Nicole Lelli, 23 anni, estetista. Uccisa dall’ex con un colpo di pistola
Roma, 16 Novembre 2015
Titoli & Articoli
Testaccio, spara al volto della compagna. Uccisa la 23enne Nicole Lelli (Ostia News Go – 16 novembre 2015)
Ancora sangue. Ancora una donna uccisa da un uomo malato. Vittima della follia omicida Nicole Lelli, 23enne del Collatino raggiunta da un colpo di pistola esploso da quello che doveva essere l’amore della sua vita ma che si è invece trasformato in un mostro.
Tutto è avvenuto nella notte tra domenica e lunedì a Testaccio. Poco dopo le 2,30 la giovane si trovava con alcuni amici in un locale di via Galvani quando ha visto varcare la porta d’ingresso del Caruso il compagno Yoandris Nunez Medina 24enne cubano. I due circa due anni fa si erano conosciuti a Cuba e dopo una breve relazione avevano deciso di sposarsi. Un matrimonio non valido in Italia e che fin dai primi mesi si era rivelato difficile forse a causa dell’eccessiva gelosia dell’uomo e così forse con la speranza che un “cambio di aria” potesse far tornare il rapporto a scorrere serenamente i due si erano trasferiti in Italia. Qui però le cose non erano migliorate, anzi. Nicole aveva deciso che tra i due era necessario un periodo di allontanamento per capire se quel matrimonio fosse già arrivato alla fine ed era così tornata a vivere a casa dei genitori. Una decisione non accettata dal cubano che più volte aveva cercato di convincere la moglie a tornare sui suoi passi. Fino all’epilogo domenica notte.
Quando l’uomo ha scoperto dove si trovava la compagna e si è presentato al locale riuscendo a convincerla ad uscire e chiarire quella situazione. Il tempo di salire in macchina, una Volkswagen Polo bianca e tra i due è scoppiata una nuova lite. L’uomo voleva che la 23enne andasse via con lui, cosa che Nicole si è rifiutata categoricamente di fare. Un “no” che ha scatenato la follia. Lo straniero ha estratto una pistola e senza pensarci un attimo ha esploso un colpo di pistola. Un solo fatale colpo che l’ha raggiunta alla testa uccidendola velocemente. A questo punto ha messo in moto e si allontanato alla guida dell’autovettura con il corpo senza vita della compagna sul sedile del passeggero. E’ solo all’altezza del distributore Tamoil a Ponte Marconi che l’uomo si è fermato confessando quello che aveva fatto prima al benzinaio in servizio e quindi all’agente della Sala Operativa della Questura che ha risposto al 113. “Ho ucciso mia moglie” ha raccontato al poliziotto attendendo l’arrivo delle volanti che hanno trovato il 24enne con l’arma accanto e il corpo della giovane all’interno dell’autovettura.
L’uomo è stato accompagnato negli uffici del Commissariato Esposizione agli ordini del dirigente Francesco Zerilli dove è stato arrestato con l’accusa di omicidio. Sono in corso accertamenti da parte degli investigatori sulla pistola utilizza – una beretta cal. 7,65 clandestina – illegalmente detenuta dallo straniero. Le indagini dei poliziotti dovranno valutare anche la posizione del cubano sul territorio italiano. Una posizione che potrebbe variare alla verifica del matrimonio che si sarebbe tenuto a Cuba.
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In memoria di
Un colpo di pistola in faccia: la storia dell’omicidio di Nicole Lelli, uccisa dal suo ex (Fan Page – 25 ottobre 2017)
Nicole aveva solo 23 anni quando è stata freddata con una Beretta dal suo ex. Yoandris Medina Nunez, cittadino cubano in Italia con visto scaduto, ha confessato subito l’omicidio. “MI tradiva, a Cuba facciamo così”.
“Ho ucciso mia moglie. Mi tradiva, a Cuba si fa così”. Il 16 novembre 2015, Yoandris Medina Nunez, 24enne di nazionalità cubana si consegna alla polizia qualche ora dopo aver sparato a Nicole Lelli, 22 anni, romana. Nicole, però, non era più la sua compagna da tempo, aveva chiesto l’annullamento del matrimonio ed era tornata a vivere in famiglia a via Collatino. Quella sera lo aveva seguito fuori dal locale a Ponte Marconi, nel quartiere Testaccio, dove lui era andato a cercarla per l’ennesimo chiarimento. Si era seduta nella sua auto per dirgli ancora una volta di lasciarla in pace. Ad avere l’ultima parola, però, era stata la Beretta calibro 7.65.
Il primo atto di questa tragedia comincia nel 2015. Nicole è una ragazza intraprendente, a 22 anni lavora come estetista, si mantiene da sola, pur abitando ancora a casa con papà Giovanni, autista, e mamma Maria Grazia, insegnante. Viaggia, esce con le amiche, ha anche comprato un’auto nuova con i suoi risparmi. Un giorno, questa ragazza solare e frizzante incontra Yoandris, un giovane cubano ospite a Roma con un visto. Per Nicole è subito amore, tanto che decide di seguirlo a Cuba, dove il ragazzo ha un appartamento in condivisione con un’amica. I genitori di Nicole non approvano, ma si limitano a sperare che presto il colpo di fulmine lasci il posto a decisioni più ragionate.
Nicole lascia il suo lavoro e vola a Cuba, dove i due ragazzi vivono con i soldi incassati da Nunez come premio assicurativo per un grave incidente subito in precedenza, fondo, che però, si assottiglia giorno per giorno. Dopo un periodo di convivenza con la coinquilina di Nunez, i ragazzi si sposano. Per Nicole quell’unione che non è riconosciuta in Italia, è un gioco, come le nozze a Las Vegas, ma per Yoandris non è così. Il 24enne sfratta l’amica coinquilina per stare solo con la moglie. Quando Nicole è costretta a rientrare in Italia per problemi familiari lui ne approfitta per far convalidare il matrimonio all’ambasciata italiana, ma senza il consenso della ragazza, ignara dei piani di Nunez. Quando lo scopre la ragazza si infuria e chiede l’annullamento. Torna a casa dai suoi a Roma, riprende il lavoro e la sua vita di prima. Medina torna a sua volta in Italia per convincerla a tornare con lui. Per Nunez però quel matrimonio è prezioso, il suo visto è scaduto, il 24enne è in Italia da clandestino, ma vuole la cittadinanza. Si procura illegalmente una pistola semiautomatica e, la sera del 16 novembre, raggiunge Nicole nel locale dove è andata a ballare.
Lei non torna più a casa, gli amici e i familiari le danno l’ultimo saluto il giorno del funerale, mentre lui va dritto in carcere con l’accusa di omicidio volontario. La sua posizione è difficile, Nunez è in Italia con un visto scaduto, è reo di aver falsificato il certificato di matrimonio all’ambasciata e di essersi armato di una pistola illegale. Capi di imputazione che gli verranno contestati in altra sede, mentre per il processo sull’omicidio di Nicole, sceglie il rito abbreviato. Intanto arriva, postuma, la sentenza di annullamento di quelle nozze maledette, mentre l’imputato si appresta a difendersi. In sede di requisitoria il pm Edoardo De Santis chiede l’ergastolo, il massimo della pena per l’ennesimo femminicidio.
Il 1° dicembre 2016 i familiari e gli amici di Nicole si riuniscono fuori dal tribunale di Roma per la sentenza del gup, Claudio Carini. Contro ogni aspettativa, il giudice pronuncia una sentenza di condanna a 20 anni. La scelta del rito abbreviato ha consentito lo sconto di un terzo della pena. Cadute le aggravanti dei futili motivi e della crudeltà e con le attenuanti generiche (tra cui la confessione spontanea e la giovane età) concesse dal giudice, il massimo della pena diventa così di anni 20. “Uscirà dopo 10 anni!” , “Datelo a noi!” urlano le persone che si sono assiepate fuori dall’aula dopo il responso del giudice. Nei corridoi scoppia una rivolta, volano minacce al giudice Carini e insulti rivolti verso l’unico responsabile, Yoandris Medina Nunez, che viene protetto dagli agenti.
Dopo la cocente delusione per la sentenza i coniugi Lelli hanno inviato una lettera ai parlamentari per chiedere pene più severe per i femminicidi. “Questo sistema ha garantito solo chi ha tolto la vita alla nostra amata Nicole”. Mentre aspettano l’udienza del prossimo sette novembre, i coniugi Lelli hanno ottenuto che venga costruito un monumento in ricordo di Nicole e delle altre donne uccise, nel parco Achille Grandi. “Era il parco dove giocava da bambina”, ricorda il papà. per si terrà l’udienza d’appello. “La speranza – commenta il papà di Nicole – è che venga riconosciuta almeno l’aggravante della premeditazione. Vent’anni sono troppo pochi per un delitto del genere”. La prima Corte d’assise d’appello di Roma ha confermato la condanna a 20 anni di reclusione. (di Angela Marino)
Al Parco Grandi inaugurata la stele in memoria di Nicole Lelli, vittima di femminicidio (Roma Today – 24 novembre 2018)
Alla giovane uccisa dal marito a soli 23 anni è stata intitolato un monumento. I famigliari lo dedicano anche a tutte le donne vittime del femminicidio
Al parco Achille Grandi al Collatino è stata inaugurata una stele. E’ dedicata a Nicole Lelli ed a tutte le vittime del femminicidio. Alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, il monumento acquisisce un significato particolare.
Una battaglia culturale “Dopo che abbiamo elaborato il lutto – ha spiegato il papà di Nicole – ci siamo impegnati sul fronte culturale. Stiamo combattendo una battaglia per sensibilizzare i giovani sul rispetto di genere. E questo ‘monumentino’ – per realizzare il quale è stato necessario ottenere molti permessi – si inserisce in questa battaglia” .
L’omicidio di Nicole. Nicole è stata uccisa a soli ventitre anni dall’uomo che aveva amato. Yoandris Medina Nunez, col quale si era sposata a Cuba, non aveva accettato la fine del loro rapporto. Per questo l’ha aspettata fuori un locale di Testaccio. L’ha invitata a salire sulla propria auto e poi le ha sparato. Per questo, tra le proteste ancora oggi reiterate dalla famiglia, non è stato condannato all’ergastolo, ma a vent’anni di reclusione.
Una libertà pagata a caro prezzo “Siamo orgogliosi di aver donato a Roma questo monumento – ha dichiarato il papà di Nicole, durante l’inaugurazione, anche a nome del fratello della ragazza – e vorrei ricordare che le vittime dei femminicidi – per come sono state trattate – sono come le nuove streghe. Non vengono messe al rogo ma sono state assassinate perchè hanno rinvedicato la propria libertà di decidere se amare o meno un uomo. Per questo sono state uccise”.
La lettera della mamma. Durante la cerimonia cui, insieme a tanti famigliari, hanno preso parte anche le istituzioni municipali, sono state lette le parole che la mamma ha dedicato a Nicole. Si è trattato di un momento particolarmente intenso. “Ti ho qui sempre e ovunque dove ci sia il colore del sole. Nei stessi sogni che facevamo insieme prima che diventassi mare, cielo e terra. Prima che diventassi oltre”. Per questo “perchè nessuno dimentichi tutte le donne uccise” è stato realizzato questo monumento che “vivrà in eterno”. Alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, dal Collatino arriva un messaggio chiaro. Grazie alle istituzioni ma soprattutto ai famigliari di una ragazza che, a soli 23 anni, ha smesso di vivere.