Dario Rizzotto, 35 anni, pregiudicato per maltrattamenti sulla ex moglie. Getta dal balcone la convivente ma racconta che si è suicidata. Condannato in primo grado a 11 anni, la pena viene raddoppiata in Appello e poi nuovamente ridotta in terzo grado di giudizio
Fiorenzuola D'Arda (Piacenza) , 14 Giugno 2014
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Piacenza, non fu suicidio “La uccise lui per gelosia spingendola dalla finestra” (la Repubblica – 21 agosto 2014)
Quel suicidio con un volo giù dalla finestra non aveva convinto nessuno. Due mesi dopo, la svolta nell’indagine: Daniela Puddu, 37 anni, di Iglesias, non si era tolta la vita. A ucciderla spingendola giù dal secondo piano sarebbe stato il convivente, Dario Rizzotto, trapanese di 35 anni, senza lavoro e senza fissa dimora, una sfilza di precedenti lunga così tra lesioni, rapina e maltrattamenti in famiglia. Ora è in carcere a Piacenza, accusato di omicidio.
Il movente? Una gelosia cieca, esplosa dopo aver visto che Daniela aveva ricevuto su Facebook un messaggio dall’ex. Quella sera del 14 giugno, dopo un pomeriggio passato tra cocaina e alcol, in quell’appartamento al secondo piano di una casa popolare di Fiorenzuola ci sono tre persone: Daniela, un suo amico e Rizzotto. L’amico la sta aiutando a mettere a posto la connessione del computer: in quel momento arriva un messaggio dell’ex fidanzato della donna. Rizzotto lo vede e perde le staffe. L’amico chiede a Daniela in sardo («così quello non ci poteva capire») se vuole che rimanga in casa, per proteggerla. La risposta, rassegnata: «Vai pure, è già successo altre volte». Ma Rizzotto quella sera è fuori controllo: le urla, le porte sbattute, i tonfi di una colluttazione vengono sentiti da tutto il vicinato. Terrorizzata, Daniela si chiude in bagno. Lui esce sul cornicione e la minaccia. Nel palazzo lo vedono in tanti. E qui le versioni divergono: secondo Rizzotto Daniela apre la porta del bagno e la lite finisce. Lui va in cucina, e quando torna la donna non c’è più. «Ha deciso di farla finita » — dice lui — «e si è gettata dalla finestra». Un volo di 11 metri, la vita di lei che si spegne con un tonfo su quel marciapiede sconnesso.
Gli inquirenti hanno molti dubbi e indagano l’uomo per omicidio: come si dice in questi casi, «atto dovuto». Considerati i tanti dettagli che non tornano, più dovuto del solito. Per esempio, la collanina spezzata di Daniela: una parte è ancora al collo della vittima, su quel marciapiede, e una parte è stata trovata in casa. Come se qualcuno gliel’avesse strappata durante una lotta. Anche la posizione del corpo della donna è strana: viene trovato sul marciapiede con la testa verso il muro e i piedi verso la strada. Difficile, se non impossibile, che accada se la caduta è volontaria. E alcune ferite sulle gambe sembrano dovute a una colluttazione più che alla caduta dalla finestra. Così come una macchia di sangue trovata su un muro dell’appartamento fa pensare al peggio. Poco credibile è parsa, invece, la volontà suicida di Daniela raccontata dal Rizzotto per accreditare la propria versione: su Facebook 15 minuti prima di morire la vittima con un’amica si era data appuntamento al giorno dopo per un caffé. Chi lo farebbe se sta per buttarsi dalla finestra?
Morì precipitando, condannato fidanzato (Ansa – 1 dicembre 2015)
Omicidio preterintenzionale. Pm aveva chiesto 22 anni
Dario Rizzotto, piacentino di 36 anni, è stato condannato a 11 anni per la morte di Daniela Puddu, la 37enne originaria di Iglesias che la sera del 14 giugno 2014 precipitò dalla finestra al 3/o piano di un palazzo a Fiorenzuola d’Arda al culmine di una violenta lite con l’uomo. Rizzotto, legato sentimentalmente alla ragazza, era stato arrestato qualche tempo dopo dai carabinieri. È stato condannato per omicidio preterintenzionale. Il pm aveva chiesto 22 anni per omicidio volontario.
Morte Puddu, in Appello pena quasi raddoppiata per Rizzotto: 21 anni (Libertà News – 5 ottobre 2016)
La Corte d’assise d’appello di Bologna ha condannato Dario Rizzotto a 21 anni di carcere per l’omicidio della convivente Daniela Puddu, morta dopo essere precipitata dalla finestra del loro appartamento, al terzo piano di una palazzina di via Illica a Fiorenzuola. Era il 14 giugno 2014. I giudici hanno quasi raddoppiato la pena inflitta a Rizzotto dal tribunale di Piacenza, che lo aveva condannato a 11 anni, riconoscendolo colpevole di omicidio preterintenzionale. Secondo la Corte d’assise di Appello, invece, si trattò di omicidio volontario, come sostenuto dall’accusa. Il Procuratore generale di Bologna, chiedendo una pena di 24 anni, aveva infatti affermato che in base alle ricostruzioni “l’uomo spinse intenzionalmente la Puddu giù dalla finestra”. I giudici hanno accolto quasi interamente la sua richiesta. La difesa ha invece sempre sostenuto l’innocenza dell’imputato e ha annunciato che valuterà il ricorso in Cassazione.
Omicidio Puddu, per Rizzotto torna la condanna a 11 anni (il Piacenza – 21 febbraio 2019)
Per l’omicidio di Daniela Puddu, si torna alla sentenza di primo grado. Qualificando l’omicidio come preterintenzionale, anziché volontario, la Corte d’assise d’appello di Bologna ha ridotto da 23 a 11 anni la condanna inflitta da una diversa sezione della stessa Corte d’assise d’appello a Dario Rizzotto, 40 anni, originario di Salemi (Trapani), tuttora in carcere. La Corte ha anche confermato il risarcimento di 30mila euro in favore della sorella della vittima, che si era costituita parte civile con l’avvocato Mara Tutone.
Era stata la Cassazione, nel luglio dello scorso anno, ad annullare, su richiesta dell’avvocato difensore Calogera Falco, la precedente sentenza di condanna, con rinvio ad altra sezione dello stesso organo. Rizzotto fu arrestato dai carabinieri nell’agosto 2014 con l’accusa di aver ucciso a Fiorenzuola la compagna, la 37enne sarda Daniela Puddu, gettandola dalla finestra al terzo piano del suo appartamento. Sarebbe stato quello, la sera del 14 giugno 2014, a Fiorenzuola, il drammatico epilogo di una lite scoppiata per gelosia. Rizzotto, che disse agli investigatori disse che la donna si era suicidata, si sarebbe, infatti, accorto che questa inviava messaggi su Facebook all’ex fidanzato. Quella sera, l’uomo avrebbe assunto droga e alcool. La Cassazione aveva annullato la sentenza con rinvio a diversa sezione della Corte d’assise d’appello di Bologna proprio al fine di valutare se si fosse trattato di omicidio preterintenzionale. Secondo l’avvocato Falco, infatti, nonostante la lite, sarebbe mancata la volontà di uccidere.
Uccide la compagna buttandola dal balcone. Pena ridotta a 11 anni (Trapani24 – 21 febbraio 2019)
E’ stata ridotta da 23 a 11 anni di carcere la pena per il 40enne pregiudicato salemitano Dario Rizzotto, accusato di avere ucciso, gettandola dal balcone al terzo piano di un’abitazione di Fiorenzuola (Piacenza), la sua compagna, la 37enne sarda Daniela Puddu. Il fatto è datato 14 giugno 2014 e sarebbe stato il tragico epilogo di una lite scoppiata per motivi di gelosia. A ridurre la pena a 11 anni è stata la Corte d’assise d’appello di Bologna, che ha considerato l’omicidio “preterintenzionale”.
Non ci sarebbe stata, insomma, la volontà di uccidere. Era stata la Corte di Cassazione, nel luglio dello scorso anno, ad annullare, su richiesta dell’avvocato difensore Calogera Falco, la precedente sentenza di condanna emessa in appello, con rinvio ad altra sezione dello stesso organo giudicante. Rizzotto fu arrestato dai carabinieri nell’agosto 2014 e in prima battuta agli investigatori disse che la donna si era suicidata. Poi, emerse che lui si era accorto che la compagna inviava messaggi su facebook all’ex fidanzato. Quella sera, il pregiudicato avrebbe assunto droga e alcool. La Cassazione aveva annullato la sentenza con rinvio a diversa sezione della Corte d’assise d’appello di Bologna proprio al fine di valutare se si fosse trattato di omicidio preterintenzionale.
Secondo l’avvocato difensore Calogera Falco, che ha già preannunciato un altro ricorso in Cassazione (nel tentativo, probabilmente, di ottenere l’assoluzione), nonostante la lite, infatti, sarebbe mancata la volontà di uccidere.
Sospettato sin da subito, Dario Rizzotto, interrogato dai carabinieri, secondo gli investigatori era caduto più volte in contraddizione. E questo, insieme al ritrovamento della collanina spezzata della donna e alla posizione al suolo del corpo della vittima, condusse all’accusa di omicidio. Gli investigatori dissero che Rizzotto era già “noto per avere una personalità violenta”. Già all’epoca, infatti, aveva precedenti penali e di polizia. Sia per maltrattamenti in danno dell’ex moglie (in seguito a ciò aveva ricevuto un provvedimento di non avvicinamento all’ex tetto coniugale), che per lesioni gravi, minacce, danneggiamento.