Elena Tropea, 64 anni, pensionata, mamma e nonna. Uccisa a colpi di fucile dal marito
Monza, 14 Dicembre 2007
Titoli & Articoli
Non vuole tornare in Calabria: uccide moglie e si spara (Strill.it – 14 dicembre 2007)
Tredici colpi di fucile esplosi in un appartamento nel cuore della notte. E nessuno ha sentito. Questo l’incredibile scenario in cui si e’ svolto a Monza, in un’abitazione al primo piano di via Pellegrini, nel popolare quartiere Cantalupo, un nuovo fatto di sangue ambientato tra le mura domestiche. Mario Corapi, operaio della Falk in pensione, 68 anni, ieri poco dopo le 23 ha ucciso la moglie, Elena Tropea, 64 anni, casalinga, con tre colpi d fucile. Uno dei tre fucili che l’uomo deteneva legalmente, essendo un appassionato cacciatore, anche se da alcuni anni, pur rinnovando regolarmente licenza e porto d’armi, non si recava piu’ a caccia di selvaggina. A scatenare la rabbia omicida dell’uomo i contrasti con la moglie sul progetto coltivato da tempo di tornare in Calabria di dove entrambi erano originari. Lui di Soverato, lei di San Sostene, in provincia di Catanzaro. Mario non ne poteva piu’ del Nord e di Monza, del freddo, di quei casermoni ormai fatiscenti, edilizia popolare costruita negli anni ’50 per ospitare l’ondata migratoria dal Sud che alimentava di braccia la Brianza del boom economico.
Da tempo i coniugi avevano deciso di tornare alla casa che possedevano in Calabria, tanto che avevano gia’ spedito parte dei mobili e perfino dei vestiti. Poi Elena ci aveva ripensato: voleva restare vicino ai figli, Gregorio, 42 anni, sposato e padre di due bambini e Barbara, 32enne, separata con una figlia.
Ma il dietro front aveva mandato su tutte le furie Mario, che gia’ aveva un carattere definito forte e qualche problema con l’alcol di cui abusava. Da settimane in casa erano litigi continui tanto che la figlia,che prima abitava con i genitori, da domenica era andata a vivere con la bambina in una nuova casa casa che aveva affittato a Oreno, vicino a Vimercate. Ieri pero’ la vittima aveva comunicato al marito la sua decisione: andare in Calabria a riprendere i vestiti invernali gia’ spediti, perche’ qui fa freddo. E questo ha scatenato la follia dell’uomo che ha preso due fucili e munizioni e ha cominciato a sparare. La donna forse ha cercato di fuggire. Un colpo l’ha colpita al gluteo, un altro al collo e uno al basso ventre. I carabinieri hanno trovato il cadavere in un lago di sangue e l’omicida sdraiato sul letto ferito da almeno due colpi, di cui uno all’addome, ma ancora vivo, tanto che ha chiesto dell’acqua. I militari, accorsi perche’ i vicini si erano insospettiti per le tapparelle dell’appartamento ancora abbassate alle 9 del mattino, hanno chiamato l’ambulanza che ha trasportato il ferito all’Ospedale San Gerardo dove e’ stato portato in sala operatoria per una difficile operazione. Sul pavimento 13 bossoli esplosi di fucile. E non si capisce come quell’inferno di fuoco sia sfuggito all’attenzione dei vicini. (Ansa)
Tanti gli amici che si sono recati a Soverato
Un pellegrinaggio di dolore alla casa dei coniugi Corapi
SOVERATO – Il giorno dopo la tragedia che si è consumata a Monza dove Mario Corapi di 68 anni originario di San Sostene ha ucciso con tre colpi di fucile la moglie Elena Tropea di 64 nativa di Soverato, nel borgo antico di Soverato Superiore e nel centro storico di San Sostene si respira un clima pesante, di sgomento e incertezza per quanto accaduto.
Il civico 22 di via Belvedere, indirizzo della residenza estiva dei coniugi ieri mattina è stato un luogo di pellegrinaggio di quanti conoscevano e stimavano la famiglia. In base a qualche indiscrezione trapelata, nei giorni scorsi un tir avrebbe scaricato parte del mobilio nella casetta di Soverato Superiore, dietro commissione della vittima. Mille i perché, gli interrogativi, sguardi che mostrano un marcato sgomento; gruppetti di persone che sussurrando mezze parole fra di loro riescono a far comprendere come il gesto non lascia spazio a delle motivazioni concrete. «È una cosa assurda – ha dichiarato Giuseppe, che lavora nel bar Moonlight, proprio vicino la loro casa – li ricordo perfettamente quando l’estate scorsa in occasione delle tante sagre popolari si rendevano protagonisti di canti e balli, oltre ad aiutare il comitato festa per l’organizzazione in generale. Il marito frequentava spesso il bar, e ne approfittava per fare una partitina a carte con gli amici».
Teodoro e Michele, due amici li descrivono, invece, come devotissimi a San Rocco, patrono di San Sostene, e alla festa della Madonna a Mare di Soverato. I funerali della signora Tropea, per volontà dei figli si svolgeranno in forma privata a Monza, dove riposerà in pace nella cappella di famiglia. Ritratto di una famiglia normale, due pensionati, con una figlia in casa da poco tempo separata. Intanto, dal reparto di rianimazione e terapia intensiva dell’ospedale San Gerardo di Monza, i sanitari fanno sapere che sono stazionarie le condizioni di salute di Mario Corapi, che ha tentato di togliersi la vita con due colpi di fucile dopo averne esplosi tre sul corpo della moglie.
– Cesare Barone – Articolo tratto dalla “Gazzetta del Sud” del 16/12/2007
Nuovo dramma domestico: uccide la moglie a fucilate
Il marito l’ha ammazzata con tre colpi perché non lei voleva tornare in Calabria, poi ha rivolto l’arma contro se stesso: è gravissimo al San Gerardo. Esplosi 13 colpi ma nessuno ha sentito
MONZA – Tredici colpi di fucile esplosi in un appartamento nel cuore della notte. E i nessuno ha sentito niente. Questo l’incredibile scenario in cui si è svolto a Monza, in un’abitazione al primo piano di via Pellegrini, nel popolare quartiere Cantalupo, un nuovo fatto di sangue ambientato tra le mura domestiche. Mario Corapi, operaio della Falk in pensione, 68 anni, ieri poco dopo le 23, ha ucciso la moglie, Elena Tropea, 64 anni, casalinga, centrandola con tre colpi d fucile. Uno dei tre fucili che l’uomo deteneva legalmente, essendo un appassionato cacciatore, anche se da alcuni anni, pur rinnovando regolarmente licenza e porto d’armi, non si recava più, come era solito fare con un gruppo di amici, a caccia di selvaggina.
A scatenare la rabbia omicida dell’uomo i contrasti con la moglie sul progetto, coltivato da tempo di tornare in Calabria di dove entrambi erano originari, lui di San Sostene, lei di Soverato, in provincia di Catanzaro. Mario non ne poteva più del Nord e di Monza, del freddo, di quei casermoni ormai fatiscenti, edilizia popolare costruita negli anni ’50 per ospitare l’ondata migratoria dal Sud che alimentava di braccia la Brianza del “boom” economico. Da tempo i coniugi avevano deciso di tornare alla casa che possedevano, tanto che avevano già spedito parte dei mobili e perfino dei vestiti. Poi Elena ci aveva ripensato: voleva restare vicino ai figli, Gregorio, 42 anni, sposato e padre di due bambini e Barbara, 32enne, separata con una figlia.
Ma il dietro front aveva mandato su tutte le furie Mario, che già aveva un carattere definito “forte” e qualche problema con l’alcol di cui abusava. Da settimane in casa erano litigi continui tanto che la figlia,che prima abitava con i genitori, da domenica era andata a vivere, con la bambina nella nuova casa casa che aveva affittato a Oreno, vicino a Vimercate. Ieri però la vittima aveva comunicato al marito la sua decisione: andare in Calabria a riprendere i vestiti invernali già spediti, perché qui fa freddo. E questo h scatenato la follia dell’uomo che ha preso due fucili e munizioni e ha cominciato a sparare: la donna forse ha cercato di fuggire,perché una pala l’ha colpita al gluteo, poi un’altra al collo e una al basso ventre. I carabinieri hanno trovato il cadavere in un lago di sangue e l’omicida sdraiato sul letto ferito da almeno due colpi, di cui uno all’addome ma ancora vico, tanto che ha chiesto dell’acqua. I militari, accorsi perché i vicini si erano insospettiti per le tapparelle dell’appartamento ancora abbassate alle 9 del mattino, hanno chiamato l’ambulanza che ha trasportato il ferito all’Ospedale San Gerardo dove, per le sue gravissime condizioni, è stato portato in sala operatoria per una difficile operazione. Sul pavimento 13 bossoli esplosi di fucile: come e quando l’uomo li abbia esplosi, lo si sta ancora accertando, così come non si sa quando si sia sparato. E come non si capisce come quell’inferno di fuoco sia sfuggito all’attenzione dei vicini: uno, al piano di sopra, si era tolto l’apparecchio acustico di cui si serve perché è sordo e la moglie ha sentito “dei rumori” ma non vi ha dato importanza. Gli altri niente. In un mese è il terzo fatto di sangue maturato tra le mura domestiche a Monza.
– Paolo Longoni – Articolo tratto da “MonzaLaCittà” del 15/12/2007
Il pensionato Mario Corapi ha ucciso la moglie e poi si è sparato
Tragedia a Monza, sotto choc le comunità di Soverato e S.Sostene
Il ricordo della nipote: mia zia era una donna eccezionale, aveva sempre il sorriso sulle labbra
SOVERATO – Due comunità avvolte dal dolore per la tragica scomparsa dei coniugi Corapi avvenuta ieri a Monza. Probabilmente per un banale litigio, Mario Corapi di 68 anni originario di San Sostene ha ucciso la moglie Elena Tropea, 64 anni di Soverato Superiore scaricandole addosso tre colpi di fucile. Successivamente, si è puntato la pistola contro di lui, ora è in coma farmacologico. La notizia, in poche ore ha fatto il giro della cittadina jonica e del piccolo centro del Basso Jonio. Mario ed Elena tra pochi giorni avrebbero dovuto raggiungere Soverato per trascorrere le vacanze natalizie nella loro casa di via Miceli nel centro storico. La coppia è stata descritta da parenti, amici e conoscenti, molto affiatata, unita e sempre sorridente. A San Sostene, paese di origine di Mario (conosciuto come Vincenzo) lo descrivono come un uomo di compagnia, che non si perdeva una festa popolare dove nell’occasione si cimentava insieme alla moglie in balli popolari dando spettacolo e tenendo in allegria l’intera comunità. Una vita normale, da pensionato senza particolari problemi economici o affettivi. Il sindaco Luigi Aloisio, sbigottito per l’accaduto non riesce a spiegarsi un gesto così atroce.
Nel borgo antico di Soverato, dove vive il fratello di Elena, Giovanni infermiere all’ospedale e la figlia Giuliana anche lei infermiera al Suem 118, l’altra sorella Stefania, a stento riescono a commentare l’accaduto. Il singolare ricordo che ci ha raccontato Giuliana, la nipote: «L’anno scorso sono andata a trovare mia zia a Monza, sono stata ospitata per circa una settimana. Sono stati i 7 giorni più belli della mia vita, in quanto non mi ero mai sentita appagata come in quel momento. Ogni mattina, mia zia usciva presto di casa per andare a prendere i cornetti caldi che mi portava a letto insieme al resto della colazione; per non parlare dei succulenti pranzi e cene che ogni giorno con dovizia preparava. Era una donna eccezionale, sempre con il sorriso sulle labbra. Non la dimenticherò mai».
È con gli occhi lucidi Giuliana quando parla di sua zia. Poi scoppia in lacrime in quanto non riesce a darsi una spiegazione per quanto accaduto. Erano anni che la coppia aveva deciso di lasciare la Calabria per andare a vivere a Monza, dove abitavano insieme ad una figlia, da poco separata. Un efferato delitto che sicuramente farà discutere e lascerà un segno indelebile nelle comunità di San Sostene e Soverato dove probabilmente sarà annunciato il lutto cittadino.
– Cesare Barone – Articolo tratto dalla “Gazzetta del Sud” del 15/12/2007
COPERTINA DEL NUMERO ODIERNO DI CRONACAQUI’ DI MILANO