Alberto Munos, 21 anni. Entra in casa della fidanzata, la massacra di colpi alla testa con un martello che si era portato, avvolge il corpo in un lenzuolo e lo nasconde sotto il letto. Giudicato perfettamente in grado di intendere e di volere, viene condannato a 30 anni di reclusione in tre gradi di giudizio, ma ottiene la revisione del processo, il riconoscimento delle attenuanti generiche e la riduzione della pena a 16 anni. La madre gli porta hashish in Tribunale.