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Tiziana Olivieri, 41 anni, operaia, mamma. Strangolata dal compagno che poi ha dato fuoco all’appartamento

Rubiera (Reggio Emilia), 20 Aprile 2012

 


Titoli & Articoli

Corriere della Sera – 22 aprile 2012

 

La madre prima accusatrice (Gazzetta di Reggio – 22 aprile 2012)
Di fronte al corpo di Tiziana, Rossella Carlini aveva subito capito: l’ha ammazzata
RUBIERA. «Mi dispiace, non posso dire niente». Non parla Rosella Carlini. La mamma di Tiziana Olivieri non vuole commentare la notizia che il compagno della figlia, dalla notte, è sottoposto a fermo, che ha confessato di aver ucciso con le sue mani la 40enne davanti al loro figlioletto di 11 mesi. E, poi, di aver dato fuoco all’appartamento, nell’inutile tentativo di cancellare ogni traccia dell’atrocità commessa. Non parla per motivi di indagine. Perchè i carabinieri si sono raccomandati che non lo facesse. Ma quello che pensa, la 66enne lo aveva detto un minuto dopo aver saputo dell’orrenda fine fatta dalla figlia, nell’appartamento che condivideva con Ivan Forte.
Di fronte alla casa devastata dal fumo e dalle fiamme, di fronte agli occhi scuri dei carabinieri che non le potevano dire che la figlia si era salvata, Rosella Carlini venerdì mattina aveva gridato la sua verità: «Ve lo dico io cosa è successo: hanno litigato, lui l’ha uccisa e poi ha dato fuoco alla casa».
Non si può ingannare il cuore di una madre.
E Rosella Carlini di fronte a quello scenario non aveva avuto bisogno di indagini, di accertamenti scientifici. Non ha avuto bisogno nemmeno della confessione, arrivata poi nel cuore della notte, del compagno di Tiziana, per capire quello che era successo.

*

«Lui si è salvato e lei no. Ma pensa te… Come è possibile… – aveva ripetuto più volte – Lei muore e lui niente. E il bimbo niente». Sono bastati questi dati, al suo cuore di madre, per capire che i conti non tornavano. Che era incomprensibile che in quell’incendio, seppure devastante, capace di spingere il fumo in ogni angolo della palazzina, la figlia avesse perso la vita e gli altri due nulla. Che non ci fosse stato nemmeno il bisogno di trattenerli qualche ora in ospedale. «Ha avuto il tempo di fare tutto, meno che salvare lei. Ha aspettato che si incendiasse…» gridava forte la donna.
Erano pesanti come macigni le parole di Rosella Carlini, spade affilate che feriscono prima di tutti lei, che ha avuto la forza di pronunciarle nel momento peggiore della sua vita, nell’istante in cui apprendeva che Tiziana non c’è più. Di fronte a quella convinzione, a quella verità maledetta pronunciata senza un’ombra di dubbio, i carabinieri del Nucleo investigativo, che a Reggio stavano sentendo Ivan Forte ripetere che si era trattato di un dannato incidente domestico, erano subito venuti a prenderla per sentirla. «Ieri sera hanno litigato (ndr giovedì)…» ripeteva la donna. E che avevano litigato, lo avrebbe confermato 12 ore più tardi anche il 26enne, durante la sua confessione.
(di Elisa Pederzoli)

Preparava la pappa per il bimbo Nell’altra stanza c’era Tiziana morta (il Resto del Carlino – 23 aprile 2012)
LA NAVE della Costa Concordia inclinata dopo il naufragio, la foto che Ivan Forte aveva scelto lo scorso gennaio per il suo profilo su Facebook, è la rappresentazione simbolica di un menage che stava affondando. E’ bastata una discussione su come passare le ferie la prossima estate per scatenare una rabbia incontrollabile, e per questo motivo Tiziana Olivieri ci ha rimesso la vita. Ivan voleva andare in Calabria a trovare la madre, Tiziana invece voleva trascorrere qualche giorno sulla riviera romagnola. Ma prima di discutere sulla meta delle vacanze, c’erano già stati altri litigi, sempre per ragioni trascurabili. Segnali di una crisi profonda a coronamento di due anni di convivenza durante i quali era nato, undici mesi fa, il bambino da Tiziana tanto desiderato. Ed è il figlioletto l’altra vittima della tragedia consumatasi a Fontana la notte tra giovedì e venerdì.
ORA si scateneranno le interpretazioni psicologiche, si scomoderà il ragionamento sul ruolo dei tanti padri-bambini che non tollerano di passare in secondo piano e sentirsi trascurati quando arriva un figlio e la moglie diventa prima di tutto mamma. Tutto tragicamente vero. Ma bisognerà capire se questo discorso vale anche per l’omicidio di Fontana. E prima di scavare nella psiche, prima di capire il movente profondo di quel gesto spaventosobisognerà fare i conti con quel bambino rimasto senza mamma e, dalla notte successiva, senza papà. Quel bambino che, nelle lunghe ore passate tra l’omicidio della compagna e la simulazione di un incendioveniva accudito da un padre sotto choc che viveva il tumulto dell’omicidio commesso nell’altra stanza.
Si apprende che Ivan Forte ha pianto a lungo, rievocando lucidamente quei momenti. Più volte – confessando il delitto davanti ai carabinieri e al sostituto procuratore Valentina Salvi, con la difesa dell’avvocatessa Federica Pingelli – si è detto pentito, ha spiegato di non capacitarsi di quello che ha commesso. Dopo l’autopsia oggi all’istituto di medicina legale dell’Università di Modena, il fermo di polizia giudiziaria disposto dal pm verrà sottoposto domani a convalida.

Delitto di Rubiera: Ivan ha ucciso perché temeva l’abbandono (Gazzetta di Reggio – 23 aprile 2012)
La rabbia dei familiari di Tiziana dopo la confessione del convivente: “Il piccolo Nicolò deve restare con noi”
Un senso di inadeguatezza e il timore dell’abbandono potrebbero avere spinto Ivan Forte all’omicidio di Tiziana Olivieri, la madre del proprio bambino, con la quale da tempo c’erano disaccordi proprio sulla cura del piccolo. Nicolò tra pochi giorni compirà un anno e a festeggiarlo non ci saranno mamma e papà. È su di lui che, all’indomani della tragedia consumatasi nella sua famiglia – la mamma uccisa dal padre che poi ha inscenato un incendio nell’appartamento di via Fontana 36 – si concentrano tutte le preoccupazioni dei familiari. In particolare i parenti della donna di 40 anni, strangolata dal compagno la sera di giovedì, ora confidano che il bimbo sia affidato definitivamente alla nonna materna, Rosella Carlini. Un passaggio affatto scontato nel seguito di questa tragica vicenda. Ancora una volta è da Facebook che si apprende la preoccupazione per il futuro del piccolo e la speranza che esso possa essere insieme alla nonna Rosella, per sempre. Una preoccupazione che affianca il dolore e la rabbia, seguita alla confessione dell’omicida.
«È un dolore troppo grande e una rabbia troppo accesa – scrive Cristina Carlini, parente stretta della Olivieri, che vive a Castelnovo Sotto – Non volevamo crederci fino alla sua confessione. Unica consolazione (se può esistere una consolazione) è che probabilmente non è bruciata viva e che forse il bimbo lo si possa riportare a casa dalla sua nonna che lo ha sempre accudito… Titti non lo meritava». La Carlini risponde a uno dei tanti messaggi di vicinanza e affetto che sono giunti alla famiglia. Poco più di un mese fa aveva scritto a Tiziana sempre su Facebook, riferendosi a Nicolò: «Titti ricordati che a prescindere da tutto e tutti è tuo». «Su questo non ci piove», aveva risposto la Olivieri. Una confidenza forse non era sfuggita al compagno. Ma la sorte di Nicolò è al centro delle preoccupazioni anche dei Forti che proprio ieri pomeriggio hanno incontrato l’avvocato di Ivan, Federica Pingelli.
(di Miriam Figliuolo)


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