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Gouesh (Elsa) Woldimichael Gebrehiwot, 24 anni. Uccisa a colpi di pistola e seppellita in una buca dall’ex

Clipboard01Parma, 9 aprile 2011

Gouesh la conoscevano tutti, si faceva chiamare Elsa ed era bellissima. In tanti la corteggiavano, ma lei non dava confidenza. Con Enrico aveva troncato, lui era ossessivo. Ma lui si era rovinato per lei, così, dopo averla invitata a cena, in un attimo di follia si è vendicato, uccidendola a colpi di pistola e poi seppellendola in una buca.

Clipboard01Enrico Croci, 46 anni, operaio alla Barilla. Messo alle strette ha confessato e ha condotto gli inquirenti sul luogo della sepoltura. Condannato a 16 anni e 8 mesi.

Titoli & Articoli

La Gazzetta di Parma

Gouesh, la Camera penale critica gli inquirenti: “Imbarbarimento mediatico giudiziario”

Il direttivo della Camera penale di Parma contesta, in un documento, «il sempre più crescente grado di imbarbarimento del circuito mediatico giudiziario» riferendosi ai metodi degli inquirenti nell’affrontare l’omicidio di Gouesh Woldmichael Gebrehiwot, la giovane etiope il cui corpo è stato ritrovato sabato a Pellegrino. L’associazione dei penalisti si unisce alle critiche già manifestate ieri dal legale del presunto omicida, Enrico Croci. «Sul posto del ritrovamento del cadavere – ha detto il legale – c’erano giornalisti e cameramen ma non c’era chi difendeva il presunto omicida».

«Avvilente – si legge nel documento della Camera Penale – è il dover constatare come lo stesso collaudato sistema non perde occasione per dimostrare la propria incapacità a riconoscere il senso del limite e della misura, tanto da spingersi ogni volta oltre la necessaria linea di confine che separa il corretto esercizio del diritto-dovere d’informazione dallo sciacallaggio mediatico, negazione di ogni forma di rispetto della dignità umana di tutti coloro che, a vario titolo, sono protagonisti di una vicenda giudiziaria».

Il Direttivo stigmatizza la messa in onda di riprese televisive «girate direttamente sul luogo in cui una parte del reato si è consumato e soprattutto alla visione di immagini che riprendono il presunto colpevole del delitto della povera ragazza etiope, pedissequamente e lungamente seguito dalle telecamere, intanto che accompagna gli inquirenti sui luoghi del delitto, che indica agli stessi i luoghi oggetto di ispezione nei quali sono stati poi rinvenuti il corpo della vittima e l’arma del delitto. Tutto ciò e per quel che è dato conoscere senza che allo stesso soggetto, di fatto e concretamente già in stato di fermo, fosse assicurata nessuna forma di garanzia difensiva».

Un proiettile ritrovato e uno finito chissà dove, una pistola dalla matricola abrasa, senza un proprietario, un uomo che ha parlato (e molto) e ora è circondato dal silenzio oltre che dalle sbarre di via Burla. Ci sono ancora zone d’ombra nel delitto di Mariano, domande alle quali mancano risposte definitive. In alcuni casi è questione di tempi tecnici. Come nel caso della Beretta 7,65 ritenuta l’arma dalla quale sono partiti i due colpi che hanno freddato Gouesh: uno alla testa e uno al tronco. (…)

Dalla Polizia Scientifica si attendono risposte anche ad altre domande relative alla pistola. La prima, la più semplice, riguarda la semiautomatica che lo stesso Croci ha fatto trovare agli inquirenti sabato mattina, all’interno della cappa del camino del rustico di Mariano. E’ proprio questa l’arma del delitto? I dubbi sono pochi, ma si attendono i riscontri. Più difficile, invece, ricostruire il percorso della 7,65. (…).

L’ULTIMA SERA DI GOUESH: LA’LLEGRIA PRIMA DELL’ORRORE. Si è ricostruita, almeno a livello sommario, la serata di domenica, l’ultima della vita di Gouesh. La ragazza e il 46enne di Varano Melegari sono stati visti insieme in un locale della zona. Una cena annaffiata da un discreto numero di bicchieri, tanto che si potrebbe immaginare che i due avessero raggiunto e forse superato la soglia dell’«allegria». Poi, tutto è andato in altro modo. E dall’allegria, più o meno finta, più o meno legata all’alcol, si è passati all’orrore.

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