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Carmela Morlino, 35 anni, mamma. Uccisa a coltellate davanti ai figli dall’ex marito, già denunciato per minacce e maltrattamenti e sottoposto a divieto di avvicinamento

Zivignano di Pergine Valsugana (Trento), 12 Marzo 2015


Titoli & Articoli

Femminicidio in Trentino. Il marito aveva il divieto di avvicinarsi a lei: è ricercato
Madre di due bimbi uccisa dall’ex già denunciato per maltrattamenti (Corriere della Sera, la 27ma ora – 14 marzo 2015)
La normalità di una famiglia qualunque:
due ombrellini celesti sbucano accanto a quelli grandi, uno nero e uno rosso; alle finestre, tende di lino con il pizzo. Due dettagli fuori posto: un pacco di pasta abbandonato su un davanzale; il lenzuolo di un’ambulanza lasciato sulla ringhiera, perché non si poteva fare nulla per salvarla. Carmela Morlino, 36 anni, è morta davanti a questa cartolina distorta della sua casa, a Zivignago di Pergine Valsugana (Trento), colpita da più di dieci coltellate. Aveva appena fatto in tempo ad affidare i bambini alla vicina di casa, sullo stesso ballatoio, che si era affacciata per capire cosa stesse succedendo.
E succedeva che Marco Quarta, 40 anni, il marito, aveva appena violato il divieto di avvicinamento che doveva osservare dall’agosto dello scorso anno e si era presentato lo stesso fuori dalla porta, con un coltello da boy scout in tasca. La moglie e i due figli erano rientrati in quel momento dopo aver cenato con i genitori di lei, il pacco di pasta forse era una piccola provvista per il giorno seguente. Marco non saluta, aggredisce come suo solito Carmela. Lei pensa ai bambini: «Andate dalla vicina». Poi resta sola con lui. E muore.
L’uomo fino a ieri notte era ancora ricercato. I carabinieri del reparto operativo di Trento guidato dal maggiore Giovanni Cuccurullo non avevano ancora trovato la macchina di Quarta, agente immobiliare. Le ipotesi su cui stanno lavorando sono il suicidio o la fuga all’estero: il delitto è avvenuto giovedì sera intorno alle otto e mezzo e il ricercato avrebbe avuto tutto il tempo di andare in Austria. Ma potrebbe anche essersi nascosto in una delle case che aveva preso in gestione per l’affitto o la compravendita.
La storia di Carmela assomiglia a quelle di Sonia, Irina, Antonella, e molte altre, vittime negli ultimi mesi a Milano, Grosseto, Siracusa e in tante altre città di uomini già segnalati alle forze dell’ordine per violenze e abusi.
Marco Quarta era stato denunciato per maltrattamenti in famiglia: lui non picchiava i suoi due figli di quattro e sette anni; li tormentava psicologicamente, li spingeva a essere più coraggiosi, più forti, più bravi degli altri. Più violenti. Soprattutto il maschio, il più grande, doveva sopportare questa pressione. Carmela la scorsa estate ha detto basta e si è rivolta ai militari. A Marco è stato imposto il divieto di avvicinarsi a casa, lui l’ha violato e così da ottobre a febbraio è dovuto stare ai domiciliari, in un paese vicino. Il suo legale aveva proposto, davanti al giudice, un risarcimento danni per la moglie e i bambini, l’udienza sarebbe stata ad aprile.
«La mia mamma è morta, io volevo che restasse ancora con me», ha detto il primogenito a don Gino Boninsegna, il parroco che celebra messa ogni domenica nella frazione dove viveva Carmela, e che la vedeva sempre, puntuale con i due bambini aggrappati alle mani tra i banchi della chiesa. Da qualche mese erano saliti dalla Puglia anche i genitori di lei, per aiutarla in questa separazione forzata. Ieri non si davano pace.
(Elvira Serra)

Uccisa a coltellate dall’ex, il papà di Carmela Morlino: «Mia figlia lasciata sola, educhiamo i bambini sin dall’asilo» (ilTquotidiano – 25 novembre 2023)
Era la sera del 12 marzo 2015 quando Marco Quarta, agente immobiliare allora quarantenne, le ha teso un agguato fuori casa, a Zivignago. L’ha ammazzata davanti ai figli
Sua figlia Carmela, uccisa a coltellate davanti ai figli dall’ex marito Marco Quarta, è nella lista delle donne vittime di femminicidi che ormai è alla stregua di un bollettino di guerra. Eppure, racconta papà Matteo Morlino che non riesce a darsi pace, Carmela «aveva fatto tutto il possibile, tutto quello che viene consigliato di fare da forze dell’ordine e istituzioni» per scongiurare il peggio. Per tutelare lei e i due bambini. «Aveva denunciato l’ex compagno per maltrattamenti in famiglia e si era rivolta ai centri anti violenza — ricorda il genitore — ma ciò nonostante si è trovata sola in una società che fa finta di non vedere. Senza protezione. Senza nessuna difesa». Impotente di fronte a quell’uomo, ex compagno e padre dei loro figli, che le aveva promesso amore e che invece ha deciso per la sua vita. Trasformandosi in un mostro. In un assassino (sta scontando 30 anni di condanna in cella).
Era la sera del 12 marzo 2015 quando Marco Quarta, agente immobiliare allora quarantenne, le ha teso un agguato fuori casa, a Zivignago, frazione di Pergine Valsugana. Quando ce l’ha avuta davanti le ha scagliato una raffica di coltellate. Infierendo su di lei per una quindicina di volte, con il coltello da combat che aveva portato con sé. Più fendenti inferti senza pietà, anche mentre le era sopra. Senza farsi scrupoli che ci fossero i due figli allora di sei e nove anni ad assistere. Terrorizzati. «Vittime a loro volta» confessa il parente che già in altre occasioni aveva puntato il dito contro le istituzioni «che hanno lasciato sola Carmela» e che a suo dire «non hanno dato nemmeno sufficienti supporti e sussidi (economici e psicologici)» ai due orfani. E le critiche sono anche per la «macchina giudiziaria che funziona per chi commette reati senza però preoccuparsi di chi li subisce» dichiara il familiare ricordando come Quarta, recluso agli arresti domiciliari a fine 2014, per aver violato per quattro volte il divieto di avvicinare l’ex, tempo qualche mese era tornato libero «grazie a una perizia di parte che asseriva che era una persona tranquilla».
Papà Morlino, ex docente ed ex assessore foggiano, già residente in Trentino, assieme alla moglie, anche lei insegnante in pensione, da otto anni a questa parte tentano di sopravvivere a un dolore che consuma e ancora urla. Giorno per giorno. E il senso del loro vivere è legato all’amore per i loro nipoti, figli di Carmela, che si stanno facendo ragazzi e di cui hanno ottenuto l’affidamento. Ma anche a una sorta di campagna di sensibilizzazione che stanno portando avanti con la loro testimonianza, con i loro appelli, raccontando quanto accaduto alla loro amata figlia. Per scongiurare che accada ancora, ad altre come lei.
«Nuove generazioni da educare»
Eppure Matteo Morlino, che cita anche l’ultimo caso, quella della studentessa universitaria veneziana Giulia Cecchettin uccisa dal suo ex, sa bene che non è possibile estirpare questo devastante cancro dalla società. Almeno non ora. «Purtroppo Giulia non sarà l’ultima — sospira il genitore — Se non si affronta il problema con soluzioni reali e non solo di facciata, continuerà ad esistere e riguarderà fasce d’età sempre più basse. Già le statistiche attuali dicono che l’età di questi uomini che maltrattano e uccidono le donne si è abbassata. E anche questo preoccupa tantissimo». Per Morlino «Bisogna intervenire subito per ridurre il fenomeno, sennò è una battaglia persa. È necessario educare le nuove generazioni. E farlo fin dalle scuole materne, non dalle superiori: un investimento per il futuro, perché — chiosa — i problemi si risolvono a monte e non a valle e nell’immediato non c’è bacchetta magica». Per l’ex docente ed ex amministratore comunale c’è «un problema culturale che deve essere affrontato nell’immediato». E gli uomini che si arrogano la libertà di ammazzare una compagna, moglie, ex, madre o amica che sia, «rappresentano una sottocultura tanta — chiosa — un patriarcato che stenta a morire e che condiziona anche la stessa donna che subisce violenza, la quale si sente quasi colpevole per non essere riuscita ad evitare simili vessazioni e maltrattamenti. La vive come una sorta di vergogna, per non essere stata capace di evitare quelle violenze». E la donna, in questo caso, non è l’unica vittima. «Si parla della donna ammazzata e non si tiene conto di chi resta, degli orfani, etichettati come orfani speciali, di cui non si conosce nemmeno un numero esatto, anche se per alcune associazioni sarebbero oltre duemila — prosegue Matteo Morlino — Figli che hanno assistito all’omicidio della propria madre e che porteranno questo trauma con loro sempre, impossibile da eliminare».

 


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