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Mihaela Gavril, 34 anni, badante. Uccisa a colpi di accetta dall’ex marito che aveva già ucciso la coinquilina

Palermo, 15 Maggio 2013

Forse aveva cercato di convincerlo a costituirsi

 

Henryka Piechulska, 37 anni. Soffocata con un sacchetto di plastica e violentata. Forse lo aveva rifiutato.

 

Gabril Dumitru, 35 anni. I rapporti con la ex moglie erano idilliaci.


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Omicidio-suicidio in via Di Marco, la polacca uccisa era nuda
Emergono altri particolari sulla tragedia di mercoledì. Henryka Piechulska, l’amica della moglie del presunto assassino, è stata trovata senza vestiti. Un particolare che indirizza gli investigatori verso il movente passionale. E’stata trovata nuda Henryka Piechulska, 37 anni, la polacca uccisa in via Di Marco insieme alla coinquilina romena Mihaela Gavril, 35 anni. Un particolare emerso nelle ultime ore che potrebbe far cambiare direzione alle indagini. E far propendere gli investigatori per il movente passionale. (GUARDA IL VIDEO) La Piechulska aveva un sacchetto di plastica in testa, mentre Mihaela è stata massacrata a colpi d’ascia. Del duplice delitto, è sospettato il marito della romena, Gabril Dumitru, che si sarebbe suicidato buttandosi sotto un treno dopo l’assassinio.

Romena uccisa a Palermo, fu colpita più volte con un’accetta
Mihaela Gavril – la donna romena uccisa a Palermo due giorni fa dal suo ex marito, Gabril Dimitru, che ha assassinato anche la polacca Henryka Piechulska, prima di suicidarsi buttandosi sotto un treno – è morta dopo essere stata colpita più volte al viso e al capo con un’accetta e “con una violenza inaudita”, spiegano i medici legali che hanno eseguito oggi l’autopsia. “Siamo ancora in fase di valutazione e studio – dicono dal reparto di mediicina legale del Policlinico di Palermo – e al momento non possiamo dire altro. Entro lunedì concluderemo gli esami autoptici anche sulla Piechulska. Non è possibile stabilire l’ora della morte se non si completano anche gli esami sul secondo cadavere”.

Violenza sessuale prima del duplice delitto
C’È una storia di sesso
dietro al suicidio e al duplice femminicidio di mercoledì in via Vincenzo Di Marco. Gabril Dumitru era ossessionato dalla bellezza della bionda Henryka Piechulska, la coinquilina della moglie. Ne era così ossessionato che avrebbe tentato un approccio sessuale. È dopo il rifiuto della donna polacca che è scattata la follia omicida.
Henryka Piechulska aveva 37 anni. È stata trovata nuda, distesa sul letto della sua stanza e con un sacchetto trasparente in testa. È stata uccisa per prima da Dumitru e sul suo corpo sono stati trovati numerosi lividi. L’ipotesi degli investigatori è che la donna sia stata violentata dopo l’omicidio. A confermare o meno questa ricostruzione sarà l’autopsia, prevista per questa mattina.
La moglie di Dumitru, Mihaela Gavril, invece è stata la seconda vittima. Uccisa a colpi di accetta sul viso, almeno un paio d’ore dopo la coinquilina Polacca. È stata trovata a terra, nella stanza della coinquilina. Con molta probabilità, hanno ricostruito gli investigatori, la donna, che aveva 34 anni, ha sorpreso il marito nella stanza della coinquilina. Ha visto la polacca nuda e già morta e da qui ne sarebbe nata una discussione con il marito. Mihaela Gravil, infatti, la notte precedente all’omicidio era stata fuori per il suo lavoro di badante: aveva assistito un’anziana. Forse, rientrando a casa, ha visto il marito vicino al corpo nudo di Henryka. Forse ha anche cercato di spingerlo ad andare dalla polizia a costituirsi. Il rumeno ha deciso in pochi secondi, invece, di uccidere anche lei. Poi, ormai in preda allo sconforto, ha lasciato l’abitazione e si è lanciato sui binari della metropolitana del tratto Imperatore Federico – Notarbartolo al passaggio di un treno. A confermare alla polizia questa ricostruzione è stata una vicina connazionale della moglie dell’omicida-suicida. È stata lei la prima a entrare a casa e a trovare ancora viva la moglie di Dumitru che le avrebbe raccontato come sono andate le cose prima di morire. I magistrati Maurizio Scalia e Caterina Malagoli e gli investigatori della sezione omicidi, coordinati da Carmine Mosca, non lasciano nulla al caso. Hanno preso le impronte digitali dell’omicidasuicida e le stanno confrontando con quelle rilevate dalla Scientifica nell’appartamento. Gabriel Dumitru, emerge da alcuni racconti, ultimamente aveva lasciato quella casa, pagata a testa da quattro inquilini circa 300 euro. Nelle sue tasche i poliziotti, oltre al cellulare che ha permesso di risalire alla casa di via Di Marco, hanno trovato anche le chiavi dell’appartamento. Intanto dai racconti dei vicini, della sorella di Mihaela Gavril e dai pochi conoscenti della coppia, ai poliziotti è stato consegnato un quadro quasi idilliaco della coppia. Mai una voce alterata sarebbe provenuta da quell’abitazionee maritoe moglie erano stati visti spesso insieme. Nessuna gelosia avrebbe minato il rapporto di coppia. Qualche particolare in più sulla vita della coppia potrebbe arrivare dal racconto di una terza coinquilina, ancora irrintracciabile. La donna, anche lei rumena, era da poco arrivata nella casa di via Di Marco. Gli investigatori ipotizzano che la donna sia fuggita per due motivi: o ha visto qualcosa o ha paura perché il suo contratto con il padrone di casa non era stato ancora regolarizzato. L’orario del duplice omicidio è stato fissato dal medico legale tra le 8 e le 10 di mercoledì. I corpi sono stati ritrovati solo dieci ore dopo, dopo una giornata di indagini su quel suicidio che aveva consegnato alla polizia il corpo di un uomo di circa 37 anni senza identità. Ieri la squadra mobile ha inviato una richiesta all’Interpol per ricevere la foto di Dumitru che in Romania era stato arrestato. «Vedevo quelle due donne scendere e salire dal palazzo. Conoscevo meglio la polacca che abitava qui da quattro anni – racconta un architetto che abita nell’appartamento sopra a quello delle vittime – e si capiva che era una persona che lavorava. Erano molto discrete»

Non è stato un raptus durato pochi minuti ma quasi 8 ore di follia quelle di Gabril Dimitru sulle quali indagano gli uomini della Polizia. Ancora da ricostruire nei dettagli ciò che legava le tre vittime di mercoledì: le due donne uccise in via Vincenzo Di Marco e l’autore del gesto, Dimitru, che poi si è suicidato.

L’omicidio – sucidio di via Di Marco: il film delle otto ore di follia
Ciò che è certo è che l’uomo non abita più in casa con la moglie ma ha ancora le chiavi. Mercoledì arriva nell’appartamento quando la moglie non c’è. Trova Henryka Piechulska, la coinquilina polacca della moglie. Forse una nascosta attrazione fisica nei suoi confronti o forti motivi di risentimento: in ogni caso la polacca è la prima a essere uccisa. Soffocata, il corpo pieno di lividi e anche violentata, forse quando era già morta.
La moglie, Mihaela Gavril, rientra quando già è avvenuto il primo omicidio. Dimitru uccide anche lei a colpi di accetta, due ore dopo avere ucciso la donna polacca. Sono le dieci dl mattino e la follia del romeno non si placa. Esce dal portone, al numero 21 di via Di Marco: nessuno lo nota, come d’altronde accadeva spesso. Va verso sinistra, forse sa che a destra c’è il commissariato “Libertà” della Polizia. Si ritrova in via Duca della Verdura e probabilmente si incammina verso il mare. Forse pensa di potere fuggire in qualche modo ma quattro ore dopo si lancerà contro l’automotrice diesel della metropolitana, a braccia spalancate incontro alla morte come testimonia il conducente. Come e quando Dimitru arriva nel tunnel fra le fermate Fiera e Imperatore Federico? Nelle immagini delle telecamere di tutte le stazioni della metro di lui non c’è traccia. L’unica possibilità è che l’uomo da via Duca della Verdura sia arrivato all’ingresso dello scalo merci alle spalle del mercato ortofrutticolo. Una zona che oramai è terra di nessuno, niente telecamere di sorveglianza, nessuno che lavori più nel sito ferroviario dismesso. Ma da lì passano anche i binari della ferrovia metropolitana. Potrebbe essere stato proprio dopo una lunga e disperata passeggiata che Dimitru decide di togliersi la vita. Alle 14.10 passa il treno, Dimitru si butta senza dare al conducente la possibilità di frenare. Poi è tutto finito. 

 


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