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Antonio (Toni) Rizzo, 28 anni, operaio. Con un tranello si fa aprire dall’ex fidanzata, la picchia e poi la strangola con un cordino di plastica. Durante il raptus infila dei guanti di plastica per non lasciare tracce. Condannato a 17 anni e 4 mesi

Torino, 31 Agosto 2002

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La decisione degli inquirenti dopo l’ultimo interrogatorio
Tony Rizzo ha confessato: l’ha strangolata con un laccio poi l’ha soffocata con un cuscino. Sarebbe la gelosia la causa del delitto

TORINO – È stato arrestato Tony Rizzo, il fidanzato di Nadia Meneghini. La misura cautelare è scattata dopo un lungo interrogatorio nel corso del quale Rizzo ha confessato il delitto. Ha ucciso Nadia strangolandola con un laccio, poi soffocandola con un cuscino.

L’AUTOPSIA – Si è appreso, inoltre, che l’autopsia sul cadavere della vittima, ha evidenziato che la ragazza non aveva pranzato venerdì, particolare questo che potrebbe spostare l’ ipotesi sull’ora del decesso più verso le 15.30 che verso le 19.30, i due estremi indicati oggi dall’esame autoptico.

GLI INDIZI CERTI – Tra gli elementi certi finora emersi dalle indagini: 1) che Nadia non è stata violentata; 2) che è stata uccisa non con le mani, ma con un mezzo meccanico, forse una cordicella, poi soffocata con un cuscino (trovato sporco con una chiazza di sangue); 3)che conosceva il suo assassino che dopo l’omicidio ha chiuso la porta di casa a chiavi; 4) che il disordine trovato in tutto l’alloggio è stato fatto ad arte, compreso il fatto che il cadavere sia stato trovato in terra, nel soggiorno, supino, con gli slip addosso, mentre invece la ragazza sarebbe stata uccisa sul letto; 5) che Nadia è andata a lavorare e che in ogni caso il delitto è avvenuto almeno un’ ora dopo la fine del suo turno nella fabbrica di guanti; 6) che quel giorno a pranzo non aveva mangiato; 7) che sono spariti il suo cellulare, le tre schede telefoniche e le chiavi dell’ abitazione.

GELOSIA– Secondo gli inquirenti Antonio Rizzo avrebbe ucciso Nadia Meneghini per gelosia, dopo la decisione della ragazza di lasciarlo. Un delitto passionale scaturito dopo l’ultima lite tra la coppia, avvenuto lo scorso giovedì pomeriggio. Secondo la ricostruzione, Antonio Rizzo avrebbe ucciso la fidanzata al loro ritorno, poco dopo le 14 di venerdì, dal turno di lavoro nel guantificio dove erano entrambi dipendenti. Compiuto l’omicidio, il giovane avrebbe simulato il tentativo di furto, mettendo in gran disordine l’appartamento di via Rivalsa. Poi sarebbe uscito portandosi via anche il mazzo di chiavi. Una messinscena per gli investigatori pure la richiesta fatta da Rizzo alla sorella della vittima, Sabrina, di buttare giù la porta dell’alloggio venerdì sera, verso le 20,30, per capire i motivi del silenzio di Nadia sia al telefono che al citofono.

Corriere della Sera«Ho tentato di rianimarla, poi l’ ho soffocata» – Torino, la confessione del fidanzato assassino: «Convinta con un inganno a lasciarmi salire» La Procura non crede al raptus e ipotizza: delitto premeditato
C’ è qualcosa di peggio che uccidere una persona. E’ ucciderla con l’ inganno, tradendo la sua fiducia. Toni l’ ha fatto. E’ stato lui a dirlo agli investigatori.
Forse Nadia aveva capito qualcosa. Lui era sempre più oppressivo, pressante. La ragazza gli diceva che era finita, «mi vedo con altre persone». Un modo per convincerlo a lasciarla stare. La litigata di giovedì, quella della mattina dopo. Lui che la accompagna fin sotto casa, le chiede di salire. «No», la risposta. Forse un presentimento. «E allora – ha detto Toni agli investigatori – le ho detto che mi sentivo male, che avevo bisogno di un bicchiere d’ acqua». Te lo prometto, bevo e poi me ne vado. Nadia lo fa salire. Poi è andata in cucina, ha preso un bicchiere. E ha iniziato a morire, perché è lì che Toni Rizzo le si è avvicinato, le ha stretto il nastro di plastica intorno al collo. E poi l’ ha trascinata verso il salotto, l’ ha buttata sul divano letto. In quel momento, è successo qualcosa.
Toni capisce che Nadia sta morendo, si pente di quello che sta facendo. Le toglie il cordino dal collo, la adagia per terra. Le getta dell’ acqua in faccia per rianimarla, le fa la respirazione bocca a bocca. Le sfila pantaloni e maglietta, per farla respirare meglio. Ma lo fa mettendosi i guanti da lavoro (trovate fibre di tessuto dei guanti sugli indumenti della ragazza). «Ma lei rantolava». E allora Toni afferra un cuscino lo preme sul viso di Nadia.
La Procura di Torino quasi sicuramente contesterà a Toni Rizzo anche la premeditazione. Troppi elementi vanno nella direzione di un delitto studiato, tra cui il dettaglio dei guanti indossati a delitto in corso. Poi c’ è la scelta del giorno, l’ ultimo utile prima del ritorno dei genitori di Nadia. L’arma, perché Toni ha detto di aver preso dalla sua tasca il cordino di plastica, lungo quasi 1 metro, che ha usato per uccidere la ragazza. Il piano per depistare le indagini, le chiamate agli amici, la ricerca di Nadia. Una frase durante il primo interrogatorio: «Cercate in Rete, c’ era una persona che in chat l’ aveva minacciata di morte, scrivendole che sapeva dove abitava. Secondo me è l’ assassino».
INFERMITA’ – L’ avvocato di Toni Rizzo chiederà per lui la perizia psichiatrica. Ha una carta da giocare: il fidanzato di Nadia sarebbe stato riformato al servizio di leva. Articolo 41, quello che certifica disturbi mentali. Il referto, assicurano i suoi familiari, parla di «sindrome depressiva acuta».
LO SFREGIO – Uccidergli la figlia non bastava. Toni si sentiva rifiutato dal padre della ragazza («Volevo fargli un dispetto, perché non mi ha mai accettato, l’ ho sempre saputo e ne soffrivo», ha detto). E lo ha voluto punire.
Nello Meneghini ha una passione. Il videoregistratore, i film duplicati dalle tv. Pochi mesi fa si era concesso l’ acquisto di un Dvd. Durante la messinscena del delitto e la simulazione del furto Toni decide di portargli via quelli. Non i soldi, sul tappeto del salotto restano banconote da 100 Euro. Non gli ori e i gioielli, buttati sul letto. Ruba Dvd e videoregistratore. Li mette in una valigia, che appoggia alla porta. Poi ci pensa. «Avrei fatto fatica a liberarmene, e mi potevano notare». E li lascia in casa.
ERRORI – Ne ha fatti tanti. Stupidità, sfortuna, e anche un gesto d’ amore – così l’ ha chiamato lui – che lo tradisce. La telefonata, alle 16.22, con il cellulare di Nadia all’ Adecco parte per sbaglio, quando lui infila il cellulare della ragazza in tasca. Quella che lo tradisce, la chiamata con il telefonino di lei e la scheda di lui, fatta alle 20.51, ha una spiegazione surreale. Ha già gettato le tre schede di Nadia. «Ma volevo vedere ancora il suo nome, che compariva nel messaggio di accensione del cellulare». Allora l’ accende, inserisce la sua scheda. In quel momento riceve una chiamata da Sabrina, la sorella di Nadia. Lui risponde. E firma la sua condanna. C’ è un ultimo dettaglio, che mette i brividi. Sono le 16.06, sul cellulare di lei, appoggiato sul tavolo del salotto, arriva un messaggio sms. E’ la madre Angela: «Ciao come stai? Fatti sentire!!!». Toni lo legge. Ai suoi piedi c’ è Nadia, che ha appena smesso di respirare. (Marco Imarisio)

UNA COPPIA NORMALE L’ ASSASSINO A Torino da 7 mesi Toni Rizzo, 28 anni, è nato a Palermo. Dopo la scuola ha girato l’ Italia. Poi l’ estero. Due anni fa è tornato a Palermo, a lavorare come operatore cinematografico. In febbraio la decisione di trasferirsi a Torino, per amore di Nadia

LA VITTIMA Sognava le navi Nadia, vent’ anni, piccolina, i capelli scuri e corti, operaia. Ha sempre vissuto a Torino. Aveva la passione di Internet e sognava di lavorare su di una nave

LA STORIA Un amore via sms Nadia e Toni si erano conosciuti un anno e mezzo prima attraverso un sms, ma Toni non sopportava di starle lontano. Così a febbraio l’ ha raggiunta a Torino. Gli amici raccontano di una bella storia d’ amore

IL LAVORO Insieme in ditta E per lasciarla il meno possibile Toni aveva aiutato Nadia a entrare nella sua stessa ditta che confeziona guanti. Lavoravano allo stesso macchinario

IL COMPUTER L’ hobby delle chat Nadia attratta da Internet, ha cominciato a «chattare» con ragazzi di tutta Italia. Genova, Roma, Milano, ma anche altre città del Sud: e questo faceva impazzire Toni

LE LITI Gelosia ossessiva La ragazza dopo le vacanze estive era tornata a casa con l’ intenzione di lasciare Toni, troppo geloso, ossessivo, arrabbiato. E lui l’ ha uccisa

LA TELEFONATA La prima prova della colpevolezza di Antonio Rizzo è una telefonata, partita dal cellulare della vittima. Rintracciata dagli investigatori attraverso i tabulati telefonici, non può che essere stata fatta dall’ assassino: alle 16.22 infatti, secondo l’ autopsia Nadia era già stata uccisa. Il destinatario della telefonata era l’ agenzia di collocamento che aveva fornito lavoro a entrambi i fidanzati: il fatto mette Antonio al centro dei sospetti.

L’ AUTISTA Un altro elemento che ha portato gli investigatori a sospettare di Antonio è la testimonianza di un conducente dell’ autobus della linea 2. L’ autista ha affermato di avere visto e parlato con un giovane dalle sembianze dell’ indagato, verso le 17. Questa versione contrasta con quanto sempre sostenuto da Antonio, che afferma di essere salito sull’ autobus della linea 2, già alle 16. Il ragazzo avrebbe avuto quindi il tempo di uccidere la fidanzata e simulare il furto.

LA SCHEDA Antonio è stato tradito definitivamente da un momento di debolezza. Quattro ore dopo l’ omicidio infatti, ha inserito la scheda del suo telefonino in quello di Nadia, per poter rivedere il nome della fidanzata nel messaggio di accensione dell’ apparecchio. Ma rispondendo a una telefonata si è compromesso del tutto. E’ possibile infatti capire da quale telefonino si risponda a una chiamata e gli investigatori hanno scoperto che Antonio stava utilizzando quello di Nadia. Aveva negato di averlo visto.

IL MOVENTE Dopo essere stato indagato per omicidio colposo a piede libero, Antonio Rizzo è stato arrestato e al termine di un lungo interrogatorio, è crollato. Il movente che lo avrebbe spinto a uccidere la fidanzata è la gelosia. Secondo quanto confessato in sette pagine di verbale, Nadia si sarebbe innamorata di un altro uomo, conosciuto chattando su Internet. Tra le lacrime, Antonio ha dichiarato di aver perso il controllo e di averla uccisa.

 

Torino: il padre di Nadia Meneghini: l’hanno ammazzata di nuovo 
”Mi sento tradito. Mia figlia me l’hanno uccisa tre volte. La prima, quando e’ morta; la seconda quando il suo assassino s’e’ permesso di scriverci, alternando bugie e insulti, la terza oggi. Con questa vergognosa sentenza”. Lo dichiara, in un’intervista a ‘la Stampa’ di oggi, Nello Meneghini, il padre della ragazza uccisa dal findanzato il 31 agosto scorso. Toni Rizzo, che strangolo’ Nadia con un cordino da pacchi nel suo appartamento, ieri e’ stato condannato a 17 anni e 4 mesi di carcere.


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