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Antonino Borgia, 51 anni, impiegato nella ditta della seconda moglie, padre. Già violento con la prima moglie, uccide l’amante incinta a coltellate e nasconde il corpo tra le sterpaglie, poi va dal barbiere. In appello i giudici lo condannano a 19 anni annullando l’ergastolo, ma la Cassazione annulla tutto

Partinico (Palermo), 22 Novembre 2019


Titoli & Articoli

Trucida la compagna incinta e poi va dal barbiere (Quotidiano Nazionale – 23 novembre 2019)
Partinico, donna uccisa a coltellate: l’amante confessa. Il grido: “Sono incinta”
Ana Maria Lacramioara Di Piazza avrebbe detto all’uomo di essere incinta poco prima di venire uccisa. La scena ripresa dalle telecamere, si sentono le urla: “Ma che fai aspettiamo un bambino, io ti amo”
Ennesimo femminicidio, proprio a due giorni dalla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Succede nel Palermitano: Ana Maria Lacramioara Di Piazza, nata 30 anni fa a Bucarest, residente a Giardinello (Palermo) è stata uccisa ieri sera con diverse coltellate. I carabinieri hanno già fermato il presunto assassino: Antonino Borgia, 51 anni, che ha confessato. Si tratta di un imprenditore di Partinico con il quale la vittima aveva una relazione. Il racconto dell’uomo ha permesso la ricostruzione delle fasi del delitto
Partinico, il rapporto sessuale poi la lite. La relazione tra i due durava da un anno, e Ana – nata a Bucarest e adottata quando era piccola – gli aveva confessato di essere incinta e che il figlio era suo. Verso le 7 di ieri i due si sono incontrati per parlarne in un cantiere nella zona di Balestrate: lei è salita a bordo del furgone bianco dove l’impresa di Borgia, che realizza piscine, stava facendo alcuni lavori. Una volta arrivati al cantiere, dopo un rapporto sessuale, i due avrebbero iniziato a litigare. La donna infatti aveva chiesto dei soldi all’uomo, circa 3 mila euro e lui la sera prima aveva promesso di darglieli.
Il grido: “Sono incinta”. Le indagini sul femminicidio. I carabinieri hanno cominciato l’indagine ieri mattina dopo la telefonata di una donna che segnalava che tra lo svincolo di Balestrate e Alcamo aveva visto una giovane con il volto insanguinato e i vestiti strappati uscire da un furgone bianco inseguita da un uomo. Dopo il fermo di Borgia, alle 17.30 circa si è presentato un uomo che ha riferito di avere visto in alcune riprese del sistema di videosorveglianza della sua abitazione in campagna a Balestrate la scena di un’aggressione: era l’inizio. Nelle immagini c’era un uomo che senza pantaloni inseguiva una giovane insanguinata. Nella scena dell’inseguimento che sarebbe stata ripresa dalle telecamere di un sistema di videosorveglianza si sente la donna che urla, “Ma che fai aspettiamo un bambino, io ti amo”. Dopo le grida della donna Borgia avrebbe gettato il coltello, che sarà ritrovato dai carabinieri della compagnia di Partinico sporco di sangue, e fatto salire la giovane nel furgone per dirigersi verso l’ospedale di Partinico. Ma la violenta lite riprende e finisce con l’omicidio della donna. Borgia è accusato di omicidio, occultamento di cadavere e procurato aborto. L’autopsia dovrà chiarire anche se la donna fosse incinta.
Dopo il delitto è andato al bar e dal barbiere. Nel corso delle indagini i militari sono riusciti a ritrovare prima il corpo legato e nascosto in campagna con un telo e sotto le frasche e poi il furgone dell’imprenditore che aveva avuto il tempo di fare colazione in un bar, ripulire il mezzo e iniziare gli incontri di lavoro. Nel pomeriggio dopo il pranzo, l’uomo è andato anche dal barbiere. L’indagine è coordinata dall’aggiunto Annamaria Picozzi e dal pm Chiara Capoluongo. Borgia è stato portato in carcere.

Omicidio Ana, parla la moglie di Borgia: “Un mostro, ma non lo abbandono” (Meteo Weekend – 27 novembre 2019)
Omicidio Ana di Piazza, la moglie di Borgia condanna: “Mio marito un mostro! Ma non posso abbandonarlo. Mi auguro che i miei figli…”
L’omicidio di Ana Maria Di Piazza ha sconvolto non solo i suoi familiari, ma anche la famiglia del suo assassino: Antonino Borgia. L’uomo ha ucciso a coltellate e bastonate la sua amante, Ana Maria Lacramioara Di Piazza, una ragazza di 30 anni che era tra l’altro incinta. A confermalo è stata l’autopsia effettuata sul corpo della giovane che era quasi al quarto mese di gravidanza e aspettava un maschietto.
Nel giorno dei funerali della donna uccisa, a parlare è proprio la moglie di Borgia, Maria Cagnina. La consorte dell’assassino si dice pentita per non aver potuto fare nulla per evitare il terribile omicidio. Lo spiega ai microfoni di News Mediaset: “Un mostro, un orco, come lo hanno definito in tutte le maniere possibili immaginabili, in perché quella giornata lo è stato, non lo nego, è stato tutto questo. Però nella sua passata vita, nei suoi diciotto anni con me non lo era“. “Una giornata di follia, non la so spiegare diversamente. In quella giornata non era lui. Io mi pento – continua Maria Cagnina – di non aver insistito di più perché sarei riuscita a farlo parlare e avremmo risolto in un modo o nell’altro, tutto questo non sarebbe successo“.
Maria Cagnina non abbandona il marito: “Ha sbagliato, ma resta il padre dei miei figli” Infine la donna si augura che i peccati del padre non ricadano sui figli. E poi conclude dicendo che, nonostante tutto, non abbandonerà il marito. “Mi potete criticare, potete dire tutto quello che volete, ma lui è il padre dei miei figli e non rimarrà solo. Mio marito non sarà abbandonato. Ha sbagliato, pagherà. Io non ho colpa di quello che è successo. Chiedo scusa a lei, al bambino e a tutto il mondo per quello che ha fatto mio marito, che non è giustificabile“.

Partinico, omicidio di Ana. L’ex moglie dell’assassino: “Era un violento, per questo lo lasciai” (Partinico Live – 27 novembre 2019)
“Era un violento, mi alzava le mani e per questo lo lasciai 20 anni fa”. Parole come un macigno quelle di Michelle Arminio, 49 anni, ex moglie di Antonino Borgia, l’imprenditore di 51 anni di Partinico accusato dell’omicidio di Ana Di Piazza, la trentenne di Giardinello trovata senza vita in aperta campagna venerdì scorso letteralmente massacrata da coltellate e bastonate.
Borgia sarebbe stato anche più volte denunciato dall’allora consorte nel 1998 ma non vi fu mai un seguito giudiziario: “All’inizio del nostro rapporto era allegro, anche se vulnerabile ma con il tempo si è rivelato con il suo vero carattere – racconta la Arminio – sino a spingersi ad alzarmi le mani. Si è mostrato prepotente, irruento e poco riflessivo. Quando chiedevo spiegazioni mi diceva ‘io sono un uomo e tu una donna’. Lo denunciai per maltrattamenti e minacce ma tutto cadde in prescrizione”
Dunque, anche se non ci fu mai un processo, il 51enne imprenditore avrebbe già mostrato questo suo lato caratteriale violento in passato secondo il racconto dell’ex moglie che dice di averlo lasciato proprio per questo motivo: “Rincasava tardi e quando chiedevo spiegazioni diventava violento – aggiunge ancora Michelle Arminio -. La sua famiglia a cui mi sono rivolta lo difendeva e lo giustificava. Quando ho capito che per me e mio figlio davanti c’era questo incubo mi sono separata. Avere delle amanti lo considerava normale. Scoprii che anche quando stava con me aveva altre relazioni. Quando ho saputo dell’omicidio io e mio figlio siamo rimasti sconvolti, sapevamo di questo suo carattere irruento ma non potevamo immaginare che sarebbe arrivato a tanto. Il mio pensiero lo rivolgo alla vittima e al bambino che portava in grembo”.
Gli amici della vittima, che lunedì sera hanno partecipato ad un corteo a Partinico contro il femminicidio in memoria anche di Ana,  confermano che sapevano che fosse incinta ma la giovane non volle farsi aiutare: “Non abbiamo mai capito il perchè fosse così schiva” racconta Giovanni Lodato, ex fidanzato della trentenne di Giardinello. Era proprio lui in testa al corteo partecipato da circa 200 persone che hanno sfidato il maltempo. Il serpentone si è snodato da piazza Municipio ed ha raggiunto piazza Garibaldi, passando da via Crispi e corso dei Mille. In piazza Garibaldi un piccolo momento di riflessione con il silenzio e poi una poesia letta proprio da Giovanni Lodato, apparso particolarmente scosso come le amiche che conoscevano Ana. Oggi nella chiesa Madre di Giardinello alle 15 di terranno i funerali. La vittima è morta a causa di 10 coltellate che le sono state inferte lungo il busto e sul collo. In grembo aveva un bambino di tre mesi.

 

 

Il killer di Partinico: “Sali in auto, ti porto in ospedale. Poi l’ho finita a bastonate” (FanPage – 2 dicembre 2019)
“L’ho fatta risalire in auto dicendole che l’avrei portata in ospedale e poi l’ho finita a bastonate, era agonizzante”. Così Antonio Borgia, il 51enne che ha ucciso l’amante incinta di tre mesi, ha descritto ai magistrati l’azione omicida. I funerali della 30enne si sono svolti giovedì scorso a Partinico (Palermo), dove sono avvenuti i fatti.
“L’ho colpita alla pancia col coltello, lei è scappata, l’ho fatta risalire in auto dicendole che l’avrei portata in ospedale e poi l’ho finita a bastonate, era agonizzante”. Così Antonio Borgia, il 51enne che ha ucciso l’amante incinta di tre mesi, ha descritto ai magistrati l’azione omicida. Ecco la confessione, diffusa da Quarto Grado nella puntata del 29 novembre: Sono andato a prenderla dicendo a mia moglie che andavo a giocare a carte con gli amici e sono andato a Terrasini. Abbiamo fatto una sosta e lei mi ha fatto un rapporto orale. Ci saremmo dovuti incontrare l’indomani mattina per darle i soldi che mi aveva chiesto non sarebbero stati 3mila euro, ma avevo un cliente che doveva pagarmi e qualcosa le avrei potuto dare. Mentre aspettavamo il cliente mi ha fatto un rapporto orale. Il cliente non arrivava e allora abbiamo avuto una discussione. Non so cosa mi è scattato ho preso il coltello che avevo in macchina e l’ho colpita alla pancia. Lei è scappata e ha cominciato a chiedere aiuto io sono sceso dietro di lei ero senza pantaloni. L’ho seguita, non credo di averla colpita davanti al cancello dove lei è scappata. Le ho detto che l’avrei portata all’ospedale, che le avrei dato una mano e lei è risalita in macchina. Sanguinava, io l’ho fatta entrare da dietro e si è distesa. All’altezza del ponte dell’autostrada, mi ha aggredito da dietro, a quel punto mi sono fermato, sono sceso, sono entrato dietro e ho cominciato a picchiarla. Ho usato un altro coltello, quello di prima lo avevo buttato dopo aver dato il primo colpo. Con il secondo coltello, l’ho colpita ripetutamente, ovunque, da tutte le parti, ovunque si girava, poi mi sono rimesso in macchiane e sono ripartito. A quel punto Ana soffriva, non parlava, era molto sofferente. Ho trovato un bastone per strada poi l’ho colpita in testa per finirla perché era agonizzante. Anzi, ho omesso di dire che lei era scesa dalla macchina, ha cominciato a chiedere aiuto, è passata una macchina. Lei è caduta a terra al centro della statale io l’ho presa e l’ho riportata sul furgone, l’ho rimessa dentro e anziché proseguire per la strada di campagna ho proseguito verso Partinico mi sono fermato dopo un po’ e a quel punto ho preso il bastone e l’ho colpita in testa. Poi ho ripreso il coltello e l’ho colpita al collo. All’interno del furgone l’ho avvolta dentro una coperta e l’ho trascinata nel terreno poi  l’ho ricoperta con del fogliame. Poi sono andato a lavoro ho cercato di non destare sospetti. Ho rovinato la mia famiglia.
I funerali della 30enne si sono svolti giovedì scorso a Partinico (Palermo), dove sono avvenuti i fatti. Per le esequie il comune ha indetto il lutto cittadino e tutto il paese si è stretto intorno alla madre della ragazza, oggi tutrice del su9o figlioletto 11enne.

Uccise l’amante incinta, ma “non con premeditazione e crudeltà”: ecco perché sconterà solo 19 anni (Palermo Today – 20 dicembre 2022)
Le motivazioni della sentenza d’appello con cui i giudici hanno cancellato l’ergastolo di Antonino Borgia per l’omicidio di Ana Maria Lacramioara Di Piazza, avvenuto il 22 novembre 2019 a Partinico. La condanna è in realtà a 31 anni e mezzo di carcere, ma – venute meno le aggravanti – l’imputato ha potuto accedere al rito abbreviato e ottenere uno sconto
Non avrebbe premeditato il delitto (avrebbe scelto un luogo e delle modalità diverse), non avrebbe agito con crudeltà (se ha sferrato 10 coltellate sarebbe solo perché la vittima aveva cercato di fuggire e non per il semplice gusto di farla soffrire) e ciò che lo avrebbe spinto ad uccidere la sua giovane amante incinta di 4 mesi – il timore che la moglie scoprisse la relazione clandestina e pure la gravidanza – non sarebbe un motivo abietto: pur non giustificando ovviamente l’omicidio, l’imputato avrebbe voluto tutelare se stesso e la sua famiglia dalle conseguenze di quella eventuale scoperta, cosa che non sarebbe adatta a “destare un profondo senso di ripugnanza in ogni persona di media moralità“.
In 33 pagine la prima sezione della Corte d’Assise d’Appello, presieduta da Mario Fontana (a latere Michele Calvisi) spiega perché ha deciso di ridurre a 19 anni e 4 mesi l’ergastolo inflitto in primo grado all’imprenditore Antonino Borgia, che la mattina del 22 novembre 2019 ammazzò Ana Maria Lacrimoara Di Piazza, di appena 30 anni, a Partinico.
La pena base di 31 anni . Una sentenza emessa il 7 ottobre scorso e che aveva suscitato tanta indignazione, proprio perché la pena inflitta in appello era stata ritenuta “troppo bassa” per sanzionare quello che, in primo grado la Corte presieduta da Sergio Gulotta, aveva definito un “gesto tribale” al quale l’imputato era ricorso per “salvare la sua immagine di uomo rispettabile”. In realtà, in appello, la pena inflitta dai giudici è di 31 anni e mezzo, ma – venute meno le aggravanti – a Borgia è stato riconosciuto il diritto di essere processato con il rito abbreviato, come aveva chiesto in udienza preliminare. Da qui lo sconto di un terzo che porta la condanna a 19 anni e 4 mesi.
“Nessuna attenuante per l’imputato”. I giudici non hanno concesso le attenuanti generiche all’imputato, confermando le provvisionali per quasi mezzo milione alla famiglia della vittima, compreso il figlio adolescente, che si è costituita parte civile con l’assistenza degli avvocati Angelo Coppolino e Antonino Scianna). La Corte considera infatti un “gravissimo disvalore nella condotta (dell’imputato, ndr), perpetrata con azioni violente ripetute, con l’uso di un’arma bianca e in danno di una soggetto incapace di opporre qualsivoglia difesa perché fisicamente assia più debole dell’aggressore”, nonché “del manifestato disprezzo della vittima e per il valore della vita”.
La difesa: “Fu un raptus” I giudici hanno però accolto su più punti le tesi dell’avvocaro Salvatore Bonnì, che assiste Borgia, che confessò il delitto e spiegò di aver agito per un “raptus“. La Procura – l’inchiesta fu coordinata all’epoca dal procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e dal sostituto Chiara Capoluongo – non ha invece mai creduto a questa ipotesi, alla luce anche di diverse intercettazioni in cui in carcere, l’imputato spiegava alla moglie di aver “preparato tutto, anche l’acido”.
“L’omicidio non fu premeditato”
“La Corte – si legge nelle motivazioni della sentenza d’appello – non dispone di alcun elemento decisivo che consenta di affermare che il proposito omicidiario sia insorto – e poi costantemente rimasto – nella psiche di Borgia in consistente anticipo rispetto alla esecuzione del delitto, nulla escludendo che lo stesso sia maturato nel corso della mattina del 22 novembre 2019”. Nessuna premeditazione, dunque: “La scelta di Borgia suggerisce una scelta poco meditata ed estemporanea, occasionata, con ogni probabilità, da un acceso litigio insorto nel corso di una discussione con la vittima sullo stato di gravidanza di questa”. Per i giudici l’imputato, se davvero avesse maturato da tempo il proposito di ammazzare l’amante, avrebbe scelto un altro luogo, un’arma più efficiente e si sarebbe attrezzato meglio per sbarazzarsi del cadavere.
“Le spiegazioni alla moglie solo per sminuire il tradimento” Alcuni atteggiamenti “che potrebbero definirsi spavaldi assunti da Borgia nel corso dei colloqui carcerari con la moglie – si legge ancora nelle motivazioni – che appaiono chiaramente dettati dall’esigenza di giustificare la sua condotta fedifraga, sminuendone il significato. Non solo ha voluto manifestare disprezzo per la vittima (‘questa gran tr… che mi chiedeva il pizzo’) ma soprattutto ha rappresentato se stesso come il risoluto castigatore della stessa, della quale aveva inteso liberarsi, vantandosi di averne scupolosamente programmato la morte (‘io già avevo la legna, tutto preparato… io lo sapevo cosa dovevo fare… la facevo somparire completamente… avevo anche preparato l’acido cloridrico per poi…’)“. Ma “il punto è che le varie fasi dell’azione delittuosa, accertate in termini oggettivi, a prescindere dalle dichiarazioni di Borgia, depongono, al contrario, per una palese improvvisazione dell’operazione, che smentisce quella rappresentazione e ne rivela la strumentalità”.
I fotogrammi che incastrano l’assassino
“Luogo e arma non adatti per un delitto programmato”. Borgia avrebbe potuto condurre la vittima “con una qualsivoglia scusa in un luogo appartato e sotto il suo completo controllo” e “non si comprende per quale ragione, una volta che l’aveva colpita con il coltello, non abbia completato sul posto il suo, già ben sendimentato, disegno omicida (…). Al contrario l’ha condotta via con sé a bordo del suo furgone, tanto che la vittima era certamente in vita allorché, successivamente, è stata vista scendere dal furgone e tentare la fuga da due testimoni”. Inoltre “se davvero Borgia avesse programmato di uccidere la ragazza, avrebbe avuto ben agio di procurarsi un’arma più efficace rispetto ai due coltelli con lama seghettata che conservava all’interno del proprio furgone per ragioni legate alla propria attività lavotativa”.
“L’uccisione al termine di un litigio”Infine, dalle frasi delle vittima, registrate da un impianto di videosorveglianza che aveva ripreso l’aggressione (“il bambino”) per i giudici “suggeriscono che i due avessero iniziato a litigare in maniera estemporanea, proprio discutendo dello stato di gravidanza della ragazza, che, come già osservato, costituiva fonte di grande preoccupazione per Borgia”. E poi l’uomo non ha fatto alcun ricorso all’acido, come invece aveva raccontato alla moglie, ma ad “un improvvsato nascondiglio coperto da un cumulo di foglie secche, laddove una preparazione minimamente prudente avrebbe dovuto prevedere l’immediato seppellimento del cadavere, previo scavo di un’adeguata fossa”.
La madre: “Mia figlia ammazzata in modo atroce, lui deve pagare”
“Tutelare l’integrità della famiglia non è un motivo abietto” Esclusa anche l’aggravante dei motivi abietti: “La scoperta dal parte della moglie del tradimento e dell’esistenza di un filio illegittimo, che può ipotizzarsi come movente del delitto, non può ritenersi (come prevede la giurisprudenza, ndr) un motivo turpe, ignobile o comunque rivelatore nell’agente un grado tale di perversità da destare un profondo senso di ripugnanza in ogni persona di media moralità, in quanto tale causale è connessa comunque al tentativo da parte dell’imputato di salvaguardare se stesso e l’integrità della propria famiglia, ciò che ovviamente non può giustificare il gesto omicidiario, ma che, in sé, non costituisce espressione di un sentimento spregevole o vile, che provoca ripulsione ed è ingiustificabile per l’abnormità di fronte al sentimento umano”.
“Dieci coltellate, ma nessuna crudeltà”. Borgia inoltre non avrebbe agito con crudeltà: gli “accertamenti medico-legali esperiti consentono di rilevare sul cadavere della donna 10 ferite da arma bianca, delle quali 5 inferte con meccanismo di punta e taglio e altre 5 con meccanismo da taglio (…). Tali lesioni – scrivono ancora i giudici – sono state inflitte con l’intento di portare a buon fine l’intento omicidiario e non anche al fine di determinare per la vittima sofferenze aggiuntive, eccedenti rispetto alla normalità causale”. E si sottolinea che “nonostante la vittima fosse stata già attinta da fendenti, aveva più volte tentato la fuga, inducendo Borgia ad inseguirla, a bloccarla e a colpirla nuovamente con il coltello, nell’intento di ucciderla”.

Uccise l’amante incinta ma schivò l’ergastolo. Nuovo processo per il killer (il Giornale – 19 settembre 2023)
La Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di condanna a 19 anni e 4 mesi per Antonio Borgia, l‘uomo che uccise Ana Maria Lacramaiora Di Piazza, 30 anni, da cui aspettava un figlio
La prima sezione penale della Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza a 19 anni e 4 mesi di reclusione per Antonino Borgia, l’uomo che nel 2019, a Partinico (Sicilia), uccise Ana Maria Lacramaiora Di Piazza, 30 anni, con la quale intratteneva una relazione extraconiugale e da cui aspettava un figlio. I giudici hanno accolto il ricorso della Procura generale di Palermo, dopo la sentenza con cui la Corte d’appello aveva cancellato l’ergastolo inflitto in primo grado all’imprenditore palermitano.
“Colpita al grembo per uccidere il figlio”. Ma i giudici cancellano l’ergastolo
Perché il killer schivò l’ergastolo Stando a quanto apprende l’Agi, i giudici della Suprema Corte hanno previsto un principio di diritto secondo cui la corte palermitana, ritornando sul caso, dovrà spiegare le ragioni per cui, nel secondo grado di giudizio, dalla sentenza erano state escluse le aggravanti della premeditazione, dei motivi abietti e della crudeltà riconosciute invece nel verdetto precedente. In primo grado, infatti, l’allora 51enne era stato condannato all’ergastolo. A ottobre del 2022, i giudici della Corte d’Appello avevano poi ridotto la pena a 19 anni e 4 mesi annullando, nella fattispecie, il carcere a vita. Una valutazione molto controversa che, già al tempo, aveva fatto discutere. Borgia era stato assolto anche dall’accusa di porto di coltello poiché, in una intercettazione dal carcere, aveva rivelato di aver trovato la lama con cui colpì la compagna sul luogo del delitto.
L’indignazione dell’amica di Ana Maria. Al grande clamore mediatico per la sentenza d’Appello, seguì la reazione indignata dei familiari di Ana Maria. In primis quella di Federica, un’amica della 30enne. “Mi sembra tutto così assurdo e incomprensibile. – aveva commentato la donna in un’intervista a Repubblica.it – C’è un video che ha ripreso gli ultimi momenti di vita di Ana Maria. Quell’uomo non ha avuto alcuna pietà: il primo colpo l’ha sferrato proprio al grembo, per colpire quella piccola creatura che era diventata la sua ossessione. Voleva a tutti i costi liberarsene, mentre lei voleva tenerlo il bambino. Altro che delitto d’impeto, come dice adesso questa sentenza. Aveva un piano ben preciso“.
L’omicidio. Il delitto si consumò nel primo pomeriggio del 22 novembre del 2019 a Partinico, nel Palermitano. Ana Maria, 30enne di origini rumene residente a Giardinello, già madre di un bimbo, fu accoltellata in strada da Antonio Borgia, l’uomo da cui aspettava un figlio. I due intrattenevano una relazione extraconiugale da alcuni mesi (lui era sposato). Nonostante le difficoltà del caso, la giovane aveva deciso di tenere il bambino che portava in grembo chiedendo al compagno un contributo economico per le visite ginecologiche. Di tutta risposta, il 51enne infierì contro il grembo della donna con 10 coltellate, decidendo poi di abbandonare il cadavere nelle campagne tra Balestrate e Partinico.

 


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