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Valeria Melpignano, 21 anni, impiegata. Uccisa con quattordici coltellate da un uomo che già l’aveva sequestrata e violentata quando era minorenne, e da tempo la minacciava

Torino, 13 Agosto 1998

 


Titoli & Articoli

 

 

” Se Valeria e’ morta, libero o in cella non cambia nulla ” (Corriere della Sera – 15 agosto 1998)
Bruno Fruzzetti aveva gia’ sequestrato una volta la ragazza minacciandola, ma lei non aveva voluto denunciarlo
Si e’ costituito l’ assassino della giovane accoltellata a Torino: non aveva accettato l’ ennesimo rifiuto
“Se Valeria e’ morta allora la mia vita non ha piu’ senso. Libero o in carcere non cambia nulla”. Si e’ conclusa cosi’ la fuga di Bruno, con poche parole pronunciate davanti agli agenti al commissariato. Bruno Fruzzetti, 46 anni, e’ l’uomo che giovedi’ mattina, quando ha sentito Valeria ripetergli che la loro storia “non poteva continuare”, che lei voleva una vita e una famiglia sua, che la loro differenza di eta’ (25 anni) era un ostacolo, non ha piu’ capito nulla e ha cominciato a colpire. Sei coltellate, l’ultima, mortale, al collo. Una storia di cieca passione. Un amore malato.
Ricordiamo la vicenda. Giovedi’, Torino. Una giornata tragica, in cui due donne hanno pagato con la vita le loro scelte. Valeria e Monica Sassone, 36 anni, strangolata e tagliata a pezzi dal suo ex convivente. Anche lei colpevole di aver deciso di cambiare vita.
Ma torniamo a Valeria. Sono le 7 e 40 di mattina, in piazza Omero, nel quartiere di Mirafiori Sud un’auto si ferma al semaforo. Una ragazza, Valeria Melpignano, 21 anni, impiegata in una finanziaria, scende dalla macchina urlando: “Aiuto, mi uccide”. Ha il corpo coperto di sangue, cade per terra e dopo pochi minuti muore. Dall’auto scende un uomo, ha in mano un coltello: vede Valeria cadere, torna indietro e fugge.
Parte la caccia all’uomo. Si comincia a scavare nella vita della ragazza. Vive con la famiglia: mamma, papa’ e tre fratelli. Alta, un sorriso bellissimo, Valeria cerca l’amore della vita. Nel ’94, Valeria, allora 17enne, conosce a Firenze Bruno Fruzzetti. Nasce una relazione. Quando il padre di Valeria scopre la storia, cerca di impedire alla figlia di continuare quel rapporto. Bruno si rende autore di un “sequestro” della ragazza. Scatta una denuncia. Poi la storia sembra risolversi. La scorsa primavera l’uomo torna a farsi vivo.
Divorziato, due figlie grandi, precedenti per furto e atti osceni, nel frattempo si e’ risposato e vive in provincia di Lucca. Bruno insiste, vuole rivedere Valeria. Lei cede, e all’inizio di agosto accetta un invito. Ma lui la sequestra nuovamente, minacciandola con un coltello. La porta in Valle d’Aosta e poi in Toscana per riconquistarla. Valeria finge di cedere, ma al momento opportuno fugge e torna a Torino in autostop.
Cerca di cancellare quella storia, ma confessa a un amico la forte preoccupazione. Decide di non fare alcuna denuncia. un errore gravissimo. Bruno continua a tempestarla di telefonate. E mercoledi’ scorso arriva a Torino. Aspetta tutta la notte sotto la casa di Valeria. Giovedi’ mattina, quando la vede uscire, le chiede di salire, di guidare lei che conosce la citta’, vuole parlarle. Lei accetta. Pochi minuti e scoppia la lite.
Bruno Fruzzetti con in mano un coltello a scatto, comincia a colpire. Poi la fuga, senza sapere che Valeria a Torino e’ gia’ morta. Quindi la telefonata alla moglie, che sapeva della morbosa passione del marito.E’ li’ che apprende della fine di Valeria e decide di costituirsi: “Se lei e’ morta allora la mia vita non ha piu’ senso. Libero o in carcere non cambia nulla”.
(di Antonio Troiano)

 

L’ ho uccisa. Non volevo perderla (la Repubblica – 15 agosto 1998)
Valeria non voleva più vedermi, me l’ aveva ripetuto tante volte. Troppe. L’ ho aspettata in auto, sotto casa, per tutta la notte. Quando è uscita per andare a lavorare l’ ho chiamata, le ho chiesto di scambiare due chiacchiere per l’ ultima volta. Ha accettato. L’ ho fatta mettere al posto di guida, siamo partiti. E abbiamo subito iniziato a litigare. Le ho mostrato il coltello. Volevo solo farle paura. Ma in piazza lei ha inchiodato, ha fatto per scendere. E io l’ ho afferrata per un braccio e l’ ho colpita. Non volevo perderla…”. Mezzanotte e mezza di giovedì sera. L’ assassino di Valeria Melpignano, 21 anni, l’ impiegata di Torino massacrata a coltellate quella stessa mattina mentre andava al lavoro, si è appena costituito al commissariato di Viareggio. Addosso ha solo una maglietta polo e le mutande. I pantaloni imbrattati di sangue li ha lasciati sulla macchina abbandonata in autostrada, quella “Clio” blu noleggiata per portare la famiglia in vacanza. Polizia e carabinieri gli davano la caccia da ore: Bruno Fruzzetti, 46 anni, idraulico di San Pietro a Vico (Lucca), e originario di Massa, pregiudicato per atti osceni e furto. è lui l’ uomo che 4 anni fa aveva intrecciato una relazione con Valeria poco più che bambina e che due settimane fa era tornato alla carica sequestrandola e intimandole: “Se non torni con me ti ammazzo e la faccio finita anch’ io”.
Ieri, dalle 17 in poi, Fruzzetti è stato interrogato dal pm torinese Lo Mastro nel carcere di San Giorgio di Lucca. Per lui, o meglio per l’ immagine che amava darsi di girovago e playboy con un che di intellettuale, Valeria aveva perso la testa nel 1994: partita per una vacanza- studio presso una famiglia francese, era fuggita dopo pochi giorni ed era giunta fino a Firenze dove aveva conosciuto proprio Fruzzetti, allora divorziato, padre di due ragazzi che ora hanno 22 e 23 anni e in procinto di risposarsi con l’ attuale moglie, Rosella, madre di un sedicenne.
Recuperata fortunosamente dai genitori che avevano sporto denuncia, Valeria era scappata ancora in settembre per raggiungere il suo amore a Lucca: l’ aveva ritrovata la polizia due settimane dopo alla stazione di Pisa, stava pe ripartire con Fruzzetti per chissà dove.
Dopo quell’ estate, però, il rapporto tra i due si è rarefatto. Fino a un anno fa, quando a casa della giovane impiegata hanno iniziato ad arrivare decine di telefonate mute. Sabato 1 agosto il rapimento: Fruzzetti propone a Valeria una “rimpatriata”, una gita in treno a Pont Saint Martin, in Val d’ Aosta. In viaggio le punta il coltello al fianco, la minaccia. La tiene segregata per una notte in albergo, la picchia, la violenta. Poi la porta con sé in Toscana, le fa passare un’ altra notte in quello che chiama il suo “pensatoio”, un angolo sul greto del fiume Magra. Lei fugge, torna a Torino. Lui la bombarda di telefonate. Il 6 agosto noleggia la Clio a Lucca e parte con la famiglia per la Francia. Ma nemmeno di lì dà pace alla ragazza. Mercoledì, con una scusa, carica moglie e figlio su un treno per l’ Italia e raggiunge Torino in auto. Si apposta sotto casa di Valeria, la aspetta per tutta la notte, la uccide.
Sono le 12,30 quando la polizia stradale trova la Clio piena di sangue abbandonata in corsia di emergenza sull’ autostrada Firenze-Mare, presso Migliarino Pisano. Lui, in maglietta e mutande, vaga nella pineta. Getta il coltello. Da Torre del Lago telefona alla moglie, che sapeva già della storia con quella giovane torinese. “Valeria è morta, l’ ha detto la tv”, gli dice lei. Ancora una telefonata: questa volta al 113. “Sono Fruzzetti, quello che ha ammazzato la ragazza di Torino. Venitemi a prendere. Tanto, con Valeria morta, essere libero o in carcere non mi importa più…”.

 

 

Valeria Melpignano – Feminas (wordpress.com)

 

 

Ombre su Torino – 13 agosto 2023

13 agosto 1998
Mentre a San Paolo si scopre il cadavere orrendamente mutilato di Monica Sassone, a Mirafiori un’altra storia d’amore che si trasforma in tragedia ricopre di sangue Torino.
Ore 7.40.
Una Clio blu inchioda in piazza Omero e dal posto di guida scende una ragazza. È bellissima, magra, giovane, con un sorriso meraviglioso ma, in quel momento, non sta ridendo. Urla, corre, chiede aiuto. Fa pochi passi e poi cade a terra in un lago di sangue, trafitta da sei coltellate. Dalla macchina scende anche un uomo che guarda la scena, poi rimonta e parte a razzo, sparendo nel nulla.
Valeria Melpignano, 21 anni, muore, anche lei, perché il suo ex non si capacita che la loro storia sia finita. L’uomo, Bruno Fruzzetti, di 25 anni più grande, originario di Lucca, sposato e con due figli, ha conosciuto la ragazza che era ancora minorenne. Si incontrano a Firenze dopo una fuga di Valeria dalla famiglia ed è subito amore. Una storia fatta di passione e di clandestinità, di incontri, addii e riavvicinamenti. Per quattro anni, fino a quella lettera che verrà trovata addosso all’assassino nel momento in cui, la sera stessa, deciderà di costituirsi nei pressi di Viareggio. In questa la ragazza scrive: “Non avevo mai conosciuto davvero un uomo, non avevo mai amato davvero. Adesso non è più come prima, ti amo ancora, ma in un modo diverso. Sono cinque mesi che cerco di trovare il modo di darti questa notizia. Anche se tu hai deciso di divorziare, io non me la sento più. Non ce la faccio a venire a vivere con te”.
Quando la furia omicida si impossessa di Fruzzetti, l’assassino si trova a Nizza con la famiglia. Da lì chiama Valeria ma lei si nega, gli chiude il telefono in faccia. Allora decide di mettere su un treno moglie e figli, torna in macchina a casa, prende quella lettera e punta verso Torino. Dorme una notte in auto e la mattina dopo è sotto casa della vittima. Racconta che non la vuole uccidere, la vuole minacciare e farla tornare con lui. Poi, in piazza Omero, Valeria tenta di scendere dalla Clio e lui la colpisce, senza pietà. Anche lui, ai poliziotti, ripeterà la stessa frase: “Non volevo perderla”.
Il primo dicembre 1999, qualche giorno dopo il suicidio della madre di Valeria (che si getta dal quarto piano) Bruno Fruzzetti viene condannato a 28 anni di reclusione.
Due storie simili, terribili, di uomini che non si rassegnano alla fine di una relazione. Condite dalle vite distrutte dei morti e dei sopravvissuti, da suicidi, lettere e parole “d’amore” che si somigliano e che si rincorrono nelle stesse ore, nella stessa città. A Torino, in due giorni, in una terrificante estate di 25 anni fa


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In memoria di

Corriere della Sera – 4 novembre 1999