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Elena Para, 35 anni. Sgozzata dal marito con 14 coltellate

Sant’Angelo di Sala (Venezia), 10 settembre 2011.

L’ha uccisa a coltellate, forse dopo aver sniffato cocaina. Dice che lei lo umiliava e lui non voleva perdere tutto. Per non ripetere quello che era già successo con la prima moglie, uccide la seconda.

Franco Manzato, 48 anni, pluripregiudicato. Tenta ripetutamente di suicidarsi ma non ci riesce mai.

Titoli & Articoli

Corriere del Veneto

L’OMICIDIO – Tentò di uccidere la prima moglie, ammazza la seconda 11 anni dopo

Il Mattino di Padova

Sgozza la compagna: ci aveva già provato 11 anni fa – Franco Manzato, 48 anni, arrestato a Portogruaro. Aveva tentato di ammazzare la prima moglie a forbiciate a Vigodarzere

SANTA MARIA DI SALA. Un fendente netto alla gola, la lama che recide la carotide ed Elèna Para, 35 anni, moldava, muore in pochi minuti. L’assassino, Franco Manzato, 48 anni, il compagno pregiudicato, scappa. Sale in auto e viene trovato fermo lungo l’A4 dalla polstrada. Confessa agli agenti il delitto avvenuto ieri pomeriggio in via Don Milani 16 a Sant’Angelo.

Manzato lo hanno trovato due poliziotti della stradale di Palmanova. Lo hanno visto seduto al volante della sua Mercedes ferma in una piazzola di sosta lungo l’autostrada A4, nella zona di Portogruaro. In stato confusionale aveva lo sguardo perso nel vuoto. Il volto e le braccia segnate da ecchimosi e ferite. I poliziotti hanno chiamato il 118 dopo avergli chiesto cosa era successo. Prima ha farfugliato frasi senza senso poi ha detto: «Ho ammazzato mia moglie». Parole pronunciate in dialetto veneziano. Ha indicato il paese dove sarebbe avvenuto il delitto e gli agenti sono arrivati al suo indirizzo grazie ai documenti dell’auto. Erano circa le 16.40 di ieri pomeriggio.

Mentre lui veniva portato in ospedale a Latisana, la centrale della stradale di Palmanova ha avvisato i colleghi della Questura di Venezia che subito hanno inviato in via Don Milani 16, a Sant’Angelo di Santa Maria di Sala una volante, una squadra dei vigili del fuoco e un’ambulanza del Suem. Pensavano di trovare ancora in vita la donna che invece Manzato diceva di avere ucciso.

Alle 17.30 i poliziotti sono entrati in casa. Hanno guardato subito nella stanza da letto. E lì hanno trovato la donna. Il corpo inanimato di Elèna Para era disteso sul letto. Il collo della donna era squarciato da una profonda ferita. Tutto attorno sangue. Per lei non c’era più nulla da fare. Mentre in via Don Milani arrivano gli agenti della Squadra Mobile con la dottoressa Barbara Re e gli specialisti della scientifica, a Palmanova altri poliziotti interrogavano Manzato. L’uomo tra discorsi confusi e momenti di lucidità riconfermava di avere ucciso la donna, la sua seconda compagna, con un coltello che i poliziotti della Mobile veneziana trovano vicino al cadavere della compagna. Da quanto emerso dalle prime indagini si tratta di un omicidio avvenuto, molto probabilmente, per gelosia.

Un movente che già nel 2000 portò in galera Manzato dopo che aveva tentato di uccidere la prima moglie. Tentò di ammazzarla a forbiciate dopo averla colpita a calci e pugni e immobilizzata a letto. Anche in quel caso la gelosia, la paura che la donna lo tradisse con un altro uomo mentre lui era in carcere.

Infatti Manzato ha diversi precedenti per reati contro il patrimonio ed estorsione. L’uomo ieri sera è stato sentito anche dal pm Paola Tonini che conduce le indagini. Gli investigatori della Mobile hanno lavorato tutta la notte per compiere i rilievi nella casa del delitto e per ricostruire le ultime ore di vita della giovane moldava. Sono stati sentiti parenti, vicini di casa e amici. Alcuni hanno confermato che spesso lui mostrava di essere molto geloso nei confronti della giovane moglie. È solo questo il movente del delitto? Lo diranno le indagini nelle prossime ore. Il pm tra oggi e domani affiderà l’autopsia che dovrà ricostruire la dinamica dell’aggressione e con precisione il motivo e l’ora della morte.

Angeli Persi

Mia moglie mi ha fatto capire che voleva scappare, mi derideva e tramava alle mie spalle. Non volevo perdere tutto un’altra volta». È la confessione resa … Assistito dal suo avvocato … ha raccontato tutti i dettagli della nottata di follia. Già da qualche tempo Manzato aveva scoperto che la moglie lo tradiva con un gioielliere veneto. In qualche modo aveva tollerato la cosa e le aveva chiesto di lasciare il gioielliere. Venerdì notte ne è nata una nuova discussione. Marito e moglie hanno fatto uso abbondante di cocaina. Manzato, che ha diversi lividi sul corpo, ha raccontato di essere stato picchiato dalla moglie con una cinghia, effettivamente trovata dagli agenti della Mobile nella camera da letto dell’abitazione. Il litigio è poi degenerato dopo una notte insonne.

Manzato sostiene di non essere riuscito a sopportare lo scherno della moglie, a cui aveva intestato ogni bene. Non voleva perdere tutto, rimanere di nuovo solo e ripetere l’esperienza già vissuta in passato con la precedente moglie. Ha quindi preso un coltello, ha sfiorato la donna a una spalla, poi l’ha colpita al petto e alla pancia. Infine le ha reciso la gola, fino quasi a decapitarla.

Poi ha raccontato di aver tentato il suicidio. Ha lavato il coltello con cui ha sgozzato la moglie, per pulirlo dal suo sangue per poi rivolgerlo contro se stesso. Ma non è riuscito a portare a compimento il gesto, quindi le ha messo l’arma in mano. Ha poi cercato di impiccarsi in cucina, ma non ha trovato una trave adatta.

A quel punto ha bevuto grappa e vodka e si è messo alla guida dell’auto, dove è stato trovato con tasso alcolemico superiore a 2, oltre che positivo alla cocaina. Voleva suicidarsi buttandosi dalla scogliera, in una curva a gomito, sulla strada costiera che porta a Trieste. E anche agli agenti che lo hanno interrogato ha ribadito che non uscirà vivo dal carcere, lasciando intendere che tenterà nuovamente il suicidio. Motivo per cui il suo legale ha chiesto che venga guardato a vista.

Omicidio volontario: è questa l’accusa formalizzata nei confronti di Franco Manzato per l’uccisione della moglie. L’uomo è stato portato questa mattina nel carcere di Udine. Probabilmente già domani o al più tardi martedì la Procura di Udine chiederà la convalida del fermo, con misura di custodia cautelare in carcere. Poi tutti gli atti passeranno alla Procura di Venezia per competenza territoriale. Lo stesso Manzato dovrebbe quindi essere trasferito nel carcere della città lagunare.

La Squadra Mobile di Udine, diretta da Massimiliano Ortolan, ha sequestrato i vestiti che Manzato sostiene aver avuto indosso al momento dell’uccisione della moglie, ma che stranamente non presentano alcuna traccia di sangue. Gli abiti verranno quindi sottoposti a ulteriori esami. Sotto sequestro sono stati messi anche alcuni oggetti trovati in auto, tra cui documenti di lavoro dell’uomo, il biglietto dell’autostrada, che ne segnala l’ingresso al casello di Venezia Est alle 13.58 e un batuffolo di cotone sporco di sangue.

In attesa della convalida del fermo e dell’eventuale misura cautelare disposta dal gip, la difesa sta valutando la richiesta di perizia psichiatrica sulla base del fatto che, anche davanti agli investigatori, Manzato ha alternato momenti di lucidità ad altri di pianto e confusione

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La Nuova Venezia

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