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Elena Ceste, 36 anni, ex analista chimica, mamma. Scompare e viene ritrovata ormai cadavere, nove mesi dopo, in un canale vicino casa. Il marito, che sottoponeva l’intera famiglia a un inferno di vessazioni e ossessioni, viene condannato a 30 anni senza sconti di pena

Motta di Costigliole d'Asti (Asti), 24 Gennaio 2014

elena«Elena Ceste era una psicotica, con personalità bipolare, una madre esemplare ma incapace di reggere il peso della sua doppia vita, le avventura extraconiugali». Il marito assassino dice questo della madre dei suoi figli ed alcuni giornali ci fanno i titoli mentre alcuni programmi tv ospitano presunti amanti ed altri personaggi disposti a millantare qualsiasi rapporto con Elena pur di apparire. 
Ma noi preferiamo le parole di Elisa, che scrive alla sua mamma: “Vorrei per un solo istante ritrovare il tuo calore nella magia di un abbraccio, avvolgendomi nel profumo della tua pelle! Vorrei parlarti un solo istante, per raccontarti il mio dolore! Vorrei ascoltarti un solo istante, per consolare il mio cuore e assaporare attimi di infinito amore!


Titoli & Articoli

La vicenda di Elena Ceste e Michele Buoninconti è una delle dieci+una Favole da Incubo contenute nel libro scritto da Roberta Bruzzone ed Emanuela Valente, con il titolo “La Sirenetta che voleva andare in bicicletta”
Favole da Incubo 

 

(Elena Ceste scomparsa – Youmedia La Presse 29 gennaio 2014)

 

Chi l’ha visto – 23 ottobre 2014

 

E’ di Elena Ceste il cadavere ritrovato vicino a casa sua: le foto choc del ritrovamento (Oggi – 20 ottobre 2014)

 

 

Il medico di Elena Ceste: «Mai mostrato segni di depressione» (La Nuova Provincia – 11 novembre 2014)
«Elena era una persona solare, mite, che emanava pace, gioia e serenità. L’avevo vista il lunedì precedente alla sua scomparsa, era venuta nel mio studio per accompagnare la figlia più piccola. Anche in quell’occasione era la Elena di sempre: allegra, tranquilla, con un’immensa voglia di vivere. Da quando la conosco non aveva mai mostrato segni di depressione. Ma certo non sono in grado di dire se nella sua mente possa essere successo qualcosa all’improvviso». E’ il ricordo che traccia di Elena Ceste il dottor Mario Gozzelino, suo medico di famiglia dal 2006, così come lo è anche del marito Michele Buoninconti e dei suoi quattro bambini.
Lo stesso parroco di Motta, che aveva raccolto nel mese di ottobre le confidenze della donna, rilevando in lei quel giorno una certa agitazione, ha raccontato in alcune interviste che non ritiene che la giovane mamma nelle settimane precedenti la scomparsa, il 24 gennaio, fosse in uno stato di ansia tale da suicidarsi.
Gli stessi familiari della donna hanno più volte evidenziato come l’avessero vista sempre serena, non notando alcun cambiamento. E anche il marito ha sempre detto di non aver mai notato alcun cambiamento nella moglie, se non nel giorno e nella notte precedenti la sua sparizione, che rimane ad oggi un mistero.
In quelle ultime 24 ore prima della scomparsa, secondo quanto racconta il marito, Elena era tormentata da voci e pronunciava frasi apparentemente senza senso, dicendo addirittura che «persino in tv parlavano male di lei», secondo quando ha raccontato in un’intervista televisiva Rita Celli, medico legale e costigliolese, che nei giorni scorsi ha incontrato Buoninconti.
Intanto arriva una nota dell’avvocato difensore del marito di Elena dopo l’aggressione denunciata dalla troupe di Porta a Porta da parte di Buoninconti fuori dalla sua abitazione. «Prima di avanzare qualsiasi giudizio, tutti dovrebbero provare a stare, involontariamente, sotto i riflettori per oltre nvoe mesi come è venuto a trovarsi il mio cliente che, allo stato, non può neppure recarsi nel giardino di casa o uscire dall’abitazione per una normale passeggiata senza correre il rischio di essere ripreso. Da privato cittadino – prosegue l’avvocato – prima ancora che da professionista, mi sento di dire che un conto è documentare un fatto ed un conto è riprendere o filmare qualsiasi minimo spostamento solo per avere immagini “fresche”».

 

Elena Ceste, i figli al funerale:«La migliore mamma del mondo» (Corriere della Sera – 7 febbraio 2015)
La famiglia della donna assassinata ha scelto di citare anche il marito – arrestato per omicidio – negli avvisi funebri
«Nessuno è stato più ricco di noi ad avere avuto un tesoro di mamma come te. Il ricordo del tuo amore è vivo nei nostri cuori». Lo ha detto una delle figlie di Elena Ceste leggendo una lettera rivolta alla mamma nel corso della cerimonia funebre che si è svolta sabato mattina a Govone, nel Cuneese. Il cognato di Elena, marito della sorella, ha poi letto una lettera scritta da un altro dei quattro figli della donna. «Tu sei stata la migliore mamma del mondo, tutti ti vogliono bene. Sei bellissima, con te potevamo fare tante cose, adesso non possiamo più, cresceremo sapendo che ci hai lasciato in buone mani. Sei diventata un angelo che ci illumina il cammino, quando abbiamo saputo che non c’eri più abbiamo pianto tanto e anche adesso piangiamo quando ti pensiamo. Consola noi e tutti quelli che ti hanno voluto bene».
Una folla commossa ha gremito la chiesa parrocchiale di Govone per l’ultimo saluto a Elena Ceste, la donna di Costigliole d’Asti scomparsa il 24 gennaio 2014 il cui cadavere è stato ritrovato lo scorso ottobre in un canale a poche centinaia di metri da casa. «I genitori di Elena», ha detto il parroco prima dell’omelia, «mi hanno chiesto di ringraziare tutti per essere stati vicini a loro in questo anno di sofferenza». Il 29 gennaio Michele Buoninconti, marito di Elena Ceste, è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario e occultamenti di cadavere nei confronti della moglie. La famiglia della vittima ha però scelto di citare anche Buoninconti negli avvisi funebri ma ha vietato le riprese televisive dentro la chiesa.


“Elena Ceste uccisa in casa”. Le motivazioni dell’arresto (Ansa – 14 maggio 2015)

L’accusa è di omicidio e occultamento di cadavere. Gip: ‘Il movente è l’odio verso una donna da raddrizzare. Menzogne e depistaggi’
“Tutti gli elementi raccolti nel corso delle indagini” indicano “Michele Boninconti come l’autore delle gravissime condotte che gli vengono attribuite”. Lo scrive il Gip Giacomo Marson nell’ordinanza di arresto nei confronti del marito di Elena Ceste sottolineando che ciò emerge “in maniera dirompente”.
“Ciò che in particolare connota il caso di specie – prosegue il giudice che ha firmato il provvedimento – è, infatti l’assoluta impossibilità di formulare ipotesi alternative rispetto all’ipotesi accusatoria”, così come non è “logicamente possibile formulare differenti teorie ricostruttive dotate di una seppur minima plausibilità”. Ma non solo: gli indizi nei confronti di Michele Boninconti, dice infatti il Gip “non sono soltanto numerosi, ma anche particolarmente pregnanti”. Dunque, quello che “emerge in maniera dirompente – ribadisce – è che tutti gli indizi sono univocamente indirizzati nel dimostrare come unica soluzione possibile quella posta alla base della richiesta” del pubblico ministero.
Elena Ceste è stata uccisa nel letto coniugale, “sorpresa e assassinata dal marito” dopo essersi occupata “della propria igiene personale” e prima ancora di potersi rivestire. Lo scrive il gip Giacomo Marson nell’ordinanza di custodia cautelare per Michele Buoninconti. Il giudice ritiene che l’omicidio sia “ragionevolmente avvenuto per asfissia”.  Buoninconti, l’uomo arrestato con l’accusa di avere ucciso la moglie Elena Ceste, è stato tradito dalle “menzogne” e dalle “numerose e significative contraddizioni” in cui è incappato durante le indagini, e persino “dagli elementi che ha creduto di portare a proprio favore“. Lo scrive il gip Giacomo Marson, del tribunale di Asti, nell’ordinanza di custodia cautelare.
“La denuncia di scomparsa – annota il giudice – conteneva una prima descrizione, i chiarimenti forniti a proposito delle ragioni della sparizione della moglie ne conteneva altre”. Gli interrogatori, le parole pronunciate “nel corso di incontri occasionali con le forze dell’ordine talvolta da lui stesso sollecitati” e pure le dichiarazioni rilasciate durante le interviste televisive differiscono – è l’opinione del gip – in maniera significativa. Buoninconti disse che la moglie, il giorno e la notte prima di scomparire, era stata colta da una specie di “crisi psicotica” con “mal di testa” e “deliri”, ma il malore, secondo le indagini e le testimonianze, risaliva ai mesi precedenti. C’è poi la questione delle telefonate di Buoninconti al cellulare della moglie: ne risultano cinque fra le 9:01 e le 9:13. Eppure, nel corso degli interrogatori, una volta disse di non aver chiamato perché non c’era ancora ragione di farlo, e una seconda che non gli venne in mente, nel rientrare a casa, perché “io quel telefono ce l’ho da subito in mano, mi fa proprio stupido, chiamare un telefono che tengo in mano!”.
Secondo gli accertamenti tecnici, Buoninconti chiamò per tentare di capire dove fosse finito l’apparecchio della moglie. Movente è odio verso donna ‘da raddrizzare’ – Il movente dell’omicidio di Elena Ceste da parte del marito “va ricercato nell’odio maturato nel tempo”. Lo scrive il gip Giacomo Marson, del tribunale di Asti, nell’ordinanza di custodia cautelare per Michele Buoninconti. L’uomo, secondo il giudice, riteneva che Elena “fosse una moglie e una madre inadeguata”, nonché “una donna infedele e inaffidabile dedita a coltivare rapporti virtuali con il computer e, quindi, ‘da raddrizzare'”. Il giudice cita il frammento di una conversazione, intercettata il 17 agosto, fra Buoninconti e i figli, su un’auto di famiglia. “Con mamma – dice l’uomo – c’ero riuscito a farla diventare donna. Solo, vai a capire cosa ha visto! Diciotto anni della mia vita per recuperarla, diciotto anni per raddrizzare mamma!”. Il gip descrive Buoninconti come “un soggetto al quale nulla deve sfuggire, interessato ad avere tutto sotto controllo, a gestire e organizzare la vita del suo nucleo familiare secondo regole non sindacabili”.
“In questo contesto – osserva – si inserisce un elemento di rottura dirompente: la scoperta del tradimento della moglie, preceduta da una forte crisi matrimoniale manifestatasi almeno dal mese di ottobre 2013″. “Una moglie che come nel lontano passato del loro fidanzamento – conclude il giudice – si affacciava di nuovo a relazioni extraconiugali, a incontri segreti, a scambio di messaggi, telefonate e amicizie in chat, era diventata per l’indagato ingestibile, pericolosa, dannosa. E per questo doveva essere eliminata“.
Subito dopo esser stata uccisa, secondo l’accusa dal marito, Elena Ceste fu “denudata” e gettata nel Rio Mersa. Lo scrive il gip di Torino nell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Michele Buoninconti, sottolineando che l’uccisione l’occultamento del cadavere della donna “sono stati pressoché contestuali”. “Il mancato rinvenimento di brandelli di tessuto, bottoni, fibbie – afferma infatti il giudice alla luce delle perizie effettuate – evidenzia che la persona offesa non poteva indossare alcun tipo di abito nel momento in cui il suo corpo è stato immerso nel rigagnolo”. Inoltre, prosegue, al momento dell’allontanamento “la vittima non portava certamente gli occhiali, che sono stati rinvenuti nella medesima abitazione e che pure le erano indispensabili in quanto presentava un rilevante deficit visivo”
Castello di menzogne, figli condizionati dal padre – Michele Boninconti ha messo in piedi un “castello di menzogne” e ha posto in essere “vani tentativi di depistaggio” per allontanare da se il sospetto di aver ucciso la moglie Elena Ceste. Lo scrive il Gip di Torino sottolineando che “la condotta dell’indagato dimostra che la scomparsa ed il successivo ritrovamento del cadavere…non sono stati il frutto di accadimenti accidentali né di scelte estreme volontariamente intraprese” dalla donna, “ma sono ascrivibili ad un evento del tutto estraneo alla sua sfera di dominio”. Michele Buoninconti – scrive il gip Giacomo Marson – si è comportato in modo da “condizionare i propri figli” per depistare le indagini “offrendo un modello familiare diverso dal reale”. Il giudice parla di “metodo sottilmente intimidatorio“.
“Di estrema gravità – scrive il gip – anche nell’ottica di valutare la personalità dell’indagato, è il metodo sottilmente intimidatorio utilizzato per raggiungere lo scopo, suggestionando i propri figli più giovani con la paura tratteggiando uno scenario di allontanamento dalla casa e separazione dagli altri fratelli e dal padre”. Il giudice riporta nell’ordinanza il frammento di una conversazione con i figli intercettata il 5 maggio. Buoninconti: “Loro vogliono sentire solo questo, che tra di voi non andate d’accordo. Così uno va da una parte, uno da un’altra parte … Vi va bene vivere così, separati? E a me, perché mamma è … chissà dove, mi mettono ancora da un’altra parte. A casa nostra sai cosa ci fanno venire? Le zoccole, le straniere, a fottere! Perciò cercate di essere bravi tra di voi. Mi avete visto litigare con mamma?”. Figlio 1: “Sì”. Figlio 2: “E lo chiedi?” Buoninconti: “Ehh, loro questo vogliono sentire. Se glielo dite, state tranquilli che mi mettono da un’altra parte”.
L’uomo, nella ricostruzione operata dal giudice, quando ha accompagnato una delle figlie a Palazzo di Giustizia per l’interrogatorio “si è preoccupato di far sì che il suo racconto si uniformasse a quello degli altri figli maggiori”.
Le fasi dell’arresto – Elena Ceste con ogni probabilità è stata uccisa in casa, e poi portata di nascosto nel luogo in cui è stata ritrovata. La donna sarebbe deceduta per morte violenta nella sua abitazione. Escludiamo l’annegamento. Probabile l’asfissia”. E’ questa la ricostruzione fornita ad Asti dal comandante dei carabinieri di Asti, colonnello Fabio Federici, dopo l’arresto del marito Michele Buoninconti avvenuto questa mattina nella sua villetta di Costigliole. “Riteniamo che il corpo si trovasse nel rio Mersa sin dal giorno della sua scomparsa” ha precisato il colonnello Federici sulla base delle ipotesi espresse dal medico legale che ha eseguito l’esame autoptico sul cadavere.. Fondamentali per le indagini sono state alcune intercettazioni telefoniche nei confronti diMichele Buoninconti, accusato di omicidio premeditato e occultamento di cadavere.
“Il movente? Una situazione familiare con criticità e conflittualità”. L’arresto di Michele Buoninconti, indagato per l’omicidio di Elena Ceste dal 24 ottobre ,è stato eseguito solo quando i carabinieri hanno avuto la certezza che i figli fossero usciti di casa per andare a scuola. Lo hanno riferito i carabinieri nella conferenza stampa in corso ad Asti. “L’arresto di stamane, su ordinanza di custodia cautelare depositata a dicembre dal gip, è stato portato a termine dopo aver avuto la certezza che i bambini erano a scuola” ha detto il colonnello Fabio Federici, comandante del comando provinciale. Era stata la stessa Procura di Asti a chiedere ai carabinieri di eseguire l’arresto di Michele Buoninconti agendo con cautela, per proteggere i figli. I quattro ragazzi, che hanno una età che varia dai 7 ai 16 anni, all’uscita di scuola hanno trovato ad aspettarli alcuni assistenti sociali, che li hanno accompagnati a casa dei nonni e degli zii materni. La famiglia Ceste chiede che sia rispettata la loro privacy.
L’arresto di Michele Buoninconti “a Costigliole d’Asti non ha sorpreso nessuno”, ha commentato il sindaco di Costigliole Giovanni Borriero. In paese da tempo la gente nutriva sospetti sul marito. Anche se nessuno vuole parlarne. “Lasciamo che la giustizia porti avanti il giusto corso” ha detto Borriero, che non ha voluto aggiungere altro.
Un giallo durato un anno – Il caso di Elena Ceste fa parlare di sé da oltre un anno a questa parte. La donna, 37 anni, di Costigliole d’Asti, madre di quattro figli, scomparve da casa il 23 gennaio del 2014. Si ipotizzò dapprima una fuga (le indagini si sono spinte fino a Tenerife), poi un suicidio. Poi cominciò a prendere corpo l’ipotesi che potesse essere stata uccisa. Il suo corpo venne trovato nove mesi dopo, il 18 ottobre scorso. Per caso: era poco distante dalla sua abitazione. I resti della donna, sommersi dal fango nel rio Mersa, erano a circa un chilometro dalla villetta di Costigliole. Furono trovati per caso, durante alcuni lavori di scavo. Una perizio e la successiva analisi del dna permise di accertare che si tratta proprio della donna scomparsa. A Costigliole in questi mesi si sono succedute preghiere, fiaccolate e cortei. Il marito, Michele Buoninconti, 45 anni, si è sempre dichiarato innocente. Ha detto di non voler parlare per proteggere i suoi figli. Fu lui – a suo tempo – a denunciare la scomparsa della moglie: “Lei quel giorno mi aveva pregato di passare a prendere i figli a scuola perché non si sentiva bene. Non l’ho più vista”. Elena Ceste sembrava fosse sparita nel nulla. Di bagaglio non ne aveva preso; l’auto era rimasta parcheggiata in cortile; e in casa c’erano il suo telefonino cellulare e la sua fede nuziale. Una fuga volontaria, un malore, una disgrazia, forse addirittura un suicidio. Queste le prime prime ipotesi. Fino, appunto, al 18 ottobre scorso, quando i suoi resti emersero da sotto terra per puro caso, durante lavori di ripristino di una roggia del rio Mersa. “Ora vorrei solo poterla seppellire” disse Buoninconti dopo che venne accertato che quel corpo era effettivamente quello della moglie. Ma si lasciò sfuggire anche che effettivamente lui, il giorno in cui la moglie scomparve, andò nel luogo in cui fu poi ritrovata. “Ma non vidi nulla”. La procura di Asti non gli ha mai creduto. Dopo indagini meticolosissime, lo ha iscritto nel registro degli indagati il 24 ottobre scorso. Ieri è stata depositata in Procura la perizia con i risultati dell’autopsia sul corpo della donna. Oggi, 29 gennaio, il gip di Asti Giacomo Marson ha accolto la richiesta del pm Laura Deodato e ha arrestato Buoninconti per omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere.

 

“Mamma ti vorrei qui per raccontarti il mio dolore”, la lettera della figlia di Elena Ceste (FanPage – 21 febbraio 2019)
La toccante lettera che Elisa Buoninconti ha deciso di scrivere alla madre Elena Ceste, scomparsa cinque anni fa dopo essere stata uccisa dal marito Michele Buoninconti. “Vorrei parlarti un solo istante, per raccontarti il mio dolore! Vorrei ascoltarti un solo istante, per consolare il mio cuore” ha scritto la 18enne.
Vorrei vederti un solo istante, per donarti quel bacio che non ti ho dato!”, inizia così la toccante lettera che Elisa Buoninconti ha deciso di scrivere alla madre Elena Ceste, la donna scomparsa la mattina del 24 gennaio 2014 dalla casa di famiglia a Costigliole d’Asti, in Piemonte, uccisa dal marito Michele Buoninconti, condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione a trent’anni di carcere. Un messaggio straziante quello della diciottenne Elisa che a cinque anni da quel terribile momento ha voluto ricordare la madre con affetto ma anche tanta nostalgia attraverso un post su Instagram in cui emerge tutto l’amore di una figlia ma anche il suo enorme bisogno di una figura materna venuta a mancare troppo presto. Una mancanza ribadita anche nei mesi scorsi quando aveva scritto: “L’unica cosa che vorrei per Natale se tu, mamma…Mi manchi da morire.
“Vorrei per un solo istante ritrovare il tuo calore nella magia di un abbraccio, avvolgendomi nel profumo della tua pelle! Vorrei parlarti un solo istante, per raccontarti il mio dolore! Vorrei ascoltarti un solo istante, per consolare il mio cuore e assaporare attimi di infinito amore! Vorrei… Vorrei… Vorrei… ma tu mamma non puoi!”
prosegue Elisa nel suo post a corredo si una sua foto da bimba in braccio a una giovane Elena Ceste. “Il tuo alito impalpabile mi sussurra: ‘Non piangere, io sono il vento che ti accarezza, il sole che ti scalda, la pioggia che ti bagna… Io sono dentro di te…!!!’ Mi manchi Mamma!” conclude la straziante lettera.
Elisa, che ora è prossima al diploma, vive con i nonni materni che dopo la morte della madre e l’arresto del pare nel 2015 si sono trasferiti a a Costigliole d’Astie si occupano costantemente di lei e dei suoi tre fratelli più piccoli. “Mia nonna è dovuta diventare di nuovo mamma per noi e insieme al nonno ci danno la forza e molto coraggio. I miei nonni sono due persone meravigliose. Se non avessimo avuto loro, non saremmo ancora una famiglia” aveva spiegato nei giorni scorsi la stessa Elisa in un evento della comunità locale a sostegno della famiglia.

La figlia di Elena Ceste: “Noi cresciuti con i sacrifici dei nonni. Gli dobbiamo tutto” (FanPage – 10 gennaio 2020)
Mentre Michele Buoninconti si prepara a chiedere la revisione del processo per l’omicidio di Elena Ceste, sua figlia Elisa, 18 anni, scrive un toccante messaggio di affetto e gratitudine ai suoi nonni. Elisa, prima dei quattro figli di Elena Ceste e dell’ex vigile del fuoco, Michele Buoninconti, che oggi sconta una condanna a 30 anni per aver ucciso sua moglie, da anni vive con i nonni materni insieme ai suoi fratelli. I ragazzi sono stati affidati ai genitori di Elena e non più alcun contatto con il padre, che ha perso la potestà genitoriale.
Nei scorsi giorni di festa, dunque, Elisa ha preso l’iniziativa di scrivere all’associazione Amis d’la Pera di Asti, che due anni fa ha consegnato ai suoi nonni una generosa donazione della comunità per aiutare i loro nonni. Grata di questo gesto di solidarietà, la ragazza ha dunque pensato di inviare all’associazione una lettera in cui racconta come è passato quest’ultimo anno, senza dimenticare un dolcissimo pensiero per i nonni.  Così scrive Elisa, nella lettera pubblicata dal settimanale ‘Giallo’:
Ho compiuto 19 anni, ho conseguito il diploma. Si è chiuso così il mio percorso di studi e ora sono pronta a entrare a far parte del mondo del lavoro. Proprio come ho sempre detto, per poter essere di aiuto economicamente ai nonni per la nostra crescita, da qualche mese lavoro presso un’azienda albese, con impegno e imparando sempre cose nuove . Mio fratello R., 17 anni, frequenta la quarta superiore. Oltre ad avere ottimi risultati a scuola riesce anche a dedicarsi alla sua passione: giocare a calcio.  Mio fratello G., 15 anni, frequenta l’istituto tecnico e nel tempo libero è attivo nel gruppo dell’oratorio. La mia piccola sorellina A., 12 anni, ha iniziato a frequentare la scuola media. Posso dire che siamo tutti e quattro cresciuti con la consapevolezza ogni giorno dei nostri impegni e del nostro futuro e tutto questo grazie ai nostri super nonni che continuano quotidianamente a prendersi cura di me dedicandoci affetto e amore profondo tenendo unita la nostra famiglia. Sono loro gli artefici di questo miracolo di unità. Con il loro impegno e i grandi sacrifici e rinunce hanno creato un forte legame diventato ancora più solido, che ci ha aiutato a superare difficoltà e momenti tristi e noi saremo grati per tutta la vita.

Omicidio Elena Ceste: il dramma di una madre uccisa per oppressione (The Social Post – 18 ottobre 2021)
Il 23 gennaio 2014 Elena Ceste, giovane madre di Costigliole d’Asti, scompare nel nulla. Sarà il marito Michele Buoninconti a denunciare la sua scomparsa, ma il corpo di Elena verrà ritrovato senza vita, sulle rive del Rio Mersa, solo 10 mesi dopo. Il suo caso ha tenuto il paese con il fiato sospeso per un anno ed ha fatto conoscere una realtà familiare estremamente complessa, all’interno della quale si è sviluppato il contesto poi sfociato in un omicidio premeditato. Il caso di Elena Ceste rappresenta una delle pagine più drammatiche della cronaca italiana. Madre di 4 figli, nata nel 1977, aveva 36 anni quando è stata uccisa. Avrebbe festeggiato il suo 37° compleanno il 25 ottobre, ma quella data sul suo calendario non sarebbe mai arrivata. Elena Ceste è scomparsa il 23 gennaio 2014, e per 10 lunghi mesi di lei non si è saputo più nulla. Fino alla drammatica scoperta.
La denuncia della scomparsa venne fatta il giorno stesso in cui Elena sparì nel nulla: il marito disse che forse la moglie era sconvolta, perché il giorno prima gli aveva confidato di aver intrattenuto dei rapporti telematici compromettenti, via sms, con un uomo. A suo dire, la donna doveva essere uscita di casa completamente nuda.
NonostanteMichele Buoninconti abbia parlato fin dall’inizio di un allontanamento volontario, i sospetti degli inquirenti si sono subito concentrati su di lui. Diversi sono stati gli elementi che da subito non hanno convinto chi indagava: le cimici messe in casa Buoninconti rivelano che l’uomo ha un carattere aggressivo ed oppressivo con i figli, al punto di minacciarli e dire loro che verranno portati via da lui se racconteranno a qualcuno dei litigi furiosi che c’erano spesso tra marito e moglie. Al contempo, l’uomo non pare devastato dalla scomparsa della moglie, tanto che intrattiene nei mesi di ricerca del corpo rapporti telefonici con altre donne.
Il 18 ottobre 2014 le ricerche si concentrano nella zona del Rio Mersa, dove il corpo in avanzata decomposizione di Elena Ceste viene ritrovato. Dalle analisi sul corpo appare evidente che Elena è stata strangolata e gli inquirenti cominciano a ricostruire i fatti: Michele Buoninconti avrebbe ucciso Elena Ceste la mattina, dopo aver portato i figli a scuola, in preda ad un attacco di rabbia: poi avrebbe caricato il corpo in macchina insieme ai vestiti trovati sul letto (Elena si era appena fatta la doccia al momento dell’omicidio). Durante il tragitto Buoninconti ha commesso un errore: ha fatto squillare più volte il cellulare della moglie probabilmente per trovarlo, per poi scoprire che era tra i vestiti della donna. In questo modo gli inquirenti hanno ricostruito il percorso del telefono (che si è agganciato a diverse celle telefoniche) e così il percorso fatto dal corpo di Elena. Michele Buoninconti, dopo il ritrovamento del corpo, è stato arrestato con l’accusa di omicidio premeditato ed occultamento di cadavere.
Il movente dell’omicidio si inscrive nel complesso e violento rapporto, ormai probabilmente incancrenito, tra Elena Ceste ed il marito Michele Buoninconti. Lei viene descritta da tutti come persona estremamente schiva e riservata, disposta ad aprirsi solo quando è lontana dal marito. Lui, al contrario, viene descritto come uomo oppressivo e violento nei confronti dei figli e della moglie, che tende a voler assoggettare le persone che vivono con lui. Elena Ceste, dal canto suo, pare che effettivamente stesse intrattenendo rapporti via sms con altri uomini e che il marito fosse venuto a saperlo: l’ipotesi è che la Ceste volesse liberarsi del giogo del marito, e che invece Buoninconti non avesse intenzione di separarsi da lei. Oltretutto con un divorzio Buoninconti avrebbe perso anche la casa ed avrebbe avuto ripercussioni di tipo economico. Michele Buoninconti non ha mai ammesso l’omicidio della moglie: nel 2015 è stato condannato a 30 anni di carcere, poi confermati in appello. Buoninconti ha anche perso la patria potestà dei suoi 4 figli, che sono stati affidati ai nonni.

 

“Elena Ceste aveva una doppia vita. È fuggita da casa e morta assiderata” (Diretta News)
“Elena Ceste è morta di freddo”. Assiderata. Questa  è la tesi sostenuta dalla difesa di Michele Buonincontri, marito della donna scomparsa di casa e poi trovata morta vicino a un canale ad Costigliole d’Asti. Il pompiere salernitano è accusato di aver ucciso la moglie e poi di aver nascosto il cadavere. Buoninconti è anche l’uomo che, intercettato, faceva dei discorsi inquietanti ai figli e gli chiedeva di mentire. Ma secondo i suoi avvocati lui con l’omicidio della moglie nulla c’entra. Era lei quella “disturbata”
La difesa durante il processo ha dichiarato che “Elena Ceste era una psicotica, con personalità bipolare, una madre esemplare ma incapace di reggere il peso della sua doppia vita, le avventura extraconiugali”. I legali di Michele Buoninconti, Enrico Scolari e Giuseppe Marazzita, chiedono al giudice monocratico Roberto Amerio che “sia assolto perchè il fatto non sussiste”.
L’intendo degli avvocati è quello di smontare l’intero impianto accusatorio: “Non è vero che il cadavere di Elena Ceste, la mattina del 18 ottobre 2014, sia stato trovato così come lo descrivono i consulenti del pm, cioè come “un soldato sull’attenti”, le braccia parallele al corpo, prono”. Un altro passaggio è quello del percorso in auto di Michele che è stato ricostruito, dal perito del pm, in base agli impulsi del suo telefono agganciati dalle celle. “Quesito sbagliato, capovolto – dice la difesa – Bisognava partire dagli impulsi e individuare tempi e percorso. Si è partiti da una teoria. Le prove contaminate, i vestiti ritrovati custoditi in contenitori che avevano già tracce di terriccio; il numero di particelle esaminate che, secondo la difesa, avrebbero dovuto essere almeno 2 mila per formare una prova, ma ne furono esaminate solo sei; l’utilizzo di una perizia psichiatrica per «costruire» sopra la personalità di un killer, quando l’art. 220 del codice penale vieta l’utilizzo di questi esami per sostenere l’imputabilità dell’indagato. Scolari definisce il lavoro dei periti come un esempio di deprecabile superficialità e si richiama alla sentenza della Cassazione sul caso Meredith. Nel frattempo  i genitori di Elena, sono molto addolorati per il ritratto della figlia dipinto in particolare da Marazzita. Racconta l’avvocato di parte civile Deborah Abate Zaro: “La madre ha commentato: ’Se il marito pensava che mia figlia fosse una pazza, perchè non me l’ha restituita? Oggi sarebbe ancora viva”

 

La psicosi, i vestiti, il marito: “Gli ultimi minuti di Elena Ceste” (il Giornale – 24 gennaio 2023)
Elena Ceste scomparve da Costigliole d’Asti il 24 gennaio del 2014. Il cadavere fu ritrovato il 18 ottobre successivo nel Rio Mersa, a pochi passi dall’abitazione. Michele Buoniconti, il marito, fu condannato a 30 anni con l’accusa di omicidio. La criminologa a ilGiornale.it: “Perché non è andata come dicono”
Il 24 gennaio del 2014 Elena Ceste, una donna di 36 anni, scomparve da Costigliole d’Asti. Il suo cadavere fu ritrovato il 18 ottobre successivo nel Rio Mersa, un canale di scolo distante pochi chilometri dall’abitazione dove lei viveva con il marito, Michele Buoniconti, e i quattro figli. L’uomo, un ex vigile del fuoco, fu condannato a 30 anni di reclusione con l’accusa di aver ucciso la moglie. Ma, nonostante la sentenza sia stata confermata sia in Appello che in Cassazione, c’è chi è convinto che le cose non siano andate così.
“Ho iniziato ad analizzare il caso all’indomani della scomparsa e, processando i racconti fatti in tv da parenti e conoscenti, era subito emerso un quadro riferibile a un allontanamento volontario della Ceste in preda a una crisi psicotica”, racconta alla nostra redazione la criminologa Ursula Franco, che è stata la consulente della difesa di Buoninconti.

I giudici della corte d’appello di Torino hanno ipotizzato che la 36enne fu strangolata dal marito pur non potendo stabilire con certezza le cause del decesso. Secondo lei, come è morta Elena Ceste?
“Elena Ceste è morta per assideramento. Le risultanze autoptiche e investigative pesano tutte sul piatto della bilancia dell’allontanamento volontario della Ceste, in preda a una crisi psicotica caratterizzata da allucinazioni uditive e da un delirio persecutorio. La mattina del 24 gennaio la Ceste si denudò e, mossa dal timore di essere portata via da casa, timore che costituiva l’essenza del suo delirio, prese un’iniziativa: scappò e si nascose ai suoi fantomatici persecutori in un tunnel di cemento del Rio Mersa, inconsapevole del fatto, a causa della sua condizione psichica che aveva viziato la sua capacità critica, che il freddo avrebbe potuto ucciderla”.

Quali sono gli elementi a suffragio dell’ipotesi di assideramento accidentale?
“Non solo lo stato dei resti della Ceste ma anche la posizione in cui sono stati ritrovati sono compatibili con un assideramento accidentale di un soggetto in preda a un disturbo psicotico. La Ceste non assunse una posizione fetale, non si rannicchiò in quanto era incapace di percepire il freddo a causa del suo disturbo psichico“.

Come sarebbe entrata Elena nel Rio Mersa?
“La Ceste entrò nel letto del Rio Mersa da un varco nella vegetazione, raggiunse il tunnel di cemento e vi si nascose. Elena era stanca, non solo non aveva dormito la notte precedente all’allontanamento, ma era stremata dal delirio che aveva già cominciato a manifestarsi nel pomeriggio del giorno precedente. E proprio per questo, una volta sentitasi al sicuro, si addormentò. Lo stato soporoso e il coma subentrarono al sonno a causa dell’ipotermia e la portarono a morte. Una volta morta, la Ceste cadde a faccia in giù”.

Il cadavere di Elena Ceste fu ritrovato, senza vestiti, in un canale di scolo nella campagna di Costigliole d’Asti. Per i giudici sarebbe stato Buoninconti a svestire la moglie, dopo averla strangolata. Per la difesa invece fu la Ceste a denudarsi decidendo di allontanarsi da casa volontariamente. Secondo lei, perché Elena si sarebbe spogliata?
Non solo la seconda ipotesi è vera ma è l’unica plausibile. Il denudamento che Elena mise in atto e che precedette la sua fuga da casa rientra tra le anomalie del comportamento che possono manifestarsi nei soggetti psicotici (Dsm5). La scienza e la casistica parlano chiaro, esistono migliaia di foto e di video di soggetti psicotici che camminano per strada nudi. Una crisi psicotica non ha né orari né stagioni, e il distacco dalla realtà impedisce a chi ne è affetto di percepire il dolore, il freddo o il caldo”.

Lo psichiatra Pirfo, che eseguì l’autopsia psicologica sul cadavere della Ceste, dedusse che la 36enne, nei mesi antecedenti alla scomparsa, aveva verosimilmente avuto una crisi psicotica. In base alla sua esperienza, possiamo affermare che Elena fosse un soggetto psicotico?
“Nei mesi che precedettero il suo allontanamento da casa, la Ceste manifestò un profondo disagio emotivo e pensieri ossessivi specifici con neppur troppo sfumate idee di riferimento, lo si evince dalle testimonianze di parenti e conoscenti. Il dottor Pirfo vi ha riconosciuto una crisi psicotica. Personalmente ritengo che quei pensieri ossessivi non possano essere equiparati a una vera e propria crisi psicotica, ma rappresentino invece i prodromi della crisi psicotica che colpì la Ceste tra il 23 e il 24 gennaio”.

Sparita nel nulla – Il caso Elena Ceste (documentario Nove Tv)


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