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Martina Scialdone, 35 anni, avvocata. Uccisa a colpi di pistola dall’ex

Roma, 13 Gennaio 2023


Titoli & Articoli

Chi era Martina Scialdone, la donna uccisa al ristorante Brado di Roma: avvocata esperta di diritto di famiglia, dedita al lavoro (Corriere della Sera – 14 gennaio 2023)
Libera professionista, componente della commissione locazione dell’ordine degli avvocati. Una vita tra tribunale e studio. Il rapporto simbiotico con il fratello e la madre
Lo studio le rubava il tempo per sé ma lei, Martina Scialdone, non si lamentava. Era il momento di investire sul proprio capitale professionale. Esperta di diritto di famiglia, libera professionista, componente della commissione locazione dell’ordine degli avvocati. Una vita tra tribunale e studio. Aule, giudici, clienti. Il tempo per qualche telefonata, più che altro messaggi su whatsapp, e la vita personale di Martina finiva qui. Come, d’altra parte, quella di tanti suoi giovani colleghi. Più lavoro che frivolezze. Poca libertà e molta fatica.  Martedì sera tuttavia s’era ritagliata un pò di spazio per sé. «Era con tutti noi al Piper per una piccola serata fra colleghi — dice la penalista Irma Conti che ora vuol dedicarle il prossimo convegno sulla violenza in famiglia (lunedì 16 gennaio presso la cassa forense) — dolcissima, affaticata ma sorridente. La vedevo muoversi tra gli altri in un attimo di raro relax. Il pensiero che non ci sia più ci lascia un groppo in gola. E l’amarezza per un’altra donna vittima di violenza».
Martina aveva perso il papà e viveva in semi simbiosi con fratello e mamma. Il collega dello studio Giulio Micioni, sorpreso da una giornalista dell’Agi a poche ore dalla sua morte, dice in un soffio: «Per me è morta una persona di famiglia». Nulla sapeva della sua tormentata relazione con un ingegnere di sessant’anni, più grande di lei, spiega. «Chissà le volte in cui le sarà capitato di occuparsi di donne maltrattate…» aggiunge poi quasi parlando tra sé e sé.  É il momento dello sgomento e del senno di poi. «Tutti erano scontenti di questa relazione inclusi i suoi familiari. Quanto a me avevo visto nascere quella ragazza quindi potete immaginare…» confida una vicina di casa al fotografo del Corriere Claudio Guaitoli. Intanto gli investigatori lavorano alla ricostruzione dei fatti che, stavolta, sembra senza misteri. Semplice e brutale come troppe altre storie.

 

Martina Scialdone, uccisa a Roma dal suo ex, aveva chiesto aiuto a un cameriere: ma il ristorante li ha cacciati (Corriere della Sera – 15 gennaio 2023)
Martina Scialdone, 34 anni, avvocata, è morta tra la braccia del fratello, giovedì una fiaccolata per ricordarla
Uccisa con un colpo di pistola al petto dal compagno fuori da un ristorante del Tuscolano. Il primo femminicidio dell’anno nella Capitale, il secondo in Italia dopo quello del 4 gennaio scorso vicino Genova di Giulia Donato.
Martina Scialdone, avvocata di 34 anni, specializzata in diritto di famiglia, ma anche in casi di maltrattamenti sulle donne, è morta fra le braccia del fratello accorso in viale Amelia: a chiamarlo era stata proprio la sorella poco prima di cadere a terra, mentre Costantino Bonaiuti, 60 anni, funzionario dell’Enav, l’Ente nazionale per l’assistenza al volo, con il quale aveva una relazione dal 2021, si allontanava per prendere l’auto e rifugiarsi a casa, a Colle Salario.
I due si erano dati appuntamento per cenare al «Brado», un locale molto frequentato della zona: sembra che la giovane fosse decisa a chiudere la relazione, ne aveva già parlato con i familiari e con le amiche. C’è chi ipotizza per la grande differenza di età, ma su questo punto non ci sono conferme ufficiali. Bonaiuti, che a casa della vittima era conosciuto con il soprannome «Costy», è affetto da una grave malattia. È anche un appassionato di armi da fuoco, già campione regionale nel Lazio di tiro a segno con la pistola. Un funzionario esperto in meteorologia e sistemi di controllo del traffico aereo, irreprensibile sul lavoro — come lo descrivono i colleghi — ma anche con qualche scatto d’ira.
Forse già sospettava che l’avvocata volesse annunciargli la sua decisione di troncare e per questo si è presentato con una delle sue pistole in tasca.
Un femminicidio premeditato chissà da quanto tempo senza che nessuno se ne sia accorto.
Secondo le testimonianze raccolte dalla polizia, la tensione fra i due è montata in un crescendo scandito dai toni sempre più accesi del colloquio e dal nervoso viavai della 34enne con la toilette. Martina, associata in uno studio legale in via Panama, ai Pariolisi è anche chiusa in bagno per sfuggire all’aggressività del compagno che continuava a sferrare pugni sulla porta. A un certo punto, visto che stavano disturbando i clienti, i due sono stati invitati a lasciare il locale, ma prima di uscire la giovane avrebbe cercato con la scusa di una sigaretta di attirare l’attenzione di un cameriere, che tuttavia non avrebbe colto la sua richiesta di aiuto: Martina sperava forse che qualcuno riuscisse a distrarre il partner il tempo necessario per allontanarsi e rifugiarsi a casa, non lontano dal ristorante. In strada ha provato a correre via, ma è stata raggiunta.
Il diverbio con «Costy» è proseguito solo qualche istante poi l’ingegnere le ha esploso un colpo a bruciapelo al petto, uccidendola. Erano le 23.15. Bonaiuti è fuggito braccato dalla polizia che lo ha arrestato nell’abitazione che condivide con l’ex moglie: si è arreso, consegnando la pistola. Ne sono state sequestrate altre tre. Il 60enne ancora si esercita al poligono di Tor di Quinto: è proprio quello chiuso a dicembre dai carabinieri dopo che Claudio Campiti, l’autore della strage sempre a Colle Salario, si è appropriato di una Glock per uccidere quattro donne. Sul conto dell’ingegnere non ci sono denunce per maltrattamenti nè da parte sua, nè della vittima.
«Andate a vedere come si sono comportati con lei al ristorante», avverte al citofono il fratello di Martina. «Solo illazioni nei nostri confrontiabbiamo fatto tutto il possibile», replica il titolare del «Brado». Chi conosceva l’avvocata, rimasta a vivere con il fratello e la madre, non esclude che avesse rivisto nell’ingegnere la figura paterna. Ma poi tutto è cambiato.
«L’ho vista nascere — racconta la signora Marita — , in famiglia non erano contenti della sua relazione con Costantino. Sembra che alla fine si fosse convinta a lasciarlo, si era anche rivolta a uno psicologo». Sotto choc i colleghi avvocati: «Stava con noi da 5 anni — rivela l’avvocato Giulio Micioni —. L’ho salutata ieri sera (venerdì, ndr) andando via dallo studio, nulla che lasciasse immaginare quello che sarebbe accaduto».
Per tutto il giorno gli amici della 34enne hanno lasciato fiori davanti al ristorante, ieri (e oggi) chiuso per lutto. Per ora al titolare non viene contestato nulla, ma la Questura valuta provvedimenti di sospensione dell’attività dopo quello che è successo.  Sotto choc gli abitanti del quartiere, tantissimi i messaggi di cordoglio sui social. E per la serata di giovedì fiaccolata dell’Associazione forense Catilina, con il Centro italiano Gestalt, per ricordare Martina.
Secondo l’avvocata Francesca Palazzesi, che assiste i responsabili del «Bardo», «i gestori e il personale del ristorante non hanno mai chiesto alla povera donna di uscire dal locale, o dal bagno del locale “dove si sarebbe nascosta”, piuttosto, visto quanto accadeva, sono più volte intervenuti a sostegno della vittima chiedendole se avesse bisogno e richiedendo tempestivamente e prontamente l’intervento delle pubbliche autorità. Ulteriori e più precise dichiarazioni saranno certamente rese da parte dei miei assistiti unicamente agli organi inquirenti, all’unico fine di rendere più agevoli e celeri le indagini».

 

Omicidio Martina Scialdone, la versione dei gestori del ristorante: “Non l’abbiamo cacciata” (Roma Today – 15 gennaio 2023)
I titolari del Brado smentiscono le ricostruzioni che parlano di un allontanamento della giovane avvocata e del compagno per i toni troppo accesi della lite che ha preceduto la tragedia.
I gestori del Brado, il ristorante in cui venerdì sera Martina Scialdone ha cenato prima di essere uccisa, in strada, a colpi di pistola e dove è andata in scena la lite con l’ex compagno poi fermato per l’omicidio, il 61enne Costantino Bonaiuti, prendono la parola all’indomani dalla tragedia per fare chiarezza sull’accaduto. I titolari del locale hanno deciso di chiudere il ristorante nelle giornate di sabato e domenica “per esprimere la massima sensibilità a familiari e amici della vittima”, e hanno poi voluto smentire supposizioni e ipotesi su una mancanza di aiuto e supporto alla giovane avvocata durante i concitati e drammatici momenti che hanno preceduto al sua morte. Soprattutto alla luce della valanga di commenti negativi arrivati nelle ore successive all’omicidio della professionista 34enne.
“Ricostruzione dei fatti lasciata a chi non era presente nel locale” “In merito alle informazioni false e diffamatorie che stanno girando sul web, ci teniamo a sottolineare che non fanno altro che aggiungere dolore a questa triste storia e che sono il frutto di una ricostruzione dei fatti rilasciata da chi non era neanche presente all’interno del locale durante l’accaduto. Facciamo presente altresì che ci siamo resi totalmente disponibili a collaborare con le forze dell’ordine che stanno ancora svolgendo le necessarie indagini in merito all’accaduto”, hanno scritto su Facebook.
Il riferimento è ad alcune ricostruzioni secondo cui Scialdone e Bonaiuti sarebbero stati invitati ad abbandonare il ristorante per non disturbare ulteriormente i clienti, questo nonostante l’aspetto evidentemente sconvolto dell’avvocata 34enne e l’atteggiamento aggressivo dell’uomo. Che oltre a urlare contro e a sconvolgerla, l’avrebbe seguita almeno una volta in bagno, dove lei si era rifugiata, picchiando sulla porta e intimandole di uscire.
L’omicidio subito dopo l’uscita la lite al ristorante. Nelle ultime ore tra le varie ricostruzioni emerse c’è infatti anche quella secondo cui nessuno avrebbe chiamato le forze dell’ordine pur notando la scena, ma anzi che Scialdone, dopo essersi rifugiata in bagno, sarebbe stata invitata a lasciare il locale, all’esterno del quale l’attendeva Bonaiuti. Che, secondo quanto accertato dagli inquirenti, pochi minuti dopo le ha sparato a bruciapelo al petto: la 34enne è riuscita a percorrere pochi metri prima di accasciarsi al suolo a pochi metri dall’ingresso del ristorante. Bonaiuti, nel frattempo, è montato in macchina e si è diretto verso casa, a Colle Salario, dopo è stato poi rintracciato dalla polizia, sottoposto a fermo e portato in questura. “Ci teniamo a ringraziare i nostri clienti che hanno collaborato per calmare la situazione e che hanno potuto appurare che abbiamo fatto tutto il possibile allertando le autorità sin dal primo momento – precisano i titolari del Brado – Ringraziamo inoltre in modo particolare una nostra cliente che avendo competenze mediche ha tentato immediatamente di rianimare e dare soccorso alla ragazza”. In questo caso, il riferimento è una dottoressa che è subito intervenuta nel tentativo di tamponare la ferita di Scialdone. Un colpo che si è rivelato, purtroppo, mortale: all’arrivo dei soccorsi la giovane donna era ormai morta.

 

Martina Scialdone: dal ristorante la telefonata al 112, mezz’ora dopo l’omicidio (Roma Today – 17 gennaio 2023)
L’uomo, “particolarmente preoccupato – scrive il gip – chiamava il numero unico di emergenza 112, anche perché la donna stava piangendo”
Quei momenti sono stati concitati. Prima la lite e poi lo sparo. Nel mezzo il tentativo di Lorenzo, il fratello di Martina Scialdone, di salvarle la vita. Un tentativo vano. Il colpo di pistola esploso da Costantino Bonaiuti non ha lasciato scampo alla giovane. “L’unico obiettivo” di Bonaiuti era quello di uccidere la sua ex. Su questo la procura di Roma, la polizia di Stato e il gip non hanno dubbi. Un’azione di morte legata alla gelosia, al fatto di non accettare che la ragazza volesse chiudere definitivamente la loro relazione. Un omicidio avvenuto davanti agli occhi del fratello della vittima, che aveva raggiunto la sorella temendo il peggio.
I due avevano incominciato a litigare nel ristorante ‘Brado’. Una discussione davanti a molti clienti che era salita di tono in pochi minuti tanto che la giovane ha cercato di rifugiarsi nel bagno, allarmando anche i titolari del locale respinti da Bonaiuti. “Fatti i c…i tuoi”, l’ingegnere 61enne avrebbe infatti risposto al proprietario del locale intervenuto mentre stava discutendo in modo acceso con Martina Scialdone.
Secondo quanto riportato nell’ordinanza del gip, l’uomo, ”particolarmente preoccupato”, ha chiamato “il numero unico di emergenza 112, anche perché la donna stava piangendo”. Una dipendente ha raccontato inoltre che i due si sono poi allontanati ”per dirigersi verso una Mercedes nera, constatando come l’uomo per fare entrare la donna in auto, la spintonasse con forza”.
Circa mezz’ora dopo lo sparo. A questo scopo sono state acquisite le chiamate effettuate prima e dopo il delitto al 112, il numero unico di emergenza, poi passate al 113 della polizia. Sia per capire il tono delle richieste di soccorso e le risposte degli operatori, sia per ricostruire cosa è successo.
“Quella sera Bonaiuti non voleva uccidere, ha avuto un istinto suicida: ha problemi psichiatrici certificati. La pistola è stata tirata fuori per fare del male a se stesso”, assicura l’avvocato del funzionario, Fabio Taglialatela. Dall’ordinanza del gip Simona Calegari emerge che Bonaiuti intorno alle 23.30 aveva telefonato alla ex moglie, con cui conviveva, riferendole di aver sparato a Martina Scialdone a causa di ”un colpo partito per sbaglio”. L’uomo è tornato a casa intorno a mezzanotte con una valigetta che conteneva un’arma. ”Nel corso della perquisizione a casa di Bonaiuti è stato rinvenuto e sequestrato un quantitativo rilevante di armi – scrive il gip – e munizionamento di diverso calibro”.


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