Afrim (Rino) Begu, 42 anni, muratore, padre. Uccide l’ex moglie, la ex suocera, tenta di uccidere i figli e altre persone. Poi si suicida (Strage del canile)
Fenil del Turco (Rovigo), 26 Febbraio 2016
Titoli & Articoli
Rino ha cercato di uccidere anche i figli. Il cognato li ha chiusi in bagno e salvati (Corriere del Veneto – 29 febbraio 2016)
L’uomo aveva detto all’avvocato che la suocera non voleva farglieli più vedere
Il suo ultimo post su Facebook è il risultato di un test: «Il lavoro che ti si addice è pompiere». Ma da venerdì sera il 17enne moldavo sopravvissuto alla strage di Fenil del Turco, dove sua madre e la sua sorellastra sono state uccise ed il suo patrigno uzbeko è rimasto gravemente ferito, per tutti è già un eroe. Secondo gli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Andrea Girlando, è stato infatti il ragazzo a salvare i suoi due nipotini dalla furia assassina di Afrim «Rino» Begu: dopo aver ammazzato l’ex moglie, l’albanese avrebbe tentato di entrare anche nel bagno dove il giovane cognato si era rifugiato con i bambini, ma non sarebbe riuscito a forzare la porta e così si sarebbe avventato sui suoceri, prima di farla finita. I carabinieri del comando provinciale e della compagnia di Rovigo, guidati rispettivamente dal colonnello Stefano Baldini e dal maggiore Salvatore Gibilisco, nella caserma di Crespino hanno sentito fino a notte i testimoni della tragedia. Dunque Claudio Cesaretto e Sara Brandolese, il dipendente e la volontaria della Lega nazionale per la difesa del cane, che si sono nascosti l’uno in un box del rifugio e l’altra nel canile dell’Usl 18: lui ha chiamato il 112 col cellulare, lei è rimasta barricata col veterinario Donato Piccolo.
Ma soprattutto è stata messa a verbale la testimonianza dello studente. Un racconto agghiacciante, per la freddezza con cui l’omicida-suicida avrebbe attuato un piano premeditato, a giudicare dal sacchetto di proiettili rinvenuto sul luogo del delitto. Il pomeriggio che cambierà per sempre la vita del teenager, trascorsa fino ad allora fra la passione per la moto e per la Juventus, la musica di Fabri Fibra e le battute sulle ragazze, comincia verso le 17.30. In quel momento il 17enne si trova in camera e sta giocando con i nipoti, il maschietto di 11 anni e la femminuccia di 2. Improvvisamente dalla cucina risuona la voce di Rodica Munteanu: «Mamma eccolo, è arrivato », dice la 31enne a Maria Ascarov, che oggi avrebbe compiuto 52 anni, notando sopraggiungere l’ex marito attraverso la vetrata d’ingresso. «Vai fuori a parlarci tu?», chiede la giovane al patrigno Nuridin Askarov. Ma non ci saranno le condizioni per una conversazione: viene aperta la porta ed è l’inizio della fine. Richiamato dai toni concitati, lo studente si precipita in soggiorno e fa appena in tempo a vedere Begu, mentre estrae dal giubbino una pistola a tamburo, che si rivelerà illegalmente detenuta. È questione di un attimo: il muratore punta il revolver in faccia alla sua ex e le spara a bruciapelo, tanto che il medico legale riscontrerà il foro d’entrata sul volto e quello d’uscita sulla nuca, anche se a dirne di più sarà l’autopsia fissata per domani.
Il giovane agisce d’istinto: torna nella zona notte, prende in braccio i nipoti e con loro scappa in bagno, girando la chiave nella toppa. «Rino mi ha raggiunto, ma sono riuscito a chiudermi dentro, allora se n’è andato», racconterà il minorenne. Il sospetto è che l’albanese volesse sterminare tutta quella che considerava ancora la sua famiglia, quindi sua moglie e i suoi figlioletti, prima di procedere coi detestati parenti.
Una decina di giorni prima Begu si era infatti rivolto all’avvocato Gabriella Maltarello, lamentandosi di non riuscire a vedere i bambini. «Non mi ha spiegato i motivi della separazione – riferisce la legale – ma aveva manifestato molta angoscia per i figli. Ce l’aveva con la suocera, che gli aveva fatto capire che non voleva più che avesse contatti con loro, bimbi compresi. L’ho sentito per l’ultima volta mercoledì pomeriggio, insisteva affinché mi facessi viva io coi moldavi, perché lui non se la sentiva». Ora però ha deciso che è arrivato il momento. I suoceri cercano di fuggire in cortile, ma il 41enne prima mira al volto di Maria e la fredda poco oltre l’uscio, poi punta a Nuridin, che viene raggiunto da una pallottola al fianco sinistro che gli esce dal lato opposto: pur con lo stomaco spappolato, che richiederà un delicato intervento chirurgico e la riserva della prognosi, il 44enne riesce a correre per 300-400 metri, finché si accascia. Ma intanto Begu è già tornato accanto al cadavere di Rodica, per spararsi un colpo in testa. Lui che su Facebook, a proposito di una pediatra che a suo dire si sarebbe comportata male in ambulatorio, nel suo italiano sgrammaticato scriveva: «Stati atenti cari genitori perchw sicuramente pp capitarr anche a voi».
Strage del canile annunciata. Lettera lasciata dall’assassino (Corriere del Veneto – 2 marzo 2016)
In casa di Begu una missiva sull’odio contro ex moglie e suocera. Sempre grave il ferito in coma
Nelle indagini per la strage al canile di Fenil del Turco, in casa di Afrim Begu emerge una lettera in cui l’omicida-suicida mette nero su bianco tutto il proprio rancore verso l’ex moglie, Rodica Munteanu e l’ex suocera Maria Ascarov, moldave «responsabili» a suo dire di non fargli più vedere i bambini di 2 e 11 anni, nati da quell’unione naufragata. Una missiva scritta dal muratore albanese in un italiano stentato, ma che sarebbe chiara nel riportarne l’odio per le due donne. «Il testo – spiega Carmelo Ruberto, procuratore della Repubblica di Rovigo – pare essere stato lasciato proprio a motivazione del gravissimo fatto di sangue».
Un elemento che si aggiunge agli altri su cui gli investigatori, coordinati dal pubblico ministero Andrea Girlando, stanno lavorando per definire pienamente il quadro della mattanza, il cui bilancio sarebbe potuto essere ancora più pesante, visto che Afrim, per tutti Rino, avrebbe cercato di sparare anche al fratellastro 17 enne dell’ex moglie che si sarebbe salvato solo perché la pistola si sarebbe inceppata. Il ragazzo sarebbe riuscito poi a mettere in salvo i figli di Rodica, la donna che insieme a Maria era l’obiettivo di Begu, in un’azione omicida portata a termine con allucinante determinazione.
All’ospedale di Rovigo, intanto, continua a lottare contro la morte Nuridin Ascarov, il marito uzbeko di Maria, rimasto gravemente ferito nel corso della sparatoria. L’uomo, 44 anni, è ancora in coma farmacologico in Terapia intensiva. Tra gli elementi su cui fare chiarezza, anche la provenienza dell’arma del delitto, una Smith&Wesson 357 Magnum su cui gli inquirenti stanno vagliando le ipotesi, pur senza sbottonarsi proprio per non «bruciare» la pista. Ieri, intanto, i carabinieri hanno completato i rilievi sul canile nella frazione rodigina che da stamane riaprirà a volontari e pubblico, con la piena ripresa di tutte le attività. Nei giorni di chiusura garantite la somministrazione di cibo e medicinali agli animali e la pulizia dei recinti.
Tra gli elementi al vaglio anche le segnalazioni fatte alle forze dell’ordine, rispetto a comportamenti minacciosi di Begu. «Risultano due denunce a suo carico per ingiurie e minacce – spiega ancora il dottor Ruberto – Una, risalente a metà dello scorso gennaio, era stata presentata dalla moglie e riguardava una lite, seguita all’invio da parte della donna di denaro ad alcuni parenti in Moldavia. L’altra, invece, era stata presentata nel 2014 da un medico che asseriva di essere stato insultato dall’uomo: riteneva che il professionista non avesse seguito con sufficiente accuratezza i figli».