Caterina Tugnoli, 42 anni, vigilessa sanitaria Arpa, mamma. Uccisa con tre colpi di pistola dall’ex fidanzato
San Giorgio di Piano (Bologna), 25 Ottobre 2010
Titoli & Articoli
Caterina e quella serratura cambiata (la Repubblica – 26 ottobre 2010)
La vittima temeva la reazione dell’ex compagno e aveva cercato di proteggere la sua casa. Il dolore dei colleghi dell’Arpa: “Dopo lo choc del matrimonio fallito, aveva sofferto di depressione, ma si era ripresa. Sul lavoro era una tipa tosta, quasi tignosa, impiegata come vigile sanitario dal ’97”
“Noi donne siamo stufe di questa violenza” sbotta Adelaide Corvaglia, direttrice della sezione Arpa di Bologna, capo ufficio di Caterina Tugnoli uccisa dall’ex convivente a San Giorgio di Piano. Negli uffici, tra i compagni di lavoro, si respira rabbia e sconforto di fronte a una vicenda che ha lasciato sgomenti. Ma forse più di un collega temeva il tragico epilogo di ieri mattina avendo raccolto le paure della donna dopo la decisione di lasciare l’agente di polizia penitenziaria con cui aveva una relazione da circa tre anni. “Temeva le sue reazioni” conferma Corvaglia che a sua volta aveva captato le confidenze di Caterina in ufficio. Paure che si erano tradotte in alcune precauzioni a partire dal cambio delle serrature della casa di via Cassino 10 nel paese della Bassa bolognese. “E pensare che la storia con quell’uomo, almeno all’inizio, sembrava averla rigenerata” continua Corvaglia. “Dopo lo choc del matrimonio fallito, Caterina era precipitata in una sorta di depressione e si era lasciata un po’ andare, ma la nuova relazione le aveva restituito il gusto per la vita”.
Caterina lavorava all’Arpa sezione di San Giorgio in Piano dal ’97 quando l’ente si era costituito da una costola dell’Ausl. Lei aveva optato per la tutela ambientale ed era entrata a far parte del gruppo dei “tecnici di vigilanza”, quelli che un po’ di tempo fa venivano chiamati i “vigili sanitari”. I colleghi la giudicavano una tosta, persino “tignosa”, ma in senso positivo, vale a dire un tipo preciso, tenace, di quelli che fanno rispettare la legge fino a passare per troppo intransigenti. “Era molto appassionata del suo lavoro – riprende Corvaglia – e puntava molto su di esso, al punto che gli unici momenti di tensione che ho avuto con lei erano dovuti al fatto che non si sentiva abbastanza valorizzata anche se poi noi tutti vedevamo in Caterina uno dei pilastri della nostra organizzazione. Ma erano solo momenti che testimoniavano il suo grande coinvolgimento nel lavoro”.
Il ritratto di Caterina che traspare dal ricordo dei colleghi è quello di una donna molto sensibile reduce da un durissimo momento di sofferenza a partire dalla separazione dal marito oltre quattro anni fa. Una prova che l’aveva prostrata, benché non fosse rimasta sola avendo accanto le due figlie, ora di 17 e 20 anni. “La violenza è sempre inconcepibile, ma sembra ancora più incredibile quando ci sfiora così da vicino colpendo una persona con cui hai condiviso tanto tempo” scuote la testa Corvaglia ricordando tanti interventi compiuti fianco a fianco. “Anch’io avevo percepito qualche timore da quando aveva deciso di lasciare quell’uomo – confida infine – ma chi poteva pensare che si arrivasse a questo punto?” (di Valerio Varesi)
Agente spara all’ex, la madre: ‘Sentivo che era in pericolo’ (il Resto del Carlino – 26 ottobre 2010)
“Qualche giorno fa- ha raccontato la madre di Caterina Tugnoli, uccisa dall’ex compagno- si era fatta cambiare le serrature di casa. E domenica lui l’ha tempestata di telefonate“«UNA MAMMA certe cose le capisce prima». E mamma Olga aveva intuito i rischi a cui andava incontro la figlia … Da appena tre settimane la donna aveva lasciato il compagno … Con lui aveva avuto una relazione durata tre anni; con lui aveva convissuto nell’appartamento … E’ NELL’ATRIO del palazzo che l’uomo l’ha attesa, forse già consapevole che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro.
Quando lei, alle 8, è uscita per andare al lavoro, l’ha freddata con tre colpi di pistola al volto, come per cancellare anche il suo ricordo; poi si sarebbe disteso accanto al corpo senza vita della donna, infine si è sparato alla tempia con la Beretta 92 d’ordinanza. Entrambi avevano matrimoni falliti alle spalle: le figlie della donna vivevano con lei, l’ex moglie dell’uomo e la figlia di 11 anni abitano invece nel Fermano.
Pochi giorni fa Caterina, per tutti Catia, aveva cambiato le serrature dell’appartamento, segno che non era tranquilla. «La fine di questa relazione era stata serena da parte di mia figlia ma lui era un po’ troppo insistente — dice la madre della donna —. Il cambio delle serrature lo abbiamo deciso insieme». Vistola avrebbe raggiunto il punto di rottura nella giornata di domenica.
«MIA FIGLIA era a pranzo da me e lui non ha fatto altro che telefonarle — ricorda Olga —. Insisteva per andare a casa di Caterina e lei ha risposto di no. Lui le ha chiesto ‘perché?’ e mia figlia gli ha risposto ‘perché non mi fido di te’. ‘Ti puoi fidare’, ha replicato. Invece questa mattina (ieri; ndr) l’ha aspettata sotto casa: questo lo fanno i vigliacchi».
«Mia figlia — aggiunge la mamma — era una donna onesta, corretta e una grande lavoratrice, ma un vigliacco me l’ha portata via a 43 anni». Olga conosceva il compagno di Caterina e qualcosa in lui la preoccupava: «Una mamma certe cose forse le capisce prima ma io non mi sono mai intromessa nella sua vita privata, era una donna adulta. Il rapporto tra di noi era come tra due sorelle». Per questo, l’aveva messa in guardia ma non è bastato.
L’EX MARITO Gianpiero Ferrara ieri mattina si è precipitato nella casa di via Cassino, dove è rimasto per tutto il giorno con le figlie. «Era una donna piena di voglia di vivere, una lavoratrice infaticabile, ma ha incontrato un delinquente — si è sfogato — perché un uomo che arriva a fare questo è un delinquente». …
La presenza dei corpi nel corridoio al piano terra è stata scoperta da un anziano residente dello stabile, che stava uscendo per accompagnare un nipote all’asilo: «Ho visto la signora e l’uomo distesi a terra. La testa di lui era appoggiata su quella di lei. In un primo momento ho pensato a due persone che si stavano baciando, ma poi mi sono avvicinato e ho visto il foro sulla tempia dell’uomo e la pistola ancora nella mano. Allora ho gridato a mia moglie di non scendere e ho chiamato i soccorsi».
Entrambi erano già morti e l’intervento del 118 è stato vano. Le labbra dell’uomo erano ancora appoggiate sulla guancia della vittima: chi ha visto la terribile scena ha avuto l’impressione che l’omicida abbia voluto baciarla per l’ultima volta. Ma non era più amore, era solo morte. (agi)