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Fabiana Luzzi, 16 anni, studentessa. Accoltellata 24 volte, cosparsa di benzina e bruciata viva dal fidanzato che abbandona il corpo in aperta campagna

Corigliano Calabro (Cosenza), 26 Maggio 2013

fabb Lei non voleva. Lui la mena, l’accoltella e le dà fuoco.

 

logoDavide Morrone, 17 anni, studente. Era geloso e violento. “Anche lui è una vittima”. Non mostra segni di pentimento. Condannato a 22 anni, la pena viene ridotta a 18 in Cassazione con l’esclusione della premeditazione e il riconoscimento della seminfermità. Alla notizia che stia usufruendo di permessi premio, il Ministro invia gli ispettori. 


Titoli & Articoli

Il Corriere della Sera

Fabiana uccisa dal fidanzato perché si era rifiutata d’avere un rapporto sessuale con lui. Le ha dato fuoco nonostante lei supplicasse di non farlo. Il padre della vittima le aveva detto di lasciare quel ragazzo
L’ha bruciata quando ancora era viva. D.M., 17 anni, ha ammesso di aver prima accoltellato Fabiana e poi di averla cosparsa di benzina e quindi, mentre lei pregava di non farlo, le ha dato fuoco. Un racconto raccapricciante quello del giovane che ha ammesso davanti ai carabinieri di aver ucciso la sua fidanzata per gelosia. La città di Corigliano è sotto choc per questo assurdo delitto. La gente ha atteso per ore davanti la caserma dei carabinieri, per cercare di vedere in faccia l’assassino di Fabiana Luzzi, 16 anni a giugno. Il giovane assassino, avrebbe ucciso la sua fidanzata al culmine di una lite.
IRREQUIETO – In città lo indicano come un tipo irrequieto, a tratti violento, capace di azioni eclatanti. Questo ragazzo dai modi esuberanti, forte caratterialmente, anche molto intelligente affermano i suoi insegnanti, ha deciso di uccidere in un momento d’ira la sua fidanzata, solo perché lei si era rifiutata d’avere un rapporto sessuale con lui. Il ragazzo venerdì non era andato a scuola, frequenta la quarta classe dell’istituto tecnico per geometri a Corigliano. Il giorno prima aveva litigato con Fabiana. Ha trascorso tutta la notte a rimuginare e riflettere su come riallacciare quel rapporto. Poi ha atteso la sedicenne all’uscita dalla scuola. Fabiana frequentava la prima classe dell’istituto tecnico commerciale di Corigliano. All’uscita da scuola, la giovane si è trovata di fronte il suo ragazzo. Le compagne hanno raccontato che Fabiana vedendo il fidanzato ha cercato in tutti i modi di evitarlo. Il ragazzo, però, l’avrebbe inseguita e costretta a salire sul suo ciclomotore. Prima però fra i due ci sarebbe stata una violenta discussione.

Il Fatto Quotidiano
“L’ho accoltellata e bruciata. Poi a casa”. La confessione del fidanzato minorenne.
Il 17enne fermato a Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza, per l’uccisione della 15enne Fabiana Luzzi ha detto ai carabinieri: “Abbiamo litigato e l’ho colpita più volte”. Secondo gli amici della ragazza lui aveva un rapporto morboso nei suoi confronti arrivando spesso a picchiarla. L’accusa: omicidio volontario
”Era ancora viva quando le ho dato fuoco”. Questo il racconto fatto davanti al magistrato dal diciassettenne fermato per l’omicidio della fidanzata sedicenne, Fabiana Luzzi, ferita a coltellate e poi finita col fuoco, a Corigliano Calabro grosso centro lungo la fascia ionica cosentina.
Un racconto fatto di parole fredde, trapela dal riserbo delle indagini. Solo in rari momenti il ragazzo, studente all’istituto industriale e che nella prossima estate festeggerà i 18 anni, si è interrotto mostrando un minimo di emozione. Ma quello che sembrava interessarlo di più, nel corso del drammatico interrogatorio cui è stato sottoposto per gran parte della notte, era quella di andare a dormire. “Sono stanco – ha detto più volte – voglio andare a letto”.. I carabinieri lo hanno tenuto per ore sotto torchio, da ben prima che, in nottata, scattasse il fermo per omicidio volontario. Da quando cioè, gli investigatori si erano resi conto che la vicenda della scomparsa di Fabiana e quella delle strane ustioni sul volto e sul dorso delle mani del diciassettenne si sovrapponevano.
Già dal 24 maggio, i militari della Compagnia di Corigliano guidati dal capitano Pietro Paolo Rubbo stavano cercando di chiarire il perché della scomparsa della sedicenne, uscita dall’istituto per ragionieri che frequentava e mai arrivata a casa. Nelle ore immediatamente successive alcune amiche della giovane avevano parlato di quel ragazzo andato a prenderla col motorino all’uscita della scuola. E, quando quello stesso giovane i carabinieri se lo sono ritrovato in ospedale con ustioni al volto e alle mani, sono iniziati i primi sospetti.
Le domande sono proseguite per tutta la giornata di sabato 25, sempre più incalzanti. All’inizio il diciassettenne, incensurato anche se qualcuno tra le forze dell’ordine lo aveva notato per certi suoi atteggiamenti, ha provato a sviare i sospetti, sempre più forti, su di lui. Ha detto di essere stato aggredito da due ragazzi che lo volevano punire, a suo dire, per alcuni suoi comportamenti, e ha fatto anche alcuni nomi. Per non tralasciare nulla, gli investigatori hanno sentito i due ragazzi, risultati però totalmente estranei.
Nel tardo pomeriggio di sabato, poi, le prime ammissioni e le indicazioni per il ritrovamento del corpo, abbandonato in una stradina interpoderale, isolata e completamente al buio in una zona scarsamente abitata. E’ li, tra la polvere di un viottolo e un muro di roccia, che Fabiana ha trovato la morte. A Corigliano sono arrivati anche il comandante provinciale dei carabinieri, Francesco Ferace, e quello del Reparto operativo, Vincenzo Franzese. In nottata, infine, la confessione: “Abbiamo litigato, lei ha cercato di aggredirmi ed io l’ho colpita più volte con un coltello pieghevole. Poi sono andato a casa, sono riuscito, mi sono procurato una tanica di benzina e sono tornato a darle fuoco quando era ancora viva”.
Una ricostruzione che, nei fatti, coincide con gli elementi raccolti dai carabinieri (ancora alla ricerca del coltello, che non si trova), se non per quel “mi ha aggredito” che sa di estremo tentativo di autodifesa. Venuto drammaticamente meno quando è emerso il particolare agghiacciante delle fiamme appiccate a un corpo ancora vivo. All’origine della lite un rapporto contrastato fatto di alti e bassi e, ha detto lui, di gelosie reciproche.

La Repubblica
Sedicenne uccisa, oltre venti coltellate. La madre: “Anche l’assassino è una vittima”

giornale San Marino
Fabiana ha lottato fino alla fine con l’omicida. La madre: “Anche lui è una vittima”
Ha combattuto con tutte le forze. Fabiana Luzzi, la sedicenne uccisa dal fidanzato di un anno più grande a Corigliano Calabro, prima di morire bruciata ha tentato di togliere di mano al suo omicida la tanica di benzina con la quale intendeva darle fuoco. A raccontarlo è stato lo stesso ragazzo nel corso dell’interrogatorio. Dopo essere stata ferita da diverse coltellate quando si è resa conto che il ragazzo intendeva bruciarla, si è alzata e gli si è buttata addosso, cercando di versare per terra il contenuto della tanica. Poi, indebolita dalle ferite, è ricaduta a terra e lui le ha dato fuoco.
L’altra faccia della medaglia, in questa terribile storia di brutale violenza, sono le parole della mamma di Fabiana che, seppur distrutta dal dolore, ha la forza di guardare oltre il desiderio più naturale e immediato: giustizia, vendetta. “Anche lui è una povera vittima” ha detto la donna, riferendosi all’assassino 17enne di sua figlia, nel corso dell’incontro con l’arcivescovo di Rossano-Cariati, monsignor Santo Marcianò. L’arcivescovo, conversando con la mamma della ragazza, ha parlato di un possibile recupero dell’omicida.
Secondo la confessione del diciassettenne, dopo una lite per gelosia durante la quale Fabiana Luzzi l’avrebbe “aggredito”, lui ha reagito accoltellandola. Più volte. Poi è andato a procurarsi la benzina, quindi è tornato indietro per bruciare i resti della ragazza. Che, ha raccontato, “era ancora viva quando le ho dato fuoco”. Con le forze rimaste, poche per il sangue perso, l’ultimo tentativo di Fabiana Luzzi è stato quello di togliergli dalle mani la tanica. Ma è ricaduta indietro, e non si è più rialzata.
“Mia figlia ha il diritto di avere giustizia”, ha detto la mamma di Fabiana Luzzi parlando con l’arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Santo Marcianò. L’arcivescovo si è recato a casa dei genitori della sedicenne, dove ha incontrato il padre e la madre.
Questa mattina a Corigliano Calabro le scuole sono chiuse in segno di lutto. Gli studenti, tra cui i compagni di Fabiana, hanno organizzato un corteo per la città che si concluderà sotto la casa della famiglia. I ragazzi indossano un nastro rosso. Il colore “dell’amore, che vogliamo portare per ricordare Fabiana”, hanno detto. In testa al corteo uno striscione con la scritta “16 anni per sempre. Riposa in pace piccolo angelo”. “La tua storia meritava più ascolto”, c’è scritto sullo stesso striscione. E ancora: “Puoi raggiungere solo adesso la tua meta, quel mondo diverso che non trovavi mai. Solo che non doveva andare così, solo che ora siamo tutti un po’ più soli”.

TgCom24
Ragazza arsa viva: la Cassazione conferma 18 anni all’ex fidanzato
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 18 anni di reclusione a Davide Morrone, oggi ventenne ed all’epoca dei fatti minorenne, reo confesso dell’omicidio dell’ex fidanzata Fabiana Luzzi, di 16 anni, uccisa con 24 coltellate nel 2013 a Corigliano Calabro (Cosenza). La ragazza fu data alle fiamme quando era ancora viva.
La sentenza è stata emessa dopo quasi cinque ore di camera di consiglio. La Cassazione ha anche confermato, rigettando le richieste contrarie del Procuratore generale, Pietro Gaeta, l’esclusione nei confronti di Morrone dell’aggravante della premeditazione e la seminfermità mentale. Davide Morrone attirò la giovane in una trappola dopo averla prelevata all’uscita di scuola.
Attirata in una trappola –  Morrone propose alla ragazza di raggiungere un luogo isolato per parlare di questioni riguardanti il loro rapporto. Una volta raggiunto il luogo dell’incontro, tra i due ragazzi iniziò una vivace discussione al culmine della quale il giovane colpì ripetutamente con un coltello la ex fidanzata, lasciandola agonizzante.
Morì tra atroci sofferenze – Il giovane poi si allontanò, si procurò una tanica col liquido infiammabile e tornò dopo circa un’ora sul posto. Versò il liquido sul corpo di Fabiana, che in quel momento era ancora viva, e le diede fuoco. La ragazza morì tra atroci sofferenze.
In primo grado il tribunale dei minorenni di Catanzaro condannò Morrone a 22 anni di reclusione, escludendo l’aggravante della premeditazione. In secondo grado la sezione minorenni della corte d’appello riconobbe al giovane anche la seminfermità mentale, accogliendo la richiesta del suo difensore, avvocato Giovanni Zagarese, con conseguente riduzione della condanna a 18 anni, pena confermata dalla Suprema Corte.
Nei giorni scorsi il padre della ragazza aveva scritto una lettera aperta in cui chiedeva che non fosse applicato uno sconta di pena ma che Morrone scontasse interamente la sua condanna.
Madre della vittima: omicidio fu premeditato – “E’ impossibile pensare che lui non avesse premeditato l’omicidio perché quella mattina uscì da casa con il coltello già in tasca”. Lo ha detto Rosa Luzzi, madre di Fabiana. “Avrebbero potuto confermare – ha aggiunto la madre di Fabiana – i 22 anni del primo grado. Come si fa poi a parlare di seminfermità mentale, che gli è stata nuovamente riconosciuta dalla Cassazione, quando io quel giorno gli ho parlato al telefono, dopo che aveva accoltellato Fabiana ma non l’aveva ancora bruciata, ed ha risposto a tutte le mie domande in modo freddo e lucido. Per me è impensabile che per la vita di mia figlia abbia deciso lui ed i giudici invece abbiano deciso per lui”.

Il Mattino
Permessi premio al killer di Fabiana Luzzi, il Guardiasigilli invia gli ispettori
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha incaricato l’ispettorato del ministero di compiere le opportune verifiche sul caso dei permessi concessi a Davide Morrone, condannato per l’assassinio di Fabiana Luzzi, uccisa e bruciata viva il 24 maggio del 2013 a Corigliano, in provincia di Cosenza. A chi ha potuto sentirlo, Bonafede ha mostrato di essere rimasto umanamente colpito dalla vicenda.
«Come ministro della Giustizia non entro nel merito della valutazione del singolo caso, posso dire che come sempre, quando ho notizia di una possibile anomalia, attivo l’ispettorato e l’ho fatto anche in questa occasione». Così il guardasigilli  Bonafede, a margine del Consiglio Ue, risponde a Mario Luzzi, il padre di Fabiana, la sedicenne bruciata viva, che nei giorni scorsi gli aveva scritto per per protestare contro i permessi premio concessi all’assassino della figlia, esprimendogli «vicinanza».
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«Per me qualsiasi segnalazione arrivi dal territorio merita di essere approfondita – spiega Bonafede -. C’è la separazione dei poteri, ne sono perfettamente consapevole e sono rispettoso di un principio che è importante per la nostra democrazia. Ma i cittadini soprattutto quanti hanno subito gravi ingiustizie, devono sapere che lo Stato gli è vicino, e che è anche attento nel tenere gli occhi sempre aperti su tutto quello che accade nella macchina della giustizia». Il guardasigilli aggiunge: «Cerco sempre di dimostrare totale vicinanza ai familiari delle vittime di reati violenti, e in questo caso non posso che rispondere dicendo che c’è totale vicinanza e disponibilità da parte mia, come ho già fatto in altre occasioni, all’incontro con questa famiglia». «Queste famiglie che subiscono perdite per reati così violenti ed efferati – conclude – hanno diritto a sentire lo Stato al loro fianco».

Fanpage
Fabiana, bruciata viva dal fidanzato a 16 anni. Il papà: “Lo Stato ci ha abbandonato”
Mario Luzzi, il papà di Fabiana, uccisa a 16 anni dal fidanzato Davide Morrone, che l’ha accoltellata e poi bruciata viva a Corigliano, ha scritto una lettera indirizzata al ministro della Giustizia, Alfonso Buonafede, e al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella per protestare contro i permessi premio concessi all’assassino, condannato a 18 anni e 7 mesi di reclusione: “Ci sentiamo distrutti e abbandonati da uno Stato che non ci tutela”.
Non c’è pace per Fabiana Luzzi, la 16enne di di Corgliano, in provincia di Cosenza, accoltellata e bruciata viva dal fidanzato. Era il 24 maggio del 2013 e Davide Morrone, che all’epoca di anni ne aveva 17, l’aveva ammazzata per un rifiuto e ne aveva nascosto il cadavere in aperta campagna. “Era ancora viva quando le ho dato fuoco”, confesserà poi agli inquirenti dopo essere stato arrestato per omicidio volontario. Per quel delitto, il ragazzo è stato condannato in Cassazione nel 2016 a 18 anni e 7 mesi di carcere ma, grazie alla sua buona condotta, ha già ottenuto quest’anno tre permessi premio. Un pensiero inaccettabile per il papà della vittima, Mario Luzzi, che ha deciso di scrivere una lettera di protesta al ministro della Giustizia, Alfonso Buonafede, e al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
“Sono venuto a conoscenza che quest’anno, già tre volte, ha ottenuto licenze premio – comincia la missiva del papà di Fabiana -. Tutto questo mette in discussione il significato della parola giustizia. Appena appresa la notizia è stato necessario recarci in ospedale per il forte trauma subito, sapendo di poter ritrovare l’assassino di nostra figlia nel nostro paese, dopo appena 3 anni dalla sentenza. Ci sentiamo distrutti e abbandonati da uno Stato che non ci tutela”. Il signor Luzzi, noto imprenditore che era stato a sua volta vittima alcuni anni fa di un attentato che distrusse il suo negozio di autoricambi, ha anche sottolineato che già la pena a cui è stato condannato il killer della giovane “è ridicola in confronto alla gravità di quello che ha fatto”.
Fabiana è stata uccisa sei anni fa dal fidanzato, il coetaneo Davide Morrone. Il suo corpo senza vita fu trovato in una campagna di contrada Chiubica, proprio all’ombra del bastione di Corigliano, il 24 maggio del 2013. La ragazza si era arresa davanti all’ennesima violenza del ragazzo. Il papà di lei aveva cercato più volte di convincerla a interrompere quel rapporto, ma non ci era riuscito. Davide l’ha accoltellata per 24 volte e poi data alle fiamme rovesciandole addosso una tanica di benzina, mentre lei era ancora viva e lo implorava di fermarsi.

DailyCases
Calabria. A nove anni dal femminicidio di Fabiana Luzzi il dolore del padre Mario
Fabiana Luzzi fu uccisa in modo atroce il 25 maggio 2013. A distanza di nove anni il dolore del padre Mario e della mamma Rosa è ancora vivo, e per questo dedicano la loro vita ad aiutare donne vittime di violenza


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