Loading

Laura Pirri, 32 anni, mamma. Massacrata di botte e data alle fiamme dal marito davanti al figlio di 9 anni. Muore dopo 17 anni di botte e 18 giorni di agonia

Rosolini (Siracusa), 25 Marzo 2017

 


Titoli & Articoli

Smascherato dal figlio: «Nonna, è stato papà a dar fuoco a mamma» (Corriere della Sera – 7 settembre 2017)
Laura Pirri, 32 anni non ancora compiuti, è morta il 25 marzo dopo 18 giorni di agonia per le ustioni in quello che per il convivente Sebastiano Iemmolo era un «incidente»
Un padre assassino parla con il figlio che ha visto tutto. «Tu ascoltami a me. Quando vengono quelle persone tu non ci devi parlare. Lo sai, non è che sono solo io, è la mamma che non vuole». È il 24 marzo scorso e «la mamma» (per una volta l’uomo non usa parolacce nel definirla) è in ospedale in fin di vita dopo che lui — il giorno 7 di quello stesso mese — le ha lanciato addosso del liquido infiammabile e le ha dato fuoco. Aveva osato negargli 20 euro raccolti a forza di chiedere l’elemosina fuori dalle chiese e lui era andato su tutte le furie. Botte a non finire e poi il fuoco, con il bambino di 9 anni che guardava la scena.
L’intercettazione. Laura Pirri, 32 anni ancora da compiere, è morta dopo 18 giorni di agonia scanditi dai dolori terrificanti delle ustioni mentre lui — l’uomo al quale aveva dato un figlio — in quei 18 giorni si dava un gran daffare per provare a farla franca. Ieri Sebastiano Iemmolo, 36 anni, è stato arrestato per l’omicidio e la sua vita con Laura è diventata una specie di racconto dell’orrore nelle 44 pagine dell’ordinanza che riassume sei mesi di lavoro degli inquirenti. Testimonianze e intercettazioni, soprattutto. Come quella conversazione padre-figlio del 24 marzo. Sebastiano chiede al figlio di non parlare con psicologi o assistenti sociali che lo cercano quando è a scuola. Gli fa credere che così vuole la mamma, anche se Laura non può parlare ed è in condizioni disperate. «Lo vuole la mamma» è il ricatto. E il piccolo pieno di speranza chiede: «Ma la prima pelle è guarita? La seconda e la terza anche?». «Sì, sta meglio», mente suo padre.
Le contraddizioni. Sebastiano Iemmolo si è inventato un difetto alla bombola da campeggio che Laura stava maneggiando e che ha preso fuoco, ma la sue versione non è mai stata credibile. Non c’era compatibilità fra l’incidente descritto e le ustioni di Laura e le sue (si è bruciato il dorso di una mano), c’era invece in casa l’odore di un diluente simile all’acetone. Lui sapeva che sarebbe stato difficile passarla liscia. Ma soprattutto aveva il «problema» del bambino. Bisognava convincerlo a raccontare una versione diversa dalla verità. Perché sulle prime quel ragazzino ha chiamato la nonna al piano di sotto e con la sincerità del momento le ha detto: «Nonna corri, aiutaci, perché papà ha dato fuoco alla mamma». Sebastiano lo ha istruito mille e mille volte: devi dire questo e quest’altro. E lui, all’ennesima lezione si è infastidito: «Mica gli dico la verità…». «La verità» non era soltanto l’atto finale di quella non-vita. Erano angherie e lividi continui, quasi quotidiani. «Una storia triste che purtroppo, come sappiamo, non è l’unica nel nostro Paese» commenta il procuratore Francesco Paolo Giordano. «Laura aveva gli occhiali anche quando non c’era il sole», raccontano tanti dei suoi vicini. Inutili le domande: «Era così intimorita da negare anche l’evidenza». Lo sapevano i vicini e lo sapeva bene anche la madre di Sebastiano che nelle intercettazioni si sente accusare più volte il figlio sia dell’omicidio sia delle botte contro sua nuora ma che non ha mai avuto abbastanza coscienza per denunciarlo. I poliziotti che ascoltavano le conversazioni hanno sentito cose come: «Te lo sei dimenticato quando a casa mia gli hai scassato la faccia? L’ultima volta quando gli hai scassato la testa nel vetro? E quando nella scala la stavi ammazzando a pedate?». Ogni volta Laura portava grandi occhiali scuri. Anche se non c’era il sole.
(di Giusi Fasano)

 

“L’ha bruciata”: 36enne uccide la moglie e simula un incidente (Dagospia – 8 settembre 2017) 

La mamma di Laura Pirri: per 17 anni ha preso a botte mia figlia (Ragusa News – 8 settembre 2017)
Una storia di violenza arcinota
“Per diciassette anni ha preso a botte mia figlia”. La mamma di Laura Pirri parla all’indomani dell’arresto di Sebastiano Iemmolo, il compagno di sua figlia, il padre del nipotino di 9 anni, che ha assistito al femminicidio della madre. Il nipotino le raccontò tutto subito. “Andai in ospedale a trovare mia figlia -racconta la madre di Laura-. Le chiesi: Laura, è stato lui? Se è stato lui stringimi la mano. E Laura mi strinse la mano. Allora la incalzai: Laura è stato lui? Se è stato lui alza la gamba. E Laura alzò entrambe le gambe”.

 

L’omicidio di Laura Pirri, la descrizione dei fatti avvenuti il 7 marzo scorso a Rosolini (Messina Magazine – 8 settembre 2017)
Non aveva alcuna colpa Laura Pirri 31 anni, la donna che come ricostruito magistralmente dalle forze dell’ordine è stata barbaramente uccisa dal compagno 36enne Sebastiano Iemmolo, il 7 marzo scorso in presenza del loro figlio di dieci anni. Nelle prime ore di ieri mattina, gli agenti del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Pachino dopo una indagine affidatagli per delega dalla Procura della Repubblica di Siracusa, hanno eseguito un provvedimento di misura cautelare in carcere a carico dello Iemmolo, ritenuto responsabile dei reati di maltrattamenti in famiglia nei confronti di un minore, incendio, femminicidio e calunnia.Il giudice per le indagini preliminari (dottor Michele Consiglio) del Tribunale di Siracusa, ha emesso l’ordinanza di arresto conformandosi alla richiesta pervenutagli dalla locale Procura ordinaria, sulla scorta dei gravi indizi trovati e riscontrati in relazione ai delitti commessi nei riguardi di Laura Pirri e del figlio minore. Si è trattato cioè di: “lesioni aggravate, omicidio dettato da futili motivi azione agita con crudeltà nell’ambito di un evento reso ancor più grave per il fatto che i due fossero conviventi”.
Laura, morì dopo 18 giorni di agonia il 25 marzo 2017 all’ospedale Civico di Palermo (dopo esservi stata trasferita), per i postumi delle bruciature conseguenti al fatto che il convivente la cosparse di liquido infiammabile dandole fuoco con un fornellino. Sul corpo, aveva lesioni estese per il 40%. Tutto, si verificò al culmine dell’ennesimo litigio, la Pirri si rifiutò di dare 20,00 euro a Iemmolo. All’arrivo dei vigili del Fuoco prima e dei poliziotti dopo, l’arrestato disse che la vittima si bruciò a seguito dell’esplosione della bombola del fornello da campeggio, una versione che lui chiese di sostenere anche al bambino, che invece alla nonna materna (prontamente giunta sul luogo del delitto per prestare soccorso alla figlia) disse: “papà, ha bruciato la mamma”.
Vengono contestati anche i delitti di incendio e calunnia, in quanto l’uomo appiccò il fuoco alla vettura (una Fiat 500) di un vicino di casa, denunciando il caso ai carabinieri di Rosolini, dando la colpa allo stesso vicino, pur conoscendone la sua innocenza. Ipotizzato inoltre, il reato di lesioni personali aggravate dall’induzione verso Laura Pirri a dichiarare falsamente di essere incinta. Gli investigatori, hanno potuto indagare ed aprire il relativo fascicolo penale, grazie alla denuncia presentata dai familiari della donna, mai convinti che l’episodio che condusse alla morte della loro congiunta avesse natura accidentale, ma precise responsabilità.
Le indagini della Polizia di Stato, sono state caratterizzate da una estrema delicatezza legata a plurimi fatti, ossia che: “l’attività è partita nell’immediatezza della circostanza omicidiaria, il bimbo era sulla scena del crimine ed a Rosolini in tanti avevano paura delle ritorsioni dello Iemmolo noto in paese per i suoi precedenti penali, aduso a risolvere con la forza le proprie controversie di qualsiasi genere”.
Le conclusioni alle quali è giunta l’Autorità Giudiziaria competente, sono supportate dalle dichiarazioni dei parenti, degli abitanti dello stabile di via Eloro e dalle intercettazioni telefoniche e ambientali svolte all’interno della residenza della madre dell’indagato, costretto a trasferirsi li dopo il sequestro dell’immobile che condivideva con la compagna. Presso l’abitazione materna, il violento cercava di concordare con la genitrice una inesistente verità, ma la donna gli ricordava che non era giusto farlo per la contemporanea presenza del nipote da non coinvolgere così pesantemente.

Femminicidio di Laura Pirri, Il tribunale ordina di portare via il figlioletto alla nonna (FanPage – 30 luglio 2019)
“Andrà in casa famiglia”. È la decisione del Tribunale dei Minori per il figlioletto di Laura Pirri, la donna uccisa conl fuoco dal marito a Rosolini (Siracusa). Dopo l’omicidio della mamma per mano del padre, il piccolino, era stato affidato alle cure della zia e della nonna materna. Nonna Giovanna: “Con noi aveva recuperato la serenità e ora vogliono togliermelo per farlo adattare, il mio nipotino è straziato dal dolore, non permettetelo, vi prego”.
“Non portatemelo via, a casa nostra ha ritrovato la serenità e il sorriso dopo il male subito, vi prego!”. È il disperato grido di Giovanna Pace, la madre di Laura Pirri, uccisa due anni fa dal marito Sebastiano Iemmolo, a Rosolini (Siracusa). Dopo la morte di Laura, avvenuta dopo 18 giorni di agonia per le ustioni subite nell’incendio appiccato dall’ex, che aveva simulato un incidente domestico, fu proprio il piccolo di 9 anni, sotto il cui sguardo si era consumato il delitto, a raccontare come erano andati i fatti alla nonna materna.
“Papà ha dato fuoco alla mamma”, disse a nonna Giovanna, l’unica persona di cui si fidava. La stessa a cui ora è stato sottratto. Fu una prova di maturità e coraggio che ha portato alla risoluzione del caso, ma non ha certo dato pace al piccolino, che dopo di allora è stato accudito prima dalla nonna, poi dalla zia materna, che solo per una grave difficoltà familiare non ha potuto continuare a tenerlo. La donna, infatti, è madre di una bimba affetta da sclerosi tuberosa e non riusciva a garantire al nipotino le cure appropriate. “Lo prendo io – disse la nonna – a cui il tribunale dei minori lo ha affidato lo scorso maggio con provvedimento temporaneo, per poi tornare un giorno a reclamare. “Il bimbo non può più stare con voi, lo porteremo in casa famiglia”, ha detto l’assistente sociale a nonna Giovanna ieri, scatenando la disperazione della donna.
Stamane il bimbo, che oggi ha 11 anni, deve essere portato via e condotto in una casa famiglia, da dove probabilmente verrà dichiarato lo stato di adottabilità, in attesa dell’udienza del 3 ottobre. Tutto è stato rimaandato a domattina alle 9:30. I nonni hanno firmato il documento, ma con una clausola: dovranno essere i Servizi Sociali a prelevare il bimbo a casa. “Giuseppe è un bambino molto dolce e tranquillo” dice la nonna, “noi lo amiamo e lui ci ama, non capisco perché non possa stare con noi”. “È vero – ammette – siamo anziani (hanno 64 e 67 anni), ma oggi i figli arrivano sempre più tardi, perché non possiamo accudire il nostro nipotino? Perché deve essere sradicato e andare in un posto dove non conosce nessuno? È lui stesso che lo rifiuta – spiega la nonna – mi ha scritto una lettera che non riesco a rileggere, mi spezza il cuore. Vi prego non permettere che tutto questo accada”.

 

Femminicidio Laura Pirri, sit in impedisce di portare via il figlioletto ai nonni (FanPage – 31 luglio 2019)
In centinaia si sono ritrovati stamattina davanti all’abitazione dei nonni del figlioletto di Laura Pirri, a Rosolini, per impedire che i servizi sociali lo portassero in casa famiglia. Dal comune, infine, è stato deciso che il bimbo, 11 anni, restasse coi nonni fino alla prossima udienza che si terrà ad ottobre.
Nessuno ha portato via il piccolo G. dalla sua casa. Stamane, davanti all’abitazione di Rosolini (Siracusa) dove vive con i nonni da quando la sua mamma, Laura Pirri è stata uccisa con le fiamme sotto i suoi occhi dal padre, Sebastiano Iemmolo, si sono radunate centinaia di persone. Il motivo? Difendere i nonni di G. da chi vuole portagli via il nipotino, per il quale il Tribunale dei Minori aveva disposto l’affidamento in casa famiglia e poi, forse, l’adozione. La casa è stata presidiata da amici, conoscenti, concittadini, ma anche da decine di persone venute da lontano solo per dare sostegno al padre e alla madre di Laura Pirri, contro ‘l’esproprio’ del nipotino. Dopo il sit in davanti alla casa di G., dal Comune, infine, è stato stabilito che G. resterà a casa dei nonni fino alla prossima udienza, a ottobre, poi si vedrà.
Nonna Giovanna: “Il piccolo vuole stare con noi”
“Noi lotteremo, so solo che la mia Laura la stanno uccidendo un’altra volta” dice nonna Giovanna Pace, che da quando ha saputo della decisione di toglierle il nipotino non ha più lacrime. “G. è felice, ci ama, è un bimbo dolcissimo e allegro, perché toglierlo da una casa dove ha riacquistato il sorriso e la serenità, per darlo ad estranei? G. non vuole, ci ha scritto una lettera straziante dove dice che è con noi che vuole stare”. Dice tristemente la nonna.
La mobilitazione nata dall’iniziativa di una cittadina
Intanto l’intera Rosolini, che due anni fa è stata testimone del femminicidio di Laura Pirri, si è schierata al suo fianco. Artefice della mobilitazione, Rosa Calvo, insegnante: “Me ne sono interessata da mamma – dice a Fanpage.it- Non conoscevo la vicenda, ho letto questo straziante post della signora Giovanna e ho aperto un gruppo Fb dedicato alla storia. In poche ore è diventato virale e mi sono trovata a moderare commenti di migliaia di persone ed eccoci qui, oggi, a gioire per questo risultato”. “Questa battaglia non ha colore politico – ha detto a Fanpage.it – Pierpaolo Capozio, referente territoriale della Lega – ci siamo tutti schierati con una famiglia che ha tutte le possibilità, anche economiche, di accudire il bimbo” – aggiunge Capozio – lotteremo con Giovanna, non ci arrenderemo mai”.

 


Link