Loading

Renata Rogneur, direttrice di supermercato. Uccisa a coltellate da un serial killer

La Salle (Aosta), 26 Gennaio 2002


Titoli & Articoli

Omicidio Clelia Rossi: forse individuato l’assassino (Un anno in Piemonte – 12 luglio 2003)
È Antonino Spanò, 46 anni, autotrasportatore palermitano, l’as­­sassino di Clelia Ros­si, 38 anni, l’impiegata di Feletto (Torino) uc­cisa il mattino del 15 no­vem­bre 2001, con 16 coltellate, mentre si stava recando al la­voro a Torino.
Un omi­cidio d’impeto, senza movente, senza una spiegazione che non sia la follia. Lo sostiene, nell’ordinanza di custodia cautelare, il gip Sabrina Noce e lo sostengono i Carabinieri del Nucleo Operativo di Torino. Il provvedimento è stato notificato allo Spanò, nel carcere di Biella, dove si trova detenuto per l’omicidio di un’altra donna, l’aostana Renata Torgneur, avvenuto tre mesi dopo quello di Clelia. Il camionista è scoppiato a piangere, urlando la sua innocenza. Ma le 22 pagine dell’ordinanza sono un fardello pesante.
Intanto, c’è una rigorosa ricostruzione dell’accaduto con la conferma di quanto già si sospettava: Clelia Rossi, quel mattino, non aveva appuntamenti con nessuno, ma si fermò sulla piazzola per mandare un sms ad un amico, come era solita fare tutti i giorni, poco prima delle 7. Ma quell’sms fu troncato dall’intervento del folle (il telefonino fu ritrovato acceso) che uccise la donna probabilmente mentre cercava di allontanarsi dall’auto, in un disperato tentativo di fuga. L’ora dell’aggressione è stata fissata intorno alle 6,40. E proprio in quegli istanti sono diversi i testimoni che hanno notato, sulla statale 460, un autocarro furgonato con cabina arancione e cassone bianco, identico a quello dello Spanò. Ma ci sono altre le prove contro di lui. C’è, basilare, l’esame della cella Tim installata a Leinì (Torino): è la cella che “registra” la presenza del telefonino dell’autotrasportatore che si trova, al momento del delitto, lungo la statale 460. C’è poi il pe­so delle intercettazioni ambientali dei colloqui avvenuti in carcere con i parenti, in stretto dialetto pa­ler­mitano. Ci sono pre­ci­si riferimenti a stracci sporchi, alle mani lor­de di sangue lavate in una fontana, al coltello get­tato in un burrone. Il gip par­la di “elementi gravi, precisi e concordanti”.

La Stampa – 1 luglio 200

 

Feletto, camionista alla sbarra (La Sentinella del Canavese – 4 novembre 2004)
Prima udienza martedì scorso per il processo sul brutale assassinio di Clelia Rossi, la donna di Feletto accoltellata su una piazzola di sosta sull’ex statale 460. Sul banco degli imputati Antonio Spanò, 47 anni, attualmente detenuto nel carcere di Biella dopo essere stato condannato a sedici anni e 8 otto mesi per un altro omicidio, quello della valdostana Renata Torgneur.
In aula, davanti ai giudici della Corte d’Assise, alcuni sottufficiali dei carabinieri hanno testimoniato sui rilievi effettuati quel 15 novembre del 2001, dopo l’allarme lanciato da Adriano Peri, marito della vittima. Clelia Rossi, trentotto anni, abitava con il marito e la figlia di cinque anni a Feletto. Lavorava a Torino in un ufficio di assicurazioni insieme al fratello. Quella mattina, intorno alle sei, com’era sua abitudine, aveva lasciato la propria abitazione in direzione del capoluogo. A bordo della sua Fiat 500 bianca, aveva imboccato la “460” verso la città.
Circa un’ora più tardi si era messo in viaggio suo marito, che lavorava come commesso in un negozio di abbigliamento, percorrendo la stessa strada. Doveva fermarsi a Leinì per lasciare la bambina ai nonni, che l’avrebbero accompagnata all’asilo, ma, a un certo punto, aveva notato la macchina di Clelia ferma in una piazzola. Si era fermato, pensando che si trattasse di un guasto meccanico e, lasciata la figlia in macchina, aveva aperto la portiera della 500 della moglie. Clelia era in un bagno di sangue, rantolava ancora, sfigurata dalle coltellate che le erano state inferte con ferocia sul volto, sul collo e sul petto. Il marito aveva chiamato i soccorsi immediatamente, ma per la povera donna non c’era stato niente da fare.
Durante i rilievi, ricostruiti in aula, gli inquirenti avevano intuito subito che l‘assassino non aveva rubato nulla, né il portafogli né il cellulare né l’autoradio. Particolari che sin da subito avevano fatto escludere l’ipotesi di una aggressione per rapina.
Ma come si arriva all’incriminazione di Antonio Spanò? Due mesi dopo l’omicidio di Clelia Rossi, il 26 gennaio del 2002, Renata Torgneur viene assassinata nella sua abitazione di La Salle, in frazione Derby. La donna, direttrice di un supermercato, viene raggiunta da alcuni coltellate alla gola. I sospetti cadono subito su Spanò, che alcuni giorni prima aveva avuto un diverbio con la vittima. Ad incastrarlo i tabulati telefonici. Il camionista confessa l’omicidio. In primo grado viene condannato a 21 anni, pena ridotta poi in appello.
Gli stessi tabulati telefonici rivelano che il telefonino del camionista originario di Bagheria, in Sicilia, la mattina del 15 novembre 2001 era agganciato al ripetitore che copre la zona dell’ex statale 460 all’altezza di Lombardore.
L’uomo, difeso dall’avvocato Antonio Mancobello, ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento con l’omicidio di Clelia Rossi. Il processo cominciato due giorni fa riprenderà il prossimo 12 novembre. Ma intanto la posizione di Antonio Sanò si aggrava ulteriormente. Dalle intercettazioni telefoniche disposte dai carabinieri durante le indagini, spunta un altro omicidio, tutt’ora avvolto nel più fitto mistero. Parlando con la moglie ed uno dei suoi tre figli, salterebbe fuori una “Graziella” ammazzata a Palermo.
Su chi sia questa donna, gli inquirenti stanno lavorando sodo da tempo. Sono già state avviati controlli in Sicilia e verifiche sugli spostamenti di Spanò. Un lavoro lungo e meticoloso che al momento non ha ancora fatto chiarezza su quella frase pronunciata dal figlio del camionista e che fa riferimento ad una donna di Palermo.

 

OMICIDIO CLELIA ROSSI: CASSAZIONE CONFERMA CONDANNA A SPANO’ (Ansa – 19 aprile 2007)
La Cassazione ha confermato la condanna a 26 anni e nove mesi di reclusione inflitta in primo e secondo grado al camionista Antonino Spanò, accusato di avere ucciso nel 2001 un’impiegata lungo una strada del torinese.
Clelia Rossi, 38 anni, fu accoltellata e lasciata senza vita il 15 novembre 2001 a bordo della sua auto parcheggiata in una piazzola della statale 460, nei pressi di Lombardore (Torino). I carabinieri indagarono a lungo prima di indirizzare i sospetti su Spanò, che nel frattempo era stato riconosciuto colpevole della tragica fine della titolare di un supermercato valdostano Renata Torgneur (sta scontando una pena di 16 anni e otto mesi di reclusione).
Il camionista, difeso dagli avvocati Alberto Mittone e Antonio Mencobello, ha sempre respinto l’accusa di avere ucciso Clelia Rossi. La parte civile era rappresentata dall’avvocato Loredana Gemelli. (ANSA).


Link