Nunzia Maiorano, 41 anni, mamma di tre figli. Dopo anni di violenze, uccisa a coltellate dal marito davanti alla mamma e al figlio di 5 anni
Cava de'Tirreni (Salerno), 22 Gennaio 2018
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Nunzia Maiorano, accoltellata a morte dal marito, l’anziana madre sotto choc: “Così Vincenzo ha ucciso mia figlia” (Leggo – 23 gennaio 2018)
«Ha ucciso mia figlia, ha ucciso mia figlia. L’ha colpita ovunque: sul petto… alla gola…». È ancora rannicchiata a terra, tra il sangue della figlia e del genero, la madre di Nunzia Maiorano, la 41enne di Cava de’ Tirreni, uccisa a coltellate dal marito Vincenzo Siani, un barbiere di 48 anni.<
È a terra perché non riesce ad alzarsi ma tra le lacrime racconta l’accaduto ad una vicina giunta in soccorso della coppia. Piange mentre il nipotino Michele, cinque anni appena, ripete anche lui la stessa cosa. C’è voluto coraggio da parte dei militari del Nucleo Investigativo e della stazione di Cava de’ Tirreni, coordinati dal tenente colonnello Francesco Mortari, per chiedere all’anziana, unica testimone, di andare in caserma per essere sentita a verbale. E sono stati loro ad accompagnarla mentre lei, rannicchiata nell’auto blu, continuava a piangere disperata. «La poverina – racconta Rachele, una loro vicina di casa – è intervenuta quando ha sentito le urla e ha tentato di dividerli ma ha dei problemi alle gambe, non cammina bene… Così, appena Salvatore l’ha spinta, è caduta a terra e ha assistito all’uccisione della figlia».
A Sant’Anna i vicini di Nunzia e Salvatore sono tutti sotto choc. Nella dicitura di un quadro votivo della Madonna, dedicato proprio ad una anziana coppia di coniugi deceduti, si chiede «protezione» per tutti i residenti della contrada. Ma gli abitanti della zona non si sentono «traditi» e ora quella stessa protezione la chiedono per Giuseppe, Marika e Michele, i tre figli dei due coniugi.
Una famiglia apparentemente felice. Sui profili facebook di Nunzia e Salvatore i due compaiono sempre insieme e con i loro ragazzi, sorridenti, nelle foto di copertina e in quelle del profilo. Ma, secondo alcuni vicini di casa, le cose da un po’ non andavano bene. «Lui era troppo geloso», sussurra qualcuno. «Si stavano separando», dice qualcun altro. Un’anima sofferente Salvatore stando agli ultimi post pubblicati dove si parla di «fiducia tradita» e di «male che ritorna». Saranno ora i carabinieri a dover stabilire cosa abbia causato la lite e provocato la tragedia. Ma, soprattutto, capire se si tratta di un omicidio-suicidio, come qualcuno in zona sussurra ma gli inquirenti non confermano, oppure se lei abbia colpito con un coltello da cucina il marito per difendersi.
“Ho paura di Salvatore, se lo lascio mi ammazza”: la confessione di Nunzia al fratello prima della morte (Leggo – 24 gennaio 2018)
«Ho paura di Salvatore. Se lo lascio mi ammazza». Nunzia Maioranolo diceva spesso al fratello Gianni al quale si era rivolta per chiedere aiuto. E Gianni proprio il 30 dicembre scorso, dopo lunghe chiacchierate con Nunzia e Salvatore, anche separatamente, li aveva invitati a casa sua per parlare.
La sorella gli aveva raccontato che il marito aveva acquistato una pistola, poi ritrovata e sequestrata dai carabinieri, ma aveva anche detto, nel corso di quell’incontro a casa del fratello, di volere un po’ di tempo per lei. Per stare da sola e calmarsi. Di fatto, però, era rimasta a casa. Nella casa coniugale. Unica differenza rispetto a prima, andava a dormire dalla madre anziana che era sola e malata. In pratica, nella casa accanto alla loro. Salvatore scriveva spesso al cognato, chiedendo aiuto per risolvere i suoi problemi con la moglie. Gli inviava whatsapp con cuori e simpatici link, dicendo di amare Nunzia e di non poter stare senza di lei. Eppure, poi, con lei aveva atteggiamenti scostanti: la controllava ogni volta che usciva, in una circostanza l’aveva anche fatta seguire da un amico, le contestava qualsiasi spesa lei facesse. Da tempo insisteva anche perché lei gli desse un libretto al portatore sul quale vi erano dei risparmi destinati ai loro tre figli: forse temeva che potesse andare via con quei soldi. O, forse, servivano a lui per fare altro. Gli inquirenti stanno cercando ora di capire soprattutto se facesse uso costante di cocaina.
«È stato il bambino a raccontarci cosa è accaduto», spiega Gianni Maiorano. «E pensare – dice ancora – che quando sono arrivato a casa e l’ho trovato a terra ferito, gli sono anche stato vicino. Gli ho detto di farsi forza e tenere duro, l’ho assistito. Solo dopo ho saputo cosa ha fatto a mia sorella». Le avrebbe fracassato anche il cranio oltre ad averle reciso la carotide. «Non posso sentire più la storia che mia sorella l’ha anche lei accoltellato o che tutto è nato da un litigio per un messaggio – continua – perché mia sorella è stata aggredita alle spalle da un vigliacco. Questa è la verità».