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Laura Adelaide Leduc, 50 anni. Uccisa a colpi di pistola dal marito

Miane (Treviso), 20 aprile 2010

Lei stava dormendo, quando lui è entrato nella camera da letto sparando prima contro l’armadio e poi verso di lei, colpendola due volte. Poi l’ha vegliata per 15 ore, prima di uccidersi. Lei voleva tornare a Parigi e lui aveva detto “Se mi lascia faccio una pazzia”, ma nessuno lo aveva preso sul serio.

Francesco Rizzi, 61 anni, commerciante o rappresentante in pensione.

Figli: 2. Ronnie e Gloria, dalla prima moglie di Rizzi.

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…  È stato un proiettile che l’ha colpita tra il collo e la nuca a uccidere Laura Leduc. La 50enne parigina ha tentato di scappare al suo carnefice, il marito Francesco Rizzi, ma è stata uccisa da due colpi di pistola mentre cercava di scendere dal letto. La stessa arma che poi l’uomo ha usato per spararsi alla tempia.

L’uomo è accusato di omicidio volontario aggravato dai vincoli di parentela, e al momento il pubblico ministero Claudio Pinto non ha contestato la premeditazione.

Secondo le indagini degli investigatori, infatti, non c’erano minacce significative, soltanto screzi e litigi giudicati normali per qualsiasi coppia in fase di separazione. Nulla, quindi, che potesse far prevedere un epilogo tanto drammatico.

Secondo le prime ricostruzioni degli investigatori, all’interno della camera da letto della villetta di via IV Novembre, Francesco Rizzi sarebbe entrato impugnando la sua 7.65, regolarmente detenuta, e sparando immediatamente dopo aver aperto la porta. Il primo colpo non sarebbe andato a segno, finendo vicino all’armadio. Alla vista del marito armato, Laura Leduc si sarebbe destata, tentando di avvicinarsi all’uomo e riuscendo ad arrivare fino ai piedi del letto. Ma a quel punto Rizzi si era già avvicinato, sparando altri due colpi.

Uno, quello letale, ha colpito la donna tra il collo e la nuca, il secondo si è conficcato sulla spalla destra. L’agonia della donna è stata breve: sarebbe morta in pochi minuti. I carabinieri l’hanno ritrovata in pigiama, con il corpo carponi sul letto e la testa rivolta verso il pavimento. Un raptus omicida che ha già trovato movente: Rizzi non voleva che la moglie lo lasciasse e che partisse per Parigi, voleva rimanere con lei per sempre. Non era un esperto di armi. Nonostante tenesse in casa quella pistola calibro 7.65 e quel fucile conservato in soffitta, un’eredità del padre Pietro, ex guardia giurata, non le usava mai. Per questo ha esploso cinque colpi contro la donna, due andati a segno – l’esame autoptico rivelerà se c’è un terzo colpo – e altri finiti nella stanza, con schegge ritrovate nell’armadio e sul soffitto …

nessuno, secondo quanto raccolto dagli investigatori, avrebbe sentito gli spari: né l’uxoricidio né il tentato suicidio sono stati sentiti dai residenti della zona, nonostante la villetta appena sopra il centro di Miane non si trovi in una zona isolata. Solo la vittima ha sentito gli spari che le hanno tolto la vita.

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