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Mariola F. Hoxha, 32 anni, mamma. Accoltellata dal marito

mariolafFano (Pesaro Urbino), 2 settembre 2012

Mariola era andata in Albania per sistemare i documenti dei bambini più piccoli, due gemellini di appena 5 anni, e vi era rimasta per tutto il mese di agosto. Questo ha fatto sì che il marito, per nulla geloso e violento, l’abbia accoltellata mentre lei, madre dei suoi 4 figli, dormiva.

harben-hoxha-e-sua-moglie-marjola-285x215Arben Hoxha, 40 anni, muratore. Un uomo per nulla violento. Semplice gelosia

Figli: 4, due ragazzine di 14 e 11 anni e due gemelli di 5

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Il Resto del Carlino

Uccide la moglie, viaggio in Albania forse la causa del raptus omicida – Gelosia assassina a Fano

Un viaggio in Albania e il sospetto di un tradimento. Potrebbe esserci questo dietro il raptus omicida di Arben Hoxha, il muratore albanese quarantenneche ieri a Fano ha ucciso a coltellate la moglie Mariola, di 32 anni. Secondo gli inquirenti, il muratore albanese potrebbe aver massacrato a coltellate la moglie perché sospettoso di un tradimento: la donna aveva passato tutto agosto nei Balcani

A supportare questa ipotesi ci sarebbe il fatto che la donna abbia trascorso tutto il mese di agosto in Albania, dove si era dovuta occupare dei documenti dei due figli gemelli di 5 anni rimasti in Albania. Le altre due figlie, di 11 e 14 anni, vivono a Fano, ma ieri non erano presenti in casa quando l’uomo ha infierito sulla moglie. Secondo gli investigatori, Hoxa, che viene dipinto come un uomo non violento, avrebbe cominciato a nutrire dubbi sulla fedeltà della moglie proprio dopo quella lunga permanenza.

Non ci sono infatti precedenti di litigi violenti o atteggiamenti aggressivi da parte del 40enne. E neanche ieri pomeriggio sono state sentite urla provenire dall’appartamento. Da qui gli inquirenti deducono che, verosimilmente, l’uomo abbia più volte colpito la moglie mentre questa stava riposando a letto. Non ci sarebbero segni che fanno pensare che la donna si sia difesa. Tra stasera e domani l’autopsia, disposta dal pm di Pesaro Sante Bascucci, chiarirà le cause della morte. Sulla vicenda indagano la Squadra Mobile di Pesaro e il Commissariato di Fano.

Wake Up News

Semplice gelosia. Questo il motivo per cui una donna albanese di 32 anni, Mariola, è stata uccisa a coltellate dal marito Arben Hoxha, delle medesime origini, ieri pomeriggio nella città marchigiana. Ed è lo stesso omicida, un quarantenne muratore che non aveva nessun precedente, ad aver ammesso il tutto, costituendosi alla polizia poco dopo il fatto.

Secondo quanto è stato possibile ricostruire dalle forze dell’ordine, l’uomo era ossessionato dall’idea che la moglie l’avesse tradito più volte, anche se in passato, se si escludono quotidiani litigi verbali, non aveva mai esternato comportamenti violenti a riguardo.

Questo avrebbe portato il muratore albanese a rientrare in casa, prendere un coltello e colpire all’altezza dell’addome la propria consorte che, colta alla sprovvista, non è stata in grado nemmeno di difendersi dal proprio aggressore. Una volta uccisa, il marito ha lasciato lì il corpo ed è andato nel Commissariato più vicino per confessare il delitto.

Agli investigatori l’uomo è apparso sotto choc, ma in grado di intendere e di volere. Su di lui, ora, pende l’accusa di omicidio volontario.

I due hanno anche quattro figlie, due delle quali ancora in Albania. Quelle, invece, che vivevano con la famiglia in Italia, una di 12 anni e l’altra di 14, al momento del delitto non si trovavano in casa. Un altro caso di femminicidio che si va aggiungere ad altri fatti analoghi accaduti in questi ultimi mesi …

Già ad aprile il movimento “Se non ora quando” aveva denunciato il fatto che, in soli 5 mesi, sono state 54 le donne uccise per mano di un uomo, tramite un appello-petizione, dove chiedevano al governo Monti di adottare misure efficaci a contrastare questo fenomeno.

In una ricerca pubblicata a marzo da parte dell’associazione “Casa delle donne per non subire violenza”, risulta che i casi di femminicidio siano aumentati dal 2005 (84 casi) al 2011 (120).  Nel 70,8% dei casi si tratta di donne italiane.

Per quanto concerne il rapporto autore-vittima, più frequentemente è il marito/convivente il carnefice (37,5%), seguito poi dagli ex (16,6%) e dagli amanti/fidanzati/compagni (10,8%). Al quarto posto troviamo i figli (6,6%).

L’età delle vittime, nella maggioranza dei casi, è compresa tra i 36 e i 45 anni (23,1%); per quanto riguarda la zona, il nord Italia è l’area in cui più diffuso il fenomeno (48,3%).

Il luogo del delitto è quasi sempre un posto familiare alla donna: casa della vittima (33,3%) e della coppia stessa (32,5%). Arma utilizzata con più frequenza: da taglio (30,8%) e da fuoco (25,8%).

Sul fronte del movente, la gelosia si piazza al terzo posto (10%), al vertice troviamo la volontà di lasciare l’uomo a causa dei frequenti litigi (21,6%), a seguire il porre termine la relazione affettiva (14,1%). Per questioni economiche/lavorative si tratta del 7,5% dei casi.

Per quanto riguarda il comportamento dell’uomo poco dopo il compimento del fatto, primeggia la confessione/costituirsi/arresto immediato (29,1%) e il suicidio (20%).

È innegabile il fatto che il femminicidio sia un problema sociale: la donna viene uccisa in ragione del fatto di essere donna. Nell’uomo s’insinua quel pensiero, residui dell’antica società patriarcale, di poter gestire tutta la vita del gentil sesso, nei casi estremi anche la morte. Questo perché viene reputata l’elemento più debole nella coppia.

Il punto è che difficilmente si può ammettere l’esistenza reale del problema, perché convinti di vivere in una società dove certe idee di discriminazione fanno ormai parte del passato, quindi parlare di femminicidio, soprattutto quando le statistiche confermano che si tratta di un fenomeno che si consuma maggiormente in ambito familiare, diventa quasi un tabù.

Nel nostro Paese, questo fenomeno torna alla ribalta soltanto quando se ne parla nei giornali o in Tv: a quel punto diventa un problema, per poi essere accantonato appena termina l’effetto “notizia”. Quel che deve essere chiarito è che il femminicidio (e la violenza sulle donne in generale) non è un’emergenza, ma un vero e proprio problema sociale.

Una campagna di informazione e di sensibilizzazione può essere una delle soluzioni. E lo Stato deve farsi carico di quest’impegno, aumentando anche i fondi per far crescere il numero dei centri anti-violenza. Spesso, prima che tutto termini in un omicidio, ci sono precedenti come litigi o violenze fisiche, ma la donna non è in grado di reagire anche a causa dell’isolamento e della vergogna che prova nel raccontarlo a qualcuno. In molti casi non trova nemmeno il supporto dei familiari, costretta, quindi, a rimanere in silenzio. Un silenzio che può risultare fatale.

di Giorgio Vischetti

Fatto & Diritto

Un dramma della gelosia, consumato tra le mura domestiche, ha messo fine alla vita di una donna albanese di 32 anni, madre di quattro figli. La donna, Mariola, è stata uccisa oggi pomeriggio dal marito, Arben Hoxha, 40 anni, muratore e incensurato, che in preda a un raptus di follia ha impugnato un grosso coltello da cucina colpendola più volte all’addome. La donna non ha avuto neanche il tempo di difendersi, raggiunta da quella scarica di fendenti è morta sul colpo. Poi, forse riprendendo lucidità e temendo per il futuro delle figlie, vedendo quel corpo riverso sul pavimento in una pozza di sangue, il marito è andato in commissariato a costituirsi.

La tragedia si è consumata oggi pomeriggio alle 15,30 nell’abitazione della famiglia in via Goldoni, a Fano. L’uomo, tormentato da tempo da fantasmi che lo inducevano a ipotizzare i tradimenti della moglie, ha perso la testa e in preda a un raptus, ha aggredito improvvisamente la moglie. Era accecato dalla gelosia, come riferirà poche ore dopo al commissario Silio Bozzi.

Fortunatamente, al momento dell’aggressione le due figlie di 12 e 15 anni che abitano con i genitori (altri due figli sono rimasti in Albania), non si trovavano in casa. Le coltellate, ripetute e scagliate con violenza, hanno trafitto l’addome della povera donna, che colta di sorpresa, non è riuscita a difendersi né a scappare. E’ morta sul colpo.

Secondo la ricostruzione effettuata dagli agenti del commissariato di Fano, l’uomo avrebbe avuto forti sospetti dell’infedeltà della giovane moglie, anche se si trattava solo di sospetti, fantasmi che lo assillavano ma che non lo avevano mai indotto, almeno finora, ad assumere comportamenti aggressivi. E’ arrivato in commissariato turbato, sotto choc per quello che aveva fatto. Ha ammesso il delitto, spiegato agli investigatori della gelosia che lo tormentava. Sembrava lucido, preoccupato per le figlie, come hanno riferito gli agenti alla stampa.

Arben Hoxha è accusato di omicidio volontario, aggravato dal legame di parentela. Dal commissariato di Fano, dopo il disbrigo delle pratiche burocratiche, è stato trasferito in Questura a Pesaro. Poco fa, è stato portato nel carcere pesarese di Villa Fastiggi dove si trova rinchiuso in attesa di giudizio.

di Talita Frezzi

D: In che consiste l’omicidio volontario aggravato dal legame di parentela?

R: Il reato di omicidio volontario consiste nella condotta di chi cagiona la morte di un uomo ed è punito con la reclusione non inferiore a 21 anni. Nelle ipotesi aggravate (come in questo caso, dal legame di parentela) si arriva anche alla pena dell’ergastolo.

D: Il reato commesso in preda a un raptus potrebbe concedere delle attenuanti?

R: Il c.d. raptus, chiamato anche “reazione a corto circuito” ossia una situazione spesso ricollegata a condizioni di turbamento psichico transitorio non dipendenti da una causa patologica bensì emotiva o passionale, non viene considerato dal nostro sistema penale quale causa di esclusione o diminuzione della capacità di intendere e volere in quanto non è considerato un fattore in grado di diminuire o limitare la capacità di rappresentazione della realtà e di autodeterminazione di un soggetto. In ogni caso, qualora le c.d. reazioni a corto circuito risultino manifestazioni di una vera e propria patologia in grado di incidere negativamente sulla capacità di intendere e volere, l’imputabilità del soggetto autore del reato potrà essere esclusa oppure diminuita con le diverse conseguenze sanzionatorie.

Avv.Tommaso Rossi

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