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Abdelilah Intaj, 40 anni, guardia giurata, padre. Uccide l’ex compagna con otto colpi di pistola. Condannato a 30 anni con rito abbreviato. Condannati anche i complici

Venaria (Torino), 2 Aprile 2011

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Titoli & Articoli

“Licenziato per colpa tua”Spara e uccide l’ex amante (La Stampa – 3 aprile 2011)
L’assassino, di origini marocchine, lavorava nell’ipermercato dove la donna, 46 anni, faceva la barista
«Lo dicevo a Marina che quello doveva lasciarlo perdere, che era un tipo violento. Ma lei niente, era innamorata pazza. Per qualche mese, almeno». Piange Manuela mentre guarda il corpo di Marina Corradino, 46 anni, crivellato di colpi, lì a due passi dal supermercato Auchan di Venaria, dove entrambe lavoravano. Marina l’ha ammazzata il «violento», ovvero Abdelilah Intaj, un marocchino di 40 anni. Anche lui per qualche tempo s’è guadagnato la pagnotta ad Auchan, ma come vigilante. Un addetto all’antitaccheggio tra le corsie dell’ipermercato.
L’ha ammazzata e si è arreso ai vigili urbani. Erano lì a due passi che facevano un controllo su di un’automobile. Appena gli hanno intimato di fermarsi lui ha lasciato cadere la pistola, una calibro 9, e ha alzato le braccia. Per Marina, uccisa con otto pallottole, nessuno ha potuto fare nulla. E adesso, alle undici di sera, due ore dopo l’assassinio, in questa strada alle spalle dell’ipermercato, a venti passi o poco più dall’uscita posteriore di Auchan, si affollano amici e colleghi della donna, la barista, la ragazza mora che lavora al caffè del centro commerciale. «E adesso chi glielo dice ai due figli? Avevano già sofferto tanto quando era morto il padre, in un incidente stradale, molti anni fa» insistono i colleghi. «Povera ragazza».
In quegli stessi attimi Abdelilah Intaj, è già in caserma. E spiega, racconta tutto di questo omicidio. Dice: «Io l’amavo, lei mi ha lasciato. Mi hanno licenziato poco dopo, e soltanto per colpa sua. E questa cosa non potevo perdonargliela». Ieri, poco prima delle 22, l’ha attesa, nascosto dietro un platano, a pochi metri dall’uscita di servizio del supermercato. Ha aspettato nascosto nella penombra. Quando l’ha vista lasciare il centro commerciale, si è infilato una parrucca, ha fatto quattro passi verso di lei. L’ha chiamata a gran voce: «Marina, Marina». Lei si è voltata, lui aveva già in mano la pistola e senza dire altro le ha sparato. Marina Corradino, due figli di 17 e 25 anni, un alloggio modesto ma decoroso in via Cumiana 39, a Torino, è crollata a terra senza un lamento. Morta. I proiettili l’hanno colpita alle gambe, al petto e in faccia. Un’ora dopo l’omicidio, carabinieri e vigili urbani completano i rilievi. Arriva anche il medico legale Roberto Testi per la prima analisi del corpo. E si delinea una storia dai contorni malati.
Con il pm Manuela Pedrotta Abdelilah racconta di quest’ultimo mese trascorso senza «Mary». «Ho passato notti e notti a non dormire. A cercare di farmene una ragione. Ma non sono mai riuscito a trovare un perché a questo addio. E allora…». E allora Abdelilah è andato a comperarsi una pistola «a Porta Palazzo», e sabato alle sette di sera è salito sul bus. Destinazione Venaria. Obiettivo: ammazzare quella donna.

Ergastolo alla guardia accecatadalla gelosia (La Stampa – 4 luglio 2012)
Uccise l’ex compagna davantiad Auchan: «E’ stato un agguato»
Otto colpi di pistola gli sono costati l’ergastolo. Abdelilah Intaj, il marocchino di 41 anni che la sera del 2 aprile dell’anno scorso uccise l’ex compagna Marina Corradino all’uscita del supermercato Auchan di Venaria, dove la donna lavorava come barista, è stato condannato ieri dal giudice Silvia Salvadori. Pena massima, nonostante il giudizio abbreviato. Sulla condanna hanno pesato le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi. L’associazione «Telefono Rosa», rappresentata in aula dall’avvocato Anna Ronfani, ha ottenuto un risarcimento simbolico di 1 euro. «Ci siamo costituiti parte civile – spiega il legale – a nome di tutte le donne che pagano con la vita gli amori sbagliati».
Accecato dalla gelosia. Abdelilah Intaj, difeso dagli avvocati Cinzia Nardelli e Stefano Freilone, ha sempre sostenuto che si trattò di omicidio d’impeto. «Volevo solo parlarle, convincerla a darmi una seconda occasione. Mentre usciva dal supermercato l’ho vista sorridere a un uomo. Ho perso la testa». Il giudice non gli ha creduto, accogliendo la richiesta del pm Emanuela Pedrotta. Ergastolo.
I due avevano avuto una relazione tormentata, due anni insieme ma ognuno a casa propria. Marina aveva 46 anni, vedova da tempo, due figli. Si erano conosciuti a Auchan. Lei lavorava al bar, lui faceva la guardia giurata. A febbraio 2011, durante un litigio sotto gli occhi dei colleghi, il marocchino maltrattò la donna. Messo alle strette dal responsabile del supermercato, diede le dimissioni. E così anche la loro relazione finì. Marina Corradino cambiò numero di telefono e cercò di dimenticare quell’amore frequentando nuovi amici. Anche Abdelilah trovò una nuova compagna. La stessa che continua ad amarlo oggi, nonostante il carcere, e con la quale ha avuto una figlia.
I difensori dell’imputato hanno cercato di dimostrare, attraverso gli atti dell’inchiesta, l’assenza delle aggravanti, ricostruendo minuziosamente quella giornata, un sabato. «Abdelilah Intaj – spiega l’avvocato Cinzia Nardelli – trascorse quella giornata a traslocare. Fino alle 19,30 giocò alla PlayStation col figlio della nuova compagna. Pochi minuti prima di incontrare la signora Corradino, telefonò a una persona per un colloquio di lavoro. Elementi che non combaciano affatto con un’azione premeditata». Però si presentò a quell’appuntamento indossando una parrucca. Per non farsi riconoscere, ha sostenuto l’accusa. Perché, avendo lavorato all’Auchan come guardia giurata, sapeva che il supermercato è sorvegliato da numerose telecamere.
Secondo gli investigatori si trattò di un agguato. Il marocchino sparò otto volte con una pistola calibro 9. Il primo colpo raggiunse Marina al braccio, le trapassò il collo e uscì dalla nuca. Il terzo fu il colpo mortale, sparato alle spalle, mentre lei era a terra. «Avevo la pistola perché volevo convincerla a parlarmi. Né intendevo ucciderla quando ho sparato. Volevo colpirla alle gambe» ha detto. Anche in questo caso il giudice non gli ha creduto. Venti giorni prima dell’agguato Marina ricevette al bar due telefonate, dall’utenza di Intaj. All’altro capo, una voce di donna. «Farai una brutta fine…». I familiari della donna, assistiti dall’avvocato Francesca Violante., hanno ottenuto la provvisionale: 200 mila euro a ciascuno dei due figli, 80 mila alla madre.

Uccise la ex fuori dall’Auchan, chiesto l’ergastolo per la fidanzata (Torino Today – 30 giugno 2015)
Il quarantenne ex compagno sparò otto colpi di pistola per vendicarsi di avergli fatto perdere il lavoro. Il pubblico ministero però ha chiesto la condanna anche per la fidanzata dell’epoca, ritenuta complice nella preparazione dell’omicidio
Nell’aprile del 2011 Marina Corradino, 46 anni, fu uccisa dall’ex compagno quarantenne all’uscita dal lavoro. Lei era una barista all’interno dell’Auchan di Venaria, lui una guardia giurata presso lo stesso centro commerciale licenziata poco prima. Una sera si travestì e l’aspettò all’uscita, freddandola con otto colpi di pistola prima di tentare un’inutile fuga. “Io l’amavo, lei mi ha lasciato. Mi hanno licenziato poco dopo, e soltanto per colpa sua. E questa cosa non potevo perdonargliela”, disse al momento dell’arresto il quarantenne. Un anno e mezzo dopo l’uomo fu condannato all’ergastolo per omicidio.
Il caso però non si è ancora chiuso. All’epoca l’omicida, che aveva chiuso la storia con la vittima, si stava frequentando con una donna. A quattro anni di distanza il pubblico ministero Manuela Pedrotta, in un processo diverso da quello fatto al quarantenne, ha chiesto l’ergastolo anche per questa donna che, secondo il magistrato, avrebbe supportato l’organizzazione dell’omicidio perché gelosa di Marina Corradino. Nello stesso procedimento penale, il pm ha chiesto anche un pena di tre anni di carcere e 10 mila euro di multa per l’uomo accusato di aver fornito l’arma del delitto all’assassino. Da quanto è emerso l’acquisto della pistola avvenne nel mercato di Porta Palazzo.

Il corpo di Marina Corradino, la donna uccisa ieri sera dall’ex compagno che le imputava la perdita del lavoro, a Venaria Reale (Torino). ANSA / DI MARCO

Venaria: Alessandra Barbi Cinti, condanna per complicità delitto Marina Corradino (Blitz – 21 luglio 2015)
Il 2 aprile 2011 una donna di 46 anni, Marina Corradino, fu uccisa a colpi di pistola nel piazzale dell’ipermercato Auchan di Venaria, in provincia di Torino, dove lavorava come barista. Scrive l’Ansa che il delitto, che ha motivazioni passionali, è stato rievocato oggi in Corte d’assise, a Torino, dove un’altra donna, la quarantaduenne Alessandra Barbi Cinti, è stata condannata a 25 anni di carcere con l’accusa di essere la complice del killer.
L’esecutore materiale, Abdelilah Intaj, 45 anni, guardia giurata all’Auchan ex fidanzato della Corradini, è già stato condannato all’ergastolo con una sentenza che però è stata annullata dalla Cassazione (il muovo processo d’appello riprenderà in questi giorni). Barbi Cinti, che si è sempre professata innocente, era la sua nuova fidanzata: secondo le indagini del pm Manuela Pedrotta, lo accompagnò in auto, conoscendone le intenzioni, sul luogo dell’omicidio. Era anche pronta – sempre secondo il pm – a offrirgli un alibi: l’uomo però fu arrestato subito. L’imputata, a piede libero, dopo la lettura della sentenza si è trattenuta a a lungo in aula, in lacrime.

 

Uccise ex, dimezzata pena nuova compagna (Ansa – 23 giugno 2016)
E’ stata quasi dimezzata, in appello, la condanna per Alessandra Barbi Cinti, 43 anni, accusata di avere procurato la pistola e la parrucca ad Abdelilah Intaj, l’ex guardia giurata marocchina che la sera del 2 aprile 2011 uccise a colpi di pistola l’ex fidanzata Marina Corradino fuori dal supermercato Auchan di Venaria Reale, nel Torinese, dove la vittima lavorava come barista. I giudici della Corte d’assise d’appello di Torino hanno accolto la richiesta del pg Giulio Toscano, infliggendole una pena di 13 anni e quattro mesi, quasi 12 in meno dei 25 del giudizio di primo grado.
Intaj era stato condannato a 30 anni con sentenza definitiva in un altro procedimento. L’uomo aveva ucciso l’ex compagna accusandola di avergli fatto perdere il lavoro e Barbi Cinti era la sua nuova fidanzata. Confermata, invece, la condanna a tre anni per Luigi Celli, che diede l’arma all’imputata.

 


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