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Carlo Emanuele Caliman detto “il prete”, 38 anni, ex attore di fiction e guardia provinciale, padre separato. Uccide l’ex fidanzata a colpi di pistola. Condannato a 21 anni in primo grado, ridotti a 14 in appello confermati in Cassazione, viene condannato anche per aver diffamato i genitori della ragazza. In carcere si laurea, dopo 6 anni è libero, vince tornei di tennis e oggi vive a Milano dove lavora come docente

Spigno Saturnia (Latina), 15 Marzo 2011


Titoli & Articoli

OMICIDIO VALENTINA COLELLA, LA CONFESSIONE DEL “PRETE” (h24 – 16 aprile 2011)
E’ passato un mese dall’omicidio della 26enne Valentina Colella. Il 15 marzo scorso, intorno alle 20.20, il 38enne agente della polizia provinciale Carlo Emanuele Caliman, detto “Il prete”, la uccide con due colpi di pistola, uno mortale, in via Fornello a Spigno Saturnia. Due colpi sparati dalla propria pistola d’ordinanza: una Beretta calibro 9×21. Intorno alle 20.50, a bordo della sua motocicletta, si costituisce al Commissariato di Formia. A trenta giorni di distanza, omettendo i dati sensibili delle persone citate dall’indagato, proponiamo la trascrizione integrale del verbale di interrogatorio rilasciato all’autorità giudiziaria alle ore 1.10 del 16 marzo.
Aggiungiamo che all’istanza della famiglia Colella avanzata alla Provincia di Latina attraverso il proprio legale, avvocato Ferruccio Rizzi, di poter ottenere copia dei documenti circa la “Delibera di assunzione nel corpo della Polizia Provinciale del Signor Carlo Emanuele Caliman…, con relativa documentazione amministrativa e sanitaria e, quindi, dell’intero fasicolo relativo al medesimo”, ancora nessuna risposta ufficiale è giunta.
Dichiarazione iniziale dell’ufficio: “Per l’assoluta mancanza di mezzi non vi sarà riproduzione fonografica dell’interrogatorio, conseguentemente si procederà alla formalizzazione nella forma sintetica della domanda e della risposta.

“DOMANDA: E’ stato lei a uccidere Valentina Colella, attingendola con colpi d’arma da fuoco? E conferma intergralmente le dichiarazioni spontanee rese davanti al personale della Polizia di Stato del Commissariato di P.S. di Formia?”

CARLO EMANUELE CALIMAN: “Si sono stato io a cagionare la morte di Valentina Colella sparandole con la mia pistola d’ordinanzza Mod. Beretta, calibro 9×21 e confermo integralmente quanto spontaneamente dichiarato davanti alla Polizia”.
DOMANDA: “Come si sono svolti i fatti?”
CARLO EMANUELE CALIMAN: “Stavamo insieme da cinque anni ma l’8 febbraio 2011 (martedì), ci siamo lasciati consensualmente perchè Valentina voleva sposarsi con me mentre io volevo convivere e inoltre Valentina mi aveva detto di aver saputo da altre persone che io l’avevo tradita. In realtà, io mi ero limitato a baciare in bocca qualche ragazza. Dopo una settimana sono andato da lei per dirle che l’avrei voluta sposare ma la stessa mi diceva che frequentava un’altra persona e mi diceva che avrei dovuto soffrire come aveva sofferto lei. Dopo ulteriori tre giorni circa davanti al XXXXXX a Gianola di Formia l’ho vista mentre parlava con un uomo sui trent’anni d’età abbracciandolo e toccandolo e, alla mia vista, accentuando tale comportamento al fine di provocarmi, alchè io mi sono allontanato. La settimana scorsa un mio amico XXXXX XXXXXXX ha incontrato per caso Valentina e hanno parlato di me. Valentina gli ha detto che comunque mi voleva bene ma voleva farmela pagare senza specificargli il motivo. XXXXX mi ha riferito queste cose per telefono la settimana scorsa. Poi ricordo che l’8 marzo martedì ho incontrato una mia amica comune con me e Valentina, al Bar La Perla sul territorio di Ausonia (Frosinone) la quale mi ha detto che Valentina stava al ristorante Re Bomba e preciso che io ero insieme a una mia amica che conosco da venti anni, XXXXXXXX XXXXXXX, dell’età di circa quarant’anni.
Saputo dov’era Valentina, io e XXXXXXXX siamo andati al locale XXXXXXX dove fuori era parcheggiata la macchina di Valentina. Davanti all’entrata, nel momento in cui ho visto uscire Valentina, per farla ingelosire ho abbracciato e baciato sulla bocca la mia amica. Il giorno dopo io e la mia amica, mentre eravamo a Panorama, incontravamo Valentina con la madre ma non ci siamo parlati. Il giorno dopo ci siamo mandati dei messaggi sul telefonino del seguente tenore: “dalla mia bocca esce solo la verità con me hai sbagliato tante volte ma non sei mai stato un uomo con le mani lunghe, lasciati dare un consiglio sfiguri vicino a quella vecchia gallina parole di tante e tante persone scegliti una più giovane e bella stanno ridendo molti di te…”, “con chi te la fai con le galline vecchie…”, “fatti passare la malinconia della gallina vecchia…”, mandando ulteriore messaggio dello stesso tenore l’11 marzo venerdì. Sabato scorso, 12 marzo, Valentina mi ha chiamato al telefono per incontrarci. Ci siamo recati insieme in tre bar nel pomeriggio, XXXXXX, la XXXXXX e il XXXXX e infine al bar vicino a casa mia. Poi siamo andati a casa mia dove abbiamo fatto sesso. Il giorno dopo la mattina, domenica, mi ha chiamato dicendomi che siccome non prendeva più l’anticoncezionale e voleva prendere la pillola del giorno dopo, mi ha detto che sarebbe andata alla farmacia di Spigno Saturnia per farsela dare. Ci siamo incontrati anche il giorno dopo, il 14 marzo lunedì. Siamo andati prima al bar e poi abbiamo fatto sesso. Ieri mattina, giorno 15 marzo martedì, mi sono recato all’uscita della scuola della figlia di Valentina e c’era Valentina che stava parlando con una sua amica parrucchiera e io ho chiesto a Valentina se voleva fare “non c’è due senza tre” con riferimento alle due precedenti notti di sesso trascorse con lei ma Valentina, in modo freddo mi ha risposto che era impegnata, che doveva vedere delle persone. Alchè io ho portato la bambina al parco mentre Valentina andava dal parrucchiere. Successivamente io sono tornato a casa e Valentina mi ha telefonato per ringraziarmi che gli avevo tenuto la figlia e mi ha chiesto se mi faceva soffrire. Io gli ho risposto che era normale che mi faceva soffrire, che non aveva senso questo tipo di rapporto e, a queste mie parole, Valentina diceva che lo sapeva e che si era pentita di aver fatto sesso con me. Alchè io le ho chiesto se doveva vedere il suo amico. Al riguardo preciso che questo uomo che frequentava Valentina, per quanto riferitomi da un mio amico XXXX XX XXXXX, era un tale di nome XXXXX che farebbe il XXXXXX a Roma. Anche un dipendente di “Supermercato” mi ha detto che c’era un uomo, con lo stesso nome, che frequentava Valentina. La ragazza a mia domanda mi rispondeva che non erano affari miei e io gli ho proposto di vederci di persona a Spigno vicino al Bar Pierino alle ore 20. Oggi ero in servizio come Agente della Polizia Provinciale dalle ore 7 alle ore 13. Sono uscito da casa alle 19.30 con la mia moto portandomi dietro la mia pistola d’ordinanza Beretta, carica con circa 13-14 proiettili, che tenevo all’interno del marsupio che tenevo a tracolla. In una tasca laterale del marsupio avevo messo un solo proiettile per farla finita se avessi fatto quello che dovevo fare, cioè ammazzarla. Valentina è arrivata a bordo della sua autovettura Citroen C1 di colore rosso alchè io sono salito sulla vettura lato passeggero e si dirigeva sulla salita dietro al bar Pierino, parcheggiando sul lato sinistro della strada. Ha quindi cominciato a provocarmi dicendomi “vedi come sto bene…”, “io sono ragazzina, no come quelle vecchie che frequenti tu…” e gli ho risposto che così mi faceva male perchè si era fatta bella per incontrarsi con quell’uomo e lei mi ha detto “io mi incontro con chi mi pare ed è possibile che mi incontro anche con lui…”. Dopo quest’ultima frase ho tirato fuori la pistola e ho esploso colpi a ripetizione, sicuramente due all’altezza del fianco destro di Valentina mentre stava fumando una sigaretta con la portiera lato conducente mezza aperta. Ricordo che mentre sparavo a Valentina, la pistola si è anche inceppata e ho dovuto anche scarellare più volte. Dopo di che Valentina usciva dalla macchina e si accasciava a pochi metri a pancia in sotto alchè mi sono avvicinato, l’ho girata, ho visto gli occhi aperti fissi e ho capito che era morta. Ho provato a spararmi più volte ma la pistola si è inceppata. Ricordo di aver scarellato più volte. Visto che la pistola non sparava, la scagliavo con violenza per terra. Ho preso la motocicletta che avevo parcheggiato di fronte al Bar Pierino e sono scappato in direzione Scauri, inizialmente pensando di buttarmi sotto un treno e poi, invece, ho pensato di costituirmi al Commissariato di Formia dove mi sono subito recato. Escludo di aver avuto colluttazione con Valentina all’intenro del veicolo prima che le sparassi ed escludo di aver mai usato violenza nei suoi confronti o di averla minacciata di morte”.
L’ufficio mostra all’indagato la pistola Beretta rinvenuta affianco il cadavere.
L’indagato dichiara: “La riconosco come mia pistola d’ordinanza”.
DOMANDA: Ha altro da aggiungere?
CARLO EMANUELE CALIMAN: “Non ho altro da aggiungere”
(di Francesco Furlan)

L’omicidio di Valentina Colella fu premeditato, la Cassazione conferma 14 anni per Caliman (h24 – 22 luglio 2014)
L’omicidio di Valentina Colella è stato un delitto premeditato e, depositate le motivazioni della sentenza con cui è stata confermata e resa definitiva la condanna a 14 anni di reclusione per Carlo Emanuele Caliman, la Corte di Cassazione spiega il perché. Dopo aver ottenuto uno sconto di sette anni sulla pena in Corte d’Assise d’Appello, a Roma, l’imputato, ex guardia provinciale, 40 anni, di Scauri, puntava a un’ulteriore riduzione facendo cadere l’aggravante della premeditazione. Gli ermellini hanno invece appoggiato appieno la decisione dei colleghi d’appello di ritenere l’uccisione della 25enne, a Spigno Saturnia, un omicidio voluto e premeditato, essendosi presentato l’imputato armato e intenzionato a uccidere. La difesa di Caliman aveva sostenuto che il delitto era stata una “reazione abnorme, ma pur sempre estemporanea alle provocazioni della ragazza, dirette” a far ingelosire l’ex compagno, non escludendo di essersi recata qualche ora prima dal parrucchiere “dovendo incontrare un altro uomo”. La premeditazione? Per il difensore basata su “elementi inconsistenti”.
La Cassazione ha invece ritenuto inconsistenti gli elementi del ricorso, precisando che in Caliman “il proposito di uccidere non era mai venuto meno, sol che si consideri che, da ultimo, aveva sollecitato la vittima con un messaggio telefonico a presentarsi all’appuntamento”.
Respinto il ricorso come infondato, l’ex guardia provinciale dovrà scontare i 14 anni e cala sul fronte giudiziario il sipario sul delitto del 15 marzo 2011 a Spigno, quando, dopo aver incontrato in via Formello per l’ennesimo chiarimento finito in lite la ex compagna, facendo fuoco con la sua pistola Caliman ha ucciso una ragazza di 25 anni e strappato prematuramente la mamma a una bimba.
(di Clemente Pistilli)

Arrestato per l’omicidio della ex ha diffamato i genitori della vittima: condanna bis (h24 – 25 luglio 2017)
Condanna bis per la guardia provinciale che uccise a Spigno Saturnia la ex compagna. Dopo quella per omicidio quella per aver diffamato i genitori della ragazza assassinata.
Il 15 marzo 2011, in via Formello, al culmine dell’ennesimo litigio, il 45enne Carlo Emanuele Caliman, di Scauri, estrasse la pistola, sparò e uccise la ex, la 25enne Valentina Colella. Un omicidio premeditato, per cui Caliman è stato condannato in via definitiva a 14 anni di reclusione.
Interrogato dal gip, la ex guardia provinciale, riferendo sui rapporti con i genitori della vittima, diffamò però quest’ultimi. E per tale vicenda, il 26 gennaio dell’anno scorso, Caliman è stato condannato dal Giudice di pace di Latina a pagare mille euro di multa. Sostenendo di aver solo risposto alle domande del giudice e di trovarsi in quel momento in uno stato di particolare ansia, il 45enne ha impugnato la sentenza, confermata però ora dalla Cassazione. Per la Suprema Corte, dopo aver specificato quali erano i suoi rapporti con Elio Colella e Marisa Venturini, parlando dei due la ex guardia provinciale sarebbe andata ben oltre, diffamandoli. E, ironia della sorte, ai mille euro di multa si uniscono ora le spese di giudizio e la condanna a versare duemila euro alla cassa delle ammende.
(di Clemente Pistilli)

Rinascere a nuova vita. Una seconda possibilità (TuttoGolfo – 22 maggio 2023)
Dodici anni fa, nel territorio Sud Pontino, una donna fu uccisa da un uomo col quale aveva una relazione. Reo confesso fu processato, condannato e portato in uno degli Istituti penitenziari più rigidi d’Italia, attraversando ogni genere di prova. Negli anni di reclusione, egli viene trasferito in un altro Istituto quale C.R. Bollate Milano, dove viene inserito in un progetto di riabilitazione sociale attraverso il quale decide di riprendere gli studi universitari sino al conseguimento della Laurea in Scienze della Educazione e della Formazione.
Una volta terminati gli studi, Carlo Emanuele Caliman, conosce un insegnante di tennis che lo esorta a prendere lezioni con assiduità e impegno. Al di sopra di ogni aspettativa e previsione collettiva dell’Istituto, Carlo riesce a vincere un premio importante della UISP tra detenuti, agenti della polizia penitenziaria e insegnanti di scienze motorie, sia nel gioco di squadra che individuale; un premio conteso fra vari Istituti.
Il passo ancor più decisivo è il riavvicinamento alla fede Cattolica Cristiana che lo accompagna verso la contrizione. Questa storia è un caso di rinascita dal buio di un tunnel esistenziale. Oggi Carlo Emanuele Caliman è una persona che ha scontato tutto quel che c’era da scontare. Ha dato prova davanti alla Legge e alla Società di essere riabilitato. Sorge una domanda: – E’ pronta la Società ad accogliere? Cosa fa una persona che è stata in detenzione una volta rientrata a casa? Dopo tanti anni? C’è una iniziale condizione di adattamento alla libertà ricevuta e di resilienza verso tutti quei cambiamenti famigliari e sociali avvenuti nel frattempo.
Carlo è stato accolto da Don Antonio e dalla Comunità dei fedeli di S. Albina, in Scauri, dove partecipa con costanza alle funzioni ed alle attività parrocchiali; si è iscritto ad un circolo del tennis a Marina di Minturno “A.S.D. Marina Centro Tennis Club” che da tempo pianifica e propone progetti sportivi e riabilitativi, inclusivi per le disabilità e per il recupero sociale.
Il passo successivo, quello di trovare inserimento nel mondo lavorativo con il titolo accademico conseguito e aiutare così altre persone nel rieducarsi alla vita. Conto di inserirmi proficuamente nella città di Milano, che ho imparato ad apprezzare. Così si esprime Carlo: – Ero un uomo che aveva tutto. Quel gesto, mi ha gettato nell’oscurità più buia. Come vivere nel fondale di un oceano, senza suoni, senza luci. Mi sono impegnato per ricominciare tutta la mia vita daccapo. Ho scontato la pena. Adesso, grazie a Dio, che ci ama incondizionatamente, con la forza della preghiera e di coloro che in questi difficili e tormentati anni mi hanno teso una mano, ho ricominciato a vivere e ringrazio tutti dal profondo del cuore. Grazie, a tutta la mia famiglia.
(di Isabella Quaranta)


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