Elena Martelli, 26 anni, commerciante. Uccisa con tre colpi di pistola al viso dal marito
Garda (Verona), 28 Giugno 2011
Titoli & Articoli
La paura della separazione dietro la tragedia di Garda (l’Arena – 29 giugno 2011)
DRAMMA DELLA GELOSIA. Omicidio-suicidio legato a problemi affettivi a Garda. La macabra scoperta fatta dai genitori. Simone Galazzini, 43 anni, ed Elena Martelli, 27 anni, vivevano già da divisi in casa. Gestivano insieme un negozio di scarpe
Tre colpi di calibro 9 per uccidere un amore già morto, per finire una storia già finita, rendendola eterna. «O con me, o con nessuno». Per quel senso di possesso che prende chiunque ami immensamente qualcuno. Con la differenza che se ragioni, se la mente non si «ammala», sei disposto ad accettare anche un addio. Anche quando non lo capisci.
Simone Galazzini, 43 anni, negoziante, figlio di una storica famiglia di commercianti di Garda, ieri mattina alle 6, ha sparato due colpi con la semiautomatica, che deteneva regolarmente, contro sua moglie Elena Martelli, 27 anni da compiere, che con lui lavorava nel negozio sotto casa. E poi s’è sparato. La coppia era in fase di separazione.
Erano circa le 9.30 quando la madre di Elena, la signora Riccardina Boffolo, ha chiamato Adelino Galazzini, suo consuocero, preoccupata. Sapeva di quanto fosse tesa la situazione nell’appartamento di Corso Italia, e non avendo risposte dalla figlia s’è allarmata. Adelino abita nell’appartamento sotto casa della coppia. Ha atteso che arrivasse la donna e insieme hanno suonato il campanello, ma senza alcuna risposta. Per questo Adelino ha deciso di aprire la porta. Il negozio che il figlio gestisce sotto casa, il Gek&Giò doveva aprire e non si capiva il perchè di quel silenzio.
Dietro la porta di casa si nascondeva l’orrore. A terra, in maglietta e jeans c’era Simone, la faccia sfigurata da un colpo di pistola che lui stesso s’era sparato. Sul divano, con una maglietta e un paio di slip, stava Elena.
Da tempo i due dormivano in stanze separate. E quella scorsa per Elena doveva essere probabilmente l’ultima notte da passare in quella che era stata la loro casa. Tra quelle mura avevano festeggiato compleanni e anniversari. Era dal 2005 che erano sposati. Un matrimonio che per anni è stato felice. Una coppia affiatata che condivideva la vita e poi anche il lavoro. Un matrimonio che non aveva trovato ostacoli da parte delle famiglie nonostante la differenza di età. Elena era originaria di Costermano, figlia di un brigadiere della Finanza, Francesco Martelli, che da ieri mattina è ammutolito per lo choc.
Ma negli ultimi mesi la situazione tra i due era peggiorata fino a portarli entrambi dagli avvocati per la separazione che avevano deciso di fare consensuale. Simone però non accettava quella separazione.
Ci avevano provato a ricostruire, come spesso succede. Avevano anche fatto un viaggio alle Maldive, che apparentemente era andato bene, ma evidentemente non era servito a farli ritrovare.
C’era anche uno psicologo che li seguiva, uno specialista di coppia. Quelli che cercano di riattaccare i pezzi, che consigliano gli allontanamenti poco a poco e che ieri ha ammesso che l’aggressività di Simone nell’ultimo periodo era emersa piuttosto marcata. Talmente marcata che il padre Adelino, preoccupato, aveva sottratto al figlio la Beretta.
Per notti Elena era andata a dormire a casa dei genitori perchè non si sentiva più al sicuro. E l’altra sera nonostante la mamma le avesse chiesto di restare a casa loro, lei aveva deciso di tornare a casa sua, perchè Simone avrebbe dormito dai genitori. Elena dormiva sul divano quando quello che era stato il «suo» Simone le si è avvicinato piano piano per non svegliarla e le ha piantato due colpi di Beretta alla tempia. È passata, parrebbe, dal sonno alla morte. Attorno a lei in quella casa i borsoni con tutte le sue cose, gli abiti, gli effetti personali, parte della sua vita. Elena era pronta ad andare via, aveva aspettato anche troppo. Ieri mattina all’appartamento sono arrivati anche i due legali della coppia, c’era un appuntamento, un altro, per la firma della separazione consensuale. Ma Simone di staccarsi da Elena non ne voleva sapere proprio. Inutile dibattere sul perchè la coppia era scoppiata. Accade che gli amori, anche i più grandi, possano finire. Il figlio cercato e non arrivato, la stanchezza del rapporto di coppia che s’era arenato, che importa. Qualsiasi motivo abbia provocato l’orrore non cambia l’epilogo di questa storia. (di Alessandra Vaccari)
Omicidio-suicidio a Garda, Elena uccisa con 3 colpi di pistola al viso (l’Arena – 29 giugno 2011)
È stata eseguita oggi a Verona, nell’Istituto di medicina legale del Policlinico di Borgo Roma, l’autopsia sui corpi di Simone Galazzini, 43 anni, che ieri a Garda ha ucciso la moglie Elena Martelli, 27 anni, è poi si è tolto la vita. L’esame necroscopico, effettuato dalla dottoressa Elena Pellini, ha confermato che la donna è stata raggiunta da tre colpi di pistola su un lato del volto, tutti mortali.
È stata eseguita oggi a Verona, nell’Istituto di medicina legale del Policlinico di Borgo Roma, l’autopsia sui corpi di Simone Galazzini, 43 anni, che ieri a Garda ha ucciso la moglie Elena Martelli, 27 anni, è poi si è tolto la vita. L’esame necroscopico, effettuato dalla dottoressa Elena Pellini, ha confermato che la donna è stata raggiunta da tre colpi di pistola su un lato del volto, tutti mortali.
Poi Simone Galazzini si è sparato alla fronte, restando ucciso all’istante. All’origine della tragedia vi sarebbe stato il fallimento del matrimonio: la coppia, che condivideva anche l’attività commerciale nel negozio di calzature sotto casa, era sposata da sei anni e non aveva figli. Le pratiche di separazione erano già state avviate e proprio in questi giorni Elena Martelli si sarebbe dovuta trasferire, lasciando l’abitazione dove all’alba di ieri si è consumato il dramma. Ora il sostituto procuratore Francesco Rombaldoni potrà concedere il nulla-osta per la sepoltura. I funerali saranno celebrati a Garda in data da definire.
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In memoria di
Uccise la moglie e si suicidò, la famiglia paga (l’Arena – 27 luglio 2019)
Quanto vale la perdita di una figlia? Può essere quantificato in termini economici il dolore di un lutto? Nel 2011 Elena Martelli aveva 27 anni. Una mattina di luglio la madre, Riccardina Boffolo, preoccupata perché la figlia, che si stava separando dal marito, non le rispondeva al telefono, si precipitò a casa della coppia. In quell’appartamento di Garda, entrò assieme al consuocero Adelino Galazzini, padre di Simone, il marito di Elena. Simone era a terra, con un colpo di pistola alla nuca. Sul divano, con una canotta e un paio di slip c’era Elena. Tre colpi di calibro 9 le avevano devastato il viso. Probabilmente l’uomo l’aveva uccisa nel sonno.
Da tempo lei dormiva su quel divano, da quando ormai dopo alcuni tentativi di ricostruzione di un rapporto sfilacciato, aveva capito che non c’erano margini per una ricostruzione. Non doveva tornare a casa, quella sera, Elena. Mamma Riccardina e papà Francesco, all’epoca maresciallo della Finanza le avevano detto di restare da loro. Erano separati in casa i due. E Simone quella sera non avrebbe dovuto rientrare. E invece attuò il suo piano criminale.
Oltre al dolore, episodi simili lasciano strascichi che chi non ha vissuto fatica persino a ipotizzare. Vite che si sfaldano, fatica di vivere. Il padre Francesco si congedò dalla guardia di Finanza, non ce la faceva a continuare a lavorare e scelse anche di stare vicino alla moglie. Nonostante la coppia abbia anche un altro figlio, Alberto, il dolore per la perdita di Elena, e in quel modo, tolse loro ogni energia.
Dietro consiglio di amici di famiglia, i Martelli chiesero un risarcimento danni alla famiglia dell’assassino di Elena. «Per quattro anni trovammo soltanto muri», dice l’avvocato Franco Zumerle, «i familiari di Simone non ne volevano sapere, per questo siamo stati costretti ad intentare una causa. Ed è stato devastante per i familiari che hanno dovuto sottoporsi a perizie psichiatriche, perché era necessario, giuridicamente, stabilire quanto danno psicologico i familiari avessero subito. Ed è emerso che con il passare del tempo la situazione anziché migliorare, era peggiorata perché l’assenza era incolmabile. Inoltre, durante la perizia, i familiari hanno dovuto ripercorrere un passo dopo l’altro ogni momento, riviverlo. Proviamo a pensare che cosa possa aver vissuto mamma Riccardina trovandosi davanti il volto della figlia sfigurato da tre pallottole, con il sangue che colava».
Aggiunge l’avvocato Zumerle: «Giuridicamente sono soddisfatto del lavoro, umanamente è una pratica che non avrei mai voluto avere, è impossibile gioire», spiega appoggiando la mano sul faldone che porta il nome dei Martello. In Italia non esiste il danno punitivo, come per esempio c’è in America e paradossalmente vale più una malattia della morte. Seguire una pratica così è stato molto difficile anche per me. L’indennizzo ai familiari è stato suddiviso tra madre, padre e fratello con svariate centinaia di migliaia di euro. Quando ho telefonato a mamma Riccardina per annunciarle la nostra vittoria ha pianto al telefono e mi ha detto, abbiamo fatto giustizia per Elena», «io non lo so se è stata fatta giustizia, abbiamo vinto questa causa, è stata umanamente anche noi dello studio una grande fatica psicologica». Elena era adolescente quando aveva conosciuto Simone, gli aveva creduto subito, le dava sicurezza quell’uomo più grande di 16 anni, «con lui sono al sicuro, mi protegge, non mi prende in giro», diceva a chi le faceva notare la differenza di età. A 21 anni l’aveva sposato, era uscita dalla casa dei genitori per iniziare la grande avventura con il suo amore, per costruirsi la sua di famiglia. Ma lui pazzo di gelosia, quando ha capito che Elena voleva lasciarlo l’ha ammazzata. (di Alessandra Vaccari)