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Federico: io di questi uomini normali ne ho conosciuti quattro

Mi ha colpito molto la frase “possono essere le persone che noi incontriamo la mattina sulla metropolitana o dovunque: non sono dei mostri, sono delle persone apparentemente normali…”. Una frase che sento molto “mia”.

Mi spaventa abbastanza il fatto di essere stato sfiorato da vicino da tre delle tragiche e tristi vicende riportate nel sito: Adalgisa Montini non la conoscevo ma avevo conosciuto il suo assassino e marito Achille Martinoni, parente di un paziente di cui mi sono occupato come fisioterapista quando lavoravo presso l’Ospedale Moriggia Pelascini di Gravedona (Como), ospedale dove lavorava, come primario di Oculistica, Roberto Colombo assassino ed ex marito di Stefania Cancelliere di Legnano.

Meglio ancora avevo conosciuto Giovanni Avogadro, assassino ed ex fidanzato di Valeria Mariani di Desio, con il quale nel 2009 ho frequentato un corso di alpinismo.

Proprio pochi giorni fa ero in montagna con amici, due dei quali conoscenti anch’essi di Giovanni Avogadro. Abbiamo parlato dell’accaduto, uno di loro era stato al suo funerale. Le frasi che ricordo sono quelle che quasi sempre si sentono negli sterili e stereotipati servizi telegiornalistici: ” bravo ragazzo…”, “persona tranquilla…”, “nessun segnale che…”, “non capisco come sia stato possibile..” e così via.

Non è facile parlare di queste tragedie. Specie tra uomini. Si figuri che avendo parlato, mezzora prima, anche di un incidente alpinistico, qualcuno ridendo mi ha detto se parlavo “solo di cose tristi”.  Non ho affatto un attaccamento morboso alle tragedie, sono solare e allegro. Certo è che tali reazioni mi danno la percezione netta che più un evento ci spaventi, più facilmente lo rimuoviamo o perlomeno non ne parliamo o, addirittura, lo buttiamo sul ridere. Ma questo è tipico della preadolescenza!  Sembra quasi che raccontando i propri timori, la propria preoccupazione, agli occhi degli altri uomini non appaia più quella “mascolinità” che ci preoccupiamo di ostentare dovunque: e allora non parliamo, non riflettiamo e continuiamo a produrre il fantastico fertilizzante naturale per la violenza.

Ma non è finita. Nel sito non vedo un’altra tragedia, quella di Maria Rosa Vaglio Cerin, uccisa da Daniele Renato Chatrian. Nel loro negozio di alimentari andavo abitualmente a fare la spesa durante le mie vacanze in montagna nel paese confinante con quello dove è avvenuto l’omicidio (ndr: grazie per la segnalazione, è stata inserita)

Quattro uomini apparentemente normali, che probabilmente dicevano di amare quelle quattro donne. Ma la grande tragedia credo nasca proprio qui, in un concetto totalmente sbagliato di amore, in qualcosa che amore non è perché è solo possesso e pretesa di dominanza, e che innesca l’insensato “complesso di inferiorità” in chi non tollera di vedere la “propria donna” divenire indipendente. Nel nostro Paese troppo ancora della cultura è figlio di uno stramaledetto maschilismo, che purtroppo non indigna nemmeno le donne, a volte; penso al sacerdote di Lerici che tempo fa ha riempito le cronache, agli assurdi proclami di un sito cattolico estremistico, fatti propri e scopiazzati nella bacheca della Parrocchia.

Questa iniziativa ha, invece, lo straordinario merito educativo di far riflettere, di far prendere coscienza del problema e di porre un argine, o almeno di provarci. Spero che sia spunto didattico nelle Scuole Superiori, perché già lì, l’ho letto nella didascalia della fotografia di una vittima, possono succedere episodi di questa natura. La ringrazio per l’iniezione di fiducia nel genere umano. Dal canto mio, le assicuro che continuerò a parlarne e a consigliare la visione del sito.

Federico C.