Loading

Maria Carmela D’Aquila, 74 anni, mamma. Massacrata di botte e strangolata dall’ex genero per aver scoperto il suo passato di uomo violento

Saracena (Cosenza), 26 Marzo 2013


Titoli & Articoli

MARIA CARMELA D’AQUILA / La figlia Giuseppina all’oscuro del passato violento del Giannieri (Amore Criminale, 3 settembre 2016)
tasera ritorna l’appuntamento con la trasmissione Amore Criminale che per l’occasione viene proposto nella seconda serata di Rai Tre intorno alle ore 23,15. Si parlerà anche della vicenda di Maria Carmela D’Aquila, donna di 74 anni uccisa dal proprio genero Pasqualino Giannieri, 54enne, giacché aveva scoperto tutto sul suo passato di uomo violento. Maria Carmela preoccupata per la figlia Giuseppina Costanzo tentò in tutti i modi di metterla in guardia dai modi di fare dell’uomo giacché, come evidenziato anche negli atti del processo, la donna non aveva mai saputo delle violenze che Pasqualino soleva infliggere alla propria ex moglie tant’è che venne condannato per questo dal Tribunale di Saluzzo. Insomma, una nuova inquietante storia di come l’amore a volte possa trasformarsi in odio e violenza.

 

Donna uccisa a bastonate: arrestato l’ex genero (cn24tv.it – 27 marzo 2013)
È finita stamane la breve fuga di Pasquale Giannieri, il 51enne originario di Roggiano Gravina, ma da tempo residente a Saracena, che ieri mattina, al culmine di una lite, ha ucciso a bastonate la mamma dell’ex fidanzata, Maria Carmela D’Aquila, 70 anni, e ferito in maniera non grave la sua ex compagna, Giuseppina Costanzo, 44 anni, alla quale è stato diagnosticato un trauma cranico. I carabinieri hanno trovato Giannieri alla periferia di Saracena, nei pressi d’una diga realizzata dall’Enel. L’uomo s’era rifugiato in un manufatto di cemento normalmente utilizzato per i pic-nic. Non ha opposto resistenza né detto nulla ai militari, mostrando ancora un evidente stato di choc.
Ammanettato, è stato trasferito a Castrovillari a disposizione della magistratura inquirente che coordina le indagini affidate al sostituto procuratore della Repubblica Maria Grazia Anastasia e al procuratore Franco Giacomantonio. Scavando nel passato di Giannieri, gli investigatori hanno trovato piccoli precedenti legati a maltrattamenti in famiglia. In base a quanto appurato, il cinquantunenne ha colpito la signora D’Aquila addebitandole la rottura della relazione con la figlia che era tornata a vivere nella casa della mamma lasciando l’abitazione di Giannieri a Saracena. (AGI)

 

 


Link


In memoria di

Scampata a omicidio, compagno uccise madre (Gazzetta del Sud – 8 marzo 2015)
Giusy Costanzo sceglie l’otto marzo e la Gazzetta del Sud per lanciare il suo appello e ripercorre la sua tragica vicenda. Un rapporto soffocante con un epilogo costato la vita a Maria Carmela D’ Aquila. A due anni dai fatti che sconvolsero la tranquilla comunita’ di Saracena, Giusy Costanzo, figlia della vittima,  miracolosamente scampata alla furia omicida di Pasqualino Giannieri, l’ uomo che stava frequentando da  qualche mese, condannato in primo grado all’ ergastolo con isolamento diurno per aver ucciso la madre, parla del dolore indelebile che ha dilaniato la sua famiglia. La conoscenza e l’inizio di un rapporto, poi la violenza ha preso il soppravvento. In principio lui ha mostrato di essere diverso, premuroso e attento, poi è venuta fuori la sua vera indole: violento, geloso e ossessivo. Per questo non ho mai convissuto con Giannieri e tantomeno ero a conoscenza  dei precedenti penali di violenza in famiglia. Appena ho capito il soggetto ho tentato di allontanarlo. Dopo quasi due anni dai fatti ha deciso di parlare. Perché ? Per ricordare la figura monumentale di mia madre. Una donna meravigliosa, madre e nonna esemplare che aveva accolto quell’uomo benissimo. Lei non è  mai stata sua suocera, era semplicemente mia madre. Voglio esprimere anche la frustrazione che ho provato per non aver potuto celebrare un funerale degno di lei per la coincidenza del venerdì Santo. E’  stata un’ ingiustizia nell’ingiustizia. E’ un nodo in gola che porterò sempre dentro di me. Chi le è stata più vicina in quella circostanza? La famiglia tutta che ha condiviso con me il dolore; poi il mio legale Emanuela Capparelli, che è stata il mio punto di riferimento costante, mi ha stretta per mano dall’ ospedale alla lettura della sentenza, il magistrato che ha saputo andare oltre il suo ruolo istituzionale ed è entrata nel mio dramma con rispetto e partecipazione, le forze dell’ ordine che si sono spese per dimostrare la colpevolezza dell’ omicida e la psicologa che mi ha aiutato a riprendere le fila della mia vita. Cosa si sente di dire alle donne che vivono situazioni violente? Gli uomini violenti non cambiano e dunque denunciate finché siete  in tempo, senza avere paura e senza subire situazioni che potenzialmente possono sfociare in tragedie annunciate. Io ho perso mia madre ma ho incontrato, in questa tragedia, donne come il mio legale e il magistrato che, andando oltre i propri ruoli, mi hanno dato la forza per andare avanti.