Rosa Sequino, 44 anni, mamma. Cosparsa di benzina dal marito che le ha poi dato fuoco con un accendino
Acqualoreto Baschi (Orvieto), 27 Luglio 2011
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Dà fuoco alla moglie con cinque euro di benzina e poi si costituisce ai carabinieri (OrvietoSì – 27 luglio 2011)
La donna, Rosa Sequino, è fin di vita, lui – Luciano Brancaccio, casertano di 40 anni, saltuariamente operaio – nel carcere di Orvieto con l’accusa di tentato omicidio aggravato. La tragedia ad Acqualoreto
ORVIETO – Dà fuoco alla moglie con cinque euro di benzina e poi si costituisce ai carabinieri. La donna è fin di vita, lui nel carcere di Orvieto con l’accusa di tentato omicidio aggravato. L’orribile tragedia si è consumata ieri mattina nelle campagne di Acqualoreto, piccola frazione del Comune di Baschi, nell’Orvietano. Alla base, a quanto pare, motivi sentimentali: un matrimonio durato 18 anni che stava finendo, ridotto ormai ad un litigio continuo. L’ennesimo e forse ultimo, ieri mattina.
Sotto torchio per ore l’uomo, Luciano Brancaccio, casertano di 40 anni, saltuariamente operaio, avrebbe confessato freddamente che stava meditando di fare del male alla moglie, Rosa Sequino, casalinga napoletana, di quattro anni più grande, già da qualche tempo. Non sopportava più come lei lo stressasse per il lavoro e per mille altre cose. Ma soprattutto di una cosa era certo. Lei non lo amava più. E così ieri mattina, la tragedia. Premeditata, come ipotizzano gli inquirenti, coordinati dal pm Flaminio Monteleone. E ci sarebbero diversi elementi ad avvalorare la tesi. Ma veniamo alle ricostruzioni.
La coppia, insieme ai tre figli – due femmine di 16 e 14 anni ed un maschio di 17 – vive tra Foligno e Bevagna, anche se pare che l’uomo frequentasse assiduamente la città di Gubbio. Di buon mattino, marito e moglie lasciano i ragazzi a casa per andare a Todi da un avvocato civilista. Per discutere la separazione. Almeno questo è quanto avrebbe detto Brancaccio alla moglie e ai carabinieri, ma potrebbe essere stato semplicemente il pretesto per far salire in macchina la donna, visto che presso il legale tuderte la coppia non avrebbe avuto alcun appuntamento. Prima di partire con Rosa, però, Brancaccio era già uscito da solo, e si era procurato cinque euro di benzina alla Esso non lontano da casa.
Le zone tra Todi e Acqualoreto pare le conoscesse bene perché vi aveva lavorato tempo addietro come operaio. È così che, arrivato a Todi, passa di diversi chilometri il bivio che avrebbe dovuto imboccare e si dirige invece lungo la Statale 205 Amerina. Da qui prende il bivio per Acqualoreto dove ferma la Mercedes classe A in una radura lungo una stradina secondaria. Mentre la coppia litigava, come al solito, forse più del solito, lui le avrebbe afferrato un braccio per tenerla ferma ed essere sicuro di versarle addosso ogni goccia di quei tre – quattro litri di benzina che aveva nella tanica in plastica dietro il sedile del conducente. Poi è bastata la scintilla di un accendino che Brancaccio, pronto a ritrarsi e mettersi in salvo, aveva con sé nonostante non fumasse. La poveretta, a quel punto, ha preso a divincolarsi. Ridotta ad una torcia umana ha avuto la prontezza di uscire dall’auto. Si sarebbe liberata a fatica dai vestiti, mentre correndo in direzione della Statale, con le forze che le rimanevano, ormai nuda e con le carni in fiamme, ha cercato aiuto, trovandolo in un finanziere fuori servizio che in quel momento si trovava su trattore in un terreno di proprietà. Una scena raccapricciante si è presentata ai suoi occhi con la donna che bruciava viva e dietro di lei una scia di brandelli di vestiti e poveri resti umani.
Il finanziere ha fatto immediatamente stendere la donna che si è accasciata a terra. È così che sono state due le telefonate ricevute dal 112 alle 8,59. Prima quella del finanziere e poi quella del marito che nel frattempo era sopraggiunto dietro la moglie e forse vedendosi scoperto non ha potuto far altro che rivolgersi ai carabinieri. “Venite che ho ammazzato mia moglie, le ho dato fuoco” avrebbe detto al piantone al telefono. Rosa Sequino è stata soccorsa dal 118 e trasferita al reparto Grandi Ustionati del Sant’Eugenio di Roma. Ha ustioni del terzo grado sul 90% del corpo, ha perso molti liquidi e difficilmente se la caverà.
Il marito che è stato trovato in lacrime dai carabinieri giunti sul posto ha precedenti per appropriazione indebita, detenzione di armi e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ai carabinieri che lo hanno interrogato a lungo nella giornata di ieri ha confessato tutto, compreso il fatto che da qualche tempo covava pensieri foschi nei confronti della moglie.
Mentre la donna bruciava straziata dalle fiamme al finanziere ha raccomandato i figli. Che il marito non facesse del male anche a loro. Adesso sono affidati ai servizi sociali. La zona in cui si è consumata la tragedia è distante solo qualche centinaio di metri dal bosco in cui nell’ottobre del 2005 si è consumato l’omicidio, tuttora impunito, di Sauro Mencarelli, un elettrauto di Allerona di 44 anni che al momento del delitto si trovava appartato con una prostituta.
Morta la donna data alle fiamme dal marito (Pupia Tv, 2 agosto 2011)
Rosa Sequino, la donna che mercoledì scorso era stata bruciata dal marito, non ce l’ha fatta.
La donna, 44 anni, di origini campane ma residente nel comune di Bevagna (Perugia), è deceduta all’ospedale Sant’Eugenio di Roma dove era stata trasferita d’urgenza a causa delle gravi ustioni riportate. Mercoledì scorso il marito di Rosa, Luciano Brancaccio, originario di Orta di Atella, ha cosparso la moglie di benzina e le ha dato fuoco. Il gesto, come ha spiegato lo stesso Brancaccio ai carabinieri, sarebbe nato dalla volontà di spaventare la moglie e non quello di ucciderla. “Non volevo ammazzarla, l’idea di buttargli addosso la benzina ce l’ho avuto solo perché volevo spaventarla, poi la situazione è degenerata”.
Sono state queste le prime confessioni di Brancaccio di fronte al sostituto procuratore, Flaminio Monteleone. “Quando ho avvicinato l’accendino acceso era solo per mettergli tanta paura, ma è scoppiato il finimondo”, ha detto al magistrato il quarantenne che subito dopo aver dato fuoco alla moglie ha chiamato lui stesso i carabinieri ammettendo di aver commesso il folle gesto.
Al momento, gli inquirenti stanno ricostruendo l’intero mosaico della situazione familiare di Brancaccio. Sembra, infatti, che i due avessero un burrascoso rapporto già da molti anni.
Pur risiedendo formalmente con la moglie e i tre figli a Bevagna, Brancaccio aveva da almeno un paio d’anni una relazione con una donna di Gubbio. Dal quadro emerso finora dai racconti dell’uomo, sembra che a fargli perdere definitivamente la testa sia stata la consapevolezza o il semplice sospetto che anche Rosa avesse avviato una relazione con un altro uomo. Ciò che lui faceva da anni doveva, insomma, essere precluso alla moglie con la quale le cose non andavano più bene da molto tempo, tanto che ormai si era deciso per la separazione.
I coniugi litigavano in continuazione e, seppur non risulti alcun precedente episodio di violenza ai danni della donna, sembra che il figlio maggiore di diciassette anni avesse messo in guardia la mamma dal salire in macchina con il padre mercoledì mattina quando Brancaccio le aveva detto che si sarebbero recati ad un appuntamento con l’avvocato a Todi per parlare della separazione legale. Al momento i tre figli della coppia di 17, 16 e 14 anni sono stati affidati ai servizi sociali. (di Mena Grimaldi)
Foligno: morta la donna data alle fiamme (Trg Media – 2 agosto 2011)
E’ morta lo scorso sabato pomeriggio Rosa Sequino la 44enne che, nei giorni scorsi, dopo essere stata cosparsa di benzina, è stata data alle fiamme dal marito Luciano Brancaccio.
E’ morta lo scorso sabato pomeriggio Rosa Sequino la 44enne che, nei giorni scorsi, dopo essere stata cosparsa di benzina, è stata data alle fiamme dal marito Luciano Brancaccio. La signora di origini campane risiedeva a Foligno in via Fiamenga con i tre figli, tutti minori. Al suo capezzale le sorelle che l’hanno assistita fino alla morte. E’ deceduta – dopo 4 giorni di agonia senza alcuna speranza di sopravvivere alle ustioni- all’ospedale Sant’Eugenio di Roma passando dal coma farmacologico alla morte per arresto cardiaco e la notizia è emersa soltanto ieri pomeriggio. Il marito era in carcere con l’accusa di tentato omicidio che dunque si trasforma in omicidio volontario. Ai magistrati ha detto di aver dato fuoco alla moglie dopo averla legata e cosparsa di benzina solo per metterle paura, non volendole concedere il divorzio sebbene avesse già un’altra famiglia e non convivesse più nella casa di via Maceratola a Foligno.