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Rosa D’Ascenzo, 71 anni. Massacrata dal marito che la porta in ospedale già morta

Sant'Oreste (Roma), 1 Gennaio 2024


Titoli & Articoli

Il femminicidio di Rosa D’Ascenzo. La lite, il colpo fatale, la caduta simulata: ecco come è stata uccisa (Roma Today – 3 gennaio 2024)
Sull’arma utilizzata dall’uomo manca ancora l’ufficialità della procura. Di certo su alcuni utensili della cucina sono state trovate tracce di sangue
Ha simulato una caduta dalle scale dopo un malore, ma in realtà l’ha colpita a morte utilizzando un utensile preso dalla cucina, forse una padella. È questa la prima ricostruzione che i carabinieri e la procura di Tivoli hanno fatto in seguito al primo caso di femminicidio del 2024. A perdere la vita per mano del marito 73enne è stata Rosa D’Ascenzo, una donna di 71 anni. Nelle prossime ore G.C., queste le iniziali dell’uomo, sarà nuovamente riascoltato per l’interrogatorio di garanzia del fermo dopo l’accusa di omicidio aggravato.
Il pericolo di fuga. Secondo gli inquirenti, il marito di Rosa D’Ascenzo, inoltre, dopo il delitto avrebbe potuto lasciare la loro abitazione di Sant’Oreste, in provincia di Roma, dove è avvenuta la tragedia.  A spiegarlo è il sostituto procuratore di Tivoli, Andrea Calice, nel motivare l’arresto “in considerazione della gravità del reato commesso e dell’incertezza del luogo di dimora dell’indagato, dopo il sequestro dell’abitazione, sussistendo il concreto pericolo di fuga dell’uomo, la procura emetteva il decreto di fermo”.
La prima versione. Il caso portava con sé i primi sospetti già dalla serata del primo gennaio quando il 73enne portò all’ospedale di Civita Castella, a Viterbo, Rosa D’Ascenzo già cadavere. “È caduta dalle scale”, ha detto ai medici del nosocomio. Eppure quelle ferite proprio non sembravano compatibili con una caduta. Infatti, c’erano ferite e lividi sul capo e sugli arti. Non solo. Rosa D’Ascenzo sarebbe morta, secondo un primo esame esterno, almeno tre ore prima dell’arrivo in ospedale. Una versione, quella dell’uomo, che fin da subito non ha convinto.
Le indagini lampo. I medici dell’ospedale di Civita Castella hanno dunque avvisato i carabinieri del posto che, a loro volta, hanno attivato i colleghi della stazione di Rignano Flaminio e della compagnia di Bracciano. I militari, raggiunta l’abitazione della coppia per un primo sopralluogo, hanno trovato varie tracce e vari oggetti sporchi di sangue, diversi gli utensili della cucina, tra cui una padella in ferro. A quel punto è scattato il fermo per il marito di Rosa D’Ascenzo.
La comunità sgomenta. La realtà è quella di un paese piccolo, la casa quella di campagna, quasi sperduta. Nessuno, in sostanza, avrebbe sentito nulla. Il sindaco di Sant’Oreste, Gregory Paolucci, quella realtà la conosce: “Nell’esprimere le piene condoglianze alla famiglia per i gravi fatti accaduti chiedo a tutta la cittadinanza di mantenere un atteggiamento rispettoso evitando la diffusione di notizie atte a minare la dignità della famiglia e di tutta la nostra comunità“. D’altronde, come ha spiegato anche la procura di Tivoli, la coppia “era sconosciuta agli investigatori” e “nessuna denuncia era stata mai presentata dalla donna”. Luce, però, verrà fatta. Lo dicono gli stessi inquirenti: “Si provvederà ad accertare anche se in passato vi fossero stati accessi presso strutture sanitarie o servizi sociali al fine di verificare se vi erano comunque segnali o fattori di rischio tali da consentire di prevenire il femminicidio”.

Arrestato per femminicidio, gip ‘vietava alla moglie di uscire’ (Ansa – 4 gennaio 2024)
Resta in carcere Giulio Camilli fermato due giorni fa con l’accusa di aver ucciso la moglie nella loro casa a Sant’Oreste, piccolo comune in provincia di Roma. Il gip ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere presentata dalla Procura di Tivoli. L’udienza di convalida si è svolta oggi e il pastore 73enne, accusato di omicidio aggravato, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
La sera dell’1 gennaio Rosa D’Ascenzo è arrivata senza vita al pronto soccorso di Civita Castellana, nel Viterbese, portata in auto dal marito che ha raccontato di una caduta accidentale sulle scale di casa dovuta a un malore. Ma quelle ferite sulla testa e sul corpo, secondo i medici, non potevano essere compatibili con un incidente domestico ed è scattato l’allarme. “Ecchimosi a ridosso delle mani, delle gambe, al tronco e agli arti superiori – scrive il gip – con segni addirittura riconducibili a morsi”. Sono state subito avviate indagini dai carabinieri che hanno effettuato un sopralluogo all’interno dell’abitazione della coppia. Gli investigatori hanno isolato tracce di sangue sulla porta di ingresso, su un tubo metallico trovato in cucina, sul frigorifero e anche su una padella che si trovava nel corridoio.
Qualche ora più tardi è scattato il decreto di fermo nei confronti del marito, emesso della Procura di Tivoli. Il gip descrive il pastore 73enne come un “uomo dispotico e, a volte, violento” che “viveva in una condizione di totale isolamento dal resto del mondo, litigando spesso con la moglie, cui vietava di uscire di casa”. Agli inquirenti non risultano denunce presentate dalla donna in passato alle forze dell’ordine ma in queste prime fasi, sottolinea la Procura, “ferma restando la presunzione d’innocenza, si delinea un grave quadro di violenza domestica culminato nella morte della donna”.
Le indagini dei carabinieri della compagnia di Bracciano vanno avanti. Sono in corso gli accertamenti medico-legali sul corpo della vittima ed è stata attivata la rete sociale per acquisire tutte le informazioni utili per verificare se vi fossero segnali o fattori di rischio tali da consentire di prevenire il femminicidio.

Il brutale femminicidio di Rosa D’Ascenzo: la ricostruzione e il profilo violento del marito (Roma Today – 5 gennaio 2024)
Giulio Camilli, l’uomo fermato due giorni fa con l’accusa di aver ucciso la moglie Rosa D’Ascenzo, dopo l’interrogatorio di garanzia resta in carcere
Giulio Camilli, l’uomo accusato di aver ucciso la moglie Rosa D’Ascenzo, resta in carcere. Il giudice per le indagini preliminari di Tivoli non ha avuto dubbi. Il 73enne fermato due giorni fa con l’accusa di aver ucciso la moglie di 71 anni nel comune di Sant’Oreste, in provincia di Roma, si è contraddetto più volte nella sua versione data ai medici quando portò la donna già morta in ospedale. Poi davanti al pm e al giudice ha scelto di non rispondere.
Le tracce di sangue trovate in casa e la sua indole violenta hanno fatto poi il resto. Quella storia di una caduta accidentale dalle scale di casa dovuta a un malore, non aveva mai convinto nessuno.
La brutale ricostruzione del primo femminicidio del 2024 fatta dai carabinieri e della procura di Tivoli, invece, racconta della violenza di Camilli che avrebbe usato una padella in ferro per colpire a morte la moglie.
La versione di Giulio Camilli smentita dai fatti.
Secondo quanto ricostruito, Rosa D’Ascenzo viveva con il marito in un casolare nella campagna di Sant’Oreste. Un luogo isolato dove la coppia stava in una piccola casa con due stanze. In passato non risultano denunce di violenza domestica, eppure su questo elemento la procura farà ancora luce. Fatto sta che la sera del primo gennaio, Camilli si è presentato all’ospedale di Civita Castellana con il corpo già cadavere dalla moglie.
“È caduta dalle scale”, la versione data ai medici. Un racconto che però non è stato sostenuto dalle ferite riportate da Rosa D’Ascenzo. Stando a quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, infatti, Camlli l’avrebbe aggredita in casa per poi caricarla sull’auto quando la moglie era già morta. Quindi ha guidato per 17 chilometri fino all’ospedale. La sua versione, in sostanza, è stata smentita dai fatti.
Il sangue trovato in casa. Il controllo nella casa dei due ha confermato i sospetti: su alcuni utensili, tra cui una pesante pentola di ferro, sono state trovate tracce di sangue. Tracce trovate anche all’altezza del lato esterno della porta di ingresso, su un pezzo di legno trovato all’esterno della casa, altre ancora su un tubo metallico rinvenuto in cucina e sul frigorifero.
Rosa D’Ascenzo ferita a morte.
Nel corso dell’interrogatorio, l’uomo “ha affermato di non ricordare nulla, neppure i suoi dati anagrafici, sostenendo di avere un forte mal di testa e di non essere neppure in grado di firmare il verbale, che poi, invece, firmava senza alcuna incertezza o difficoltà, su sollecitazione del difensore”, scrive il giudice nel decreto che ne convalida il carcere. Appare dunque “evidente, sulla scorta degli elementi sopra compendiati, la totale falsità della ricostruzione dei fatti fornita nell’immediatezza ai sanitari e alla polizia giudiziaria, siccome del tutto incompatibile con le ferite presenti su tutto il corpo della povera donna”, aggiunge il magistrato. Una evidenza, si legge ancora, che il personale medico ha ribadito con “la certa incompatibilità delle ferite lacero contuse riscontrate sul cranio della povera vittima e su tutte le parti del corpo”, come le “ecchimosi a ridosso delle mani, delle gambe, al tronco e agli arti superiori, con segni addirittura riconducibili a morsi”.
Il profilo di Giulio Camilli.
Giulio Camilli, che si è trincerato nel silenzio, viene descritto dal gip come un uomo “violento” e “dispotico” che viveva in una “condizione di totale isolamento dal resto del mondo, litigando spesso con la moglie, cui vietava di uscire di casa”. Inoltre, secondo il magistrato, il pastore 73enne in sede di interrogatorio non sarebbe apparso affatto “confuso o agitato”, ma solo “chiuso in un volontario silenzio, determinato a non collaborare in alcun modo con la autorità”. Emblematico, in tal senso, “l’iniziale rifiuto di firmare il verbale per una lamentata incapacità, subito superata su richiesta del difensore, mentre risulta dagli atti che il tre gennaio scorso diceva “non voler rispondere alle domande sul fatto contestatogli”.
La capacità di intendere e di volere. Dal punto di vista difensivo, non è escluso che si punterà sull’incapacità di intendere e di volere da parte di Camilli. Il legale che segue il 73enne ha prodotto una certificazione dell”spedale Sant’Andrea risalente all’ottobre del 2020, che diagnostica una “stenosi carotidea preocclusiva asintomatica” sofferta dall’indagato, patologia che, secondo il gip, “non sembra, di per sé, rilevante al fine di stabilire la capacità di intendere e volere di Giulio Camilli, così come la presunta “psicosi”, curata senza alcun accertamento specifico”.


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