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Antonio Fina, 75 anni, dipendente Asl in pensione, padre. Uccide la moglie con una fucilata al cuore

Mesagne (Brindisi), 19 Marzo 2012


Titoli & Articoli

Uccide la moglie a fucilate: “Era posseduta dal demonio” (Today – 20 marzo 2012)
L’omicidio è avvenuto a Mesagne, in provincia di Brindisi. Un pensionato, 75 anni, ha ucciso la moglie a colpi di fucile da caccia. “Era violenta e posseduta dal diavolo”, aveva scritto l’uomo su un foglio
Tragedia in famiglia a Mesagne, nel brindisino.Antonio Fina, un pensionato di 75 anni, ex dipendente dell’Asl, ha imbracciato il suo fucile da caccia ed ha sparato contro sua moglie, Concetta Milone, di 77 anni, uccidendola. Era convinto che la moglie fosse posseduta dal diavolo, come si legge su un messaggio lasciato dall’uomo sul luogo del delitto. E’ accaduto in una villetta di campagna circondata dal verde. La notizia è pubblicata da alcuni quotidiani locali. L’omicidio è avvenuto ieri mattina, attorno alle 8, ma solo nella tarda serata di ieri è stato scoperto da una parente della coppia, una cugina. La donna è entrata in casa e ha trovato l’uomo in camera da letto, ancora in evidente stato confusionale, che vegliava il corpo della moglie. E’ stata lei a telefonare i carabinieri che sono intervenuti sul posto assieme agli agenti del commissariato di Mesagne ed al sostituto procuratore Antonio Costantini.

 

L’uxoricida visionario era stato in cura (Brindisi Report – 22 marzo 2012)
Antonio Fina, il 75enne mesagnese che il 19 marzo scorso ha ucciso la moglie Concetta Milone, era andato più volte da un neurologo per visite specialistiche. E l’omicida stesso, ieri mattina durante l’interrogatorio di convalida tenutosi in carcere, ha ripetuto diverse volte che aveva fatto delle cure (ma non specificando di che tipo). Ora si cerca di approfondire questo lato della drammatica vicenda, che sembra alquanto ingarbugliato. Perché – da fonti bene informate – l’uxoricida Antonio Fina ha seguito delle terapie con un neurologo brindisino e quindi si trova nella lista dei pazienti affetti da patologie psichiche.
Quello che non si riesce a capire è il perché tutto ciò non risultasse ufficialmente.  A
quanto pare, comunque, Antonio Fina, andava solo sporadicamente dallo specialista, quando ne aveva più bisogno o nei periodi dove i disturbi si presentavano più frequentemente. I disturbi c’erano: Antonio Fina soffriva di alcune “fisse” strane e questo importante punto potrebbe ricollegarsi alla motivazione data dallo stesso all’uxoricidio, a quella fucilata nella schiena alla moglie (“posseduta” dal diavolo) e poi alle altre frasi lasciate scritte in casa successivamente all’omicidio, e sulle quali lo stesso avvocato Giovanna Chionna, il giudice per le indagini preliminari Paola Liaci e il pm Antonio Costantini, ieri, durante l’interrogatorio, hanno cercato di capire di più. Ad esempio, quella frase in cui Fina afferma: “Non toccate il cibo che è in casa perché è contaminato da microorganismi”.
Quindi ha ragione anche l’uxoricida stesso, quando ripete al suo avvocato d’ufficio: “Mi sarei dovuto curare prima”. Lo stesso avvocato Giovanna Chionna conferma di non essere a conoscenza del fatto che il suo cliente sia mai stato in cura o abbia seguito delle terapie con uno specialista. Ora bisognerà aspettare anche l’esito della perizia psichiatrica che si terrà a giorni, per confermare o meno se Antonio Fina fosse capace d’intendere e volere nel momento del delitto.


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