Virginia Mihai, 40 anni. Uccisa e data in pasto ai maiali nella porcilaia, forse come la prima moglie e una fidanzata del marito da cui voleva separarsi. Sospettata anche la figlia dell’uomo. Il caso si chiude dopo 24 anni, quando lui è già morto
Velo D'astico (Vicenza), 22 Aprile 1999
Scomparsa. Una sua unghia viene ritrovata a vent’anni di distanza nella porcilaia del marito. Dieci anni prima era sparita anche la prima moglie di Sperotto, Elena Ivette Zecchinato.
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Uccisa e data in pasto ai maiali dal marito, dopo 20 anni il caso risolto grazie al DNA (FanPage – 21 giugno 2019)
Virginia Mihai, 40 anni, era una delle due moglie scomparse di Valerio Sperotto, allevatore di maiali deceduto nel 2011. Oggi un frammento di un’unghia ritrovato in due capannoni a Velo d’Astico, che si è accertato appartenere proprio alla donna ha confermato quello che per anni è stato solo un terribile sospetto. Virginia è stata uccisa dal marito e gettata in pasto ai maiali. Stessa sorte potrebbe essere quella della prima moglie, Elena Zecchinato, scomparsa nell’88.
Uccisa dal marito e gettata in pasto ai maiali in un porcile. È l’angosciante fine di Virginia Mihai, per trent’anni creduta una persona scomparsa e oggi, grazie alla tenacia della Procura, riconosciuta vittima di omicidio attraverso un frammento di unghia grande 2 centimetri, ritrovato nella porcilaia dove il marito allevatore, Valerio Sperotto, teneva i suoi maiali. Una storia agghiacciante, che ha come scenario la campagna di Velo d’Astico, nel Vicentino e che ha visto la soluzione solo grazie a una segnalazione anonima. Sperotto, deceduto nel 2011 e professatosi sempre innocente, non potrà essere processato per l’omicidio di sua moglie, ma la famiglia di Virginia, sospesa nel limbo dell’ignoto per 20 anni potrà finalmente darsi pace.
Le due mogli scomparse. Il ritrovamento, inoltre, potrebbe aprire nuovi scenari anche sulla scomparsa di Elena Zecchinato, detta Ivette, la prima moglie di Sperotto, scomparsa nel 1988 e mai più ritrovata. Anche lei, verosimilmente, potrebbe essere stata vittima della ferocia del marito. Le nuove indagini risalgono a un anno fa e hanno visto impegnata una equipe di archeologi forensi che ha passato al setaccio i duecento metri quadri che furono l’allevamento di Sperotto. Le speranze di trovare una traccia, dopo 20 dalla scomparsa di Virginia e 30 da quella di Ivette, erano quasi le stesse di trovare un ago nel pagliaio. Numerosi frammenti ossei, in seguito rivelatisi essere pezzi di ossa animali, sono stati ritrovati e analizzati.
La nuova indagine. Ogni lembo di terra ha restituito tracce di vario tipo che hanno richiesto un lavoro lungo e certosino da parte degli scienziati forensi e dei carabinieri del nucleo investigativo di Vicenza e della compagnia di Schio, che li hanno coadiuvati, poi dopo due anni la svolta: il ritrovamento di un frammento dell’unghia di un alluce che da solo, è bastato per il confronto del DNA. Da anni su Valerio Sperotto pendeva l’inquietante sospetto che avesse ucciso sia la prima, sia la seconda moglie, e che si fosse disfatto dei corpi facendo ricorso alla voracità dei maiali del suo porcile. Un sospetto terribile che aveva creato intorno alla storia, che sembra uscita dalla saga di Hannibal Lecter, un alone di macabra leggenda e che si è rivelato purtroppo cruda verità.
Scomparsa vent’anni fa, la svolta: Virginia uccisa e data in pasto ai maiali (il Gazzettino – 21 giugno 2019)
Il ritrovamento dell’unghia di un alluce riapre il “cold case” legato alla scomparsa delle due mogli di Valerio Sperotto, l’ex allevatore di maiali di Velo d’Astico morto nel 2011 a 64 anni. La scoperta del reperto venne fatta dagli archeologi forensi nel corso degli scavi, iniziati nel novembre 2017, all’interno di un’area dove Sperotto allevava i maiali. Le analisi hanno confermato che l’unghia apparteneva a Virginia Mihai, seconda moglie romena dell’uomo, di cui si erano perse le tracce nell’aprile del 1999. L’esito della consulenza sulle tracce del dna compiuta dai Ris e arrivata sulla scrivania del pm Hans Roderich Blattner, che ha riaperto il fascicolo due anni fa, non lascia dubbi: la corrispondenza è del 100% positiva con quella di Mihai.
Il reperto proverebbe che il corpo della donna è stato fatto sparire nella porcilaia presumibilmente da Sperotto, da cui la vittima si stava separando. La stessa fine, secondo le ipotesi investigative, potrebbe aver fatto anche la prima moglie dell’uomo, Elena Zecchinato, di cui si sono perse le tracce nel 1988. Le nuove prove faranno partire a luglio delle ricerche più approfondite sulle tubature e sulle vasche della porcilaia, dove i Carabinieri sono tornati nelle ultime ore per un sopralluogo.
Uccisa e data in pasto maiali, caso chiuso con archiviazione (Ansa – 23 settembre 2023)
Si è chiuso con archiviazione, a 24 anni dal fatto, l’omicidio di Virginia Mihai, la moglie di un allevatore di Velo d’Astico (Vicenza), Valerio Sperotto, i cui resti furono rinvenuti nella porcialia dell’azienda dell’uomo. Che l’assassino, o l’assassina, si fossero disfatti in questo modo del cadavere – dopo averlo fatto a pezzi – fu provato dal ritrovamento dell’unghia di un alluce di Mihai, nel 2017, dagli archeologi forensi. Ora il gup Chiara Cuzzi, confermando la richiesta del pm ha deciso che non vi sono prove per sostenere in giudizio l’accusa contro la figlia di Sperotto – l’uomo era sposato in seconde nozze con MIhai – Arianna Sperotto, finora l’unica indagata per omicidio. Il gup, motivando l’archiviazione del fascicolo, ha condiviso con il sostituto procuratore titolare dell’inchiesta l’assenza di elementi per sostenere un processo verso Arianna Sperotto pur prendendo atto degli elementi che avevano consentito di ricondurre la scomparsa della donna ad un assassinio, seguito dalla distruzione del cadavere nella porcilaia. Il cold case di Velo d’Astico si era arricchito negli anni di una seconda inquietante ipotesi: ovvero che la stessa fine l’avesse fatta anche la precedente moglie di Sperotto, Elena Zecchinato, di cui si erano perse le tracce nel 1988. Gli esperti forensi avevano infatti rinvenuto nella porcilaia altri presunti resti umani, oltre a una motosega nascosta all’interno di una botola. Ma questi non avevano permesso di portare all’identificazione di altre persone. (ANSA).