Bouchaib Sidki, 59 anni, disoccupato, padre. Uccide a coltellate la moglie
Milano, 30 Novembre 2022
Titoli & Articoli
“L’ho uccisa perché mi ha spento la tv”, Sidki confessa l’omicidio della moglie
Bouchaib Sidki, in carcere con l’accusa di aver ucciso a coltellate la moglie di 51 anni Wafaa Chrakoua, agli inquirenti ha spiegato il movente dell’omicidio.
Svela il movente dell’omicidio il cinquantanovenne marocchino Bouchaib Sidki, in carcere con l’accusa di aver ucciso a coltellate la moglie di 51 anni Wafaa Chrakoua al termine di una lite nell’appartamento di via Lope de Vega 1, nel quartiere Barona a Milano.
La confessione del presunto omicida
Agli inquirenti l’uomo confessa: “Mi trovavo in casa – le dichiarazioni del marito sono stati riprese da Il Giorno – e stavo guardando la televisione in soggiorno. Ero seduto sul divano, quando mia moglie è rientrata dal lavoro e mi ha spento la tv. Poi ha iniziato a rimproverarmi che stavo tutto il tempo sul divano invece che andare a cercarmi un lavoro“.
Poi continua a raccontare cosa è accaduto quel giorno: “Mia moglie ha continuato a urlarmi contro nei minuti successivi dicendomi che avrei dovuto lasciare la casa a lei e ai nostri figli. Poi quando è andata in camera da letto, io sono andato in cucina e ho impugnato il coltello che di solito usiamo per la carne. L’ho trovato che era sul tavolo vicino al forno”.
La donna ha chiesto scusa
L’uomo ha così raggiunto la donna che alla vista del coltello, terrorizzata, ha continuato a chiederle scusa. Ma inutilmente: il 59enne ha iniziato a colpirla più volte con il coltello. “Non mi ricordo quanti colpi le ho dato, posso dire però che mi sono accorto che a un certo punto era morta in quanto non urlava più”. Pochi minuti dopo l’uomo è pronto a confessare tutto al 112: compone il numero e si dirige verso il vicino Commissariato. Prima chiama il figlio e racconta tutto a lui.
L’uomo dopo ha deciso di costituirsi
Non fa in tempo ad arrivare dagli agenti di polizia che vede una pattuglia dei carabinieri passare vicino a lui così la ferma. Racconta tutto: i militari così iniziano a perquisirlo e lo riportano nel suo appartamento di via Lope de Vega. Qui sul posto erano arrivati già anche i poliziotti della Volante dell’Ufficio prevenzione generale. Davanti alla casa, l’uomo dice di non voler scendere dall’auto perché si vergognava di vedere in faccia il figlio che aveva chiamato poco prima. L’uomo ora si trova in carcere: il pubblico ministero Sara Arduini, che coordina l’inchiesta affidata alla polizia, deve ancora decidere sulla convalida dell’arresto e la misura cautelare del carcere per il marocchino. Dai primi accertamenti l’uomo maltrattava da tempo la moglie. La donna non aveva mai denunciato.
Omicidio Wafaa Chrakoua. Dieci coltellate mortali. Il marito al gip: “Uno scatto di rabbia”.
Bouchaib Sidki, 59 anni, originario del Marocco, disoccupato, è calmo quando racconta alla gip Stefania Donadeo, nell’interrogatorio di convalida dell’arresto, di quello “scatto d’ira“ che nella sua testa quasi giustifica le dieci coltellate mortali alla moglie Wafaa Chrakoua, di 51 anni, madre dei suoi quattro figli.
Nell’interrogatorio Sidki, difeso dall’avvocato Mario Petta, ha risposto alle domande della giudice ribadendo in sostanza quando aveva già detto alla pm Sara Arduini e agli investigatori della sezione Omicidi, diretti da Marco Calì.
“L’ho uccisa per uno scatto di rabbia. Perché ero seduto sul divano, lei è entrata in casa e quando mi ha visto ha ricominciato con le solite cose, che dovevo trovarmi un lavoro, che non facevo niente, che lei era stanca e mi ha insultato. Così mi sono alzato dal divano, sono andato in cucina e ho preso un coltello…”
Dopo aver ucciso, Sidki ha percorso più di un chilometro dal civico 1 di via Lope de Vega, zona Famagosta, periferia difficile di Milano, prima di fermare in viale Liguria una pattuglia dei Carabinieri. “Ho ucciso mia moglie“, ha detto subito ai militari. Con loro è tornato nell’appartamento al quarto piano del caseggiato popolare dove nel frattempo erano già arrivati i soccorritori del 118 e della polizia, chiamati dal figlio e dai vicini.
Non era la prima volta che dall’appartamento provenivano delle urla. Anzi, i litigi erano quotidiani, ma la donna non aveva mai voluto denunciare e a chi tentava di aiutarla raccontava che il marito si arrabbiava qualche volta con i figli, non con lei, che era tutto a posto. Nei registri delle forze dell’ordine c’è un solo intervento in via Lope de Vega al civico 1, quarto piano. È del luglio scorso: in quell’occasione il 59enne pare che avesse colpito la moglie con pugni e calci. L’allarme era partito dai vicini. Gli agenti erano arrivati nell’abitazione per prestarle soccorso. Alla fine, però, lei, anche in quell’occasione non aveva voluto denunciare: “tutto a posto“.