Fatima Chabani, 33 anni, badante, mamma. Massacrata dal marito con 42 coltellate
Padova, 26 Giugno 2011
Titoli & Articoli
«Sei solo un mezzo uomo» (il Mattino di Padova – 28 giugno 2011)
Fatima uccisa con una quindicina di colpi
«Mi considerava un mezzo uomo». Ieri mattina Hammadi Zrhaida, 38 anni, il manovale marocchino che domenica pomeriggio ha ucciso la moglie Fatima Chabani, 33 anni, a coltellate, ha raccontato nuovamente al pm Emma Ferrero e al capo della Mobile Marco Calì – in presenza del suo avvocato – il suo personale inferno, confermando di aver ucciso la moglie con un coltello dopo una lite e dopo che la figlia era uscita dalla stanza.
Hammadi Zrhaida era sicuro che la moglie avesse un amante: alla polizia ha dato anche un nome e cognome. Ma finora non è stata fatta alcuna verifica. Gli investigatori prima attendono di sapere come è morta la giovane, trafitta con almeno quindici coltellate al collo, alla spalla e al petto, una delle quali potrebbe averle trapassato la carotide e tranciato la giugulare, uccidendola quasi all’istante. «E’ stata lei a prendere il coltello, perché voleva a tutti i costi uscire di casa». Così l’uomo ieri ha raccontato i fatti. Secondo la sua versione, la donna domenica pomeriggio si era preparata per uscire. Lui si era opposto dato che, lavorando per una ricicleria di Sandrigo (l’uomo è dipendente della Coop Genesi di Este che lavora per la Eso Recycling), stava fuori casa dal lunedì al venerdì. Fatima, tuttavia, l’avrebbe provocato dicendogli: «Lasciami uscire, vado da chi sai tu». Lui, quindi si sarebbe messo davanti alla porta dell’abitazione di via Maroncelli e lei si sarebbe armata del coltello: «Spostati o ti ammazzo».
A quel punto Hammadi Zrhaida le si sarebbe avvicinato e durante la lotta, l’avrebbe disarmata e colpita ripetutamente. La coppia si era trasferita a Padova da Camposampiero circa un anno fa, perché l’uomo era sicuro che la moglie frequentasse qualcuno proprio in quel Comune. Arrivando a Padova si era convinto che questa presunta relazione sarebbe terminata. In realtà, la situazione è precipitata: Fatima Chabani, infatti, non ne poteva più di vivere con suo marito e aveva più volte chiesto la separazione inutilmente. Proprio il divorzio era diventato oggetto di continue liti, l’ultima delle quali è costata la vita alla povera Fatima.
Fatima, giovane marocchina accoltellata e uccisa dal marito geloso – chiedeva una vita «occidentale» (il Mattino di Padova – 29 giugno 2011)
Arrestato Zrhaida Hammadi, 36 anni, carpentiere marocchino. Si è sentito tradito due volte: come uomo e come marito. Tanto è bastato a Zrhaida Hammadi, 36 anni, carpentiere marocchino, per prendere un coltello da cucina e uccidere la moglie, Fatima Chabani, 33 anni, con alcuni fendenti al collo e alla spalla, uno dei quali potrebbe averle tagliato la giugulare. La donna è stata uccisa nel soggiorno/cucina della loro casa, al piano terra di un piccolo edificio giallo di un piano, ristrutturato da poco …
L’unica «colpa» della donna, quella di aver preteso una vita diversa, più libera, occidentale, con meno precetti e con la possibilità, anche, di avere un altro uomo al suo fianco. Ma Zrhaida Hammadi, detto Rachid, questo non l’avrebbe mai accettato. Forse, ieri non aveva pensato di uccidere la moglie. Ma di darle una lezione questo sì.
Era stufo di sentirsi preso in giro, disobbedito da una donna che lui aveva deciso di sposare nel 2002. Che lui aveva deciso di portare in Italia. Alla quale lui aveva deciso di offrire una vita diversa. Con sacrifici immensi, lavorando come carpentiere in provincia di Vicenza. Invece – ha detto alla polizia – era stato ricambiato con continui litigi e ripicche: a suo modo di vedere tutto ciò suonava come un insulto. Una mancanza di rispetto. E così, alle 18,30 di ieri pomeriggio, l’ennesimo litigio si è trasformato in tragedia: Zrhaida e Fatima hanno ricominciato a litigare, sotto gli occhi della figlia. L’ennesima zuffa, una delle tante, a sentire i vicini e chi li conosce bene. Da un po’ di tempo, qualunque motivo era valido per gettarsi addosso accuse e insulti. Zrhaida Hammadi, stando alla prima ricostruzione degli investigatori, ha preso un coltello e si è avventato sulla propria sposa, colpendola al petto, alla spalla, alla gola, in un crescendo di urla, sangue e morte.
A chiamare il 112 è stato il vicino di casa: «C’è stato un litigio in famiglia, c’è una donna ferita a una mano», ha detto. Quando i sanitari del Suem sono arrivati Fatima Chabani era già morta. Zrhaida Hammadi era seduto. Muto. Col capo chino, in attesa del suo nuovo destino. Sul posto sono arrivate due Volanti della questura, poi il capo della squadra Mobile il vicequestore aggiunto Marco Calì, il medico legale della polizia il dottor Massimo Puglisi e gli agenti della Scientifica di Carmine Grassi. Infine il magistrato di turno Emma Ferrero.
Zrhaida Hammadi e Fatima Chabani si erano conosciuti giovanissimi. Un’unione benedetta da entrambe le famiglie. Fra i progetti, oltre a diventare una famiglia, i due avevano anche quelli di avere un figlio e un futuro in Italia. La coppia, con figlia, si era trasferita in via Maroncelli da poco più di un anno. Anche se entrambi avevano certificato in Comune la propria residenza in quell’appartamento solo nel gennaio scorso. Prima avevano vissuto a Camposampiero. Lui, operaio, lei casalinga.
«Un tipo tranquillo, un bravo ragazzo, un gran lavoratore», sono le sole parole usate da parecchi giovani marocchini per descriverlo, arrivati ieri davanti all’abitazione radunati dal tam tam telefonico della comunità marocchina. Una comunità che si è stretta in un silenzioso dolore, refrattaria a raccontare «cose e fatti» che gli italiani probabilmente non vogliono e forse non riescono a capire.
Per lei, invece, nemmeno una parola da parte di nessuno. Fino a tarda sera nell’edificio giallo di proprietà di un militare, la Scientifica ha raccolto gli elementi per «cristallizzare» la scena del crimine in modo da inchiodare l’uomo alle sue responsabilità. Nel frattempo il magistrato Emma Ferrero e il capo della Mobile Marco Calì hanno voluto sentire più volte Zrhaida Hammadi. Per capire come sono andate le cose. Come e per quale motivo è nata la lite, perché lui ha afferrato il coltello, come e dove l’ha colpita. L’operaio ha raccontato la sua versione. Fornendo finanche il nome del presunto amante. Nel frattempo, nella abitazione sono arrivati prima il fratello e poi la sorella di Fatima. Quest’ultima si è sentita male davanti al cancello: dopo essersi messa ad urlare, è stata calmata dagli agenti della polizia. Per Zrhaida Hammadi, nella notte si sono spalancate le porte del carcere. Lui, così tranquillo e a modo, ha stravolto la propria esistenza a furia di fendenti. Colpi che hanno strappato alla vita una persona che ha tentato un’estrema difesa opponendo al coltello la sua mano aperta e disarmata. Colpi che solo per Zrhaida hanno un significato diverso da ciò sono: gesti di un uxoricida. (di Paolo Baron)