Isabelle Vanbelle, 37 anni, interprete, mamma. Uccisa con una fucilata al petto dall’ex marito che la minacciava
Azzanì, Loiri (Olbia Tempio), 11 Ottobre 2005
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Giovedì 19 aprile, alle 18.30, sarà la volta di Loiri Porto San Paolo, che intitolerà la piazza antistante il municipio ad Isabelle Vanbelle, vittima di femminicidio nel 2005. Era l’11 ottobre 2005 quando un uomo di 50 anni imbracciò il fucile e ammazzò la giovane moglie (Isabelle Vanbelle), di origine belga. Un omicidio annunciato: l’uomo, infatti, aveva minacciato la donna più volte. Ma lei non avrebbe mai creduto che potesse arrivare a farlo. Nel 2004 Isabelle chiese la separazione e dieci giorni prima dell’assassinio, durante l’udienza di comparizione, il giudice stabilì che il marito avrebbe dovuto lasciare la casa entro 10 giorni. Poi la terribile tragedia.
Gallura, una piazza per Isabelle Vanbelle: morta di femminicidio (Olbia.it – 15 ottobre 2019)
Aveva 37 anni e faceva l’interprete, Isabelle Vanbelle, quando suo marito – un cinquantenne sardo – l’ha uccisa l’undici ottobre 2005 con un colpo di fucile. Isabelle aveva un figlio di otto anni e da quel marito aveva chiesto la separazione: all’epoca non esisteva la parola “femminicidio”, poco si parlava di violenza di genere e ancor meno era chiaro quanto essa fosse radicata nella società.
Oggi, che la coscienza collettiva si sta (pian piano) risvegliando, ecco il tributo delle istituzioni a questa donna barbaramente uccisa: ieri a lei e a tutte le vittime della violenza di genere è stata intitolata la piazza del Municipio di Loiri in una toccante cerimonia durante la quale è stata letta una lettera scritta dal figlio di Isabelle. L’intitolazione della piazza a questa vittima della violenza patriarcale è un gesto simbolico che deve spronare le istituzioni e le comunità ad andare oltre: oltre gli stereotipi e i pregiudizi, oltre la paura e l’omertà, oltre l’ignoranza e la solitudine che spesso – anche nelle comunità più piccole – si respira a pieni polmoni, generando così mostri e violenza. Solo una comunità forte, coesa e cosciente di queste problematiche è capace di affrontarle. Al resto ci dovrebbero pensare le forze dell’ordine e la giustizia.