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Cristiano Dipaolantonio, 45 anni, imprenditore, padre. Dopo maltrattamenti e minacce, uccide la moglie schiantandosi contro un tir, ammazzando anche il camionista e se stesso

San Giorgio della Richinvelda (Pordenone), 13 Marzo 2017


Titoli & Articoli

Femminicidio da schianto. Lancia l’auto contro un tir per uccidere la moglie: tre morti (Dagospia – 16 marzo 2017)

 

Schianto con tre morti, l’ex compagna di Di Paolantonio aveva detto: “So che vuole farla finita assieme a me” (Messaggero Veneto – 16 marzo 2017)
Temjenlelmla Jamir aveva rilasciato la confidenza tempo fa a “Voce Donna” di Pordenone. La convivenza tra i due era difficile da tempo. La 37enne viaggiava assieme all’uomo sul furgone Ducato che è andato a sbattere contro il camion condotto da Florindo Carrer
Era da tempo che Cristiano Di Paolantonio e Temjenlelmla Jamir vivevano un periodo difficile, culminato nella denuncia presentata alla polizia. Lei si era rivolta all’associazione antiviolenza Voce Donna di Pordenone. Si parlava di presunti maltrattamenti. Era stato attivato anche l’ufficio Minori della Questura che si stava occupando di trovare un alloggio a Temjenlelmla e alle due bambine. Secondo quanto riferito dalla donna, lui aveva manifestato più volte intenti suicidi e aveva affermato di volerla coinvolgere nel gesto estremo. Le consulenti del sodalizio si erano subito occupate della vicenda.
Poi Cristiano era stato preso in cura dai servizi psichiatrici e la situazione sembrava migliorata anche se i due continuavano ad abitare in case separate. Domenica pomeriggio Di Paolantonio aveva convinto l’ex compagna a venire con lui in una breve gita in montagna, sul Cansiglio. Al rientro, l’improvvisa sbandata all’altezza di Vittorio Veneto: il suo furgone (non quello della ditta, che guidava al momento dell’incidente mortale) era andato a schiantarsi dopo aver abbattuto un muretto di cinta e un palo della illuminazione. Lei era stata trasportata in elicottero in ospedale a Treviso. Pochi minuti prima delle 11 di lunedì era stata dimessa. Ad aspettarla c’era Cristiano, venuto a prenderla con il furgone della ditta (quello di Di Paolantonio era inservibile dopo lo schianto a Vittorio Veneto). Evidentemente lei non aveva paura. Era salita sul furgone. Non poteva sapere che sarebbe stato il suo ultimo viaggio.
Tornando al fascicolo per duplice omicidio volontario, c’è da precisare che per quanto riguarda l’uccisione di Correr si parla di “dolo eventuale”: ovvero, nell’attuare la condotta omicidiaria e suicidiaria, Di Paolantonio sarebbe stato comunque consapevole di rischiare di mettere in pericolo anche altre vite oltre alla propria e a quella dell’ex compagna.
Un fascicolo per omicidio volontario era stato aperto per un caso che presenta diverse analogie da parte della Procura di Vicenza per un incidente avvenuto il 7 marzo vicino a Gambellara. Antonio Facchin, 54 anni, al volante, e Vanna Meggiolaro, 50 anni, le vittime. Nessun segno di frenata. Le indagini hanno accertato che l’accaduto sarebbe da attribuire a un gesto deliberato, legato ai problemi della coppia, in fase di separazione.

Pordenone, per uccidere la moglie si schianta contro un tir (Eco di Caserta – 16 marzo 2017)
Si è fidata per l’ultima volta del padre dei suoi figli Jamir Temjenlenmla, 37 anni, indiana naturalizzata italiana, e le è costato troppo caro il prezzo, ha perso la vita. E’ accaduto nella provincia di Pordenone, si tratta dell’ennesimo femminicidio. Questa volta, però, l’assassino, Cristiano Dipaolantonio, 45 anni, secondo la Procura, ha tentato di nasconderlo con un incidente stradale, dove hanno perso la vita in tre: Jamir, Cristiano e Florindo Carrer, 52 anni, di Cessalto (Treviso), l’autista del tir con il quale si è schiantato pur di uccidere la giovane moglie.
L’Antefatto
Si tratta del tragico epilogo dopo numerose avvisaglie: «“Mi ammazza, aiutami”: Jamir me lo ripeteva di continuo. Aveva fatto di tutto per evitare che si arrivasse a quello che è successo». Maria De Stefano è la presidente dell’associazione Voce Donna che gestisce il centro antiviolenza di Pordenone. Jamir «una donna bella e piena di forza, si rialzava sempre», aveva cercato aiuto lì, preoccupata per ciò che il compagno, Cristiano Dipaolantonio, avrebbe potuto fare.
L’incidente
Lunedì mattina il marito l’ha prelevata dall’ospedale dove era ricoverata per un precedente incidente e invece di portarla a prendere i bambini a scuola l’ha condotta su una strada molto trafficata e nota per i numerosi incidenti stradali. Alcuni testimoni oculari parlano del furgoncino dell’azienda di Cristiano che sfrecciava ad alte velocità ed effettuava sorpassi pericolosi. L’ultimo sorpasso li ha portati alla morte. I rilievi effettuati sul posto non evidenziano alcun segno di frenata, proprio a voler avvalorare la tesi della Procura di Pordenone che parla, appunto, di femminicidio mascherato da incidente stradale.
Jamir era ricoverata perché già domenica Dipaolantonio aveva provocato un incidente:
 era uscito di strada a Cappella Maggiore, nel Trevigiano, dopo aver abbattuto un muretto. Lui non si era fatto niente, Jamir era stata trasportata d’urgenza con l’elisoccorso all’ospedale di Treviso per un trauma cranico. Era rimasta una notte in osservazione. Lunedì sembrava che il pericolo fosse scampato. Poi, inspiegabilmente, ha accettato un passaggio dall’uomo con cui aveva due bambine, di 8 e 14 anni. Ancora non è chiaro perché abbia accettato un passaggio dallo stesso uomo che aveva già tentato di ucciderla, ma forse perché Jamir parlava l’italiano ancora con difficoltà ed era da sola a Pordenone, i parenti sono in India. Si era trasferita 15 anni fa proprio per stare con Dipaolantonio, che aveva conosciuto a una conferenza umanitaria indiana. Si era rivolta prima a uno psicologo, poi al centro antiviolenza perché il marito aveva atteggiamenti sempre più persecutori.
I disturbi psichici
«Non abusi fisici, ma psicologici: il suo è uno dei rari casi di maltrattamenti, meno del 10%, in cui la violenza è frutto di disturbi psichici— spiega De Stefano —. Perseguitava non solo lei, ma anche altri, si contraddiceva, dava per certe cose che non erano mai accadute»Di recente le sue condizioni erano peggiorate: «Le aveva detto che voleva togliersi la vita, poi che avrebbe ucciso anche lei e le figlie».
Jamir a febbraio si era decisa a denunciarlo. «Doveva trasferirsi nella nostra casa protetta con le figlie. Poi è saltato tutto». Proprio quella mattina i servizi sociali del Comune, visto il suo stato di salute, gli avevano imposto il ricovero con un trattamento sanitario obbligatorio. Era stato dimesso dopo 15 giorni, sembrava stesse meglio ma non era tornato a casa. «Jamir si era tranquillizzata e non si era più fatta sentire con noi» dice De Stefano. Invece lui l’ha convinta a seguirlo un’ultima volta.
(di Maria Elena Cosenza)

 

Pordenone, omicidio-suicidio: “La moglie chiedeva aiuto prima dello schianto” (il Giornale – 17 marzo 2017)
I testimoni dell’omicidio-suicidio di Pordenone che ha ucciso 3 persone arrivano testimonianze secondo cui la moglie chiedeva aiuto dal furgone
Non accettava la separazione dalla moglie e così dopo diverse minacce l’ha costretta a salire su un furgone e guidando a zig-zag si è schiantato contro un tir uccidendosi e provocando la morte della moglie e dell’autista. Lo schianto è avvenuto lunedì scorso a San Giorgio della Richinvelda, vicino Pordenone, e vede protagonisti Cristiano Di Paoloantonio, la moglie Jamir e il camionista Florindo Carrer.
In quel viaggio verso la morte però, come riporta il Corriere del Veneto, la 37enne ha provato a chiedere aiuto sbracciandosi mentre il marito guidava a una velocità folle.
Confermata l’ipotesi di omicidio-suicidio, il fratello di Florindo Carrer, il camionista rimasto ucciso nell’incidente, chiede ai testimoni di farsi avanti: “Alcuni testimoni sul luogo dell’incidente hanno riferito di un passaparola fra camionisti, sulla presenza lungo la provinciale, di un furgone lanciato a folle velocità tra le auto. Alla guida c’era un uomo e accanto a lui una donna che si sbracciava terrorizzata, come per chiedere aiuto. Purtroppo nessuno ha i nomi di queste persone, la cui testimonianza sarebbe ora fondamentale per confermare quanto purtroppo è già chiaro, e cioè che mi fratello è stato ucciso”.
Già da qualche tempo Jamir si era rivolta a un centro antiviolenza perché lui la minacciava: “Mi uccido ma tu vieni con me”, diceva. Era stato ricoverato per un trattamento sanitario obbligatorio ma poi è stato dimesso e così Di Paoloantonio aveva già provato a ucciderla il giorno prima quando si era schiantato con un altro furgone contro un muro a Cappella Maggiore.

 

Cristiano e Jamir saranno sepolti insieme (Messaggero Veneto – 21 marzo 2017)
Domani a Cordenons un funerale unico per la coppia morta nell’incidente sulla Cimpello-Sequals
Un funerale unico, poi saranno sepolti insieme. Saranno celebrate domani, alle 15 nella chiesa di Santa Maria Maggiore, le esequie di Cristiano Di Paolantonio – 44 anni, contitolare della Prisma, agenzia di distribuzione pubblicitaria di Cordenons – e della compagna Jamir Temjenlelma, 38 anni, morti nello schianto avvenuto sulla Cimpello-Sequals il 13 marzo.
Sarà un unico funerale per la coppia. Anche Jamir, di origine indiana e cittadina italiana, era cattolica e anche per lei saranno celebrati i funerali religiosi. In India, nei giorni scorsi, è già stata celebrata una messa in suffragio. Al rito funebre saranno presenti anche le due figlie minori della coppia, che sono ora affidate alle cure dello zio paterno, Simone Di Paoloantonio e della moglie.
Quello che domani il parroco, don Alessandro Moro, celebrerà sarà un ultimo saluto semplice e delicato a una mamma e a un papà volati in cielo. Così le due bambine li stanno ricordando, aiutate dall’amore degli zii e dei loro tre cugini, nonché dei tanti amici che in questi giorni stanno riempiendo di vicinanza e solidarietà la loro casa. Accompagnate da un supporto psicologico e dai loro insegnanti, le piccole sono rientrate nei giorni scorsi a scuola e stanno riprendendo il più possibile la loro vita di sempre.
«Certo – dice Simone Di Paoloantonio – la mancanza è grande per tutti e non sarà facile, ma le vediamo abbastanza serene e per me e per mia moglie sono già come delle figlie: resteranno con noi e le adotteremo. Oggi la nostra famiglia ha cinque figli e siamo fiduciosi che ce la faremo. Tante sono le persone – ha voluto sottolineare – che ci stanno dimostrando una straordinaria solidarietà». Sono gli amici, ma anche i dipendenti e diversi clienti della Prisma che ora Simone continuerà a portare avanti da solo, anche in nome del fratello. «Spero – dice – che quanto sta accadendo alla nostra famiglia possa dimostrare che si può andare avanti se si resta uniti e se si accetta l’aiuto degli altri».
Sull’incidente di lunedì 13 marzo – in cui ha perso la vita anche il 52enne camionista di Cessalto Florindo Carrer – la Procura ha aperto un fascicolo. Di Paoloantonio era alla guida di un furgone quando ha invaso la corsia opposta. Accanto a lui c’era la compagna.


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