugnalarla. All’esterno della casa c’era la madre della giovane, che aveva accompagnato la figlia. A lanciare l’allarme è stato un vicino di casa, richiamato dalle urla della ragazza che gridava “Mamma aiutami, mi sta ammazzando” e della madre, poi svenuta in strada.
Dopo il primo sopralluogo del medico legale Ildo Polidoro, eseguito venerdì nell’abitazione, ulteriori chiarimenti arriveranno dall’autopsia. Il pm Silvia Santoro dovrebbe conferire l’incarico martedì. Sempre la prossima settimana nell’abitazione di via Vicenza, al confine tra Pescara e San Giovanni Teatino (Chieti), arriveranno i carabinieri del Ris di Roma, per una serie di accertamenti con tecniche particolari, finalizzati a completare il quadro investigativo. Intanto Troilo è in ospedale e in stato di arresto con l’accusa di omicidio volontario, con i carabinieri che lo piantonano a vista. Le ferite dell’uomo sono giudicate guaribili in 15 giorni e già lunedì 5 dicembre sarà interrogato dal gip Antonella Di Carlo. Troilo è già stato interrogato venerdì in ospedale e al pm Silvia Santoro ha raccontato la sua versione dei fatti, affermando che la discussione sarebbe nata per un computer ed un tablet che i due avevano in comune. Troilo, che ha una piccola ditta operante nel settore degli ascensori, ha affermato che al culmine della lite la ragazza si sarebbe ferita per prima con una coltellata alla gola. Lui, allora, sempre secondo quanto riferito al pm, avrebbe emulato il suo gesto. La giovane, poi, lo avrebbe colpito all’addome e lui le avrebbe inferto un colpo al collo in profondità ed altri sul corpo.

 

Delitto Jennifer Sterlecchini, l’ex si difende: “Si è sgozzata da sola” (FanPage – 5 dicembre 2016)
L’uomo davanti ai pm ha sostenuto che è stata la stessa ragazza a uccidersi al culmine della lite per un tablet. Una ricostruzione contestata dagli inquirenti in base agli elementi ritrovati sulla scena del crimine.
Sono due ricostruzioni diametralmente opposte quelle su cui i giudici del Tribunale di Pescara saranno chiamati a decidere per il caso della morte di Jennifer Sterlecchini, la ragazza sgozzata in casa del suo ex fidanzato, venerdì scorso, in via dell’Acquatorbdida, dove era andata a prendere la sua roba dopo la rottura  del loro rapporto.
“Mamma, aiutami. Mi sta ammazzando! Mi sta ammazzando!”, avrebbe urlato la 26enne secondo il racconto della madre che era andata con lei ma era rimasta chiusa fuori dalla casa dove sarebbe nata un violento diverbio tra i due ex fidanzati. Proprio la lite è l’unica cosa in comune tra le due ricostruzioni di quanto avvenuto nell’abitazione.
Davide Troilo l’uomo di 32 anni che ora è in carcere e deve rispondere dell’accusa di omicidio, infatti davanti al pm titolare dell’indagine la sera stessa aveva sostenuto che era stata la ragazza a sgozzarsi da sola con un coltello da cucina al culmine della lite. Troilo, nel dettaglio, aveva raccontato che in seguito ad una discussione con Jennifer, cominciata per via della restituzione di un tablet comprato insieme, lei lo avrebbe spinto e lui avrebbe fatto altrettanto, i toni sarebbero diventati via via più accesi e infine lei avrebbe afferrato un coltello colpendosi alla gola.
Il 32enne oggi è stato interrogato per un’ora dai magistrati abruzzesi nel reparto per detenuti dell’ospedale Santo Spirito di Pescara, dove si trova per le ferite riportate in seguito alla colluttazione o, secondo gli inquirenti, per il presunto tentativo di togliersi la vita dopo essersi reso conto della morte della vittima. I pm hanno imposto il massimo riserbo sulla vicenda quindi non si sa se l’uomo oggi abbia risposto al gip Antonella Di Carlo, alla presenza del pm Silvia Santoro e dell’avvocato della difesa Davide Antonioli, e se abbia confermato la sua versione dei fatti. Ad ogni modo la ricostruzione del 32enne non sarebbe compatibile con gli elementi ritrovati sulla scena del crimine dagli inquirenti che dunque sono pronti a smentirlo davanti al giudice.


OMICIDIO JENNIFER STERLECCHINI, DAVIDE TROILO: “VIVRÒ CON IL RIMORSO, NON RIESCO A PERDONARMI” (ABR24 – 24 gennaio 2018)
“Vivrò con il rimorso, non so neanche io perché è successo quello che è successo“. A parlare, nel corso dell’udienza del processo con rito abbreviato per la morte di Jennifer Sterlecchini, è stato l’ex fidanzato della ragazza Davide Troilo, imputato per omicidio volontario pluriaggravato, che in aula questa mattina ha rilasciato dichiarazioni spontanee.Non riesco a perdonarmi quale che sia la pena la dovrò scontare ma la pena maggiore è quella che mi porto dentro ha detto Troilo, per il quale il pm Anna Rita Mantini ha chiesto la condanna a 30 anni di reclusione. Una richiesta di condanna alla quale si è associato anche Roberto Serino, legale di parte civile per conto del fratello della vittima, Jonathan Sterlecchini.
Troilo ha mentito fin dall’inizio e invece di soccorrere Jennifer ha inscenato una presunta aggressione, cercando di mitigare la propria posizione processuale” ha detto l’avvocato Serino, che ha messo in rilievola lucidità e la volontà omicida dell’imputato, testimoniate dal fatto che le coltellate sono state inferte mentre Jennifer stava scappando“. In conclusione l’avvocato ha chiesto “una sentenza che non sia né di vendetta né esemplare, ma giusta ed equa, perché l’imputato la sua vera pena la sconterà dentro di lui“.
Dopo la parte civile è stata la volta della difesa dell’imputato, con il suo legale che ha chiesto la concessione delle attenuanti generica e l’esclusione delle aggravanti.

“La richiesta del pm è esagerata e non mi aspetto minimamente che il giudice possa accoglierla, ho chiesto l’insussistenza delle aggravanti e la concessione delle attenuanti generiche – ha detto il legale di Davide Troilo, l’avvocato Giancarlo De Marco, al termine dell’udienza preliminare – la pena potrà essere compresa al massimo tra i 16 e i 18 anni. Da quelle che sono le contestazioni non emergono aggravanti”.

Il legale di Troilo, in particolare, ha sottolineato  come l’accusa “supponga che l’omicidio sia avvenuto per futili motivi, ovvero perché la ragazza lo ha lasciato, ma ci sono diversi elementi che contrastano  questa tesi, come alcuni messaggi che i due ragazzi si sono scambiati, il fatto che lui fosse perfettamente d’accordo che lei andasse via e il fatto che lui avesse già preso un appuntamento con un’altra ragazza“. La sentenza del gup è attesa per le 16.30.

Omicidio Jennifer Sterlecchini, annullata condanna all’ex fidanzato Davide Troilo (Il Tempo – 18 settembre 2020)
Annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione, in relazione all`aggravante dei futili motivi, la sentenza di condanna a 30 anni di carcere a carico di Davide Troilo, l`uomo di 36 anni che il 2 dicembre del 2016, a Pescara,uccise con 17 coltellate l`ex fidanzata Jennifer Sterlecchini. Troilo era stato condannato in primo grado, con sentenza confermata in appello, per omicidio volontario aggravato da i futili motivi. Il suo legale, Giancarlo De Marco, ha presentato ricorso in Cassazione contestando l`aggravante dei futili motivi, la mancata concessione delle attenuanti generiche e il mancato accoglimento della richiesta di una nuova perizia psichiatrica per Troilo. Il caso ora finisce all`attenzione della Corte d`Assise d`Appello di Perugia.

Omicidio Jennifer Sterlecchini, la Cassazione conferma la condanna a 30 anni per Troilo (Il Pescara – 30 settembre 2022)
La sentenza della Cassazione conferma la condanna a 30 anni per Davide Troilo che ammazzò la giovane di Pescara dopo averla chiusa nella casa dove abitavano insieme. La sentenza della Cassazione pone termine alla vicenda giudiziaria riguardante l’omicidio di Jennifer Sterlecchini. La ragazza di Pescara venne uccisa all’età di 26 anni con 17 coltellate il 2 dicembre del 2016 dall’ex fidanzato Davide Troilo.
I giudici hanno respinto il ricorso presentato dall’avvocato Giancarlo De Marco, difensore di Troilo, e hanno quindi confermato la sentenza di appello bis, emessa dalla Corte di Perugia.
L’omicida di Jennifer dovrà a questo punto scontare 30 anni di carcere per omicidio volontario aggravato dai futili motivi. L’imputato è stato condannato anche al pagamento delle spese processuali. La madre della giovane uccisa, Fabiola Bacci, e il fratello, Jonathan Sterlecchini, parti civili, erano assistiti dall’avvocato Rossella Gasbarri. Tra le parti civili anche il Comune di Pescara, rappresentato dall’avvocato Lorena Petaccia. Jennifer venne uccisa dall’ex fidanzato nella casa di via Acquatorbida, a Pescara al confine con San Giovanni Teatino, dove i due avevano convissuto. La relazione finì ma la mattina di sei anni fa la ragazza tornò in quell’appartamento solo per riprendere le ultime cose e trasferirsi definitivamente in casa della madre, che la stava aspettando in strada insieme a un’amica. Il suo ex compagno però non le permise di andare via e dopo averla chiusa in casa, non dando la possibilità alla mamma e all’amica di intervenire, la colpì con 17 coltellate, dietro la porta di ingresso chiusa a chiave, uccidendola. Mamma e amica poterono solo ascoltare impotenti le urla di Jennifer e le sue ultime parole: “Aiuto, mamma, mi sta ammazzando”.
«Pena confermata», scrive su Facebook il fratello Jonathan, «il ricorso è stato rigettato, hai premeditato tutto ed eri capace di intendere e di volere. Ora con la stessa capacità, sai cosa fare essere insignificante. Giustizia è fatta, anche se tu non tornerai mai tra noi».


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