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Romina Acerbis, 28 anni, impiegata in un call center. Strangolata dal marito

Colognola (Bergamo), 21 Ottobre 2011


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«Romina innamorata del marito» Ora si attende data dell’autopsia (l’Eco di Bergamo – 23 ottobre 2011)
«Romina era innamorata di suo marito, nonostante tutto gli voleva bene»: una zia di Romina Acerbis ricorda così la nipote, che per qualche giorno era stata ospite a casa sua a Selvino l’anno scorso quando Ciccarelli l’aveva costretta a scappare di casa minacciando di picchiarla.
Romina era innamorata di suo marito, nonostante tutto gli voleva bene»: una zia di Romina Acerbis ricorda così la nipote, che per qualche giorno era stata ospite a casa sua a Selvino l’anno scorso quando Ciccarelli l’aveva costretta a scappare di casa minacciando di picchiarla. «Anche in quell’occasione lei continuava a giustificarlo – continua la zia – e a dire che in fondo gli voleva bene. In tanti abbiamo cercato di aiutarla in questi anni, abbiamo cercato di farle capire che quella relazione era sbagliata, ma lei non ha mai voluto sentire ragioni. Adesso resta il dolore per questa tragedia e il rammarico per qualcosa che forse avremmo potuto fare per evitarlo».
Intanto si attende la data dell’autopsia che sarà decisa dal magistrato e successivamente la data dei funerali della giovane donna strangolata dal marito nella casa di Colognola dove lei si era trasferita. «Ho fatto una brutta cosa – ha detto al 113 l’uomo – venite a prendermi». Maurizio Ciccarelli, 49 anni, pregiudicato nativo di Napoli ma da anni residente in città, ora è in carcere accusato dell’omicidio volontario di Romina Acerbis, 28 anni, originaria di Algua, con la quale era sposato dal 2006.
Un legame profondo, il loro, ma anche tormentato: lei un anno e mezzo fa lo aveva denunciato due volte per episodi di violenza ed era andata a vivere in via Fermi a Colognola, ma i contatti con lui, che da due mesi era agli arresti domiciliari in via Ruspini (quartiere San Tomaso), non si erano mai interrotti del tutto.
I familiari della ragazza, sconvolti, raccontano che da una ventina di giorni la coppia aveva riallacciato i rapporti e che nessuno avrebbe potuto immaginare un epilogo simile. Il dramma si è consumato venerdì. Ciccarelli – ricostruisce la questura di Bergamo – nel pomeriggio è uscito dalla casa al civico 7 di via Ruspini, dove la coppia aveva convissuto prima di dividersi e dove dal 5 agosto scorso lui era ai domiciliari per un furto avvenuto nel Lecchese. Era autorizzato ad assentarsi dalle 15 alle 16,30 per farsi curare una malattia, invalidante e ritenuta incompatibile con la detenzione in carcere. Ha quindi raggiunto il condominio di via Fermi 11, vicino all’edicola di Colognola, dove la moglie, impiegata in un call center, si era trasferita: nell’appartamento al primo piano tra i due sarebbe scoppiata una discussione i cui motivi sono ancora poco chiari. Alla polizia il quarantanovenne avrebbe raccontato che alla radice delle tensioni con la moglie c’era il fatto che lei voleva un figlio, mentre lui si opponeva, ma gli inquirenti su questo punto appaiono cauti. In cucina l’uomo ha strangolato a mani nude la moglie, poi ha portato il cadavere in una stanza e lo ha adagiato sul letto. Infine è uscito accostando la porta senza chiuderla a chiave ed è tornato nella casa di via Ruspini. Qualche ora dopo si è costituito. «Poco prima delle 21 – hanno spiegato in una conferenza stampa il capo di gabinetto della questura, Angelo Giuseppe Re, e il capo della Sezione volanti, vicequestore Emilio Belgieri – l’uomo ha telefonato al 113 dicendo di aver fatto “una cosa brutta” e di andarlo a prendere. Un equipaggio delle volanti è subito intervenuto».
In via Ruspini l’uomo, con le valigie già pronte per andare in carcere, ha dato le prime indicazioni agli agenti, che sulle sue mani hanno notato anche escoriazioni ritenute compatibili con il racconto. Un’altra volante ha subito raggiunto via Fermi e trovato il corpo di Romina, con segni riconducibili all’aggressione. A Colognola sono arrivati anche gli uomini della Squadra mobile e della Scientifica, che hanno svolto i rilievi e sigillato l’appartamento su ordine del pm di turno, Letizia Ruggeri. Il magistrato ha disposto il trasferimento della salma al cimitero cittadino dove al massimo martedì verrà eseguita l’autopsia. Fino a quel momento non sarà possibile rendere omaggio al feretro, né celebrare i funerali. In carcere per omicidio Ciccarelli intanto è stato condotto in carcere, accusato di omicidio volontario: nelle prossime ore sarà interrogato dal gip.
L’uomo ha diversi precedenti penali (i primi risalgono al ’97) in particolare per furti, e prima di sposare la ragazza aveva divorziato dalla prima moglie. Romina e Maurizio si erano conosciuti una decina di anni fa, quando lei frequentava l’istituto alberghiero di San Pellegrino, poi nel 2006 si erano sposati: avevano abitato in città, prima in via Monte Zucco e poi in via Ruspini, quindi la convivenza era finita. Nel 2010 la ragazza lo aveva denunciato due volte: ad aprile per averla strattonata e ferita (10 giorni di prognosi) durante una lite; a maggio per averla costretta ad andare via di casa, minacciando di picchiarla.

 

Romina strangolata dal marito: “voleva bene a chi l’ha uccisa” (Bergamo News)
Un omicidio incomprensibile, che ha messo fine ad una storia d’amore che sembrava impossibile dall’inizio ma per la quale Romina Acerbis aveva fatto di tutto. Ha messo fine alla sua vita. Lei, prima studentessa, poi impiegata, di 21 anni più giovane del marito Maurizio Ciccarelli, 49 anni, pregiudicato e tuttora agli arresti domiciliare. Lei che per Maurizio aveva chiesto ripetutamente gli arresti domiciliari, che aveva curato Maurizio quando ne aveva bisogno, che aveva comunque mantenuto i rapporti con lui anche in quest’ultimo periodo, nonostante fossero di fatto separati.
Quella di Romina Acerbis è una morte violenta che non si capisce. Non la capiscono i condomini del civico 11 di via Fermi, a Colognola, dove Romina viveva senza di lui, non la comprendono i vicini di casa di via Ruspini 7, dove Maurizio viveva nell’appartamento del loro matrimonio. Non la capiscono i parenti di Romina a Rigosa di Algua, il suo paese d’origine, dove il padre Giovanni versa lacrime amare, di rimorso.
Si rimprovera, il papà, anche se gli altri parenti gli spiegano che non deve rimproverarsi nulla. “Non ho capito che era un rischio il fatto che si frequentassero ancora, forse dovevamo capirlo meglio…” dice. “Però era davvero difficile. Fino all’altro giorno sembrava tutto tranquillo. Anche se vivevano separati avevamo ancora rapporti con Maurizio e proprio venerdì l’avevamo sentito per telefono. Davvero non riesco a capire…”.
Una ragazza tranquilla, che non disturbava mai e chiedeva sempre tutto con timidezza” racconta una vicina che ieri (sabato 22 ottobre) si è ricordata di aver già visto una serie di pattuglie di polizia di fronte al condominio di via Fermi, a Colognola. “Non riesco a capire come possa essere finita così. Anche suo marito, spesso, si vedeva qui”.
Tutti increduli, perchè Romina denunciava quel che le accadeva, ma non sbandierava nulla in giro. Nel 2010, vivendo già a Colognola, aveva denunciato già un paio di volte il marito per maltrattamenti. Eppure continuava a fare di tutto per mantenere integro un rapporto corretto, per non perdere completamente di vista l’uomo che aveva sposato.


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