Florentina Boaru, 19 anni, bracciante agricola. Accoltellata, sfigurata, richiusa in un sacco e gettata in una discarica da un uomo sposato e pregiudicato respinto
Rossano Calabro (Cosenza), 16 Aprile 2013
Titoli & Articoli
Prostituta uccisa, il giallo alla prova del Dna (Gazzetta del Sud – 22 aprile 2013)
Una farfalla tatuata sulla spalla. È questo uno degli elementi chiave che hanno permesso agli inquirenti di accertare l’identità della giovane donna trovata cadavere la sera del 16 aprile in contrada Leuca. Un omicidio per il quale è stato sottoposto a fermo indiziato di delitto Cosimo De Luca, 41 anni del posto. Florentina Boaru, 19 anni appena, romena, ne aveva uno identico, come hanno raccontato alcuni connazionali con i quali condivideva un appartamento a Corigliano. Era uscita di casa la sera del 9 aprile, sembra proprio per incontrarsi con De Luca, ma non ha fatto più ritorno.
Ma per ufficializzare e certificare l’identità di quel corpo ancora conservato nell’obitorio dell’ospedale di Rossano, si attende il riscontro del dna che il dott. Francesco Introna, l’anatomo patologo che ha eseguito l’autopsia e che sta effettuando esami genetici sui tessuti prelevati dal cadavere. Gli esami verranno poi comparati con il Dna estratto dai residui biologici prelevati dallo spazzolino della ragazza trovato dai carabinieri nella sua abitazione coriglianese. E gli inquirenti attendono solo questa ultima certezza, che appare ormai una formalità, per comunicare la ferale notizia ufficialmente ai familiari della giovane.
Ed è proprio in casi del genere che l’aspetto scientifico dell’atti – vità investigativa ricopre un ruolo fondamentale. Corpi senza vita che rappresentano veri e propri scrigni in cui sono racchiuse quasi tutte le risposte alle inevitabili domande che si susseguono nella mente degli investigatori davanti ad un omicidio. L’esame autoptico ha chiarito che la ragazza è stata uccisa da un micidiale colpo alla testa che le ha sfondato il cranio, ma sono ancora tante le risposte che i resti umani di Florentina possono dare. A quanto si è appreso sotto le unghie della ragazza è stato trovato del materiale, ora setacciato dai microscopi della scientifica, alla ricerca soprattutto di qualche lembo di pelle, così da inchiodare definitivamente il presunto omicida. Anche perché tale circostanza avvalorerebbe la ricostruzione degli eventi di quella tragica notte, in cui i due avrebbero avuto una violenta lite che secondo gli investigatori è poi sfociata nella brutale e mortale aggressione. Una lite in cui la vittima, nell’estremo tentativo di difendersi, potrebbe aver usato l’unica arma a sua disposizione: le sue mani nude. Mani alzate per difendersi dalla violenza di quei colpi e anche se deboli e inutili potrebbero fornire la prova più importante per identificare l’assassino.
Intanto non si ferma il lavoro dei carabinieri del nucleo operativo della Compagnia di Rossano, diretti dal capitano Francesco Panebianco e coordinati dal tenente Matteo De Filippis, impegnati ininterrottamente da martedì scorso, giorno del ritrovamento del cadavere, a mettere al giusto posto ogni singolo pezzo del puzzle. Nelle ore successive al fermo di Cosimo De Luca, attualmente detenuto nel carcere di Rossano, i militari, oltre ad ascoltare un numero sostanzioso di cittadini stranieri e a confrontare i tabulati telefonici che hanno portato all’arresto del quarantunenne, nella giornata di sabato hanno posto sequestro le autovetture attualmente nella disponibilità del nucleo familiare del De Luca. Ed anche in questo caso si spera che i rilievi scientifici possano consolidare il quadro accusatorio attualmente in mani agli inquirenti.
Florentina Boaru (Corriere della Sera – la strage delle donne)
Avvolto e legato in un sacco di plastica. Così è stato trovato il corpo di Florentina Boaru, 19enne romena la cui scomparsa era stata segnalata ai carabinieri da una telefonata anonima. A fare quella telefonata, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, è stato l’assassino della giovane, Cosimo De Luca, 42 anni. L’uomo, sposato e con precedenti penali, si era invaghito di Florentina e voleva che lei andasse a vivere in un appartamento messo a sua disposizione a Rossano. Un’offerta che Florentina avrebbe però rifiutato scatenando, secondo il racconto dell’assassino, una violenta lite. A quel punto, l’omicida racconta di “aver perso la testa” e di aver colpito e accoltellato più volte Florentina. Fino a ucciderla. Poi, si è sbarazzato del corpo. Ma le intercettazioni telefoniche lo hanno incastrato.
Il passaporto mortuario di Florentina: accoltellata da viva, sequestrata da morta (Terrelibere – 2 ottobre 2013)
Ammazzata a coltellate, messa in un sacco nero e gettata nel torrente. La notizia della morte di Florentina è arrivata in Romania via Internet. Il cadavere è rimasto tre mesi «sequestrato» nell`obitorio di Rossano perché mancava il «passaporto mortuario», per la «mafia delle pompe funebri» e per mancanza di soldi. Solo grazie a un canale tv, a una compagnia aerea rumena e alla Caritas il padre è arrivato in Italia: «Porto in valigia un vestito da sposa bianco per la mia bambina».
Saveni, provincia di Botosani. Una delle zone più povere della Romania. La notizia è arrivata via Internet. Così la famiglia Boaru ha saputo che Florentina, 19 anni, è stata uccisa in Calabria. L’assassino l’ha presa a coltellate, le ha sfondato il cranio, ha preso il corpo sfigurato e lo ha messo in un sacco nero. Dopo averlo chiuso con delle corde, lo ha gettato in un torrente nei pressi di Rossano Calabro. Poi ha avvisato i carabinieri con due telefonate, una con un cellulare che risulterà rubato a un rumeno, l’altra da una cabina telefonica. Il sospettato è l’uomo che avrebbe avuto una relazione con lei, probabilmente chiedendole di convivere. L’identificazione grazie a un tatuaggio a forma di farfalla. Il prossimo 21 novembre a Cosenza è prevista la prima udienza.
Per oltre tre mesi i resti sfigurati sono rimasto nell’obitorio. Bloccati in Italia. Ostacoli burocratici? Mancanza di soldi? Una deputata rumena parla della «mafia delle pompe funebri», con riferimento agli stessi soggetti che alla fine del 2012 si contesero a calci e pugni i cadaveri dei braccianti travolti dal treno a un passaggio a livello nelle campagne locali.
«La ditta locale pretendeva troppi soldi», racconta Carmen Florea, la mediatrice culturale che col suo intervento ha permesso di sbloccare la situazione. «Quando il padre è arrivato in Italia ha firmato tutti i documenti per il rimpatrio». Dopo la partenza si scopre che manca il «passaporto mortuario». La salma è ancora bloccata. «Evitiamo una scandalo internazionale», ha detto Florea, consapevole che la questione stava diventando sempre più conosciuta in Romania. E così si è trovato il documento, il rimpatrio è stato gestito dai rumeni ma la tensione non è calata. Nel giorno della partenza una pattuglia dei carabinieri ha scortato la salma fino alla statale 106.
Romit Tv, il canale dei rumeni in Italia, la compagnia aerea Blue Air e la Caritas Migrantes hanno offerto i soldi per il viaggio. E così Costel Boaru ha messo un abito bianco da sposa nella valigia ed è venuto a riprendersi sua figlia. Si usa così a Botosani per chi muore prima di sposarsi.
La ragazza era una prostituta? «Alcuni l’hanno descritta così, ma io non riesco a crederci. Comunque, oggi non è questo il punto». Nella zona in ogni caso il fenomeno diventa sempre più grave, specie su un tratto della strada statale 106. A ferragosto, probabilmente per uno scontro tra albanesi e rumeni, un uomo è stato ammazzato sulla spiaggia. Il racket all’interno della comunità diventa più evidente nel mese di dicembre, quando la raccolta delle clementine attira più di 10mila persone, organizzate da un caporalato capillare che inizia già nei paesi dell’Est.
Il caso ha profondamente colpito la Romania. Il fratello della vittima nel frattempo è stato licenziato per essersi ribellato allo sfruttamento imposto da una ditta italiana di abbigliamento impiantata a Botosani. «L’orario di lavoro stabilito è di 10 ore al giorno, sabato e domenica 6 ore e per lo straordinario il lavoratore non percepisce niente», racconta un giornale locale rumeno. Lo scorso 15 maggio Fabiana Luzzi, una quindicenne italiana veniva bruciata viva a Corigliano Calabro. Tutta Italia è rimasta sconvolta da quella brutale violenza. Ma dietro quella storia c’è il dramma senza fine che colpisce la comunità rumena della provincia di Cosenza, migliaia di persone strette tra sfruttamento selvaggio degli italiani e racket dei connazionali. (di Antonello Mangano)